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Auteur: Antonella Mangia
Date:  
Sujet: [Lecce-sf] Fwd: [noocse-bo] Da_Liberazione_venerdì_6_settembre_2002
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Rinaldini Santi <rinalsanti@???> ha scritto: A: "Rete NoOcse"
Da: "Rinaldini Santi"
Data: Fri, 6 Sep 2002 14:19:01 +0200
Oggetto: [noocse-bo] Da_Liberazione_venerdì_6_settembre_2002

Il punto di Fausto Bertinotti sull'autunno di Rifondazione comunista
La nostra opposizione


«Noi proponiamo a tutti una priorità: quella del modello sociale, per un
nuovo modello di sviluppo, per la trasformazione dei rapporti economici e
sociali, per i diritti sociali. Queste sono le caratteristiche fondamentali
della nostra opposizione, che mettiamo al centro della nostra manifestazione
del 28 settembre. Questo è il contributo che vogliamo dare all'unificazione
dei movimenti». Così Fausto Bertinotti, intervenendo ieri mattina a un "Filo
diretto" di Radio radicale, ha delineato le proposte di Rifondazione
comunista per la fase che si va aprendo. Una fase di intensa ripresa del
conflitto sociale e della mobilitazione di massa, all'interno della quale si
misurerà la capacità delle diverse sinistre di costruire un'idea ed una
pratica forte di opposizione.

Contro Berlusconi
Che cosa pensa Bertinotti delle scelte di politica economica del governo,
dalla messa in discussione del Patto di stabilità all'attuale, paventato
condono fiscale? «Che siamo di fronte al disastro delle politiche
neoliberiste, in Italia ma non solo, certo, in Italia: due terzi
dell'Europa, in questo momento, sono fuori dai vincoli del Patto. Questo
accade perchè torna la crisi, che i neoliberisti negavano potesse tornare:
la locomotiva Usa si è fermata, e questo blocco si ripercuote, a catena, sul
resto del mondo e produce disastri drammatici come quello dell'Argentina.
L'Europa non riesce a invertire la rotta». E l'Italia? «L'Italia ha una sua
crisi specifica: bastino le cifre. Il fabbisogno pubblico è cresciuto, in un
anno, del 60 per cento, la produzione è diminuita tra il 6 e il 9. Di fronte
a questi dati, il governo, semplicemente, non sa che cosa fare. Anche perchè
contestualmente torna a galoppare l'inflazione - la gente normale se n'era
già accorta da un pezzo, a dufferenza degli istituti di statistica. Prova di
questa difficoltà è un provvedimento risicato come il blocco delle tariffe,
che all'inizio era stato annunciato in pompa magna. La reazione del
centrtosinistra ha del grottesco: prima, una difesa strenua del Patto di
stabilità, poi un attacco da destra ai provvedimenti del Governo, accusato
di "dirigismo" (accusa, oltre a tutto, infondata, data la scarsa entità del
blocco)...». Che cosa bisognerebbe fare, invece? Bertinotti delinea una vera
paittaforma di fase, in cinque punti: primo, la ripresa di un'espansione
qualificata, attraverso un intervento pubblico socialmente mirato. Si tratta
quindi di rompere i vincoli e le rigidità del Patto di stabilità, non certo
per aprire, genericamente, i cordoni della borsa o, peggio, per finanziare
grandi opere dannose e costose tipo il Ponte di Messina: ma di varare
progetti significativi sull'ambiente, il Mezzogiorno, la cultura, i servizi.
Secondo: bloccare seriamente prezzi e tariffe almeno per un anno. Bloccarli
tutti: tra le ragioni di questa crisi c'è anche un aumento patologico dei
profitti (la bolla speculativa) che ha ridotto dasticamente salari e
stipendi, e determinato una gigantesca redistribuzione del reddito verso
l'alto. Terzo: è essenziale superare l'inflazione programmata e ripristinare
indicatori legati all'inflazione reale. Quarto: è urgente favorire, anche
per questa via, un aumento generalizzato delle retribuzioni (anche per
stimolare una ripresa della domanda interna). Quinto: realizzare una svolta
nella politica fiscale attraverso la tassazione dei grandi patrimoni.


