[nuovopci] Ex Ilva, Stellantis, Wärtsilä, ex GKN, Portovesme…

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Autore: Delegazione Npci
Data:  
To: Npci Inter
Oggetto: [nuovopci] Ex Ilva, Stellantis, Wärtsilä, ex GKN, Portovesme, TIM… si pone il problema del governo del paese!
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Comunicato CC 5/2024 - 21 febbraio 2024

_[Scaricate il testo del comunicato in Open Office [4] / Word [5]]_

Ex Ilva, Stellantis, Wärtsilä, ex GKN, Portovesme, TIM… solo l'azione di
un governo d'emergenza popolare può interrompere lo smantellamento del
tessuto produttivo del nostro paese!

La classe dominante procede a passo spedito nello smantellamento del
tessuto produttivo del nostro paese. La decisione del gruppo
Arcelor-Mittal di non investire più nello stabilimento dell'ex Ilva di
Taranto, che il ministro delle "Imprese e del Made in Italy" Urso fa
passare come decisione del governo di "estromettere" le multinazionali
non interessate ad investire in Italia, è la dimostrazione del fatto che
i padroni non hanno intenzione di continuare a produrre in Italia tranne
alle proprie condizioni: produrre senza vincoli rispetto alla tutela
ambientale e dei lavoratori, proprio come da ultimo li si è visti fare
il 16 febbraio nel cantiere Esselunga di Firenze. In sostanza, o i
governi di turno (di centro-sinistra [Prodi, D'Alema, Letta, ecc.] o di
centro-destra [Berlusconi, Meloni] che siano) smantellano ciò che resta
delle conquiste che i lavoratori avevano strappato fino agli ultimi anni
'70 quando il movimento comunista era forte, oppure i padroni vanno a
investire in quei paesi che di fatto, per una ragione o l'altra,
garantiscono loro lauti finanziamenti e un costo del lavoro minore. È il
ricatto con cui sbattono sul lastrico decine di migliaia di lavoratori.
Il governo Meloni cerca di distinguersi con qualche cassa integrazione e
promessa di salvaguardare i posti di lavoro e sempre più si distingue
per la repressione.

Identico ricatto è quello portato avanti dalla Stellantis per quanto
riguarda lo stabilimento di Mirafiori: dopo aver approfittato di cassa
integrazione, eco-incentivi e sgravi fiscali per decenni, conviene
produrre in Serbia, Polonia e altri paesi in cui i diritti dei
lavoratori e i vincoli di produzione hanno maglie più larghe con buona
pace dei 12.000 operai di Torino.

Wärtsilä di Trieste, Portovesme nel Sulcis-Iglesiente, TIM, ex Alitalia
e tante altre aziende seguono la stessa strada. Finché i capitalisti
detteranno legge, la liquidazione della produzione industriale nel
nostro paese proseguirà, dosata con l'eliminazione delle conquiste.
Quali che siano le motivazioni che caso per caso i capitalisti, le loro
autorità e i sindacati complici adducono, questa è la fonte comune di
ogni chiusura, delocalizzazione, riduzione di aziende che producono beni
e servizi. E qui sta anche la fonte del malandare generale della nostra
società: dalla disoccupazione all'inquinamento, dalla miseria
all'ignoranza fino alla distruzione della Terra su cui viviamo. L'Italia
è uno dei paesi in cui, quando il movimento comunista nel mondo era
forte, i lavoratori hanno strappato ai padroni maggiori diritti e
conquiste: quanto resta di questi diritti e conquiste basta a rendere
l'Italia un paese poco appetibile per i capitalisti industriali e invece
appetibile per speculazioni finanziarie e immobiliari, per la gestione
su concessione di beni e servizi pubblici, per grandi opere inutili e
dannose, per il turismo mordi e fuggi.

Non sarà il governo Meloni a dare una soluzione positiva a decine di
migliaia di operai a rischio licenziamento: la strada da percorrere è
quella di imporre ai vertici della Repubblica Pontificia un governo
d'emergenza popolare!

La lotta contro lo smantellamento dell'apparato produttivo pone sempre
più apertamente il problema del governo del paese. Emerge chiaramente
anche dalla nota che il Collettivo di Fabbrica dei lavoratori ex GKN ha
diffuso il 18 febbraio scorso [6], a seguito dell'assemblea di
azionariato popolare nord-ovest di Torino: _"Senza intervento pubblico,
Gkn non si salva. Da tempo la proprietà della fabbrica si è disconnessa
da qualsiasi funzione produttiva. La volontà è la distruzione della
capacità produttiva della fabbrica senza alcun altro piano esplicito. La
reindustrializzazione dal basso immaginata dai lavoratori e
l'azionariato popolare sono elementi di controllo operaio, sociale e di
propulsione della creazione di un polo delle energie rinnovabili e della
mobilità leggera a Campi Bisenzio. Non vogliono e non possono
sostituirsi all'intervento pubblico. (…) Non solo senza intervento
pubblico non si salva Gkn. Senza intervento pubblico non c'è nemmeno
salvataggio dei posti di lavoro e transizione ecologica nell'automotive.
Non c'è in generale transizione ecologica e riconversione delle aziende
inquinanti. Né c'è alcuna possibilità di dismettere l'industria bellica
e riconvertirla. Con un combinato di meccanismi - di monopolio dei
grandi gruppi, inerzia, massimizzazione del profitto, assenza di
pianificazione ecc - il mercato è incapace di rispondere a logiche di
pubblica utilità e di piano collettivo. Anche laddove sposa meccanismi
di riconversione ecologica, lo fa parzialmente, tardivamente, in forma
contraddittoria"._

