Carissim*,
Vedo che la discussione ha preso la piega dell'inclusivitá, accoglienza, linguaggio "giusto" e "sabagliato"..ma soprattutto si riconosce che questi sono i temi che infiammano il "conflitto" negli USA e nel mondo che si riconosce in quel modello culturale e di sviluppo, che possiamo definire, sia nella sua variante di destra neocon repubblicana, sia nella variante progressista liberal o radical democratica, convintamente e coerentemente liberale, coloniale, imperialista e militarista.
Vorrei riportare ad un aspetto che non si trova nel linguaggio ma nella interpretazione delle relazioni vissute: la grandissima e insopportabile ipocrisia di quella retorica liberale che si rispecchia anche qui nel parlare di "linguaggio" pittosto che di relazioni.
Le università statunitensi, che proteggono gli studenti da ogni trauma linguistico vogliono soltanto evitare di perdere "clienti", viste le tariffe per nulla inclusive che le università fanno pagare agli studenti, anche quelle pubbliche ( parliamo di un minimo di 20.000 dollari annui). È marketing.
Quindi se un professore non è gradito si licenzia, tanto ce ne sono in tutto il mondo che fanno a gara per andare a insegnare ridicole discipline per stipendi che qui non prendono nemmeno gli ordinari.
Gli USA, nati sul genocidio dei nativi, sulla schiavitù e segregazione dei neri, sulla ghettizzazione di tutti i non bianchi ( italiani e irlandesi inclusi all'epoca) vengono oggi a fare la predica a noi europei che ( pur se razzisti come tutti gli altri) avevamo società multietniche e tolleranti giá 2000 anni fa.
Il problema della inclusivitá me lo porrei ma non nel linguaggio, nei fatti.
Perché l'ambiente hacker è prettamente maschile?
Non è un problema di linguaggio, è che si perpetua lo stereotipo del maschio che si occupa dei motori ( oggi digitali) anche perché le donne vanno maggiormente verso lavori di cura e di relazione meno pagati, e che relazione vuoi avere con uno schermo 15" e una GPU?
Visto da un altro punto di vista, le donne hanno spesso di meglio da fare che criticare e smanettare la tecnologia, la usano bene così com'è. Vedi il successo di applicazioni dove finalmente non devi scrivere nemmeno una riga di codice!! Telefoni che si backuppano e aggiornano da soli, devi solo pagarli e premere yes!.
Quindi l'hacker anni '90 esiste solo come residuo ( noi) di quegli anni, e più giovani tecnofili smanettoni e studiati, spesso lavoratori nel campo IT, fieri di conoscere arti oscure..
Quello che cerco di dire è che il mondo è cambiato, l'informatica ha fatto passi avanti enormi e si trova su una economia di scala che è impossibile aggredire dal basso. Le conoscenze si allontanano dagli utenti e anche dai lavoratori operativi perché sono fattore strategico di concorrenza. Le scelte di politica industriale vengono progettate anche al di sopra dei governi, quindi anche dei rappresentanti eletti, cambiando le forme produttive e le relazioni sociali.
Di fronte a questo mi pare che il problema non sia qualcuno che in una ML da dietro una tastiera sbrocca, aggredisce, insulta e promette "pancate" che mai dará.. dando del fascista, del maschilista, del ... Quello che vi pare a chi non si esprime esattamente nel suo linguaggio tribale ( dipende ovviamente dalla tribù di riferimento, se esprime un potere o meno)
Il problema è capire cosa è oggi ( se esiste) la comunità hacker militante, quali obiettivi politici/pratici persegue e quali metodi si da. Poi bisogna anche valutare quali traguardi raggiunge o meno.
Se ci si danno pacche sulle spalle reciproche, per carità fa bene, e aiuta darsele, bisogna anche capire per cosa, se solo per esistere è poco.
Una comunità si costituisce attorno a "qualcosa" che ha in comune: uno spazio, un obiettivo, un progetto.
È chiaro a tutte/i quale sia?
Una comunità significa avere dei doveri verso quella, tra cui assoluto rispetto per i suoi membri, pena l'esclusione.
Significa conoscersi e riconoscersi come parte di una dimensione collettiva più grande dei singoli.
È ovvio che una ML non crea una comunità e neppure uno o più eventi annuali, ma una narrativa comune sì, un sentire comune, un agire comune. Il problema che si pone oggi, ovunque, è se sia ancora possibile costruire comunitá o se siamo condannati dal mercato ad essere singoli individui nella moltitudine.
E la moltitudine, malgrado quello che sperava Negri, non è rivoluzionaria affatto, ma come intuiva è antimoderna e pertanto tendenzialmente reazionaria.
Neppure una assemblea crea una comunità anche se a volte può dargli voce e anche una voce potente.
Ma cosa dice oggi?
Vorrei ricordare che il nostro paese partecipa attualmente a due guerre in cui la tecnologia viene coinvolta su tutti i campi, quello dello scontro armato, quello della produzione, quello della informazione o propaganda.
Il nostro paese, governato dalla destra ma in pieno accordo con la sinistra liberale è alleato della Ucraina e di Israele.
Dalle basi in sicilia partono i droni che analizzano le immagini della Crimea per lanciare missili e attacchi marini. I droni armati e i missili guidati uccidono centinaia di persone al giorno. L'informazione è un flusso di vomitevole propaganda di guerra.
Gli hacker russi e ucraini sono, come quelli europei, cinesi o israeliani reparti dell' esercito e dei servizi segreti. Armi autonome direzionate da intelligenza artificiale che colpiscono umani inermi o comunque carne da cannone con un fuciletto in mano.
Pensavamo che il cyberpunk fosse distopia, invece era un progetto sociale a cui abbiamo aderito entusiasti.. Ricordate Isole nella rete? Quello di Sterling.. Dov'è la Rizome inc.? Negli Hacklab?
Nella fiction il buono deve vincere, altrimenti il libro non vende...
https://blogs.ugidotnet.org/Luka/archive/2007/10/02/88684.aspx
Abbracci,
A.C.