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Szerző: Marcantonio
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L'esercito spara, pacifisti feriti

Colpiti 7 dimostranti occidentali. A Ramallah fermati e rilasciati
attivisti italiani

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME - Le diplomazie restano a guardare. E tocca ad alcune centinaia
di pacifisti e «disobbedienti» europei guidare la protesta contro
l'intervento militare israeliano. Impegnandosi su tutti i fronti della
guerra in corso. Da Betlemme a Ramallah. Azioni dimostrative che hanno
avuto un prezzo. Sette dimostranti sono rimasti feriti a Beit Jalla quando
si sono parati davanti ai tank. Alcuni attivisti sono stati arrestati, tra
loro l'antiglobalista francese José Bové. Altri, compreso il deputato
europeo Luisa Morgantini, hanno vissuto momenti drammatici nell'inferno di
Ramallah, prima di essere rilasciati in serata. L'obiettivo dei pacifisti è
fare da scudo umano alla popolazione palestinese e spingere i governi
dell'Unione a un passo concreto.


GLI SPARI - I dimostranti hanno affrontato i militari nel villaggio
cristiano di Beit Jalla. I tank israeliani avevano cominciato ad avanzare
verso Betlemme quando un centinaio di pacifisti hanno creato un cordone
umano. Un gruppo più piccolo si è staccato e si è avvicinato con le mani in
alto ad un corazzato. I militari hanno sparato in terra e le schegge
provocate dalla raffica hanno ferito sette dimostranti, quattro britannici,
un giapponese, un francese e una donna australiana. Trasportati in ospedale
sono stati tutti dimessi dopo le cure. Solo l'australiana è stato
ricoverata per essere sottoposta a un intervento chirurgico allo stomaco.
Ferito anche un cameraman palestinese. Illesi i 35 italiani che erano nel
gruppo.


LA SFIDA - Altro teatro di operazioni per i pacifisti Ramallah, la città
occupata dall'esercito israeliano. Un gruppo di dimostranti italiani,
eludendo i controlli dell'esercito, ha raggiunto gli altri compagni che già
si trovavano nella «capitale» palestinese. Gli attivisti si sono installati
nell'ospedale e nell'hotel Ramallah. In tutto una settantina di persone:
«Non ce ne andremo fino a quando non arriverà una forza internazionale a
protezione dei palestinesi», ha dichiarato da Ramallah Luca Casarini,
portavoce dei «Disobbedienti». Nel tardo pomeriggio, a bordo di una
ambulanza, il prosindaco di Venezia Gianfranco Bettin, l'assessore Giuseppe
Caccia e Enrico Casagrande hanno portato aiuti all'ospedale. «In
particolare pane e acqua», ha spiegato Caccia al telefono. E durante la
conversazione si udivano intense sparatorie all'esterno.


GLI ITALIANI - A Ramallah è presente anche l'eurodeputato Luisa Morgantini,
da anni impegnata in sostegno della causa palestinese. La parlamentare ha
vissuto un brutto momento quando è stata bloccata, insieme ad una decina di
pacifisti italiani, dai soldati in un palazzo che ospita diverse
organizzazioni umanitarie. «Abbiamo raggiunto oggi il Centro di soccorso
medico con grande fatica. Nel centro della città si spara senza sosta,
abbiamo visto un edificio in fiamme. I rastrellamenti non hanno tregua», ha
raccontato il deputato. La Morgantini è stata rilasciata dopo alcune ore
con gli altri connazionali. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi
ha rivolto a Gerusalemme «un preciso appello affinché siano rispettati e
non rioccupati i luoghi sacri e in particolare Betlemme, e venga assicurata
l'incolumità degli italiani fermati e consentito il loro rimpatrio».


ESPULSI - Più dure le autorità israeliane con José Bové, il leader della
protesta no-global francese. Domenica, Bovè era riuscito ad entrare nel
palazzo di Arafat insieme ad altri stranieri. Ieri i soldati l'hanno
fermato e trasferito a Gerusalemme con un decreto di espulsione immediata.
Identico provvedimento per 10 francesi che erano con lui.


LA PROTESTA - I pacifisti italiani presenti nella capitale hanno invece
inscenato l'occupazione simbolica del nostro consolato nella parte est
della città. Sulla recinzione sono stati attaccati due poster che chiedono
«pace e giustizia».
Mauro Bulgarelli, il deputato verde che ha incontrato Arafat nel suo
quartiere generale, è appena tornato da Ramallah. «E' quasi surreale che
noi illustri sconosciuti abbiamo fatto questo (entrare nel palazzo
assediato, ndr) e nessuno dei tanti capi di Stato si muova per venire qui»,
afferma in polemica con la mancanza di azione da parte della grande
diplomazia. I pacifisti italiani avevano programmato che la protesta si
concludesse il 4 aprile. «Ma stiamo cercando di fare arrivare altri amici
che possano darci il cambio nei Territori».
G.O.