[nuovopci] Rete dei Comunisti e Partito dei CARC: parole mol…

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Autore: Delegazione Npci
Data:  
To: Npci Inter
Oggetto: [nuovopci] Rete dei Comunisti e Partito dei CARC: parole moleste o argomentazioni serie ...
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_Avviso ai naviganti_ 137 - 19 marzo 2024

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Rete dei Comunisti e Partito dei CARC: parole moleste o argomentazioni
serie per la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato
italiano?

La rivista _Contropiano _(www.contropiano.org) legata a Rete dei
Comunisti ha pubblicato il 14.03.2024 l'articolo _Rumori molesti intorno
alla morte di Barbara Balzerani_ [6] in cui la sua redazione denuncia la
presa di posizione [7] del Partito dei CARC del 05.03.2024 (che a sua
volta riprende l'Avviso ai naviganti 61 _Barbara Balzerani o Pippo
Assan?_ [8]_ _- 5 aprile 2016) sulla morte di Barbara Balzerani - ex
membro delle Brigate Rosse (BR) - e sulla manipolazione, intossicazione
e diversione alimentate dalle autorità della Repubblica Pontificia sulla
stagione della lotta armata.

Il (n)PCI sarebbe stato ben lieto di entrare in dibattito franco e
aperto con la redazione di _Contropiano_ partendo dall'articolo sopra
citato. Tuttavia, a parte gli insulti e i "consigli" rivolti al P.CARC a
restare in silenzio e a non infangare la memoria di una compagna di
fatto pentitasi di aver fatto parte delle BR, nell'articolo non vi sono
argomentazioni serie e critiche relative al bilancio dell'opera delle
Organizzazioni Comuniste Combattenti (OCC), di cui le BR furono
l'organismo capofila, realizzato dalla Carovana del (n)PCI e dettagliato
nell'opuscolo _Cristoforo Colombo_ [9] (1988) firmato da Pippo Assan,
che invitiamo i nostri simpatizzanti e lettori e i curiosi della lotta
armata in Italia a studiare.

Evidentemente, _Contropiano _e_ _Rete dei Comunisti si sottraggono al
dibattito perché oltre a seminare disfattismo, rassegnazione e "pietà"
verso i compagni che hanno provato a compiere l'"assalto al cielo" nel
secolo scorso nel nostro paese, non hanno il necessario coraggio
politico di discostarsi dal pentitismo e dalla dissociazione e rendere
onore alla propria "storia anomala", cioè al fatto che Rete dei
Comunisti non è figlia dell'approdo della corrosione e della
disgregazione del vecchio PCI (nel 1991 con Occhetto), ma del movimento
degli anni Settanta e della lotta armata proprio come, in varia misura,
lo è anche la Carovana del (nuovo)Partito Comunista Italiano.

Quindi, approfittiamo dell'occasione per rilanciare la discussione sul
bilancio dell'opera delle OCC. Esortiamo anche _Contropiano_ e Rete dei
Comunisti a realizzare e discutere con le altre formazioni del movimento
comunista cosciente e organizzato (MCCO) un bilancio vero, non fatto di
memorie romantiche e sentimenti dei protagonisti di quella stagione di
lotta, ma di ragionamenti che alimentano nella classe operaia e nel
resto delle masse popolari fiducia nelle proprie forze e riscossa ai
fini dell'instaurazione del socialismo. Un lavoro simile gioverebbe non
solo all'elaborazione intellettuale di _Contropiano_-Rete dei Comunisti
ma anche a tutto il MCCO italiano.

Nella storia del MCCO italiano le Brigate Rosse, fondate nel 1970, non
furono l'unico organismo a praticare la lotta armata, ma furono
l'organismo che per primo pose apertamente la questione della forma che
la rivoluzione socialista deve assumere nel nostro paese e in generale
nei paesi imperialisti.

Innanzitutto, il movimento della lotta armata e la formazione delle OCC
furono la risposta spontanea (cioè non promossa dal partito comunista e
non guidata dal marxismo) da parte delle masse popolari alla "strategia
della tensione", cioè a un processo terrorista fatto di stragi e
attentati promossi e organizzati dalla parte più reazionaria della
borghesia imperialista italiana. Tale strategia era guidata da USA-NATO
(tramite la rete Gladio con funzione espressamente anticomunista) e
impersonata dalla P2 di Licio Gelli e dall'Ufficio Affari Riservati del
Ministero degli Interni dei governi DC, finalizzata a stroncare le lotte
rivendicative degli anni Sessanta e Settanta (movimento studentesco del
'68, "Autunno caldo" del '69 e creazione dei Consigli di Fabbrica) e,
più complessivamente, lo sviluppo del movimento comunista cosciente e
organizzato.

Nel campo delle OCC le Brigate Rosse emersero e si imposero ponendo
l'obiettivo di "ricostruire il partito comunista tramite la propaganda
armata", di conquistare il potere e instaurare il socialismo.
Applicarono la "linea di massa", uno degli apporti principali del
maoismo: unirsi alle masse popolari sostenendo la sinistra e guidandola
a conquistare il centro e isolare la destra. Da qui il largo seguito
delle BR tra le masse popolari, testimoniato dal loro radicamento nelle
fabbriche più importanti da Torino a Marghera (FIAT, Alfa Romeo,
Siemens, Pirelli, Petrolchimico, ecc.), ma più ancora dalle misure
criminali che la borghesia applicò per contrastarne l'influenza
persistente anche dopo la loro sconfitta: la promozione del pentitismo e
della dissociazione dalla lotta di classe rientrano in questo genere di
misure.

