Szerző: Andrea Collina Dátum: Címzett: hackmeeting Tárgy: [Hackmeeting] controculture?
Caro Void la questione che poni è a mio parere fondamentale perché rimette in discussione l'identità, o almeno la descrizione dell'identità, attorno a cui poi le persone si (dovrebbero) aggregano.
Il termine "contro-culture digitali" è ovviamente un negativo e indica tutto quel mondo che non si riconosce nella "cultura digitale" mainstream, espressione degli attuali rapporti sociali, nelle leggi scritte e non scritte che la comunità politica si è data, nelle verità che costituiscono i saperi condivisi della cultura "digitale"( ormai tutta quindi) egemone.
Come precedentemente ho scritto, nesun negativo definisce un positivo a meno di definirsi in una logica matematica aristotelica in cui non-non A = A
Per cui non antifascista vuol dire fascista, non antisessista vuol dire sessista e quindi non-non qualcosa vuol dire quel qualcosa.
Invece di dire chi si è e cosa si vuole ( visto che spesso neppure lo si sa) si riesce a dire chi non si è e cosa non si vuole, ma questo non costituisce una comunità, a stento un individuo carico di inibizioni ( tipo i fascisti..).
Vorrei far notare che effettivamente, a parte espliciti insulti e minacce, le idee e opinioni più avversate erano proprio contro-culturali, nel senso di contrarie ai valori espressi dai governi nazionali.
Se l'antifascimo è legge dello Stato in quanto il fascismo è reato penale, così come la discriminazione di genere, razziale o religiosa, anche il cyberbullismo è reato penale.
Come scrive giustamente Void sarebbe il caso di togliere quel "contro-" e cercare di definire le nostre culture in modo positivo.
Sicuramente sono plurali ( nel senso che non la pensiamo tuttə allo stesso modo) e probabilmente abbiamo in comune degli obiettivi che però non sono espliciti, di costruzione di valori d'uso comuni e socializzazione dei saperi ( questo è espresso, ma vuol dire poco. Quali saperi, tutti? Solo quelli produttivi? Solo quelli controculturali? Boh..).
Nelle contro-culture si innesta anche il filone della cultura alt-right o libertariana, detta anche anarco-capitalista, che tra origine dalla stessa mitologia cyberpunk e hacker nata negli USA nei primi '80.
L'estremo cinismo materialista e una adesione all'anarchismo stirneriano e darwinista, convintamente antistatale e per l'estrema libertà individuale, di tenere e usare armi, ad esempio, di non mandare i figli nelle scuole pubbliche, di non pagare le tasse, di poter usare droghe a piacimento e amministrare la giustizia alla vecchia maniera, quando la comunitá saliva a cavallo e andava a impiccare il colpevole di stupro ( solitamente nero) con le sue stesse mani..senza polizia, giudici, leggi dello Stato e avvocati della difesa.
La versione liberale dell'hackerismo, invece, quella diffusa da riviste come Wired, quanto ci è vicina? Secondo me, pericolosamente vicina, anche perché come si notava nel thread sui podcast, la produzione culturale sulla tecnologia ( che viene pubblicata in USA o in Europa) appartiene tutta a quel filone ed è quindi una critica agli aspetti illiberali della tecnologia, ipocrita denuncia di monopolismo-autoritarismo-discriminazione.
Ipocrita perché finge che non sia il libero mercato a portare quegli effetti ma una sua distorsione statalista.
Riflettere sui propri miti fondativi e rimetterli in discussione è una cosa buona e potrebbe portare ad prganizzare i prossimi HM in una versione più propositiva, comunicando messaggi più diretti e chiari, sapendo almeno chi si è e cosa si vuole.