[Forumlucca] due articoli

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Author: Unknown
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Il Wto mette l'elmetto=20
WALDEN BELLO=20




Disperate. Questo l'aggettivo che descrive meglio le manovre delle =
superpotenze mondiali alla vigilia del quarto vertice del Wto che si =
terr=E0 a Doha, nel Qatar.
Sui paesi in via di sviluppo si sta esercitando una pressione enorme =
perch=E9 accettino un nuovo round di negoziati sul commercio. Le armi =
usate comprendono la manipolazione dell'antidemocratico sistema =
decisionale del Wto e altre forme di ricatto commerciale. La maggior =
parte dei paesi in via di sviluppo vuole che il vertice si occupi delle =
questioni connesse alla realizzazione degli impegni presi durante =
l'Uruguay round. Essi, semplicemente, scricchiolano sotto il peso della =
messa in opera dei 28 diversi sotto-accordi che componevano l'accordo =
dell'Uruguay round, mentre le grandi potenze commerciali hanno preso =
tempo o si sono rifiutate di rendere effettivo l'impegno preso di =
fornire ai paesi in via di sviluppo un accesso pi=F9 ampio ai mercati =
dell'agricoltura e dell'industria tessile o di tagliare i massicci =
sovvenzionamenti ai propri interessi agricoli.
L'Unione europea e gli Stati uniti hanno messo da parte - =
temporaneamente - alcune delle loro divergenze per presentare un fronte =
comune, allo scopo di ottenere un nuovo giro di negoziati sul commercio =
che dovrebbe focalizzarsi sulle cosiddette "nuove questioni": =
investimenti, politiche per la competitivit=E0, approvvigionamento dei =
governi e facilitazioni commerciali. Essenzialmente, le stesse questioni =
che formavano la loro agenda comune prima del disastroso vertice Wto del =
dicembre 1999. Quello di Seattle. Avendo appreso la lezione di Seattle, =
l'Unione europea e gli Usa hanno smussato il loro disaccordo sulle =
questioni commerciali relative all'agricoltura. Gli Usa, a quanto pare, =
non intendono fare del rapporto tra gli standard sul lavoro e quelli sul =
commercio - un punto chiave dello scontro con i paesi in via di sviluppo =
a Seattle - un argomento di discussione a Doha.
La bozza di dichiarazione proposta per il vertice =E8 un esempio del =
genere di tattica subdola messa in atto dalle grandi potenze =
commerciali. I promotori del documento lo definiscono "equilibrato", ma =
il problema sta nell'enfasi e nelle sfumature. Secondo Aileen Kwa, un =
analista economico che da Ginevra monitora il Wto per Focus on the =
Global South, la bozza non enfatizza la posizione della maggioranza dei =
membri del Wto sulle questioni legate all'implementazione, al =
"trattamento speciale e differenziato" dei paesi in via di sviluppo, a =
un maggiore accesso ai mercati dei paesi sviluppati, e alla revisione =
degli accordi riguardanti le misure sugli investimenti relative al =
commercio (Trade Related Investment Measures), i diritti sulla =
propriet=E0 intellettuale relativi al commercio (Trade Related =
Intellectal Property Rights) e sui servizi (Gats). Inoltre, sostiene =
Kwa, "nonostante i paesi in via di sviluppo abbiano espresso con =
chiarezza la loro contrariet=E0 a un nuovo round finch=E9 le =
realizzazioni e i processi decisionali relativi al passato non saranno =
saranno affrontati, la bozza di dichiarazione prospetta favorevolmente =
il lancio di un nuovo, ampio round con un'agenda aperta".
La bozza =E8 il prodotto di consultazioni condotte all'interno di una =
cerchia ristretta di circa 20-25 partecipanti - il cosiddetto processo =
della Green Room, che di fatto esclude la maggior parte dei membri del =
Wto. Nella preparazione al vertice del Qatar, questo processo escludente =
ha gi=E0 visto due "mini-vertici", uno in Messico alla fine di agosto e =
un altro a Singapore il 13-14 ottobre.
