On 25.11.2025 09:37, kzk via Hackmeeting wrote:
> Il 24/11/25 18:50, karlessi ha scritto:
>> ciao
>>
>> mi sto mettendo a scrivere una cosa, dal titolo provvisorio:
>>
>> "è tutto rotto"
aggiungo uno spunto randomico..."scavenger reign"
https://en.wikipedia.org/wiki/Scavengers_Reign, cartone che ho amato e
che purtroppo è durato troppo poco: la tua mail mi ha fatto venire in
mente il robottino della serie che (no spoiler), pian piano si rigenera
e trasforma in modo inaspettato.
> eppure: il bug, la roba che si inceppa interrompe anche quello che Vitali-Rosati chiama "imperativo funzionale", costringendoci a cambiare prospettiva, a creare percorsi diversi, a cercare nuove soluzioni (a rallentare?).
>
> e gli inviti a insinuarsi nelle "crepe nei codici" (Oriana Persico in "La cura") e ad andare a cercare nei "luoghi sfrangiati, dismessi" (Franco Arminio) indicano forse modi di approcciarsi a tutto ciò che è rotto (e a essere rottura, se necessario) per reagire a questo incrinarsi del mondo.
questo mi risuona molto, mi vengono in mente le erbacce e le radici che
spaccano l'asfalto e si infiltrano appena c'è una crepa.
forse si deve rompere tutto per poter inventare cose nuove meno
plasticose? altrimenti stiamo lì ad arrovellarci su come ripararle, ma
in realtà manco ci piacciono e l'istinto di volerle rendere durevoli è
solo un attaccamento inutile al vecchio? l'oro per fare kintsugi alla
plastica non ce l'abbiamo... forse meglio produrre oggetti che sappiamo
già che periranno, biodegradabili e compostabili, oggetti viventi a cui
toccherà morire più spesso, per venire a patti anche noi con la nostra
fragilità.
boh, flusso di coscienza!
sahari