[CSSF] sullo sciopero

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Autore: Alessandro Presicce
Data:  
Oggetto: [CSSF] sullo sciopero
COMUNICATO STAMPA DEL LECCE SOCIAL FORUM


OGGETTO: sullo sciopero generale del 5 luglio


Il LECCE SOCIAL FORUM partecipa allo sciopero proclamato dalla CGIL per il 5
luglio 2002, per creare la più forte opposizione alla controriforma del
diritto del lavoro e alla cancellazione delle politiche e dei diritti
assistenziali e previdenziali, messi in atto dal Governo Berlusconi. Non
dunque la sola richiesta di non modificare l'art. 18 dello Statuto dei
lavoratori, ma l'intento di respingere le misure controriformistiche già
messe in atto oppure in corso di approvazione.

Quelle già realizzate:
- il Decreto Legislativo n. 368/2001, che liberalizza l'uso dei contratti a
termine con un impatto pesantissimo sulla stabilità dell'occupazione;
- l'art. 3 della Legge n. 73/2002, che dimezza le tutele dello Statuto dei
lavoratori nelle imprese che facciano "emergere" il lavoro nero: uno sconto
che l'esperienza ha dimostrato utile soltanto per mortificare i diritti e la
forza dei lavoratori

Quelle in corso di approvazione (Disegno di legge S/848, presentato al
Senato, contenente undici deleghe al Governo), che mettono in discussione -
seguendo l'impostazione del Libro Bianco di Maroni - l'intera struttura del
diritto del lavoro:
- la deroga alla tutela contro il licenziamento ingiusto prevista dall'art.
18 Stat.Lav., che ha l'effetto di rendere estremamente precarie le
condizioni di lavoro e di indebolire la forza rivendicativa e sindacale dei
lavoratori (la possibilità di essere improvvisamente licenziato, senza alcun
rimedio, è un ricatto costante per ogni lavoratore);
- il completamento del processo di privatizzazione del collocamento, e la
privatizzazione di "attività di servizio", con la perdita definitiva delle
garanzie di non discriminazione nell'accesso al lavoro;
- l'abrogazione della Legge n. 1369/60, che vieta l'interposizione nella
fornitura di manodopera, ossia il caporalato;
- la modifica dell'art. 2112 del Codice Civile, che regola il trasferimento
d'azienda: l'effetto è quello di consentire il trasferimento dei lavoratori
da un'impresa ad un'altra senza il loro consenso;
- la modifica delle regole sulla giurisdizione del lavoro (da sempre
garanzia dei diritti dei lavoratori), con l'introduzione del ricorso
all'arbitrato senza garanzie per i diritti inderogabili: l'effetto è quello
di costringere la parte più debole a sottoporsi a una giurisdizione di
incerta imparzialità;
- l'introduzione del "lavoro a chiamata": una forma di lavoro per la quale
il lavoratore deve rimanere a disposizione (non retribuito) per lavorare
soltanto quando viene "chiamato", ossia soltanto quando c'è bisogno di lui,
ricevendo il salario soltanto per questo limitato periodo. E' una vera e
propria forma di sfruttamento, fortemente umiliante e indegna di un paese
civile.

Le deroghe all'art. 18 Stat.Lav. non sono che uno degli aspetti di una
complessiva distruzione delle regole giuridiche del lavoro disegnata nel
Libro Bianco, e del ritorno a una "autoregolazione" del lavoro da parte del
mercato: il ritorno, cioè, alla regola dello sfruttamento, della libertà del
più ricco e più potente.

La vera posta in gioco è una strategia classista complessiva, fondata sulla
ideologia della "modernizzazione" e della flessibilità, pure condivisa in
questi anni, tramite la pratica della concertazione, dai vertici sindacali.

Lungi dall'essere "moderna", questa ideologia opera da sempre nel territorio
salentino: un territorio in cui il lavoro si svolge spesso nel ricatto
feudale, nello sfruttamento, nell' umiliazione di lavoratrici e di
lavoratori.
Quest'ideologia può essere sconfitta soltanto rilanciando, a partire dal
territorio, la lotta democratica per i diritti sociali.

Lecce, 4 luglio 2002