Lo scontento dei paesi in via di sviluppo nei confronti del processo =
della Green Room =E8 stato uno dei motivi per cui il terzo vertice =E8 =
fallito nel 1999. In quell'occasione Charlene Barshefsky, all'epoca Us =
Trade Representative (rappresentante per il commercio Usa) ammise che il =
processo decisionale del Wto era iniquo e non trasparente, e che doveva =
essere cambiato. Comunque quel momento di candore =E8 stato rapidamente =
dimenticato. I paesi sviluppati si sono resi conto che un'organizzazione =
come il Wto, in cui i paesi in via di sviluppo sono la maggioranza, le =
grandi potenze possono dominare solo attraverso meccanismi =
antidemocratici come la Green Room e il cosiddetto "sistema del =
consenso". Soltanto due mesi dopo Seattle, alla riunione Unctad X a =
Bangkok del febbraio 2000, il direttore generale del Wto Mike Moore ha =
detto ai paesi in via di sviluppo che il sistema del consenso/della =
Green Room era "non negoziabile". E da allora la questione si =E8 =
arenata.
Le superpotenze economiche non hanno perso una sola occasione per =
insistere su un nuovo round di negoziati commerciali. Le rovine del =
World Trade Centre a New York erano ancora fumanti quando Robert =
Zoellick, Us Trade Representative, ha approfittato della tragedia per =
fare pressione e ottenere cos=EC una liberalizzazione del commercio =
ancora maggiore attraverso il Wto e altri meccanismi, sostenendo che il =
libero commercio sarebbe uno dei modi migliori di contrastare il =
terrorismo.
Mentre nei mesi successivi al disastroso fallimento del vertice di =
Seattle del dicembre 1999 i paesi in via di sviluppo hanno mantenuto la =
loro linea, molti osservatori temono che la loro risolutezza possa ora =
indebolirsi, di fronte a una pressione concertata da parte dei paesi =
sviluppati. Oltre a subire il processo decisionale escludente del Wto, =
alcuni paesi stanno subendo anche una minaccia pi=F9 diretta.
Secondo Shefali Sharma dell'Istituto per l'agricoltura e le politiche =
commerciali (Institute for Agriculture and Trade Policy), gli Usa =
avrebbero mandato lettere a Haiti, alla Repubblica Dominicana e a molti =
altri paesi revocando il loro status commerciale preferenziale su alcuni =
accordi commerciali, per essersi opposti alla liberalizzazione =
dell'approvvigionamento dei governi, che =E8 in cima all'agenda =
americana per il vertice.
Le potenze commerciali avranno buon gioco a spuntarla e a imporre una =
dichiarazione che preveda un ampio round di negoziati commerciali a =
Doha. Ma l'ostacolo maggiore alla liberalizzazione del mercato potrebbe =
non essere pi=F9 la contrariet=E0 o la riluttanza dei paesi in via di =
sviluppo, bens=EC la stessa economia globale, che sta avendo una =
contrazione molto rapida dovuta precisamente all'accelerazione della =
reciproca dipendenza delle economie, dipendenza determinata dalla =
globalizzazione e dalla liberalizzazione.
Sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo, probabilmente =
qualunque passo significativo verso una ulteriore liberalizzazione =
sar=E0 ostacolato dalle pressioni miranti a salvaguardare le industrie =
interne, a puntare sulla crescita legata alla domanda interna, e a =
contrastare la vulnerabilit=E0 delle economie basate sulle esportazioni =
in un momento di profonda recessione globale. Il quarto vertice potrebbe =
rivelarsi l'"ultimo hurrah" del Wto e del progetto di globalizzazione =
economica radicale di cui esso =E8 stato la punta di diamante.

Walden Bello dirige Focus on the Global South, un programma di ricerca =
con sede a Bangkok, e insegna sociologia e amministrazione pubblica =
all'Universit=E0 delle Filippine.

STATI UNITI
La "duratura" superpotenza dei debiti=20
MANLIO DINUCCI=20





Quale parte del mondo fa venire in mente la parola "debito"? Il "terzo =
mondo", risponderanno i pi=F9. Sbagliato: quando si parla di debito, =
bisogna pensare anzitutto agli Stati uniti. La loro economia - la =
maggiore del mondo - =E8 anche la pi=F9 indebitata: il debito =
complessivo, in crescita, ha superato i 18.800 miliardi di dollari, =
oltre il doppio del Prodotto lordo. Il debito del settore privato =
non-finanziario ha superato i 10.000 miliardi; quello pubblico, i 5.800, =
pi=F9 del doppio dell'intero debito estero dei paesi in via di sviluppo =
e di quelli dell'Europa orientale ed ex Urss.
