Sent from Android device---------- Messaggio inoltrato ----------Da: Cicabum <cicabumrebelde@???>Data: 16 gen 2025 07:06Oggetto: Ingeriti parlamentari europei e italianiA: Cc:
Le ingerenze della lobby israeliana nel Parlamento europeo e italiano
di
Sergio Cararo
La trasmissione Report ha
scoperchiato quello che tutti sapevano ma su cui tutti tacevano, ovvero
le pesanti ingerenze della lobby israeliana sulle istituzioni europee e
italiane.
Un
dato rilevante emerso dalla trasmissione Report, sono gli intrecci tra
le lobby israeliane e il rilevantissimo giro di denaro che coinvolge gli
interessi economici e finanziari tra Europa e Israele. Durante la
trasmissione, è stato dimostrato come spesso i finanziamenti europei
destinati a scopi civili vengano invece utilizzati da Israele anche per
scopi militari.
L’Unione
europea, con i soldi pubblici di vari programmi, tra i quali spicca
Horizon 2020 – ufficialmente destinato a sostenere la ricerca
scientifica e fornire contributi economici esclusivamente a progetti
accademici – ha finanziato per oltre 5 milioni di euro le principali
industrie belliche israeliano come Elbit, Israel Aerospace Industry e
Rafael.
Antonio Mazzeo in un suo recente articolo segnala
che rilevanti finanziamenti all’industria bellica israeliana è arrivata
anche dall’agenzia europea Frontex. L’agenzia europea infatti utilizza
droni della società israeliana Elbit system: gli Hermes 900, che
risultano utilizzati in Palestina e in altri scenari di guerra sia per
missioni di ricognizione tattiche ma anche per sganciare missili e
uccidere. Il progetto risulta avviato nel 2018.
Un
eurodeputato del M5S Gaetano Pedullà, commentando il servizio di Report
andato in onda domenica sui rapporti tra le lobby filo-israeliane e il
Parlamento Ue, ha denunciato come: “Decine di milioni di euro,
viaggi, pranzi e hotel di lusso offerti a destra e sinistra dalle lobby
di Israele. Report con la sua inchiesta svela ancora una volta il lato
oscuro di come funziona la democrazia a Bruxelles. Si spiega anche così
il rifiuto a tutte le nostre richieste – come delegazione Movimento
Cinque Stelle e come Gruppo parlamentare The Left – di discutere almeno
una volta in plenaria del genocidio a Gaza”.
Negli
ultimi cinque anni, questa lobby si è profondamente radicata a
Bruxelles e Strasburgo, includendo anche una congrua pattuglia di
parlamentari ed esponenti politici italiani, facendo si che le relazioni
di Israele con le istituzioni europee siano ormai del tutto simili a
quelle tra le lobby sioniste statunitensi e il Congresso e il Governo
negli USA.
Le
lobby israeliane in Europa hanno cominciato ad agire mettendo in campo
ingerenze crescenti che producono influenza politica, narrazioni e
condizionamenti sui mass media capaci di plasmare il dibattito pubblico
europeo e nei singoli stati aderenti alla Ue.
A
livello istituzionale, le connessioni stabilite hanno dato vita ad una
rete capillare di organizzazioni che, con lo scudo del “dialogo” e della
“cooperazione”, promuovono apertamente e unilateralmente gli interessi
del governo israeliano, influenzando profondamente le politiche europee…
e italiane sulla situazione in Israele e in Palestina ma anche le
politiche interne ai singoli paesi europei.
La
lobby israeliana appare ben strutturata anche in Italia e le politiche
di complicità a tutti i livelli delle istituzioni italiane con Israele
ne confermano il pieno attivismo e la pesante influenza.
La più nota e influente tra queste lobbies è sicuramente il Transatlantic Institute ritenuto una filiale dello statunitense American Jewish Commitee.
Il suo ufficio di Bruxelles, racconta Report, ha un vicedirettore
italiano: Benedetta Buttiglione, figlia dell’ex ministro centrista
Rocco.
Collegato al Transatlantic Institute risulta essere il Transatlantic Friends of Israel,
un comitato di parlamentari europei e membri del Congresso Usa. Gli
eurodeputati sono ben 230 e tra questi ben 33 sono quelli italiani: tra
questi risultano Pina Picierno e Piero Fassino del Pd, Ettore Rosato ed
Elena Bonetti di Azione, Simonetta Matone per la Lega, Deborah Bergamini
per Forza Italia e un drappello di Fratelli d’Italia guidato dal
senatore Marco Scurria, che è anche presidente della sezione italiana.
Del direttivo dell’European Friends of Israel
faceva parte Antonio Tajani, attuale ministro degli Esteri italiano,
cooptato nel 2006 quando aprì l’ufficio, poi commissario europeo e
presidente dell’Europarlamento.
Un lancio dell’ANSA nel febbraio del 2024 riportava che:
“La
European Leadership Network (Elnet) è un’organizzazione non governativa
attiva nel rafforzare le relazioni tra l’Europa e lo Stato ebraico
promuovendo la cooperazione politica, strategica e diplomatica. Nata nel
2007, ha sedi in Francia, Germania, Regno Unito, Polonia, Belgio e
presso l’Unione Europea e la Nato. E dall’inizio di quest’anno svolge la
sua attività anche nel nostro Paese, guidata dalla presidente Roberta
Anati.
“Dialogando con i politici in queste ultime settimane sono rimasta estremamente
soddisfatta dalla vicinanza espressa da entrambe le parti del
Parlamento sull’importanza di Elnet Italia”, ha sottolineato Anati
ringraziando il governo e il ministro degli Esteri Tajani per “l’impegno
in tutto il Medio Oriente”. Elnet esprime una “forte decisione di
riuscire a legare i due Paesi “soprattutto a livello di valori” di
democrazia e libertà, alla luce del tragico attacco del 7 ottobre e
delle sue conseguenze. Ma l’ong intende promuovere il dialogo anche a
livello strategico, di governo ed economico: con l’Italia eccellenza
nell’industria e tecnologia e Israele eccellenza nell’innovazione “i
nostri due Paesi sono complementari”, ha evidenziato Anati”.
La Elnet,
l’European Leadership Network, è una lobby specializzata in
organizzazione e finanziamento di viaggi di parlamentari in Israele. Di
fatto agisce come una filiale della famigerata AIPAC (American Israel
Public Affairs Committee), pagando viaggi e soggiorni a delegazioni dei
vari parlamenti europei, organizzando incontri con i vertici militari e
istituzionali d’Israele. Elnet ha sede in tutta Europa. Recentemente ha
aperto due sedi in Italia – a Milano in corso Matteotti e a Roma in via
Bissolati – dove vengono tenute conferenze pubbliche a cui partecipano
politici di tutti gli schieramenti ma anche ex membri dei servizi
segreti italiani.
Insomma
non è solo Renzi a rendere servigi ad uno stato estero, ma lavorare per
Israele sembra non suscitare altrettanto scandalo. Non solo. Davanti ad
un genocidio come quello compiuto e in corso contro i palestinesi a
Gaza, sia il governo che il parlamento sono riusciti a rimanere silenti,
inerti e complici sui crimini di guerra israeliani. Recentemente il
ministro dell’Economia israeliano ha dichiarato che in Italia “le piazze
sono contro di noi ma il governo no, per cui gli affari vanno
benissimo”. Una ammissione che merita qualcosa di più della semplice
indignazione. Il sistema di complicità tra Italia e Israele va
intercettato, denunciato, ostacolato, interrotto in basso come in alto.
Almeno questo.