Re: [Hackmeeting] Comunicazione alla lista dall'assemblea di…

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Auteur: lo|bo
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À: hackmeeting
Sujet: Re: [Hackmeeting] Comunicazione alla lista dall'assemblea di Hackmeeting
I-330, assoluto mito! niente da aggiungere nel merito.

ma per questi motivi mi chiedo come mai tutta questa gentilezza (perchè
di gentilezza si tratta) del: "cancelliamoci tutt* e poi inscriviamoci
di nuovo, così le persone che non sono bene accette capiscono"?

la moderazione esplicita è un vero incubo per chi la fa, ve lo dico per
esperienza... Mentre qualcuno ha fatto notare tra le righe che le
cancellazioni d'ufficio sulla lista HM ci sono sempre state, solo non
sono mai state dichiarate alla folla. Era una conseguenza implicita
dello scrivere all'ingresso le paroline "anti" (che sono vuote di per sé).

è brutto? genera potere? cristallizza i ruoli? può essere pericoloso? la
pratica politica del consenso e della condivisione continua-forzata è
più bella esteticamente e ci si sente più sagg*? Ho sempre il sospetto
che in questi discorsi ci sia del cattolicesimo di fondo che mi irrita e
ho anche il sospetto che alla fine si arriverà comunque ai ban, solo
dichiarandoli, creando flame pubblici sulla censura e noia infinita,
pensieri miei e irrilevanti per lo più... macchì lo sa, guardo alla
decisione dell'assemblea con curiosità.

C'è un piccolo rischio però, forse lo avete già valutato. Hackmeeting è
un immaginario più ampio delle persone che lo organizzano fattivamente
di anno in anno. Questo può creare a volte fastidio ma anche
quell'immaginario ampio che raggiunge molte più persone è la sua forza,
lo ha fatto vivere nel tempo. è vero che reinscriversi non costa niente
a chi lo ha attraversato negli anni. Però mi guarderei bene dal
considerarli elementi inutili e irrilevanti, o addirittura pesi, perchè
si rischia la creazione di una comunità chiusa e ripiegata su se stessa
(non è una critica a nessuno, solo una ipotesi).

è un po' come un albero secolare che vicino al tronco ha delle fronde
che coprono il sole, decidere per la potatura radicale può servire ma
c'è il rischio che si taglino rami che non si scorgevano, che
producevano linfa inconsapevole. Poi però è anche vero che tutto si
rigenera in modi diversi...