Alimenta il debito il crescente saldo negativo della bilancia =
commerciale: nel 2000, gli Stati uniti hanno esportato merci e servizi =
commerciali per 1.056 miliardi di dollari, ma ne hanno importati per =
1.457, con un passivo di 401 miliardi. Gli Usa consumano pi=F9 di quanto =
producano e a ci=F2 si aggiunge al peso negativo che la produzione =
estera dei loro gruppi transnazionali esercita sulla bilancia =
commerciale, quando viene importata negli Usa. In tal modo, per=F2, i 37 =
gruppi transnazionali Usa, facenti parte dei cento maggiori del mondo, =
si sono accaparrati nel 2000 oltre il 50% dei profitti complessivi dei =
cento. E' in rosso anche la bilancia dei pagamenti (che, oltre alle =
transazioni commerciali, comprende i movimenti di capitali): nel 2000 ha =
registrato un saldo negativo di circa 450 miliardi di dollari.
Ma come fa "la locomotiva dell'economia mondiale" a reggere questo =
enorme deficit? Attraverso il flusso di investimenti provenienti dal =
resto del mondo, sotto forma di acquisto negli Usa di titoli di stato, =
di obbligazioni emesse da enti pubblici e societ=E0 private, di azioni e =
altri tipi di investimento. Secondo la U.S. Trade Deficit Commission il =
valore delle attivit=E0 straniere negli Usa supera di 2.000 miliardi di =
dollari quello delle attivit=E0 Usa all'estero. E' questo flusso di =
capitali stranieri investiti nel paese che, facendo crescere la domanda =
di dollari sul mercato valutario, mantiene alta la quotazione del =
dollaro, controbilanciandone la tendenza al ribasso dovuta al fatto che =
gli Usa, per pagare le importazioni, immettono sul mercato =
internazionale pi=F9 dollari di quelli necessari agli altri paesi per =
pagare le importazioni di merci e servizi statunitensi.
Che cosa attira i capitali stranieri negli Usa? Non solo i profitti. =
Soprattutto chi effettua grossi investimenti a lungo termine lo fa nella =
convinzione che gli Stati uniti sono la "potenza globale", decisa a =
sostenere i propri interessi anche con la forza militare. La =
superpotenza statunitense - il cui cuore pulsante =E8 il complesso =
militare-industriale - ha quindi necessit=E0 organica della guerra, non =
solo per ridimensionare potenze regionali in ascesa e controllare aree =
strategiche come quella petrolifera Caspio-Golfo. Ne ha necessit=E0 per =
riaffermare supremazia e quindi affidabilit=E0 agli occhi dei grossi =
investitori che, portando i loro capitali negli Usa, ne finanziano il =
deficit.
Ci=F2 =E8 ancora pi=F9 necessario nei periodi di crisi, come quella che =
ha investito - non dopo, ma prima dell'11 settembre - l'economia Usa. =
Tra i fattori che l'hanno determinata vi =E8 l'eccesso di capacit=E0 =
produttiva, in rapporto a un mercato interno e internazionale ridottosi =
per effetto della crisi finanziaria globale che ha colpito anche le =
classi medie. La "locomotiva dell'economia mondiale" ha rallentato fino =
quasi a fermarsi: nel primo semestre 2001, il suo tasso di crescita =E8 =
sceso allo 0,3%; la produzione industriale =E8 calata di quasi il 5% =
rispetto al 2000; i licenziamenti per crisi, soprattutto in settori =
tecnologicamente avanzati, hanno superato i 770mila. "Gi=E0 prima =
dell'11 settembre - scrive The Washington Post (9 ottobre 2001) - era =
chiaro che gli Stati uniti stavano subendo un forte rallentamento =
economico e che l'espansione avrebbe potuto giungere alla fine".
La crisi ha inciso sui flussi di investimenti esteri diretti: quelli in =
uscita dagli Usa sono calati, rispetto al totale dei paesi sviluppati, =
dal 15% nel 1999 al 13% nel 2000, mentre quelli dell'Unione europea, pur =
scendendo dal 76% al 74%, sono rimasti cinque volte superiori. Sono =
calati anche i flussi in entrata negli Usa: dal 35,5% al 28%, mentre =
quelli nella Ue sono saliti dal 56% al 61,5% (Unctad, World Investment =
Report 2001). Ci=F2 rivelava un calo di fiducia degli investitori =
internazionali nell'economia statunitense, e quindi una diminuita =
capacit=E0 degli Usa di finanziare il proprio deficit con i capitali =
esteri. Sintomo molto pericoloso, indice di una diminuita =
competitivit=E0 economica degli Usa soprattutto nei confronti della Ue, =
il cui pnl ha ormai raggiunto quello statunitense.