Centralità dei diritti
Ma quali sono le priorità concrete di lotta di Rifondazione comunista? La
stagione sociale e politica, come si diceva, è ad altissima intensità - i
campi di intervento, le contraddizioni esplose o in via di esplosione, sono
varie, e di varia natura. Il filo rosso del ragionamento di Bertinotti
ricomincia dal referendum sull'estensione dell'articolo 18, con la
straordinaria raccolta di firme realizzata in estate. Un tema centrale,
almeno per una doppia ragione: perché parla dei rapporti di classe e del
recupero di quella «potestà contrattuale» dei lavoratori senza la quale non
ci potrà essere vera opposizione e vera alternativa al dominio delle destre;
e perché avrà un effetto scardinante sull'insieme del quadro politico,
sociale, di movimento. Questo tema, del resto, sarà al centro dello sciopero
generale d'autunno, promosso dalla Cgil. «Noi certo ci saremo» dice
Bertinotti, con la consapevolezza che si tratta a sua volta di un punto di
partenza per lo sviluppo e la crescita dell'opposizione. «Questo governo, al
di là delle sue apparenti contraddizioni, segue nella sua azione due
linee-guida molto precise: verso l'alto, liberare da ogni inceppo, da ogni
vincolo possibile, il profitto, la rendita, la ricchezza. Si possono leggere
in questa chiave i provvedimenti legislativi che hanno caratterizzato i
primi dodici mesi del centro destra, l'eliminazione delle tasse di
successione, il rientro dei capitali, le rogatorie, lo stesso disegno di
legge Cirami, che offre una nicchia di privilegio al ceto politico e a
quello affaristico al confine tra legalità e illegalità. L'altra linea,
verso il basso, è quella opposta: la drastica compressione dei diritti
sociali, a cominciare da quelli di organizzarsi e aggregarsi. In questo
senso, la modifica dell'articolo 18 e la legge Bossi-Fini sull'immigrazione
sono due facce della stessa medaglia: il fine comune è la precarizzazione
"assoluta" dele condizioni di lavoro. Questo significa, in generale e per
tutti, la massima libertà di licenziamento. E per i lavoratori stranieri è
una negazione ulteriore, e specifica, del diritto di agire la cittadinanza»

I movimenti
Qual è la posizione del Prc sulla manifestazione dei "girotondini" del 14
settembre? «Noi aderiamo, e io stesso andrò in piazza. Per una ragione
evidente: la giustizia è sotto tiro, così come sotto tiro è il valore
irrinunciabile dell'autonomia della magistratura. Così come è seriamente
minacciato il pluralismo dell'informazione: il caso di "Sciuscià" parla da
solo. A questa giornata, tuttavia, parteciperemo con le nostre parole
d'ordine sulla giustizia: perché non ci sfugge la natura di classe del
sistema attuale - le carceri sono affollate di poveri e di immigrati. Perché
vogliamo sentirci liberi di criticare la magistratura tutte le volte - è il
caso della scandalosa sentenza Montedison - che essa si pone al servizio
degli interessi antioperai. E perché riteniamo importante, tra le altre
cose, la chiusura di una stagione - quella degli "anni di piombo" -
attraverso un provvedimento necessario di indulto, se non di amnistia». Una
questione assai più specifica: come si colloca Rifondazione sulla questione
dell'articolo 41 bis? «E' uno strumento che ci pare indispensabile,
nonostante le obiezioni e nel rispetto del dettato costituzionale, per
pareggiare lo svantaggio dello Stato sulla criminalità organizzata. Senza
questo articolo, insomma, la lotta alla mafia diventerebbe impossibile».


