> Date: Fri, 23 Feb 2024 18:47:19 +0100
> From: void <void@???>
> To: HackMeeting <hackmeeting@???>
> Subject: Re: [Hackmeeting] Social e dipendenze
> Message-ID: <ZdjaJ-q5RGGqcB-T@???>
> Content-Type: text/plain; charset=iso-8859-1; format=flowed
>
> (23.Feb 14:40:21) blallo via Hackmeeting wrote:
>> Ciao lista!
>>
>> Volevo buttare qui un link ad un blog post (molto sintetico) che affronta in modo che sento molto affine alla mia esperienza la questione social:
>>
>> https://www.sophiajt.com/youtube-addiction-one-month-sober/
>>
>> È in inglese, spero sia comprensibile. Se serve posso tradurre.
>
> È un argomento di cui sento parlare spesso ultimamente, però mi pare che
> con la parola "social" si tendono ad identificare molte cose
> genericamente.
d'accordissimo
>
> youtube è un social?
> i sistemi di messaggistica (sia quelli mainstream sia quelli autogestiti)
> sono un social?
> le mailing list sono un social?
> il file sharing è un social?
> i siti web sono un social?
>
ehhh non è scontato e difficilmente troveremo un consenso. cioè a
livello tecnico è relativamente più semplice IMHO, ma d'altra parte
persone, giornalisti ecc. impiegano termini in maniera spesso imprecisa.
un contributo che condivido abbastanza è quello Ian Bogost quando
differenzia fra social network (reti di persone che pre-esistono al
social) e social media (in cui le persone sono spinte a farsi
"pubblicità" in vario modo, a prescindere dalle relazioni)
era su The Atlantic, in italiano:
https://www.internazionale.it/magazine/ian-bogost/2022/12/07/la-fine-dei-social-network
> anche io perdo una gran parte del mio tempo in "serendipitous browsing"
> a navigare cose a caso sul web, su wikipedia, su youtube, su soulseek,
> su internet archive, su tracker torrent privati.
> molte cose sono inutili, molte interessanti, quando sono interessanti le
> scarico e le copio, e quando le ritengo veramente interessanti
> interagisco (commento, contatto, discuto).
> ma non mi sono mai posto il problema di avere delle dipendenze (nota a
> margine: trovo sempre inadeguato il ricorrere a termini come "addicted",
> "tossico", etc perchè la dipendenza da sostanze è un problema ben più
> serio).
più o meno grave dipende da se ci sei dentro e come. persone che non
dormono bene, non mangiano o mangiano male, mostrano tendenze suicide e
autolesioniste... beh, son cose serie. il fatto che io personalmente non
subisca tutto ciò non lo rende un problema secondario rispetto alla
dipendenza da sostanze.
sono però d'accorso sul fatto che la metafora-allegoria delle sostanza
NON funziona bene nel caso dei social media. anche se è ben dimostrato
che le UI/UX dei social media di massa sono disegnati ed evoluti per
provocare autoabuso dopaminergico (dopamina endogena, interna al corpo
dell'individuo), ci sono troppe differenze con gli stupefacenti esogeni
(sostanze assunte che sono esterne, non secrete dal corpo
dell'individuo) per confondere le due cose.
non vorrei entrare qui nel perché la metafora-allegoria non funziona
bene, ma vorrei ri-proporre per l'ennesima volta, invece, la
metafora-allegoria del cibo. Vi sono molte gradazioni e tipologie di
intossicazioni possibili con il cibo, molti tipi di organizzazione
produttiva e distributiva. In maniera lasca, come ci preoccupiamo di ciò
che mangiamo e beviamo, di chi lo coltiva confeziona distribuisce e come
ecc ecc, la stessa cura e attenzione dovrebbe essere portata sugli
strumenti digitali e sui social (media)
ci si nutre di immagini, di suoni, di emozioni, di automatismi
comportamentali (tutte cose che nei social media si trovano) che
modificano il carattere e il corpo delle persone: lo stesso accade con
il cibo. Per cui l'allegoria è più azzeccata. Rimane un'allegoria e come
tale andrebbe impiegata: senza spaccare il capello in quattro. cogliendo
gli aspetti creativi.
>
>
> quindi io forse focalizzerei il problema sulla perdita totale del
> controllo dell'attenzione per colpa degli _smartphone_ e del flusso di
> notifiche. la nostra geekness si basa sulla perdita di attenzione (non a
> caso qualcuno si è chiamato "autistici") solo che prima usando solo i
> computer riuscivamo a controllarla, adesso meno.
> suggerimenti pratici:
> - disabilitare TUTTE le notifiche
> - nessuna app di social media, news, intrattenimento
> - grayscale mode (c'è sia su android che ios). se non volete essere
> distratti questa è la soluzione migliore.