La guerra ha permesso all'amministrazione Bush di varare un piano a =
lungo termine per ridare fiato all'economia: il 24 ottobre, il congresso =
ha approvato un primo pacchetto di aiuti per l'ammontare di 110 miliardi =
di dollari, 70 dei quali vanno ai maggiori gruppi economici sotto forma =
di riduzione di tasse. A fare la parte del leone sono la Ibm, la General =
Motors, la General Electric e poche altre societ=E0. Il resto va a =
settori sociali benestanti, per aumentarne i consumi, e solo in piccola =
parte a programmi che i singoli stati dovrebbero varare per i =
disoccupati in forte crescita, anche perch=E9 molte aziende hanno =
approfittato dell'11 settembre per effettuare riduzioni di personale =
gi=E0 programmate.
Questa massiccia iniezione di denaro pubblico, effettuata dallo stato =
nelle casse dei maggiori gruppi economici privati, infrange il sacro =
dogma del liberismo, che Washington pretende sia osservato da tutti gli =
altri paesi, cio=E8 che lo stato non deve intervenire nella vita =
economica del paese per avvantaggiare i gruppi economici nazionali. =
Contemporaneamente, con la guerra, lo stato Usa sostiene gli interessi =
di questi gruppi in una regione - l'Asia - di enorme importanza =
economica e strategica. E, per accrescere la propria forza militare, =
inietta dosi ancora pi=F9 massicce di denaro pubblico nelle industrie =
belliche private. La Lockheed Martin ricever=E0 dal Pentagono oltre 200 =
miliardi di dollari (434.600 miliardi di lire) per costruire 3.000 =
caccia Joint Strike, cui si dovrebbero aggiungere altri 200 miliardi =
come prevendite a paesi alleati e contratti di manutenzione. Ci sono =
quindi buone speranze che la "locomotiva dell'economia mondiale" possa =
ricominciare a correre con le sue ruote cingolate.=20






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manovre=20
delle superpotenze mondiali alla vigilia del quarto vertice del Wto che =
si terr=E0=20
a Doha, nel Qatar.<BR>Sui paesi in via di sviluppo si sta esercitando =
una=20
pressione enorme perch=E9 accettino un nuovo round di negoziati sul =
commercio. Le=20
armi usate comprendono la manipolazione dell'antidemocratico sistema =
decisionale=20
del Wto e altre forme di ricatto commerciale. La maggior parte dei paesi =
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di sviluppo vuole che il vertice si occupi delle questioni connesse alla =

realizzazione degli impegni presi durante l'Uruguay round. Essi, =
semplicemente,=20
scricchiolano sotto il peso della messa in opera dei 28 diversi =
sotto-accordi=20
che componevano l'accordo dell'Uruguay round, mentre le grandi potenze=20
commerciali hanno preso tempo o si sono rifiutate di rendere effettivo =
l'impegno=20
preso di fornire ai paesi in via di sviluppo un accesso pi=F9 ampio ai =
mercati=20
dell'agricoltura e dell'industria tessile o di tagliare i massicci=20
sovvenzionamenti ai propri interessi agricoli.<BR>L'Unione europea e gli =
Stati=20
uniti hanno messo da parte - temporaneamente - alcune delle loro =
divergenze per=20
presentare un fronte comune, allo scopo di ottenere un nuovo giro di =
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sul commercio che dovrebbe focalizzarsi sulle cosiddette "nuove =
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investimenti, politiche per la competitivit=E0, approvvigionamento dei =
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facilitazioni commerciali. Essenzialmente, le stesse questioni che =
formavano la=20
loro agenda comune prima del disastroso vertice Wto del dicembre 1999. =
Quello di=20
Seattle. Avendo appreso la lezione di Seattle, l'Unione europea e gli =
Usa hanno=20
smussato il loro disaccordo sulle questioni commerciali relative=20
all'agricoltura. Gli Usa, a quanto pare, non intendono fare del rapporto =
tra gli=20
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scontro con i=20
paesi in via di sviluppo a Seattle - un argomento di discussione a =
Doha.<BR>La=20
bozza di dichiarazione proposta per il vertice =E8 un esempio del genere =
di=20
tattica subdola messa in atto dalle grandi potenze commerciali. I =
promotori del=20
documento lo definiscono "equilibrato", ma il problema sta nell'enfasi e =
nelle=20