Le priorità internazionali
In un'ampia parte del filo diretto, si è parlato di questioni
internazionali. Che cosa pensa Bertinotti della manifestazione indetta dai
radicali per il 21 settembre contro il governo del Vietnam? Un governo, dice
l'intervistatore, che, al pari di quello della Cina, sta tentando di
coniugare comunismo e logica del mercato? Così risponde Bertinotti:
«Coniugare comunismo e mercato è impossibile, per la contraddizion che nol
consente. Quanto alla Cina, l'integrazione nel mercato mondiale e il suo
sorprendente sviluppo economico stanno producendo, mi pare, squilibri
sociali e territoriali drammatici, alti tassi di disoccupazione, zone
franche di sfruttamento selvaggio: una situazione che non può non
preoccuparci. Non siamo certo indisponibili, quindi, alla critica di questi
percorsi e di questi modelli di sviluppo. Tuttavia, in ogni fase ci sono
delle priorità: e le nostre sono altre. Innanzi tutto, la mobilitazione per
impedire l'attacco Usa all'Iraq. Poi, la ripresa delle tematiche di
Johannesburg, e di un summit drammaticamente fallito nei suoi obiettivi
cruciali. IInfine, il fronte del Mediterraneo, contro la gigantesca
aggressione del governo di Sharon ai territori palestinesi».




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<P>
<P>&nbsp; <B><I>Rinaldini Santi <rinalsanti@???></I></B> ha scritto:
<BLOCKQUOTE style="PADDING-LEFT: 5px; MARGIN-LEFT: 5px; BORDER-LEFT: #1010ff 2px solid">A: "Rete NoOcse" <NOOCSE-BO@???><BR>Da: "Rinaldini Santi" <RINALSANTI@???><BR>Data: Fri, 6 Sep 2002 14:19:01 +0200<BR>Oggetto: [noocse-bo] Da_Liberazione_venerdì_6_settembre_2002<BR><BR>Il punto di Fausto Bertinotti sull'autunno di Rifondazione comunista<BR>La nostra opposizione<BR><BR><BR>«Noi proponiamo a tutti una priorità: quella del modello sociale, per un<BR>nuovo modello di sviluppo, per la trasformazione dei rapporti economici e<BR>sociali, per i diritti sociali. Queste sono le caratteristiche fondamentali<BR>della nostra opposizione, che mettiamo al centro della nostra manifestazione<BR>del 28 settembre. Questo è il contributo che vogliamo dare all'unificazione<BR>dei movimenti». Così Fausto Bertinotti, intervenendo ieri mattina a un "Filo<BR>diretto" di Radio radicale, ha delineato le proposte di Rifondazione<BR>comunista per la fase che si va aprendo. Una fase di intensa ripresa del<BR>conflitto sociale e della mobilitazione di massa, all'interno della quale si<BR>misurerà la capacità delle diverse sinistre di costruire un'idea ed una<BR>pratica forte di opposizione.<BR><BR>Contro Berlusconi<BR>Che cosa pensa Bertinotti delle scelte di politica economica del governo,<BR>dalla messa in discussione del Patto di stabilità all'attuale, paventato<BR>condono fiscale? «Che siamo di fronte al disastro delle politiche<BR>neoliberiste, in Italia ma non solo, certo, in Italia: due terzi<BR>dell'Europa, in questo momento, sono fuori dai vincoli del Patto. Questo<BR>accade perchè torna la crisi, che i neoliberisti negavano potesse tornare:<BR>la locomotiva Usa si è fermata, e questo blocco si ripercuote, a catena, sul<BR>resto del mondo e produce disastri drammatici come quello dell'Argentina.