Re: [Hackmeeting] Comunicazione alla lista dall'assemblea di…

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著者: I-330
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To: HackMeeting
題目: Re: [Hackmeeting] Comunicazione alla lista dall'assemblea di Hackmeeting
condivido parte della cose che hai detto ma voglio chiarire due punti
sulla natura del dibattito nei campus statunitensi perche' tu li stai
prendendo come dati assodati e invece richiedono contestualizzazione.
dato che le tue conclusioni si basano sull'interpretazione che Lukianoff
e Haidt danno del dibattito sull'inclusivita' nei campus, penso sia
doveroso menzionare per chi non sta negli USA che i dati da cui parti
sono tendenziosi, falsi, e originati nel contesto della destra
antiabortista.

La mail e' lunga ma questo e' l'outline:
1 - Lukianoff e Haidt hanno mentito nei casi e nelle statistiche che
presentano, inoltre sono noti repubblicani schierati contro varie
battaglie di uguaglianza sociale che sottoscrivono l'idea che il
progresso avviene naturalmente senza che i gruppi sociali si battano per
esso
2 - non e' vero che ci sono molti professori licenziati per una parola
di troppo (men che meno sui temi di inclusivita'), esiste
un'infrastruttura mediatica repubblicana che cerca questi casi e li
pubblicizza per generare un panico morale. la maggior parte di chi perde
il lavoro in universita' per posizioni politiche e' gente che si
schiera pro-Palestina o contro l'esercito
3 - ho scritto la mia esperienza insegnando linguistica di genere in un
campus USA per disegnare il contesto che Lukianoff e Haidt decidono di
ignorare



Il 2024-06-20 09:19 yattaman ha scritto:
>
> Perdonate la lunghezza, ma vi cito il passaggio di un libro dedicato
> al tema, che secondo me è molto utile per inquadrare la questione,
> "The coddling of the American mind", di Greg Lukianoff e Jonathan
> Haidt, che risale al 2018:


Lukianoff e Haidt sono noti e dichiarati conservatori, anti-abortisti,
razzisti, anti-semiti. Il libro che citi e' stato criticato da molte
parti perche' gli aneddoti sono riportati solo parzialmente e senza
contraddittorio, le statistiche inventate, e gli autori hanno il
dichiarato obiettivo di dire agli studenti in lotta nei campus
statunitensi che il progresso accade naturalmente. Questo podcast
[https://www.buzzsprout.com/2040953/12404629-the-coddling-of-the-american-mind]
ha dedicato un episodio molto ben fatto ricercando i casi riportati nel
libro e dimostrando come siano stati essenzialmente ricostruiti in
maniera errata.

Il famoso "caso" della Brown University e' stato gonfiato fuori
proporzione e il loro resoconto e' basato interamente sulla percezione
del caso fatta dai gruppi repubblicani in campus. Ovviamente i "safe
space" non funzionano come vengono descritti. Aggiungerei, il
significato di "rape culture" non e' quello proposto nello stralcio che
hai copiato qui (e, francamente, e' stancante doverlo andare a spiegare
continuamente a gente 'studiata' che volutamente lo fraintende).

Se vogliamo parlare di safe spaces, frizioni culturali, problemi nel
adottare velocemente le istanze di gruppi minoritari che esprimono
identita' che noi non ci sentiamo, ben venga. Per favore non facciamolo
partendo dalle riflessioni di due razzisti misogini che hanno scritto
l'ennesimo libro di panico morale sul fatto che 'gli studenti oggi non
sanno piu' confrontarsi col pensiero critico'. E' di ieri la notizia che
due professori della Texas university hanno fatto causa all'universita'
per avere il diritto di bocciare le studentesse che saltano una classe
per ottenere un aborto. Questa e' la liberta' di espressione per cui gli
autori del libro si battono.

E aggiungo per essere chiara: nessun rancore per te che citi questo
libro, ma sappi che arriva da una specifica storia politica negli USA e
che gli autori hanno chiaramente espresso posizioni politiche che io non
mi sento di condividere (e spero molta gente qui dentro sia d'accordo).
Non so se la consapevolezza su chi sia sta gente sia arrivata in Italia.
Se non e' arrivata, ora lo sapete.