sfumature. Secondo Aileen Kwa, un analista economico che da Ginevra =
monitora il=20
Wto per <I>Focus on the Global South</I>, la bozza non enfatizza la =
posizione=20
della maggioranza dei membri del Wto sulle questioni legate =
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maggiore accesso ai mercati dei paesi sviluppati, e alla revisione degli =
accordi=20
riguardanti le misure sugli investimenti relative al commercio (Trade =
Related=20
Investment Measures), i diritti sulla propriet=E0 intellettuale relativi =
al=20
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Inoltre, sostiene Kwa, "nonostante i paesi in via di sviluppo abbiano =
espresso=20
con chiarezza la loro contrariet=E0 a un nuovo round finch=E9 le =
realizzazioni e i=20
processi decisionali relativi al passato non saranno saranno affrontati, =
la=20
bozza di dichiarazione prospetta favorevolmente il lancio di un nuovo, =
ampio=20
round con un'agenda aperta".<BR>La bozza =E8 il prodotto di =
consultazioni condotte=20
all'interno di una cerchia ristretta di circa 20-25 partecipanti - il =
cosiddetto=20
<I>processo della Green Room</I>, che di fatto esclude la maggior parte =
dei=20
membri del Wto. Nella preparazione al vertice del Qatar, questo processo =

escludente ha gi=E0 visto due "mini-vertici", uno in Messico alla fine =
di agosto e=20
un altro a Singapore il 13-14 ottobre.<BR>Lo scontento dei paesi in via =
di=20
sviluppo nei confronti del processo della Green Room =E8 stato uno dei =
motivi per=20
cui il terzo vertice =E8 fallito nel 1999. In quell'occasione Charlene =
Barshefsky,=20
all'epoca Us Trade Representative (rappresentante per il commercio Usa) =
ammise=20
che il processo decisionale del Wto era iniquo e non trasparente, e che =
doveva=20
essere cambiato. Comunque quel momento di candore =E8 stato rapidamente=20
dimenticato. I paesi sviluppati si sono resi conto che un'organizzazione =
come il=20
Wto, in cui i paesi in via di sviluppo sono la maggioranza, le grandi =
potenze=20
possono dominare solo attraverso meccanismi antidemocratici come la =
Green Room e=20
il cosiddetto "sistema del consenso". Soltanto due mesi dopo Seattle, =
alla=20
riunione Unctad X a Bangkok del febbraio 2000, il direttore generale del =
Wto=20
Mike Moore ha detto ai paesi in via di sviluppo che il sistema del=20
consenso/della Green Room era "non negoziabile". E da allora la =
questione si =E8=20
arenata.<BR>Le superpotenze economiche non hanno perso una sola =
occasione per=20
insistere su un nuovo round di negoziati commerciali. Le rovine del =
World Trade=20
Centre a New York erano ancora fumanti quando Robert Zoellick, Us Trade=20
Representative, ha approfittato della tragedia per fare pressione e =
ottenere=20
cos=EC una liberalizzazione del commercio ancora maggiore attraverso il =
Wto e=20
altri meccanismi, sostenendo che il libero commercio sarebbe uno dei =
modi=20
migliori di contrastare il terrorismo.<BR>Mentre nei mesi successivi al=20
disastroso fallimento del vertice di Seattle del dicembre 1999 i paesi =
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sviluppo hanno mantenuto la loro linea, molti osservatori temono che la =
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risolutezza possa ora indebolirsi, di fronte a una pressione concertata =
da parte=20
dei paesi sviluppati. Oltre a subire il processo decisionale escludente =
del Wto,=20
alcuni paesi stanno subendo anche una minaccia pi=F9 diretta.<BR>Secondo =
Shefali=20
Sharma dell'Istituto per l'agricoltura e le politiche commerciali =
(Institute for=20
Agriculture and Trade Policy), gli Usa avrebbero mandato lettere a =
Haiti, alla=20
Repubblica Dominicana e a molti altri paesi revocando il loro status =
commerciale=20
preferenziale su alcuni accordi commerciali, per essersi opposti alla=20
liberalizzazione dell'approvvigionamento dei governi, che =E8 in cima =
all'agenda=20
americana per il vertice.<BR>Le potenze commerciali avranno buon gioco a =

spuntarla e a imporre una dichiarazione che preveda un ampio round di =
negoziati=20
commerciali a Doha. Ma l'ostacolo maggiore alla liberalizzazione del =
mercato=20
potrebbe non essere pi=F9 la contrariet=E0 o la riluttanza dei paesi in =
via di=20
sviluppo, bens=EC la stessa economia globale, che sta avendo una =