<BR>L'Europa non riesce a invertire la rotta». E l'Italia? «L'Italia ha una sua<BR>crisi specifica: bastino le cifre. Il fabbisogno pubblico è cresciuto, in un<BR>anno, del 60 per cento, la produzione è diminuita tra il 6 e il 9. Di fronte<BR>a questi dati, il governo, semplicemente, non sa che cosa fare. Anche perchè<BR>contestualmente torna a galoppare l'inflazione - la gente normale se n'era<BR>già accorta da un pezzo, a dufferenza degli istituti di statistica. Prova di<BR>questa difficoltà è un provvedimento risicato come il blocco delle tariffe,<BR>che all'inizio era stato annunciato in pompa magna. La reazione del<BR>centrtosinistra ha del grottesco: prima, una difesa strenua del Patto di<BR>stabilità, poi un attacco da destra ai provvedimenti del Governo, accusato<BR>di "dirigismo" (accusa, oltre a tutto, infondata, data la scarsa entità del<BR>blocco)...». Che cosa bisognerebbe fare, invece? Bertinotti delinea una vera<BR>paittaforma di fase, in cinque punti: primo, la ripresa di un'espansione<BR>qualificata, attraverso un intervento pubblico socialmente mirato. Si tratta<BR>quindi di rompere i vincoli e le rigidità del Patto di stabilità, non certo<BR>per aprire, genericamente, i cordoni della borsa o, peggio, per finanziare<BR>grandi opere dannose e costose tipo il Ponte di Messina: ma di varare<BR>progetti significativi sull'ambiente, il Mezzogiorno, la cultura, i servizi.<BR>Secondo: bloccare seriamente prezzi e tariffe almeno per un anno. Bloccarli<BR>tutti: tra le ragioni di questa crisi c'è anche un aumento patologico dei<BR>profitti (la bolla speculativa) che ha ridotto dasticamente salari e<BR>stipendi, e determinato una gigantesca redistribuzione del reddito verso<BR>l'alto. Terzo: è essenziale superare l'inflazione programmata e ripristinare<BR>indicatori legati all'inflazione reale. Quarto: è urgente favorire, anche<BR>per questa via, un aumento generalizzato delle retribuzioni (anche per<BR>stimolare una ripresa della domanda interna). Quinto: realizzare una svolta<BR>nella politica fiscale attraverso la tassazione dei grandi patrimoni.<BR><BR><BR>Centralità dei diritti<BR>Ma quali sono le priorità concrete di lotta di Rifondazione comunista? La<BR>stagione sociale e politica, come si diceva, è ad altissima intensità - i<BR>campi di intervento, le contraddizioni esplose o in via di esplosione, sono<BR>varie, e di varia natura. Il filo rosso del ragionamento di Bertinotti<BR>ricomincia dal referendum sull'estensione dell'articolo 18, con la<BR>straordinaria raccolta di firme realizzata in estate. Un tema centrale,<BR>almeno per una doppia ragione: perché parla dei rapporti di classe e del<BR>recupero di quella «potestà contrattuale» dei lavoratori senza la quale non<BR>ci potrà essere vera opposizione e vera alternativa al dominio delle destre;<BR>e perché avrà un effetto scardinante sull'insieme del quadro politico,<BR>sociale, di movimento. Questo tema, del resto, sarà al centro dello sciopero<BR>generale d'autunno, promosso dalla Cgil. «Noi certo ci saremo» dice<BR>Bertinotti, con la consapevolezza che si tratta a sua volta di un punto di<BR>partenza per lo sviluppo e la crescita dell'opposizione. «Questo governo, al<BR>di là delle sue apparenti contraddizioni, segue nella sua azione due<BR>linee-guida molto precise: verso l'alto, liberare da ogni inceppo, da ogni<BR>vincolo possibile, il profitto, la rendita, la ricchezza. Si possono leggere<BR>in questa chiave i provvedimenti legislativi che hanno caratterizzato i<BR>primi dodici mesi del centro destra, l'eliminazione delle tasse di<BR>successione, il rientro dei capitali, le rogatorie, lo stesso disegno di<BR>legge Cirami, che offre una nicchia di privilegio al ceto politico e a<BR>quello affaristico al confine tra legalità e illegalità. L'altra linea,<BR>verso