> Con le cronache internazionali piene di professori sospesi dalle
> università perché hanno detto una parola considerata di troppo, per un
> lavoro per esempio consegnato in ritardo o persino a volte per un
> incoraggiamento. E le richieste degli studenti di indicare come
> "triggering" questo o quel corso. E gli atenei che, a chi fa domanda
> di ingresso, fanno una quindicina di domande sulla loro vita sessuale.


TW: transfobia

Questo dato e' semplicemente falso. La quantita' di professori che viene
licenziata per "aver detto una parola di troppo" non colpisce la gente
che non si fa portatrice di istanze progressiste abbastanza velocemente
(e.g. da casi reali: fa misgendering continuo degli studenti, commenta
il corpo delle proprie studentesse, o dice che le donne dovrebbero
essere escluse dalle universita'). Viene licenziato chi prende posizioni
contro Israele, parla di Palestina in classe, difende i propri studenti
quando le universita' danno il permesso alla polizia di entrare in
campus a manganellare indiscriminatamente. Il caso di Angela Davis
licenziata perche' comunista e' MOLTO piu' comune di un qualsiasi
stupratore non pentito col dottorato che viene nel migliore dei casi
sospeso per una settimana.

Due fatti sono veri:
- le destre mondiali hanno costruito un'infrastruttura di generazione di
panico morale attorno alle rivendicazioni di comunita' di colore,
sindacati, persone trans-queer-non binarie, donne e inflazionano i casi
di gente che viene resa responsabile delle proprie azioni per generare
un dibattito fazioso sulla 'liberta' di espressione' (il libro che citi
e' un esempio di questa infrastruttura)
- i casi di gente che e' stata 'sospesa' per aver 'detto una parola di
troppo' sono sempre molto piu' complicati ed estesi nel tempo,
riguardano sempre professori che superano la linea della decenza umana
in maniere estese nel tempo. fare misgendering di una studentessa una
volta non ha mai fatto licenziare nessuno. bullizzare una studentessa
per un semestre chiedendole di parlare dei suoi genitali, si'. spero sia
ovvio che i due casi sono abbastanza diversi.

-----------------------
TW: violenza di genere, transfobia, misoginia

Perche' chi legge possa contestualizzare la situazione negli USA, questa
e' la mia esperienza insegnando linguistica di genere in una universita'
californiana R1, un posto dove i repubblicani dicono che la censura
morale regna imperante e vieni discriminato per non essere 'woke'.
Questo e' come funziona un semestre di questa classe dal mio punto di
vista (di 'fascista-antifascista woke'):

- al corso si iscrivono studenti del gruppo repubblicano in campus solo
per dirottare le conversazioni. l'obiettivo di questa gente non e'
passare il corso ma solo dare a chi insegna valutazioni basse per
cercare di far chiudere il corso e rendere le discussioni una pena per
chiunque
- la settimana in cui parliamo di cultura dello stupro a ricevimento mi
arrivano almeno 10 persone su 60 a chiedermi di poter saltare le lezioni
perche' sono sopravvissute di violenza di genere. mi spiegano la loro
situazione in dettaglio, cosa che e' di una pesantezza emotiva infinita
(questo non succede ai colleghi uomini cis). in classe, i repubblicani
'stanno solo facendo domande' e costantemente chiedono 'perche' le donne
non dicono di no?' 'ma non puo' essere che in fin dei conti vi piace?'
etc etc.
- la settimana in cui parliamo di biologia, genere, e sesso le 'domande'
sono fondamentalmente lunghe lamentele sul fatto che le persone trans
non dovrebbero esistere. io non li fermo perche', per quanto assurdo
possa sembrare, l'universita' mi richiede di garantire la liberta' di
espressione anche al pezzo di merda che ha deciso di umiliare le persone
trans in classe. alla fine della classe cerco di controllare come stanno
gli studenti che mi hanno detto essere non binari o trans. stanno di
merda. io non posso fare niente se non dire che 'mi dispiace', ma dentro
sto ribollendo di rabbia, impotenza, e senso di colpa.
- di solito assegniamo compiti scritti a casa e li correggiamo in classe
insieme per generare dibattito. smetto di farlo perche' il contenuto di
alcuni di questi temi e' un lungo elenco di odio verso donne, persone
non binarie, queer, trans, etc. non sottraggo voti a queste posizioni a
meno che non abbiano analisi linguistiche sbagliate, ma anche in questo
caso ho sempre studenti che vengono a lamentarsi a ricevimento dicendomi
che sono incompetente.
- negli esami questa gente mi dice in faccia che io dovrei essere a casa
e non davanti a loro ad amministrare l'esame perche' loro credono nei
ruoli di genere tradizionali. in classe vengo costantemente interrotta.
- alla fine del corso, invariabilmente, ricevo commenti del tipo
'insegna le sue opinioni politiche, pero' che bel culo' (dove pone
'opinioni politiche' leggasi 'abbiamo letto Judith Butler in classe
perche' e' parte del programma di esame')