contrazione molto=20
rapida dovuta precisamente all'accelerazione della reciproca dipendenza =
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economie, dipendenza determinata dalla globalizzazione e dalla=20
liberalizzazione.<BR>Sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di =
sviluppo,=20
probabilmente qualunque passo significativo verso una ulteriore =
liberalizzazione=20
sar=E0 ostacolato dalle pressioni miranti a salvaguardare le industrie =
interne, a=20
puntare sulla crescita legata alla domanda interna, e a contrastare la=20
vulnerabilit=E0 delle economie basate sulle esportazioni in un momento =
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recessione globale. Il quarto vertice potrebbe rivelarsi l'"ultimo =
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Wto e del progetto di globalizzazione economica radicale di cui esso =E8 =
stato la=20
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<P><FONT size=3D2>Quale parte del mondo fa venire in mente la parola =
"debito"? Il=20
"terzo mondo", risponderanno i pi=F9. Sbagliato: quando si parla di =
debito,=20
bisogna pensare anzitutto agli Stati uniti. La loro economia - la =
maggiore del=20
mondo - =E8 anche la pi=F9 indebitata: il debito complessivo, in =
crescita, ha=20
superato i 18.800 miliardi di dollari, oltre il doppio del Prodotto =
lordo. Il=20
debito del settore privato non-finanziario ha superato i 10.000 =
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pubblico, i 5.800, pi=F9 del doppio dell'intero debito estero dei paesi =
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sviluppo e di quelli dell'Europa orientale ed ex Urss.<BR>Alimenta il =
debito il=20
crescente saldo negativo della bilancia commerciale: nel 2000, gli Stati =
uniti=20
hanno esportato merci e servizi commerciali per 1.056 miliardi di =
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hanno importati per 1.457, con un passivo di 401 miliardi. Gli Usa =
consumano pi=F9=20
di quanto producano e a ci=F2 si aggiunge al peso negativo che la =
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estera dei loro gruppi transnazionali esercita sulla bilancia =
commerciale,=20
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Usa, facenti parte dei cento maggiori del mondo, si sono accaparrati nel =
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oltre il 50% dei profitti complessivi dei cento. E' in rosso anche la =
bilancia=20
dei pagamenti (che, oltre alle transazioni commerciali, comprende i =
movimenti di=20
capitali): nel 2000 ha registrato un saldo negativo di circa 450 =
miliardi di=20
dollari.<BR>Ma come fa "la locomotiva dell'economia mondiale" a reggere =
questo=20
enorme deficit? Attraverso il flusso di investimenti provenienti dal =
resto del=20
mondo, sotto forma di acquisto negli Usa di titoli di stato, di =
obbligazioni=20
emesse da enti pubblici e societ=E0 private, di azioni e altri tipi di=20
investimento. Secondo la <I>U.S. Trade Deficit Commission</I> il valore =
delle=20
attivit=E0 straniere negli Usa supera di 2.000 miliardi di dollari =
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attivit=E0 Usa all'estero. E' questo flusso di capitali stranieri =
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paese che, facendo crescere la domanda di dollari sul mercato valutario, =

mantiene alta la quotazione del dollaro, controbilanciandone la tendenza =
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immettono sul=20
mercato internazionale pi=F9 dollari di quelli necessari agli altri =
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pagare le importazioni di merci e servizi statunitensi.<BR>Che cosa =
attira i=20
capitali stranieri negli Usa? Non solo i profitti. Soprattutto chi =
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grossi investimenti a lungo termine lo fa nella convinzione che gli =
Stati uniti=20
sono la "potenza globale", decisa a sostenere i propri interessi anche =
con la=20
forza militare. La superpotenza statunitense - il cui cuore pulsante =E8 =
il=20
complesso militare-industriale - ha quindi necessit=E0 organica della =
guerra, non=20
solo per ridimensionare potenze regionali in ascesa e controllare aree=20
