Re: [Hackmeeting] presentazione di "Comment Homo devint Fabe…

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Autore: arnihacker
Data:  
To: HackMeeting
Oggetto: Re: [Hackmeeting] presentazione di "Comment Homo devint Faber"
Sarebbe bello se qualcuno pavesse parlato anche di archeologia
dei media, dato che non a tutti piace immergersi nelle acque torbide
di un latinese senza prima affrontare una buona palestra con piscina:

Introduzione
Fino a poco tempo fa, la parola “immersione” evocava per i più un paio
di pinne, una bombola e una tuta da sub. Nel giro di pochi anni, essa è
andata incontro a una risemantizzazione e al contempo a una rapida
popolarizzazione, che l’hanno resa una delle parole-chiave non soltanto
del discorso accademico, ma anche del linguaggio diffuso relativo alle
esperienze mediali. In primo luogo, a quelle legate ai media digitali: in
rapporto a questi ultimi, infatti, chiamare in causa il tema dell’immersione
è diventata una sorta di prassi istituzionale e di luogo comune
giornalistico o pubblicitario
1
. Ma anche la fruizione di media precedenti
non rimane estranea all’attuale tendenza immersiva, come attestano le
varie recenti mostre dedicate a pittori o fotografi e organizzate in modo da
riproporne l’opera in un formato che, per farsi coinvolgente, si rende
letteralmente av-volgente.
F. Liptay, B. Dogramaci (a cura di), Immersion in the Visual Arts and Media, Brill, Leiden 2016,
p. 1.
A. Pinotti, Alla soglia dell’immagine. Da Narciso alla realtà virtuale, Einaudi, Torino 2021
https://maria2021.noblogs.org/files/2024/01/Immersioni-quotidiane-Sconosciuto.pdf

ma a volte siamo noi che , dimenticandoci di come siamo fatti facciamo percorsi prima di arrivare in un hacklab al limite di un immersione amatoriale nei testi di eleuthera :

Introduzione
Fino a poco tempo fa, la parola “immersione” evocava per i più un paio
di pinne, una bombola e una tuta da sub. Nel giro di pochi anni, essa è
andata incontro a una risemantizzazione e al contempo a una rapida
popolarizzazione, che l’hanno resa una delle parole-chiave non soltanto
del discorso accademico, ma anche del linguaggio diffuso relativo alle
esperienze mediali. In primo luogo, a quelle legate ai media digitali: in
rapporto a questi ultimi, infatti, chiamare in causa il tema dell’immersione
è diventata una sorta di prassi istituzionale e di luogo comune
giornalistico o pubblicitario
1
. Ma anche la fruizione di media precedenti
non rimane estranea all’attuale tendenza immersiva, come attestano le
varie recenti mostre dedicate a pittori o fotografi e organizzate in modo da
riproporne l’opera in un formato che, per farsi coinvolgente, si rende
letteralmente av-volgente.
F. Liptay, B. Dogramaci (a cura di), Immersion in the Visual Arts and Media, Brill, Leiden 2016,
p. 1.
A. Pinotti, Alla soglia dell’immagine. Da Narciso alla realtà virtuale, Einaudi, Torino 2021
https://maria2021.noblogs.org/files/2024/01/Immersioni-quotidiane-Sconosciuto.pdf

> Il 13/02/2024 20:00 CET Accattone via Hackmeeting <hackmeeting@???> ha scritto:
>
>
> On 2/13/24 00:11, Giacomo Tesio wrote:
> > [...]
> >
> >> Da cui è ragionevole supporre un ruolo attivo dell'attrezzo nella speciazione umana.
> >> perciò l'autore sostiene provocatoriamente che è l'attrezzo a fare l'umano, e non l'opposto.
> >> direi che si fanno insieme, co-evolvono, si selezionano reciprocamente.
> > "Come mossa artistica è meglio di altre", ma come teoria a me (come sai) sembra una pericolosa
> > forma di animismo, che antropomorfizza cose, proiettando su di esse caratteristiche che non
> > possono avere (e non potranno mai acquisire).
> >
> > Pericolosa perché antropomorfizzando le cose, si finisce inevitabilmente a oggettificare le persone.
>
> Non è affatto inevitabile.
>
> Io non vedo pericolosità nella teoria delle Tecnologie Conviviali, così
> come in nessuna teoria che - come questa - non pretende affatto di
> essere Vera con la "v" maiuscola, ontologicamente, ma piuttosto utile,
> ossia che ha dei riscontri e produce benessere. Essa è utile a vivere il
> rapporto con la tecnologia in modo soddisfacente, sia individualmente
> che collettivamente, e ciò le basta per essere attraente.
>
> > Qui temo purtroppo di averti attratto critiche di antropocentrismo che non meriti con la
> > mia prima risposta: è stato però molto divertente osservare come diverse urgenze politiche
> > sentano il bisogno di fare proprio un tema prettamente tecnico.
>
> Non c'è niente di più antropocentrico dell'Umanesimo.
>
> Parlare di quanto noi sapiens siamo uniche, inimitabili, superiori alle
> macchine, è francamente noioso e non apporta chissà quali benefici alla
> discussione sulla pericolosità dell'Intelligenza Artificiale. O almeno
> io non ce li vedo.
>
> Invece parlare di interdipendenza tra esseri umani e macchine ha
> analogie con i pensieri ecocentrici che riconoscono l'interdipendenza
> tra esseri umani e ambiente. Trovo interessante questo parallelismo tra
> natura e tecnologia nella ricerca di un rapporto olistico con l'umano.
> Nel libro "Cosmotecnica", Yuk Hui lo utilizza per riformulare processi
> di sviluppo della tecnologia auspicabilmente meno problematici di quelli
> imperanti dalle nostre parti (e non solo dalle nostre, ormai). Chissà
> che non ci sia qualcosa da imparare smettendo di vedere homo sapiens
> come prometeicamente separato dalla natura/dalla tecnologia.
>
>
> Saluti conviviali,
>
> Accattone
>
> _______________________________________________
> Hackmeeting mailing list
> Hackmeeting@???
> https://www.autistici.org/mailman/listinfo/hackmeeting