Autore: I-330 Data: To: HackMeeting Oggetto: Re: [Hackmeeting] Comunicazione alla lista dall'assemblea di
Hackmeeting
Guarda io mi ripropongo sempre di non risponderti, ma questa cosa la hai
gia' detta piu' di una volta e ho pensato che magari una chiarificazione
linguistica interessa anche ad altre o puo' servire averla in archivio.
Il 2024-06-20 10:10 Marco A. Calamari ha scritto: > Si tratta appunto di dire quello che si pensa, con un linguaggio che
> molti, dizionari compresi, considerano "naturale" ma che è impopolare
> nella misura in cui erano impopolari le streghe qualche secolo fa.
La lingua non e' naturale.
I dizionari si compongono in questo modo: un'istituzione accademica
sceglie un gruppo di esperti a cui viene assegnato il compito di
decidere cosa conta come termine in una lingua e cosa e' troppo tecnico
o temporaneo per non essere incluso in un dizionario generale. Le
motivazioni dell'istituzione ovviamente impattano chi viene selezionato.
Nel migliore dei casi, il gruppo di esperti basa la propria raccolta su
un'analisi della lingua prodotta da parlanti nativi. Questa lingua e'
quasi sempre scritta, quindi gia' la lingua parlata viene eliminata
dalla rappresentazione, il che porta ad escludere termini molto recenti
o usati da gruppi che documentano poco i loro comportamenti linguistici
con la lingua scritta. Nel peggiore dei casi, il gruppo di esperti
decide di fare affidamento solo alla propria intuizione (molto raro) o
di includere solo termini esistenti in letteratura (l'ultimo dizionario
dell'Accademia della Crusca e' fermo alla lettera D dagli anni '20
perche' gli esempi di ogni lemma sono presi da discorsi di Mussolini).
Come in tutte le opere di rappresentazione del mondo reale, le cose che
restano fuori dalla raccolta non e' che non esistono, semplicemente non
contano per chi sta facendo la raccolta o non vogliono essere rese
visibili (per qualsiasi motivo).
Casi relativi a categorie sociali: i termini relativi alla salute dei
corpi non conformi di solito entrano nei dizionari molto tardi; i
dizionari di lingue indigene documentate da ricercatori bianchi di
solito non contengono lemmi relativi a colonizzazione e schiavitu'.
Ovviamente, le persone intersex esistono anche se non sono nel
dizionario (con buona pace di Gufo Rosso e delle sue metafore sulla
prese elettriche), e i Mixtechi sanno parlare del dolore creato dalla
schiavitu' spagnola anche se il mio collega statunitense non gli chiede
come ne parlano.
Questo fenomeno interessa anche casi non controversi. In italiano il
termine 'piuttosto che' sta passando a significare 'oppure'. Questo e'
un cambiamento comune a un sacco di lingue del mondo, motivato da
fattori cognitivi nell'interpretazione della frasi dove appare, e il
cambiamento continuera' anche se pensiamo che sia un brutto regionalismo
del nord. Il fatto che l'accademia della Crusca abbia deciso che il
cambiamento linguistico di questo elemento e' 'sbagliato' e che questo
modo d'uso non sia stato finora registrato nel dizionario non significa
che non esista o che non prevarra', significa solo che l'istituzione
semi-nazionalista di difesa della lingua italiana non e' d'accordo con
il suo uso.
Il dizionario e' solo il codice penale della lingua. Quello che c'e'
dentro e' una cristallizzazione di rapporti di potere (in forma
linguistica), non l'idea platonica di lingua, ne' lo scibile umano, ne'
la somma di tutte le espressioni possibili di questi rapporti di potere.
Come puoi immaginare, un prodotto cosi' determinato da scelte umane non
puo' essere naturale, ma solo culturale.
> E si tratta anche di poter enunciare idee controcorrente, come quella
> che
> la manipolazione mentale realizzata con modifiche al linguaggio
> semplicemente
> non deve essere usata, senza se e senza ma, qualunque ne sia la
> motivazione.
Questa idea non e' assolutamente controcorrente, e' largamente
supportata da ogni pubblicazione mainstream che parla di linguaggio
inclusivo. E' inoltre fantascientifica. La possibilita' di manipolazione
mentale si basa sull'intepretazione di un concetto della linguistica
antropologica (ipotesi di Sapir Whorf) che non viene piu' accettato
nella forma in cui era stato prodotto in origine. Chi propone il
linguaggio inclusivo non crede nella SW 'forte' (= la lingua
letteralmente ristruttura le connessioni neurali del tuo cervello e ti
impedisce di essere sessista), ma in quella 'debole' (= riformare la
lingua e' un punto di partenza per rendere visibili dei problemi legati
a rivendicazioni sociali e avere i termini per parlare di un problema e'
un passaggio necessario per la teorizzazione di soluzioni al problema).