strategiche come quella petrolifera Caspio-Golfo. Ne ha necessit=E0 per=20
riaffermare supremazia e quindi affidabilit=E0 agli occhi dei grossi =
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che, portando i loro capitali negli Usa, ne finanziano il =
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ancora pi=F9 necessario nei periodi di crisi, come quella che ha =
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dopo, ma prima dell'11 settembre - l'economia Usa. Tra i fattori che =
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determinata vi =E8 l'eccesso di capacit=E0 produttiva, in rapporto a un =
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interno e internazionale ridottosi per effetto della crisi finanziaria =
globale=20
che ha colpito anche le classi medie. La "locomotiva dell'economia =
mondiale" ha=20
rallentato fino quasi a fermarsi: nel primo semestre 2001, il suo tasso =
di=20
crescita =E8 sceso allo 0,3%; la produzione industriale =E8 calata di =
quasi il 5%=20
rispetto al 2000; i licenziamenti per crisi, soprattutto in settori=20
tecnologicamente avanzati, hanno superato i 770mila. "Gi=E0 prima =
dell'11=20
settembre <B>- </B>scrive<B> </B><I>The Washington Post </I>(9 ottobre =
2001) -=20
era chiaro che gli Stati uniti stavano subendo un forte rallentamento =
economico=20
e che l'espansione avrebbe potuto giungere alla fine".<BR>La crisi ha =
inciso sui=20
flussi di investimenti esteri diretti: quelli in uscita dagli Usa sono =
calati,=20
rispetto al totale dei paesi sviluppati, dal 15% nel 1999 al 13% nel =
2000,=20
mentre quelli dell'Unione europea, pur scendendo dal 76% al 74%, sono =
rimasti=20
cinque volte superiori. Sono calati anche i flussi in entrata negli Usa: =
dal=20
35,5% al 28%, mentre quelli nella Ue sono saliti dal 56% al 61,5% =
(Unctad,=20
<I>World Investment Report 2001</I>). Ci=F2 rivelava un calo di fiducia =
degli=20
investitori internazionali nell'economia statunitense, e quindi una =
diminuita=20
capacit=E0 degli Usa di finanziare il proprio deficit con i capitali =
esteri.=20
Sintomo molto pericoloso, indice di una diminuita competitivit=E0 =
economica degli=20
Usa soprattutto nei confronti della Ue, il cui pnl ha ormai raggiunto =
quello=20
statunitense.<BR>La guerra ha permesso all'amministrazione Bush di =
varare un=20
piano a lungo termine per ridare fiato all'economia: il 24 ottobre, il =
congresso=20
ha approvato un primo pacchetto di aiuti per l'ammontare di 110 miliardi =
di=20
dollari, 70 dei quali vanno ai maggiori gruppi economici sotto forma di=20
riduzione di tasse. A fare la parte del leone sono la Ibm, la General =
Motors, la=20
General Electric e poche altre societ=E0. Il resto va a settori sociali=20
benestanti, per aumentarne i consumi, e solo in piccola parte a =
programmi che i=20
singoli stati dovrebbero varare per i disoccupati in forte crescita, =
anche=20
perch=E9 molte aziende hanno approfittato dell'11 settembre per =
effettuare=20
riduzioni di personale gi=E0 programmate.<BR>Questa massiccia iniezione =
di denaro=20
pubblico, effettuata dallo stato nelle casse dei maggiori gruppi =
economici=20
privati, infrange il sacro dogma del liberismo, che Washington pretende =
sia=20
osservato da tutti gli altri paesi, cio=E8 che lo stato non deve =
intervenire nella=20
vita economica del paese per avvantaggiare i gruppi economici nazionali. =

Contemporaneamente, con la guerra, lo stato Usa sostiene gli interessi =
di questi=20
gruppi in una regione - l'Asia - di enorme importanza economica e =
strategica. E,=20
per accrescere la propria forza militare, inietta dosi ancora pi=F9 =
massicce di=20
denaro pubblico nelle industrie belliche private. La Lockheed Martin =
ricever=E0=20
dal Pentagono oltre 200 miliardi di dollari (434.600 miliardi di lire) =
per=20
costruire 3.000 caccia <I>Joint Strike</I>, cui si dovrebbero aggiungere =
altri=20
200 miliardi come prevendite a paesi alleati e contratti di =
manutenzione. Ci=20
sono quindi buone speranze che la "locomotiva dell'economia mondiale" =
possa=20
ricominciare a correre con le sue ruote cingolate. =
</FONT></SPAN><BR></P>
<P><BR></I></FONT></SPAN></P></FONT></DIV></BODY></HTML>

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