[ssf] dal CorSera: Il D'Alema-Coop-Consorte-Unipol-Fassino-B…

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Author: Arighi Enzo
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To: forumsaronnese
CC: prc_cadorago
Subject: [ssf] dal CorSera: Il D'Alema-Coop-Consorte-Unipol-Fassino-BNL- Vela-Pensiero sempre piu' minoritario nell' UNIONE (la CDL si fa grasse risate !)






Nel frattempo, DIARIO, IN EDICOLA QUESTI GIORNI...

fa gli spot televisivi su arcoris tv

(il furbetto rosso)


Portanova: Furbetto rosso
Giovanni Consorte, dal salvataggio Unipol alla scalata Bnl. Storia mirabolante dell'uomo che lanciò le coop nell'impero della finanza. E con Gianpiero Fiorani e Antonio Fazio precipitò. La sinistra dovrà votare per lui?
Mario Portanova presenta il numero di Diario in edicola venerdì 23 dicembre.

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      Inchieste e scalate il centrosinistra 
      Unipol, la scalata che divide Tutti gli obiettori dell'Unione 
      Da Rutelli a Napolitano: sbagliata la difesa politica dell'Opa Questione morale, in campo anche Scalfari e i «padri nobili»  STRUMENTI
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      ROMA — «Mi spiace che esponenti di primo piano del centrosinistra si siano spesi in prese di posizione che dovevano a tutti i costi evitare, in favore di Unipol». La risposta di Eugenio Scalfari sull'ultimo numero del «Venerdì» de «la Repubblica» sembra un'amara lettera personale a D'Alema, con quel «mi dispiace»: così si «getta discredito e si attizzano scontri», per colpa di una politica che si fa coinvolgere «da personaggi di malaffare». 
      La scalata Unipol da mesi indigna tante anime dell'Unione e dintorni. Francesco Rutelli da luglio pone la questione della politica del centrosinistra: «Dev'essere una politica che orienta e regola ma che non tifa, soprattutto che non promuove cordate». Ma la filiera etica, alla Scalfari, è la più frequentata. Romano Prodi: «I partiti evitino di diventare i rappresentanti di interessi specifici. Dobbiamo dare il buon esempio», frase preceduta da un «serve un'etica forte». Arturo Parisi («torna la questione morale») chiede di non venir contagiati «dal virus del conflitto di interessi di Berlusconi». Achille Occhetto affonda: «Protervia, presunzione e provincialismo nel voler gareggiare con il salotto buono». Enrico Morando, ala liberal dei Ds, teme l'apertura «di una questione morale simile agli inizi degli anni '90». Antonio La Forgia, su «Europa», descrive una «questione morale che attiene alla credibilità e alla affidabilità della politica nei confronti della società». 
      Intanto una flotta di illustri commentatori guarda al passato. Giorgio Bocca (come Gianfranco Pasquino) rimpiange «l'ossessione dell'onestà di Togliatti e Berlinguer», Miriam Mafai rievoca «la frugalità di Botteghe Oscure» (e Luciano Barca i tempi in cui «il 57% degli stipendi dei parlamentari finiva al partito»), Vittorio Foa implora la sinistra «di non lasciarsi confondere col mondo della finanza» («sono seguace di Fassino e dei Ds, ma non iscritto a Unipol»), Barbara Spinelli accusa i Ds di volersi mostrare «spregiudicati e condiscendenti» sul rapporto giustizia-politica, politica-affari, politica-informazione. Emanuele Macaluso descrive un'etica manageriale «che non collima con la storia delle cooperative». Il radicale Daniele Capezzone vede «un film dei Vanzina con gli scalatori che scelgono come sponda l'Unipol». Pietro Folena ricorda che «la risposta della doppia morale non basta». Anche Claudio Velardi parla «di etica, di regole per la sinistra, altrimenti cosa ci distingue dal Polo?», a Giuseppe Caldarola non piacciono «compagni di cordata e conti personali», Fabio Mussi rimprovera i manager Unipol per aver accoppiato «impegni societari e affari personali» tradendo «la cultura del movimento cooperativo e della sinistra». 
      E la questione politica, quella posta da Rutelli? Giorgio Napolitano dice ai vertici Ds: non c'era bisogno di «una difesa sul piano politico del diritto Unipol per l'Opa sulla Bnl». Franco Bassanini: «La politica non deve mai mettersi al servizio di interessi particolari, anche se si tratta di amici con idee simili alle nostre». C'è chi fa il tifo per un'Opa, accusa Enrico Boselli, c'è ingerenza dei partiti «in una vicenda finanziaria». E attenzione a un partito «che si chiude a riccio in un astioso silenzio», avvisa Antonio Polito (Il Riformista). Parla invece Roberto Barbieri, segreteria Ds: «La politica deve determinare le regole e il campo di gioco. Ma non giocare». Intanto Cesare Salvi sollecita la politica a «star fuori da un settore imprenditoriale come ormai è il sistema delle coop, che ha avuto antichi collegamenti con la sinistra». Persino Lanfranco Turci, ex presidente di legacoop, teme «un grave sconcerto» nella sinistra se tutto non verrà chiarito» ed Enrico Deaglio se la prende coi vertici Ds per non aver accettato le critiche («Compagno Ricucci», copertina de «Il diario»). Pierluigi Castagnetti fa due conti: «Tre scalate a due banche e alla Rcs, solo un atteggiamento di forte presa di distanza, questi raider sono legati al centrodestra». Alessandro Profumo amministratore delegato di Unicredit: «Interviste poco felici di vertici Ds per difendere l'operazione Unipol». Ad agosto «Liberazione» se la ride: «Per i Ds il quartier generale ormai è Unipol». 
      Infine c'è chi attacca per un fatto tecnico-finanziario. Guglielmo Epifani, leader Cgil: «Unipol è troppo piccola per scalare Bnl» («c'è la tentazione di costruire un centro di potere finanziario a sinistra», aggiunge Nicoletta Rocchi, sempre Cgil). Giuliano Amato si interroga: «Con quei soldi quante altre cose più utili si potevano fare?» Per Fausto Bertinotti l'Opa su Bnl «è incongrua» e una coop che agisce come un'impresa «non può invocare diversità di statuto», per Carlo De Benedetti Unipol-Bnl «è un'operazione di potere senza logica di mercato, se poi servisse per fare politica sarebbe sbagliata due volte», il senatore ds Stefano Passigli mette sull'avviso: «L'ingente aumento di capitale modificherà la compagine azionaria Unipol diminuendo considerevolmente il peso del movimento cooperativo». 
      L'economista Marcello Messori (Fondazione Di Vittorio) vede «troppe scatole cinesi in coop e banche popolari, così le cooperative perdono contendibilità e non possono controllare l'attività dei manager», il presidente della Confcoop Pier Luigi Marino è «nettamente contrario a Unipol-Bnl perché si va oltre i presupposti di solidarietà previsti dall'articolo 45 della Costituzione». Savino Pezzotta, segretario Cisl (l'organizzazione sindacale è presente nel Consiglio di amministrazione Unipol): «Operazione legittima ma non mi convince, se Unipol uscisse dalla sua missione cooperativa anche la Cisl farà scelte diverse». Sulla stessa linea anche il giurista Guido Rossi, che avvisa: «Se Unipol compra Bnl cambi statuto»). Giovanni Berlinguer teme «una distorsione della funzione democratica e popolare delle coop», l'economista Filippo Cavazzutti parla di «acritici sostegni» all'operazione Unipol-Bnl accompagnati però da «false e strumentali polemiche». Quasi un raggio di sole in tanto buio. 
      Paolo Conti
      27 dicembre 2005