Qui si aprono due considerazioni interessanti rispetto all'idea come tu
la hai formulata. La prima e' metodologica: se tu credi che fare un
cambiamento linguistico modifica la tua mente, allora come mai i posti
del mondo dove si parlano lingue che non hanno il genere grammaticale
(e.g. il kazako e il turco) non sono paradisi dell'uguaglianza di
genere? Questa gente non 'vede' il genere e non puo' fare misgendering
in fin dei conti. Invece purtroppo i problemi sociali non si possono
eliminare attraverso il cambiamento linguistico e basta, la lingua serve
solo a rappresentarli e a segnalare alla persona davanti a te la tua
posizione su un argomento (in questo caso per esempio serve a segnalare
che tu credi nel diritto all'esistenza di identita' non cis o che credi
nel fatto che le donne possano essere una parte di hackmeeting).
La seconda considerazione e' teorica: se tu credi che eliminare le
disuguaglianze sia facile come insegnare nuove regole grammaticali alla
gente, allora l'unica interpretazione della tua citazione precedente e'
che tu non voglia che queste disuguaglianze vengano risolte. Non vedo
un'altra possibilita', il che mi porta a chiederti: perche' vuoi
rapportarti a questo spazio se le rivendicazioni che una larga parte di
noi esprime non ti interessano da un punto di vista puramente
filosofico? Mi sembra che metti la discussione in termini di 'slippery
slope', tu puoi citare casi (che non siano opere distopiche) in cui
attraverso il solo cambiamento linguistico non accompagnato da altre
politiche si e' ristrutturata la mente della gente? (io non posso)
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Finisco con Orwell perche' lo hai citato l'altra volta e ho notato che
lo citi su una dinamica che e' opposta a quella che tu critichi.
Lasciamo da parte il fatto che la sua e' un'opera letteraria distopica,
non una descrizione del reale, e fingiamo che quello che descrive in
1984 sia accurato (nota critica a chi prende l'opera come letterale). Il
cambiamento linguistico descritto da Orwell e' top-to-bottom: il governo
usa le proprie istituzioni scolastiche, mediatiche, e propagandistiche
per imporre un cambiamento linguistico su cui la popolazione non ha
controllo. Un esempio storico reale di questo cambiamento e' la riforma
degli alfabeti dell'Asia Centrale nel 1928 e 1929 in cui intere
popolazioni si sono trovate analfabete nel giro di pochi mesi e
completamente scollegate dalla produzione letteraria politica
precedente.
Il linguaggio inclusivo e' bottom-up: gruppi che non hanno accesso alle
istituzioni linguistiche del paese propongono un cambiamento autogestito
in opposizione all'uso linguistico normato. Eventualmente, dopo anni di
lotte, le istituzioni linguistiche del paese si accorgono che il
cambiamento linguistico rivendicato e' talmente inoppugnabile che
assumono alcune di queste rivendicazioni (di solito le meno
rivoluzionarie: ad esempio la schwa viene presentata come utile alle
donne cis e ne viene stemperata l'originale forza nell'esprimere
identita' non binarie). L'uso della schwa non e' stato imposto dallo
stato, dalle influencer star alla Vera Gheno, o dalle piattaforme
mediatiche: e' stato il punto finale di un cambiamento linguistico
iniziato dalle parlanti. Questo tipo di cambiamento e' piu' simile alla
nascita degli avverbi col suffisso in -mente nel passaggio dal latino
all'italiano che alla riforma degli alfabeti sovietici.
Se hai paura della manipolazione linguistica orwelliana ti invito a
dirigere la tua attenzione alle proposte di legge anti-anglicismi
proposte dal governo per fermare il dibattito attorno a temi di genere.
O alla discriminazione mediatica rampante contro i dialetti del sud. O
alla proposta della regione Veneto di usare il veneto e non
inglese/francese come seconda lingua nei loro uffici al puro scopo di
rendere la vita dei migranti piu' difficile. Questo e' il potere
istituzionale sulla lingua.
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Adesso che esiste in lista una critica dell'idea 'controcorrente' sul
tema del linguaggio inclusivo e non di chi la esprime, spero smetteremo
di ricevere comunicazioni sul tema nei toni delle teorie complottiste
viste finora.
un abbraccio,
I-330
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- Ma, I-330, questo è assurdo. Dal momento che il numero dei numeri è
infinito, quale ultimo numero vuoi da me?
- E tu quale ultima rivoluzione vuoi? Non c'è un'ultima rivoluzione, le
rivoluzioni sono senza fine.