Le Brigate Rosse iniziarono a fare i conti con gli errori e i limiti che
avevano impedito ai partiti comunisti dei paesi imperialisti di condurre
alla vittoria la situazione rivoluzionaria in sviluppo generata dalla
prima crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale [10]
(1900-1945).

Le BR non raggiunsero il loro obiettivo non a causa della forza della
borghesia imperialista italiana e dei suoi complici interni ed esteri
(servizi segreti italiani, CIA o altri organismi), ma a causa dei limiti
della concezione che le guidava e agli errori compiuti.

Quanto alla valutazione dei rapporti tra le masse popolari e la
borghesia imperialista le BR scambiarono la fase culminante della lotta
delle masse per strappare conquiste di civiltà e benessere nell'ambito
della società borghese nell'epoca imperialista, con l'inizio della
rivoluzione socialista.

Quanto ai rapporti tra gruppi e Stati imperialisti, scambiarono
l'attenuazione delle contraddizioni connessa al periodo di ripresa e
sviluppo del capitalismo (1945-1975) con la scomparsa definitiva
dell'antagonismo. Ignorarono l'alternarsi delle crisi generali del
capitalismo con periodi di ripresa dell'accumulazione del capitale: gli
anni '70 erano giusto il periodo di passaggio dal periodo di ripresa e
sviluppo seguito alla Seconda Guerra Mondiale alla seconda crisi
generale per sovrapproduzione assoluta di capitale.

Le BR non riuscirono a impadronirsi della linea di massa e praticarla
consapevolmente in maniera tale da restare all'avanguardia del movimento
delle masse anche nella nuova fase prodotta dall'inizio della seconda
crisi generale del capitalismo. Non trassero le giuste lezioni dal
bilancio del movimento comunista: combinarono illusioni nei paesi
socialisti e nei partiti comunisti diretti dai revisionisti moderni
sovietici, con il disinteresse per l'esperienza storica del movimento
comunista italiano a causa del successo che i revisionisti moderni erano
riusciti a raggiungere in esso. In conseguenza di questi errori, il
legame delle BR con le masse smise di crescere e cominciò anzi ad
affievolirsi.

Le BR abbandonarono il loro obiettivo dichiarato (ricostruire il partito
comunista) e deviarono nel militarismo, cioè ridussero la loro azione e
con essa la sottesa concezione della lotta di classe ad attacchi armati
contro esponenti della classe dominante (Moro, Dozier, ecc.).

Le BR non raggiunsero l'obiettivo dichiarato e si dissolsero, ma torna
ad onore di quelli che ne furono membri e degli attuali prigionieri ed
esuli l'odio viscerale dei criminali responsabili della guerra di
sterminio non dichiarata che colpisce le masse popolari italiane, che
sempre più si intreccia con l'intervento occulto o palese delle Forze
Armate italiane nei paesi oppressi (vedi partecipazione alla missione
Aspides lanciata dall'UE nel Mar Rosso contro la resistenza degli Houthi
dello Yemen) e con guerre anche in Europa.

La lotta condotta dalle BR ha mostrato, per la terza volta nella storia
del movimento comunista del nostro paese dopo il Biennio Rosso
(1919-1920) e la Resistenza (1943-1945), che in un paese imperialista si
possono presentare le condizioni per il passaggio dalla prima alla
seconda fase della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata (dalla
difensiva strategica all'equilibrio strategico). La loro lotta ha
mostrato anche che la possibilità di sfruttare con successo le
condizioni favorevoli dipende strettamente dalla qualità
dell'accumulazione delle forze rivoluzionarie che ha preceduto il loro
presentarsi, ma principalmente dalla linea del partito comunista che la
dirige.

Il (n)PCI ha assimilato la lezione dell'esperienza delle BR, della quale
tengono conto le tesi sulla strategia della guerra popolare
rivoluzionaria di lunga durata e, in particolare, la concezione secondo
cui la rivoluzione socialista non scoppia ma si costruisce.

Noi comunisti dobbiamo aiutare ogni lavoratore ad avere fiducia in sé e
negli altri lavoratori, a osare combattere, osare vincere e instaurare
il socialismo nel proprio paese,

l'unico sbocco positivo all'attuale crisi generale del capitalismo.

In questo modo contribuiamo anche alla rinascita del movimento comunista
negli altri paesi!

Il partito comunista è il fattore decisivo della vittoria!

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Per mettersi in contatto con il Centro del (n)PCI senza essere
individuati e messi sotto controllo dalle Forze dell'Ordine borghese,
una via consiste nell'usare TOR [vedere
https://www.nuovopci.it/contatti/infocont.html], aprire una casella
email con TOR e inviare da essa a una delle caselle del Partito i
messaggi criptati con PGP e con la chiave pubblica del Partito [vedere
https://www.nuovopci.it/contatti/infocont.html].

Links:
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[5]
https://www.nuovopci.it/dfa/2024/137/Avv_nav_137-Rete_dei_Comunisti-Pippo_Assan-Barbara_Balzerani.doc
[6]
https://contropiano.org/news/politica-news/2024/03/14/rumori-molesti-intorno-alla-morte-di-barbara-balzerani-0170280
[7]
https://www.carc.it/2024/03/05/sulla-morte-di-barbara-balzerani-e-la-diversione-sulle-brigate-rosse/
[8] https://nuovopci.it/dfa/avvnav61/avvnav61.html
[9] https://nuovopci.it/scritti/cristof/indlibr.htm
[10]
https://nuovopci.it/scritti/RS/RS_05-06_01.1990/RS_05-06_06_Ancora_su_crisi_sovrapproduzione.html