arrivederci, forse :-)
lo


Il 20/06/24 13:46, I-330 via Hackmeeting ha scritto:
> condivido parte della cose che hai detto ma voglio chiarire due punti
> sulla natura del dibattito nei campus statunitensi perche' tu li stai
> prendendo come dati assodati e invece richiedono contestualizzazione.
> dato che le tue conclusioni si basano sull'interpretazione che Lukianoff
> e Haidt danno del dibattito sull'inclusivita' nei campus, penso sia
> doveroso menzionare per chi non sta negli USA che i dati da cui parti
> sono tendenziosi, falsi, e originati nel contesto della destra
> antiabortista.
>
> La mail e' lunga ma questo e' l'outline:
> 1 - Lukianoff e Haidt hanno mentito nei casi e nelle statistiche che
> presentano, inoltre sono noti repubblicani schierati contro varie
> battaglie di uguaglianza sociale che sottoscrivono l'idea che il
> progresso avviene naturalmente senza che i gruppi sociali si battano per
> esso
> 2 - non e' vero che ci sono molti professori licenziati per una parola
> di troppo (men che meno sui temi di inclusivita'), esiste
> un'infrastruttura mediatica repubblicana che cerca questi casi e li
> pubblicizza per generare un panico morale. la maggior parte di chi perde
>  il lavoro in universita' per posizioni politiche e' gente che si
> schiera pro-Palestina o contro l'esercito
> 3 - ho scritto la mia esperienza insegnando linguistica di genere in un
> campus USA per disegnare il contesto che Lukianoff e Haidt decidono di
> ignorare
>
>
>
> Il 2024-06-20 09:19 yattaman ha scritto:
>>
>> Perdonate la lunghezza, ma vi cito il passaggio di un libro dedicato
>> al tema, che secondo me è molto utile per inquadrare la questione,
>> "The coddling of the American mind", di Greg Lukianoff e Jonathan
>> Haidt, che risale al 2018:
>
> Lukianoff e Haidt sono noti e dichiarati conservatori, anti-abortisti,
> razzisti, anti-semiti. Il libro che citi e' stato criticato da molte
> parti perche' gli aneddoti sono riportati solo parzialmente e senza
> contraddittorio, le statistiche inventate, e gli autori hanno il
> dichiarato obiettivo di dire agli studenti in lotta nei campus
> statunitensi che il progresso accade naturalmente. Questo podcast
> [https://www.buzzsprout.com/2040953/12404629-the-coddling-of-the-american-mind] ha dedicato un episodio molto ben fatto ricercando i casi riportati nel libro e dimostrando come siano stati essenzialmente ricostruiti in maniera errata.
>
> Il famoso "caso" della Brown University e' stato gonfiato fuori
> proporzione e il loro resoconto e' basato interamente sulla percezione
> del caso fatta dai gruppi repubblicani in campus. Ovviamente i "safe
> space" non funzionano come vengono descritti. Aggiungerei, il
> significato di "rape culture" non e' quello proposto nello stralcio che
> hai copiato qui (e, francamente, e' stancante doverlo andare a spiegare
> continuamente a gente 'studiata' che volutamente lo fraintende).
>
> Se vogliamo parlare di safe spaces, frizioni culturali, problemi nel
> adottare velocemente le istanze di gruppi minoritari che esprimono
> identita' che noi non ci sentiamo, ben venga. Per favore non facciamolo
> partendo dalle riflessioni di due razzisti misogini che hanno scritto
> l'ennesimo libro di panico morale sul fatto che 'gli studenti oggi non
> sanno piu' confrontarsi col pensiero critico'. E' di ieri la notizia che
> due professori della Texas university hanno fatto causa all'universita'
> per avere il diritto di bocciare le studentesse che saltano una classe
> per ottenere un aborto. Questa e' la liberta' di espressione per cui gli
> autori del libro si battono.
>
> E aggiungo per essere chiara: nessun rancore per te che citi questo
> libro, ma sappi che arriva da una specifica storia politica negli USA e
> che gli autori hanno chiaramente espresso posizioni politiche che io non
> mi sento di condividere (e spero molta gente qui dentro sia d'accordo).
> Non so se la consapevolezza su chi sia sta gente sia arrivata in Italia.
> Se non e' arrivata, ora lo sapete.
>
>> Con le cronache internazionali piene di professori sospesi dalle
>> università perché hanno detto una parola considerata di troppo, per un
>> lavoro per esempio consegnato in ritardo o persino a volte per un
>> incoraggiamento. E le richieste degli studenti di indicare come
>> "triggering" questo o quel corso. E gli atenei che, a chi fa domanda
>> di ingresso, fanno una quindicina di domande sulla loro vita sessuale.
>
> TW: transfobia
>
> Questo dato e' semplicemente falso. La quantita' di professori che viene
> licenziata per "aver detto una parola di troppo" non colpisce la gente
> che non si fa portatrice di istanze progressiste abbastanza velocemente
> (e.g. da casi reali: fa misgendering continuo degli studenti, commenta
> il corpo delle proprie studentesse, o dice che le donne dovrebbero
> essere escluse dalle universita'). Viene licenziato chi prende posizioni
> contro Israele, parla di Palestina in classe, difende i propri studenti
> quando le universita' danno il permesso alla polizia di entrare in
> campus a manganellare indiscriminatamente. Il caso di Angela Davis
> licenziata perche' comunista e' MOLTO piu' comune di un qualsiasi
> stupratore non pentito col dottorato che viene nel migliore dei casi
> sospeso per una settimana.
>
> Due fatti sono veri:
> - le destre mondiali hanno costruito un'infrastruttura di generazione di
> panico morale attorno alle rivendicazioni di comunita' di colore,
> sindacati, persone trans-queer-non binarie, donne e inflazionano i casi
> di gente che viene resa responsabile delle proprie azioni per generare
> un dibattito fazioso sulla 'liberta' di espressione' (il libro che citi
> e' un esempio di questa infrastruttura)
> - i casi di gente che e' stata 'sospesa' per aver 'detto una parola di
> troppo' sono sempre molto piu' complicati ed estesi nel tempo,
> riguardano sempre professori che superano la linea della decenza umana
> in maniere estese nel tempo. fare misgendering di una studentessa una
> volta non ha mai fatto licenziare nessuno. bullizzare una studentessa
> per un semestre chiedendole di parlare dei suoi genitali, si'. spero sia
> ovvio che i due casi sono abbastanza diversi.
>
> -----------------------
> TW: violenza di genere, transfobia, misoginia
>
> Perche' chi legge possa contestualizzare la situazione negli USA, questa
> e' la mia esperienza insegnando linguistica di genere in una universita'
> californiana R1, un posto dove i repubblicani dicono che la censura
> morale regna imperante e vieni discriminato per non essere 'woke'.
> Questo e' come funziona un semestre di questa classe dal mio punto di
> vista (di 'fascista-antifascista woke'):
>
> - al corso si iscrivono studenti del gruppo repubblicano in campus solo
> per dirottare le conversazioni. l'obiettivo di questa gente non e'
> passare il corso ma solo dare a chi insegna valutazioni basse per
> cercare di far chiudere il corso e rendere le discussioni una pena per
> chiunque
> - la settimana in cui parliamo di cultura dello stupro a ricevimento mi
> arrivano almeno 10 persone su 60 a chiedermi di poter saltare le lezioni
> perche' sono sopravvissute di violenza di genere. mi spiegano la loro
> situazione in dettaglio, cosa che e' di una pesantezza emotiva infinita
> (questo non succede ai colleghi uomini cis). in classe, i repubblicani
> 'stanno solo facendo domande' e costantemente chiedono 'perche' le donne
> non dicono di no?' 'ma non puo' essere che in fin dei conti vi piace?'
> etc etc.
> - la settimana in cui parliamo di biologia, genere, e sesso le 'domande'
> sono fondamentalmente lunghe lamentele sul fatto che le persone trans
> non dovrebbero esistere. io non li fermo perche', per quanto assurdo
> possa sembrare, l'universita' mi richiede di garantire la liberta' di
> espressione anche al pezzo di merda che ha deciso di umiliare le persone
> trans in classe. alla fine della classe cerco di controllare come stanno
> gli studenti che mi hanno detto essere non binari o trans. stanno di
> merda. io non posso fare niente se non dire che 'mi dispiace', ma dentro
> sto ribollendo di rabbia, impotenza, e senso di colpa.
> - di solito assegniamo compiti scritti a casa e li correggiamo in classe
> insieme per generare dibattito. smetto di farlo perche' il contenuto di
> alcuni di questi temi e' un lungo elenco di odio verso donne, persone
> non binarie, queer, trans, etc. non sottraggo voti a queste posizioni a
> meno che non abbiano analisi linguistiche sbagliate, ma anche in questo
> caso ho sempre studenti che vengono a lamentarsi a ricevimento dicendomi
> che sono incompetente.
> - negli esami questa gente mi dice in faccia che io dovrei essere a casa
> e non davanti a loro ad amministrare l'esame perche' loro credono nei
> ruoli di genere tradizionali. in classe vengo costantemente interrotta.
> - alla fine del corso, invariabilmente, ricevo commenti del tipo
> 'insegna le sue opinioni politiche, pero' che bel culo' (dove pone
> 'opinioni politiche' leggasi 'abbiamo letto Judith Butler in classe
> perche' e' parte del programma di esame')
>
> Ora moltiplicate questa esperienza per ogni dipartimento che insegna
> corsi vagamente attinenti alla politica e per ogni persona che non sia
> uomo bianco cis. Questo e' quello che chi insegna razza, genere,
> religione, sessualita', etc sperimenta ogni giorno in universita'. Alla
> fine del corso, ti prendi una settimana di pausa e ricominci da capo con
> altri pezzi di merda che 'vogliono solo fare domande'. Tre volte
> all'anno, per 30 settimane, io sento uomini bianchi cis ripetermi queste
> cose come se fosse la prima volta che le sento e reagire alla mia noia
> con fastidio perche' pensano sempre che la loro posizione sia unica.
> Come se non avessi mai sentito nella vita una lamentela sul linguaggio
> inclusivo o non avessi mai sentito dire che la mia biologia mi richiede
> di avere figli, e non avessi mai pensato seriamente a nessuna di queste
> questioni, e adesso arriva lui, il maschio, a illuminare il mio cammino.
> E poverino ci rimane male che la mia reazione e' lo sbadiglio. La parte
> piu' ridicola e' questa gente non crede mai che si siano altri uomini
> che hanno gia' pensato a queste obiezioni. Cioe' i baby repubblicani
> sono genuinamente sconvolti nell'apprendere che esistono altri uomini
> contro l'aborto. Io lo ascrivo al fatto che gli uomini cis sono
> socializzati a considerare i loro contributi sempre originali e
> incoraggiati ad esprimerli (ma magari mi sbaglio).
>
> Nel frattempo, fuori dalla mia classe 'woke' transfemminista dove gli
> uomini sono discriminati per le loro posizioni rivoluzionarie (povere