Ora moltiplicate questa esperienza per ogni dipartimento che insegna
corsi vagamente attinenti alla politica e per ogni persona che non sia
uomo bianco cis. Questo e' quello che chi insegna razza, genere,
religione, sessualita', etc sperimenta ogni giorno in universita'. Alla
fine del corso, ti prendi una settimana di pausa e ricominci da capo con
altri pezzi di merda che 'vogliono solo fare domande'. Tre volte
all'anno, per 30 settimane, io sento uomini bianchi cis ripetermi queste
cose come se fosse la prima volta che le sento e reagire alla mia noia
con fastidio perche' pensano sempre che la loro posizione sia unica.
Come se non avessi mai sentito nella vita una lamentela sul linguaggio
inclusivo o non avessi mai sentito dire che la mia biologia mi richiede
di avere figli, e non avessi mai pensato seriamente a nessuna di queste
questioni, e adesso arriva lui, il maschio, a illuminare il mio cammino.
E poverino ci rimane male che la mia reazione e' lo sbadiglio. La parte
piu' ridicola e' questa gente non crede mai che si siano altri uomini
che hanno gia' pensato a queste obiezioni. Cioe' i baby repubblicani
sono genuinamente sconvolti nell'apprendere che esistono altri uomini
contro l'aborto. Io lo ascrivo al fatto che gli uomini cis sono
socializzati a considerare i loro contributi sempre originali e
incoraggiati ad esprimerli (ma magari mi sbaglio).

Nel frattempo, fuori dalla mia classe 'woke' transfemminista dove gli
uomini sono discriminati per le loro posizioni rivoluzionarie (povere
stelline), in campus ci sono un professore con 23 denunce di stupro, un
professore che chiede alle sue dottorande trans che cos'hanno nelle
mutande, un dottorando con 9 colleghe che lo hanno denunciato per
molestie sessuali documentate (nel mio dipartimento), etc. etc.. Questa
gente sta saldamente al suo posto da anni senza nessun tipo di
conseguenza. Il corpo studentesco delle universita' statunitensi non ha
un apparato mediatico propagandistico che sbandiera i casi giornalieri
di violenza a cui e' sottoposto, quindi questa violenza non esiste.

----------------------------

Perche' ho raccontato queste cose? Perche' questa e' la realta' del
paradiso 'woke' che ci fa paura: un posto dove la violenza verso le
minoranze esiste quotidianamente e gli uomini bianchi cis piangono il
loro discomfort nello scoprire che stanno perdendo potere e che la loro
esperienza non e' il centro del mondo.

Hai portato una serie di questioni interessanti, ma io voglio
aggiungerne alcune dal punto di vista di chi le 'micro' aggressioni le
subisce quotidianamente (e in forma molto minore di altri gruppi, sia
chiaro). Per cui ti (impersonale) chiedo:

- dici che esiste un problema di linguaggio, generazione, cultura, e
dobbiamo dare il tempo di acquisire e imparare i concetti di genere,
razza, etc.. assolutamente d'accordo.
aggiungiamo: quando possiamo dire che avete avuto abbastanza tempo e
risorse per imparare e non avete piu' diritto alla comprensione? il
movimento femminista in italia esiste dagli anni '70, le rivendicazioni
queer e trans sono 'mainstream' da almeno dieci anni. a che punto posso
concludere che semplicemente non hai voglia di imparare? e a che punto
ritieni lecito che il soggetto che ti sta chiedendo di fare dei cambi
risponda senza la customer care personality e ti mandi affanculo?

