Quando, esattamente un anno fa, un centinaio di persone perse la vita nel naufragio avvenuto quella notte a Cutro in provincia di Crotone, il Governo italiano non riuscì a far altro che esprimere un formale cordoglio totalmente privo di empatia. Ricordiamo al proposito l’indecente domanda fatta dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ai familiari accorsi da tutta Europa: ‘Conoscete i rischi delle traversate?’
Nei giorni immediatamente successivi, il Consiglio dei Ministri si è riunito proprio a Cutro per emettere l’ennesimo provvedimento emergenziale in materia di immigrazione su proposta della Presidente del Consiglio dei ministri e dei Ministri dell’interno, della giustizia, degli affari esteri e della cooperazione internazionale, del lavoro e delle politiche sociali e dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, di concerto con il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare’.
Oggi il testo approvato quel giorno, aggravato con i successivi provvedimenti vessatori nei confronti delle persone migranti, rende impossibile la vita a decine di migliaia di persone sopravvissute al mare, ostacolando l’ottenimento di un permesso di soggiorno e trattenendo le persone senza permesso fino a 18 mesi nei CPR.
Il Decreto numero 20 del 2023, firmato dal Governo Meloni al completo, venne spacciato per misura pensata per salvare le vite rendendo le partenze meno appetibili. La verità è che il traffico di esseri umani non si ferma trattenendo le persone con muri alle frontiere o nelle nostre città, il traffico di persone finirà quando i muri saranno abbattuti e le persone potranno muoversi liberamente.
A nostro parere, piuttosto che per questo decreto, il naufragio della notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023 dovrebbe essere ricordato per quello che è stato: l’ennesima strage nel Mediterraneo causata dall’ossessione dell’Unione Europea nel difendere i propri confini da un’immaginaria invasione di persone che fuggono dalla guerra, dalle catastrofi climatiche, dalla miseria o, semplicemente, cercano un futuro diverso da quello che il passaporto e i mezzi economici di cui dispongono possono loro offrire.
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