>
d'accordissimo. sottolineo tutto questo e molto altro rimane nell'ambito
dell'autodifesa, cioè: ci si sente "sotto attacco" da parte di sistemi
eterodiretti, si cerca di limitare le influenze nefaste. utile,
utilissimo, necessario: e tuttavia è un insieme di risposte
cognitivo-comportamentali a problemi di tipo cognitivo-comportamentale.
infatti si trovano es. nelle proposte di Humane Tech (quelli di "The
Social Dilemma"; quelli che prima hanno inventato lo scroll infinito, il
bottone "mi piace", e poi ci spiegano perché ciò è male...), che noi
chiamiamo "pentiti della Silicon Valley":
https://www.humanetech.com/take-control
piutost che nient, l'è mei piutost, dicono a Milano. OK.
> la mia opinione eretica: per me i social "media" non sono un problema,
> ne il loro design. il problema è la scala, sono comunità troppo grandi e
> generiche: abbiamo bisogno di costruire comunità piccole e con un chiaro
> interesse tematico. ed è la direzione su cui vanno alcune istanze del
> fediverso.
d'accordo per il fediverso, può aiutare. ma la piccola scala non è una
garanzia di uguaglianza nella libertà.
secondo me i social media di massa sono stati strutturati, disegnati,
ecc ecc in maniera estremamente problematica, volutamente intrusiva,
lesiva della privacy, ecc ecc. ma per amore di argomentazione,
supponiamo che il problema non stia nel design, e che stia nella la
scala. ebbene... non mi convince.
perché si rischia di mitizzare l'idea che "piccolo è bello". "piccolo" è
solo... "piccolo". può essere bello finché siamo persone affini, viviamo
relazioni di mutuo aiuto, ecc ecc... ma anche no. Un piccolo paese in
cui tutti sanno tutto di tutti può risultare asfissiante e oppressivo
per persone "devianti" dalle norme sociali vigenti quanto la dittatura
più feroce su larga scala.
vero, sappiamo che 150 (il numero di Dunbar) è tendenzialmente il numero
massimo di persone di cui è possibile mantenere traccia affettiva
(sapere dove sono, cosa fanno, come stanno - più o meno!). Quindi gruppi
oltre le 150 persone necessitano per ragioni cognitive di mediazioni
organizzative. OK. dopodiché si può federare, ovvero scalare
orizzontalmente. OK.
ma la piccola scala non è garanzia di per sé di autonomia e libertà. al
massimo può garantire, come effetto secondario, di evitare l'emersione
di una gerarchia globale (ma potrebbe emergere una gerarchia fissa
autoritaria locale!), evitare lo spreco di troppe risorse (perché in
pochi e in piccolo la distruttività sarà limitata al piccolo e ai pochi)
ecc ecc che è molto, moltissimo, ma per me non abbastanza.
ho argomentato questa faccenda della scala nel capitolo quarto di
"Tecnologie Conviviali", paragrafo "Appunti per un’informatica conviviale"
https://tc.eleuthera.it/capitolo_quarto.html
> l'obiettivo a cui mirare è usare la rete per creare conversazioni e
> comunità, mentre ancora ci limitiamo a parlare solo degli strumenti
> https://www.rheingold.com/texts/artonlinehost.html
>
d'accordo, ma gli strumenti non sono neutri. il "come" è parte del
"cosa". Il metodo è parte del contenuto. Infatti a quel link ci sono
molte "regole", cioè espressioni di "come fare". Il punto del social
media di massa - cibo è che si tratta di un strumento inadeguato a
creare conversazioni e comunità che a me piacciono. Sono strumenti che
inevitabilmente, per la gran parte delle persone, produrranno
assuefazione a determinati automatismi comportamentali, in particolare:
delega strutturale, disinteresse per la privacy, autoabuso
dopaminergico, industrializzazione pesante (per approfittare delle
cosiddette "economie di scala!"), disprezzo per l'autogestione, rinforzo
delle asimmetrie di potere esistenti. Casi divergenti sono possibili,
ovvero usi "devianti"; ma si verificano NONOSTANTE la tossicità di quei
sistemi, non grazie a come sono strutturati.
ciò non toglie, ripeto, che sistemi su piccola scala e federati (es.:
Mastodon) potrebbero essere impiegati per una bella conversazione fra
suprematisti bianchi su come organizzare lo sterminio di tutti gli
altri... organizzando federazioni ultrareazionarie. non perché lo
strumento è neutro, ma perché la piccola scala è necessaria ma non
sufficiente.
insomma la grande scala è di per sé bacata, e la piccola scala non è una
garanzia :D
>
>
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> void
>
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>
ciao
k.
--
"tecnologie conviviali -
https://tc.eleuthera.it"
"pedagogia hacker -
https://circex.org"
"tecnologie appropriate -
https://alekos.net"