Chi reindustrializza e come? Con quali criteri? Quale governo può
garantire effettivamente che vengano tutelati gli interessi dei
lavoratori e delle masse popolari? Che tipo di governo ha la forza per
impedire le delocalizzazioni e le chiusure delle aziende? Quale governo
può tenere aperte le aziende all'interno di un piano collettivo e che
risponde alle logiche di pubblica utilità? Il (nuovo)PCI afferma che ciò
è possibile solo attraverso l'azione del Governo di Blocco Popolare [7],
un governo d'emergenza che si impone rendendo ingovernabile il paese ai
vertici della Repubblica Pontificia (Vaticano, USA-NATO, UE-BCE,
sionisti, Organizzazioni Criminali e Associazioni Padronali) attraverso
l'azione degli organismi operai e popolari.

Bisogna unire tutte le mobilitazioni in corso e tutti gli organismi
operai e popolari attivi sul territorio nazionale intorno all'obiettivo
comune di cacciare il governo Meloni e costituire un proprio governo di
emergenza, composto da uomini di loro fiducia, revocabili e disposti e
capaci di tradurre in leggi e altre misure politiche le soluzioni
indicate da questi organismi, come hanno dimostrato di fare i tecnici, i
giuristi, gli economisti e gli ingegneri che proprio gli operai della
GKN hanno riunito a Campi Bisenzio per elaborare, su loro indicazione,
il decreto legge antidelocalizzazioni e il piano per la mobilità
sostenibile. Il Governo di Blocco Popolare avrà la forza di imporre le
misure d'emergenza necessarie perché si avvarrà della mobilitazione
della classe operaia e delle masse popolari (quello di cui non si sono
curati Grillo, Conte e il M5S una volta al governo, incompatibilmente
con le loro stesse promesse). È questo l'obiettivo realistico che si
deve porre ogni individuo e organismo che ha a cuore il futuro del paese
e quindi anche la salvaguardia del tessuto produttivo, l'unico sbocco
possibile alle indicazioni e prospettive che lo stesso Collettivo di
Fabbrica GKN si assume con ciò che afferma in chiusura della nota del 18
febbraio: _"che le assemblee di azionariato popolare e quelle per
l'intervento pubblico si moltiplichino. Che lo facciano con l'urgenza di
prevenire la sconfitta di Gkn, ma con la consapevolezza di dovere andare
oltre."_

La lotta contro lo smantellamento dell'apparato produttivo è uno dei
fronti della lotta in corso per creare le condizioni necessarie a
costituire il Governo di Blocco Popolare. È il fronte principale perché
ne sono protagonisti gli operai e gli altri proletari dipendenti da
aziende pubbliche (sanità, scuole, trasporti, altri servizi pubblici in
via di riduzione, privatizzazione, aziendalizzazione). Inoltre
riorganizzare l'apparato produttivo assegnando un lavoro utile e
dignitoso a ogni persona in grado di lavorare e compiti produttivi a
ogni azienda per svolgere le tante (piccole e grandi) opere che servono
a rimettere in sesto il paese è la base per realizzare tutti gli altri
obiettivi della resistenza popolare: dalla tutela e miglioramento
dell'ambiente, alla difesa, miglioramento ed estensione della scuola,
della sanità e degli altri servizi pubblici, alla fine delle
discriminazioni di genere, di nazione e di razza.

Il Governo di Blocco Popolare assegnerà a ogni azienda compiti
produttivi secondo un piano nazionale, eliminerà tutte quelle attività e
produzioni inutili e dannose per l'uomo e per l'ambiente, assegnando
alle aziende altri compiti necessari a soddisfare i bisogni delle masse
popolari e per le relazioni con gli altri paesi, assegnerà a ogni
individuo un lavoro socialmente utile e gli garantirà in cambio le
condizioni necessarie per una vita dignitosa.

Nessuna azienda deve essere chiusa!

Basta con gli speculatori e gli squali delle multinazionali che
depredano il paese!

Nessun lavoratore deve essere licenziato o emarginato!

Avanti nella lotta per costruire il Governo di Blocco Popolare!

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Per mettersi in contatto con il Centro del (n)PCI senza essere
individuati e messi sotto controllo dalle Forze dell'Ordine borghese,
una via consiste nell'usare TOR [vedere
https://www.nuovopci.it/contatti/infocont.html [8]], aprire una casella
email con TOR e inviare da essa a una delle caselle del Partito i
messaggi criptati con PGP e con la chiave pubblica del Partito [vedere
https://www.nuovopci.it/contatti/infocont.html [8]].



Links:
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[3] https://www.nuovopci.it/voce/voce75/indvo75.html
[4]
https://nuovopci.it/voce/comunicati/com2024/com05-24/Com.CC_5.2024_Solo_il_GBP_puo_interrompere_smantellamento_tessuto_produttivo.odt
[5]
https://nuovopci.it/voce/comunicati/com2024/com05-24/Com.CC_5.2024_Solo_il_GBP_puo_interrompere_smantellamento_tessuto_produttivo.doc
[6]
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[7] https://nuovopci.it/dfa/avvnav07.html
[8] https://nuovopci.it/contatti/infocont.html