[Cerchio] apologia all'ozio

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Szerző: magali
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Tárgy: [Cerchio] apologia all'ozio
...è inutile che adesso mi ti allisci, io sono profondamente offesa con te;
ho passato tutta l'estate ad aspettarti ai 'sassi neri' e tu invece
(fetiente!) hai preferito i lidi del Marocco... :)

----- Original Message -----
From: "marina" <fe11408@???>
To: <cerchio@???>
Sent: Thursday, August 29, 2002 3:51 PM
Subject: Re: [Cerchio] apologia all'ozio


vorrei assegnarti l'imperituro premio "spunti stimolanti 2002". veramente.
magali da te arrivano sempre dei bellissimi testi.
grazie
m

> Da: "magali" <magali77@???>
> Risposta: cerchio@???
> Data: Thu, 29 Aug 2002 12:20:25 +0200
> A: <cerchio@???>
> Oggetto: [Cerchio] apologia all'ozio
>
> CLÉMENT PANSAERS
> L'apologia dell'ozio
> Se c'è una cosa che viene regolarmente subissata dalla riprovazione
> generale, è l'ozio, considerato una bestemmia in un mondo che ha fatto del
> lavoro la propria religione. E per lavoro non bisogna intendere solo la
> sofferenza cui siamo sottoposti per sbarcare il lunario, ma ogni sforzo ed
> ogni attività effettuati in nome dell'utile, del giusto, del vero,

calcolati
> in vista di un tornaconto, di un riscontro, di un guadagno.
> Accade così che a disprezzare l'ozio siano non solo i sostenitori di un
> sistema produttivo "alla giapponese", per ovvi motivi, ma anche chi si
> oppone a tale sistema ed ai suoi valori di efficienza, velocità,
> produttività. Infatti la critica al lavoro sfocia difficilmente
> nell'apologia dell'ozio, che viene considerato ancora secondo la vecchia
> ottica cristiana come "padre di tutti i vizi". Del resto per avere un'idea
> della pessima fama di cui gode l'ozio, basterebbe dare un'occhiata ad un
> vocabolario e leggerne la definizione: "abituale e viziosa inerzia, per lo
> più dovuta a neghittosità, infingardaggine, scarso senso del dovere", ma
> anche "vita lussuosa e spensierata consentita dall'agiatezza economica".
> Queste definizioni hanno se non altro il merito di spiegare come l'ozio
> possa essere l'oggetto di una comune esecrazione: è disprezzato dagli
> sfruttatori perché danneggia il ritmo produttivo del capitale, e dagli
> stalinisti perché a loro modo di vedere simboleggia i privilegi degli

stessi
> capitalisti. Insomma, il senso comune insegna che una persona oziosa è
> abulica, senza interessi, indolente, priva di energia: incapace di

lavorare
> quanto di fare la rivoluzione.
> Ma il vocabolario trova nella sua infallibilità descrittiva il proprio
> limite. Tanto per fare un esempio, alla voce "polizia" non indicherà anche
> la sua funzione repressiva, fatta di pestaggi, di morti ammazzati, di
> torture e di soprusi quotidiani. Così come non è in grado di spiegarci
> perché un individuo scegliendo di oziare sia affetto da "inerzia" o abbia
> uno "scarso senso del dovere". Ma noi sì. Noi sappiamo fin troppo bene
> perché non si ama lavorare o non si ha senso del dovere: perché non si

vuole
> buttare via la propria esistenza per qualcun altro o qualcos'altro, ma
> viverla solo per se stessi, per il proprio godimento.
> L'ozio è odiato in misura della sua gratuità, del rifiuto che implica di
> lavorare per chicchessia, per il suo stretto legame con il piacere e la
> voluttà. Fare nulla, produrre nulla, ecco qual'è la colpa maggiore di chi
> ozia per chi preferisce stare ad ascoltare la voce del padrone o della
> causa, anziché la propria. Il disprezzo nei confronti dell'ozio va quindi

di
> pari passo con la rivendicazione del diritto al lavoro, questa

terrificante
> forma di miseria umana tanto diffusa in tutta Italia, in base alla quale

gli
> schiavi si incatenano e si seppelliscono da soli, solo per poter

continuare
> ad essere incatenati e seppelliti dai loro padroni. Non esiste spettacolo
> più triste ed umiliante di uno schiavo che rivendica il diritto alla

propria
> schiavitù e a quella altrui.
> Questo testo, "L'Apologia dell'Ozio", risente molto dell'influenza che il
> Tao, con la sua filosofia del "non-fare" (we-wei), esercitò sul suo autore
> Clément Pansaers, dadaista dei più radicali e sconosciuto ai più, e ha il
> pregio di sottolineare fortemente la sostanziale complicità che unisce
> l'ozio all'eros.
> Non è forse vero che il letto è il luogo ozioso per eccellenza? E non è
> forse vero che la critica al lavoro e ai luoghi fisici in cui viene
> esercitato (uffici e fabbriche), se può essere talora tollerata in sede
> politica, non verrebbe accettata se lanciata da una alcova? Eppure il

letto
> è uno dei pochi posti al mondo dove la legge del capitale viene messa a

dura
> prova, tant'è che si cerca disperatamente di farne una semplice stazione

di
> riposo. Un tentativo inutile. Malgrado tutte le ridicole pretese delle
> formichine del produttivismo, a letto non ci si limita a ricaricare le

pile
> per affrontare una nuova giornata di lavoro: a letto si sogna, ci si
> accarezza, si gode fino al punto di diventare sordi agli ordini,

insensibili
> alla paura, avidi di infinite voluttà.
> È vero, l'ozio rappresenta la vita "lussuosa e spensierata", una vita

ricca
> di piacere e divertimenti. Solo che, a dispetto di tutti i vocabolari di
> questo mondo, questa vita non sarà resa possibile dall'agiatezza

economica,
> uno squallido privilegio per pochi pescecani, ma al contrario sarà data
> dalla distruzione stessa dell'economia, dalla soppressione dei concetti

del
> dare e dell'avere, del lavoro e del riposo, dell'utile e dell'inutile.

Così,
> se c'è una cosa per cui valga la pena di alzarsi dal letto, è per fare una
> rivoluzione che ci permetta di vivere oziando, di gustare gioie sempre più
> intense.
> L'apologia dell'ozio è dunque un primo passo verso la liquidazione di chi
> vorrebbe imporre la brutalità del lavoro, sia nella sua attuale forma
> capitalistica, sia nella sua versione socialista del "lavoro giusto" che
> vorrebbe farci lavorare tutti ma meno - aspirazione tipica di chi avendo
> bandito il piacere dalla propria vita, è intenzionato a proibirlo anche

agli
> altri.
>
>
> da www.ecn.org/elpaso/distro/ozio.htm
>
> per cancellarsi dalla lista, andare su
> https://www.inventati.org/mailman/listinfo/cerchio
>


per cancellarsi dalla lista, andare su
https://www.inventati.org/mailman/listinfo/cerchio