il basso, è quella opposta: la drastica compressione dei diritti<BR>sociali, a cominciare da quelli di organizzarsi e aggregarsi. In questo<BR>senso, la modifica dell'articolo 18 e la legge Bossi-Fini sull'immigrazione<BR>sono due facce della stessa medaglia: il fine comune è la precarizzazione<BR>"assoluta" dele condizioni di lavoro. Questo significa, in generale e per<BR>tutti, la massima libertà di licenziamento. E per i lavoratori stranieri è<BR>una negazione ulteriore, e specifica, del diritto di agire la cittadinanza»<BR><BR>I movimenti<BR>Qual è la posizione del Prc sulla manifestazione dei "girotondini" del 14<BR>settembre? «Noi aderiamo, e io stesso andrò in piazza. Per una ragione<BR>evidente: la giustizia è sotto tiro, così come sotto tiro è il valore<BR>irrinunciabile dell'autonomia della magistratura. Così come è seriamente<BR>minacciato il pluralismo dell'informazione: il caso di "Sciuscià" parla da<BR>solo. A questa giornata, tuttavia, parteciperemo con le nostre parole<BR>d'ordine sulla giustizia: perché non ci sfugge la natura di classe del<BR>sistema attuale - le carceri sono affollate di poveri e di immigrati. Perché<BR>vogliamo sentirci liberi di criticare la magistratura tutte le volte - è il<BR>caso della scandalosa sentenza Montedison - che essa si pone al servizio<BR>degli interessi antioperai. E perché riteniamo importante, tra le altre<BR>cose, la chiusura di una stagione - quella degli "anni di piombo" -<BR>attraverso un provvedimento necessario di indulto, se non di amnistia». Una<BR>questione assai più specifica: come si colloca Rifondazione sulla questione<BR>dell'articolo 41 bis? «E' uno strumento che ci pare indispensabile,<BR>nonostante le obiezioni e nel rispetto del dettato costituzionale, per<BR>pareggiare lo svantaggio dello Stato sulla criminalità organizzata. Senza<BR>questo articolo, insomma, la lotta alla mafia diventerebbe impossibile».<BR><BR><BR>Le priorità internazionali<BR>In un'ampia parte del filo diretto, si è parlato di questioni<BR>internazionali. Che cosa pensa Bertinotti della manifestazione indetta dai<BR>radicali per il 21 settembre contro il governo del Vietnam? Un governo, dice<BR>l'intervistatore, che, al pari di quello della Cina, sta tentando di<BR>coniugare comunismo e logica del mercato? Così risponde Bertinotti:<BR>«Coniugare comunismo e mercato è impossibile, per la contraddizion che nol<BR>consente. Quanto alla Cina, l'integrazione nel mercato mondiale e il suo<BR>sorprendente sviluppo economico stanno producendo, mi pare, squilibri<BR>sociali e territoriali drammatici, alti tassi di disoccupazione, zone<BR>franche di sfruttamento selvaggio: una situazione che non può non<BR>preoccuparci. Non siamo certo indisponibili, quindi, alla critica di questi<BR>percorsi e di questi modelli di sviluppo. Tuttavia, in ogni fase ci sono<BR>delle priorità: e le nostre sono altre. Innanzi tutto, la mobilitazione per<BR>impedire l'attacco Usa all'Iraq. Poi, la ripresa delle tematiche di<BR>Johannesburg, e di un summit drammaticamente fallito nei suoi obiettivi<BR>cruciali. IInfine, il fronte del Mediterraneo, contro la gigantesca<BR>aggressione del governo di Sharon ai territori palestinesi».<BR><BR><BR><BR><BR>----------------------------------------------------------------------------<BR>----<BR><BR><BR><BR><BR></BLOCKQUOTE><p><br><hr size=1><b>Yahoo! Musica</b>: notizie, recensioni, classifiche, speciali multimediali
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