- relazionato al punto prima: possiamo rispondere con reazioni diverse
dalla comprensione amorevole quando sperimentiamo una 'micro'
aggressione? abbiamo diritto alla stanchezza e all'overwhelm mentale
quando spieghiamo a qualcuno per l'ennesima volta un aggiustamento tanto
semplice quanto usare uno specifico pronome perche' per noi e'
importante? abbiamo il diritto a fare una richiesta e a non dover
giustificare il perche' della richiesta ogni volta come se fosse un
dibattito filosofico dove una delle parti non ha niente da perdere se
non il tempo e l'altra lo vive come l'ennesima richiesta di
giustificazione del diritto della sua identita' all'esistenza?

esempio personale di questi due punti: il dibattito sull'asterisco di
quest'anno per me e' stato semplicemente ridicolo, sia per il messaggio
sia per il contesto in cui si e' generato. Devo credere che gente che di
lavoro scrive espressioni regolari non e' capace di comprendere un
asterisco quando lo vede in un testo? (il cazzo di asterisco, non la
schwa! e' in giro almeno dal 2001!). Davanti a questa finta
incompetenza, io voglio avere la possibilita' di smettere di essere
carina, sorridente, e rassicurante nel farvi notare che per me e' un
problema interagire con gente che ha le stesse posizioni della destra
misogina transfobica e antiabortista statunitense. voglio avere la
possibilita' di dire che io non ho voglia di relazionarmi seriamente con
chi propone posizioni ascientifiche sul linguaggio inclusivo. infine,
voglio poter dire che il vostro discomfort nel sentirvi chiamare
misogini etc. non e' lontanamente paragonabile al mio 'discomfort' del
crescere imparando a modificare ogni aspetto della mia personalita' nel
tentativo (fallimentare) di recuperare il controllo su come l'uomo
davanti a me decidera' di reagire alla mia persona.

---- BACI PERUGINA:

Io ad hackmeeting ho incontrato un sacco di uomini cis molto migliori
della media che incontro quotidianamente. So che alcune compagne
condividono questa posizione con me e so che altre non la condividono.
Sono molto felice del fatto di aver avuto l'opportunita' di incontrare
questi compagni, pero' non ho biscottini da dare a nessuno. Il minimo
che e' richiesto per stare in uno spazio cosi' e' l'apertura alla
decostruzione di quello che abbiamo interiorizzato. Il dibattito in
buona fede ben venga, le cagate a-la-programmazione neurolinguistica sul
lavaggio del cervello 'woke' ad opera del linguaggio inclusivo NON SONO
dibattito in buona fede e non vanno intese come tale. Vedasi: sealioning
(https://en.wikipedia.org/wiki/Sealioning).

Per me e' fondamentale capire la differenza tra questi due concetti e
smettere di giustificare l'incompetenza programmata di gente a cui
semplicemente non frega niente di aprirsi al dibattito. E non dico
neanche che questa gente vada esclusa: se non volete farvi portatori di
istanze di uguaglianza di genere (o altro) che non condividete, va
benissimo. Pero' va anche bene che ci sia chi non vuole essere vostra
amica perche' attorno a voi non si sente a suo agio. Purtroppo la
sicurezza, la fiducia, e le relazioni gioiose con le vostre compagne non
le costruirete vincendo un dibattito filosofico, quindi valutate voi.

un abbraccio e grazie di aver sollevato il discorso,
i-330


--
- Ma, I-330, questo è assurdo. Dal momento che il numero dei numeri è
infinito, quale ultimo numero vuoi da me?

- E tu quale ultima rivoluzione vuoi? Non c'è un'ultima rivoluzione, le
rivoluzioni sono senza fine.