> stelline), in campus ci sono un professore con 23 denunce di stupro, un
> professore che chiede alle sue dottorande trans che cos'hanno nelle
> mutande, un dottorando con 9 colleghe che lo hanno denunciato per
> molestie sessuali documentate (nel mio dipartimento), etc. etc.. Questa
> gente sta saldamente al suo posto da anni senza nessun tipo di
> conseguenza. Il corpo studentesco delle universita' statunitensi non ha
> un apparato mediatico propagandistico che sbandiera i casi giornalieri
> di violenza a cui e' sottoposto, quindi questa violenza non esiste.
>
> ----------------------------
>
> Perche' ho raccontato queste cose? Perche' questa e' la realta' del
> paradiso 'woke' che ci fa paura: un posto dove la violenza verso le
> minoranze esiste quotidianamente e gli uomini bianchi cis piangono il
> loro discomfort nello scoprire che stanno perdendo potere e che la loro
> esperienza non e' il centro del mondo.
>
> Hai portato una serie di questioni interessanti, ma io voglio
> aggiungerne alcune dal punto di vista di chi le 'micro' aggressioni le
> subisce quotidianamente (e in forma molto minore di altri gruppi, sia
> chiaro). Per cui ti (impersonale) chiedo:
>
> - dici che esiste un problema di linguaggio, generazione, cultura, e
> dobbiamo dare il tempo di acquisire e imparare i concetti di genere,
> razza, etc.. assolutamente d'accordo.
> aggiungiamo: quando possiamo dire che avete avuto abbastanza tempo e
> risorse per imparare e non avete piu' diritto alla comprensione? il
> movimento femminista in italia esiste dagli anni '70, le rivendicazioni
> queer e trans sono 'mainstream' da almeno dieci anni. a che punto posso
> concludere che semplicemente non hai voglia di imparare? e a che punto
> ritieni lecito che il soggetto che ti sta chiedendo di fare dei cambi
> risponda senza la customer care personality e ti mandi affanculo?
>
> - relazionato al punto prima: possiamo rispondere con reazioni diverse
> dalla comprensione amorevole quando sperimentiamo una 'micro'
> aggressione? abbiamo diritto alla stanchezza e all'overwhelm mentale
> quando spieghiamo a qualcuno per l'ennesima volta un aggiustamento tanto
> semplice quanto usare uno specifico pronome perche' per noi e'
> importante? abbiamo il diritto a fare una richiesta e a non dover
> giustificare il perche' della richiesta ogni volta come se fosse un
> dibattito filosofico dove una delle parti non ha niente da perdere se
> non il tempo e l'altra lo vive come l'ennesima richiesta di
> giustificazione del diritto della sua identita' all'esistenza?
>
> esempio personale di questi due punti: il dibattito sull'asterisco di
> quest'anno per me e' stato semplicemente ridicolo, sia per il messaggio
> sia per il contesto in cui si e' generato. Devo credere che gente che di
> lavoro scrive espressioni regolari non e' capace di comprendere un
> asterisco quando lo vede in un testo? (il cazzo di asterisco, non la
> schwa! e' in giro almeno dal 2001!). Davanti a questa finta
> incompetenza, io voglio avere la possibilita' di smettere di essere
> carina, sorridente, e rassicurante nel farvi notare che per me e' un
> problema interagire con gente che ha le stesse posizioni della destra
> misogina transfobica e antiabortista statunitense. voglio avere la
> possibilita' di dire che io non ho voglia di relazionarmi seriamente con
> chi propone posizioni ascientifiche sul linguaggio inclusivo. infine,
> voglio poter dire che il vostro discomfort nel sentirvi chiamare
> misogini etc. non e' lontanamente paragonabile al mio 'discomfort' del
> crescere imparando a modificare ogni aspetto della mia personalita' nel
> tentativo (fallimentare) di recuperare il controllo su come l'uomo
> davanti a me decidera' di reagire alla mia persona.
>
> ---- BACI PERUGINA:
>
> Io ad hackmeeting ho incontrato un sacco di uomini cis molto migliori
> della media che incontro quotidianamente. So che alcune compagne
> condividono questa posizione con me e so che altre non la condividono.
> Sono molto felice del fatto di aver avuto l'opportunita' di incontrare
> questi compagni, pero' non ho biscottini da dare a nessuno. Il minimo
> che e' richiesto per stare in uno spazio cosi' e' l'apertura alla
> decostruzione di quello che abbiamo interiorizzato. Il dibattito in
> buona fede ben venga, le cagate a-la-programmazione neurolinguistica sul
> lavaggio del cervello 'woke' ad opera del linguaggio inclusivo NON SONO
> dibattito in buona fede e non vanno intese come tale. Vedasi: sealioning
> (https://en.wikipedia.org/wiki/Sealioning).
>
> Per me e' fondamentale capire la differenza tra questi due concetti e
> smettere di giustificare l'incompetenza programmata di gente a cui
> semplicemente non frega niente di aprirsi al dibattito. E non dico
> neanche che questa gente vada esclusa: se non volete farvi portatori di
> istanze di uguaglianza di genere (o altro) che non condividete, va
> benissimo. Pero' va anche bene che ci sia chi non vuole essere vostra
> amica perche' attorno a voi non si sente a suo agio. Purtroppo la
> sicurezza, la fiducia, e le relazioni gioiose con le vostre compagne non
> le costruirete vincendo un dibattito filosofico, quindi valutate voi.
>
> un abbraccio e grazie di aver sollevato il discorso,
> i-330
>
>


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