[RSF] I: Preferirei di no #35 | Miseria degli ambientini cul…

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Szerző: pilar castel quarzell
Dátum:  
Címzett: marcellomariucci@yahoo.it, Patrizia Sterpetti, peacelink, Marina Costa, Mariapia Ciaghi, forumroma@inventati.org
Tárgy: [RSF] I: Preferirei di no #35 | Miseria degli ambientini culturali

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Da: Cicabum <cicabumrebelde@???>
Inviato: martedì 20 febbraio 2024 13:35
A: g c <graziellachiusa@???>; candido.rossella52 <candido.rossella52@???>; Manuela Marianetti <manu_marianetti@???>; mariapia <mariapiatamasco2017@???>; Rita Luciani <RT.LUCIANI@???>; LISA.SALVATORE@??? <LISA.SALVATORE@???>; alcuin@??? <alcuin@???>; dottoressapopolo@??? <dottoressapopolo@???>; pilarcastel@??? <pilarcastel@???>
Oggetto: Fwd: Preferirei di no #35 | Miseria degli ambientini culturali



---------- Forwarded message ---------
Da: GOG Edizioni <info@???<mailto:info@gogedizioni.it>>
Date: mar 20 feb 2024 alle ore 00:39
Subject: Preferirei di no #35 | Miseria degli ambientini culturali
To: <cicabumrebelde@???<mailto:cicabumrebelde@gmail.com>>


O muori da solo, o vivi tanto a lungo da diventare un ambientino culturale
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[https://mcusercontent.com/e4cb43edb6896c1c159e383a4/images/9a88fca1-2737-f95b-6324-bf6be962763b.png]
#35
Il bollettino settimanale di Gog Edizioni, che ogni lunedì vi racconta orrori e meraviglie del nostro panorama culturale. Con l'occasione, vi aggiorniamo sulle nostre attività  dal sottosuolo. Siamo usciti dal mondo, è  tempo di guerriglia.
Miseria degli
ambientini culturali
O muori da solo, o vivi tanto a lungo da diventare un ambientino culturale
⚠️ Del perché gli ambienti culturali sono i luoghi dove si arenano tutti i desideri rivoluzionari | Una verità scientifica sulla tessera Arci | Città Cyborg | Junkopia non è un ambientino culturale | Domenica 25 febbraio con Dario Fabbri | Spolier Geminga | La napoletanizzazione di tutto | NGD ⚠️

Nella newsletter di qualche tempo fa parlavamo di uno dei principali rischi che corrono i festival<https://gruppomagog.us3.list-manage.com/track/click?u=e4cb43edb6896c1c159e383a4&id=f192d1c6bb&e=eadbfcf59e>, ovvero «quello di diventare, a qualche anno dalla nascita (esaurito l’entusiasmo iniziale, le ambizioni rinnovatrici, i sussulti vitalistici), una corporazione di interessi culturali, una macchina burocratica che dà spazio alle solite voci, quelle che rabboniscono e corrispondono i pregiudizi di un pubblico che negli anni si è fidelizzato e che diventa il proprio mercato di riferimento. Da mezzo per raggiungere uno scopo, il festival diventa scopo esso stesso».
In questi giorni ci stiamo interrogando su un rischio analogo, quello di diventare un ambientino culturale. Non c’è niente di peggio di svegliarsi e scoprire di essere un ambientino culturale. A Roma gli ambientini culturali proliferano, si moltiplicano, crescono, corrono. Sono gruppi parapolitici di persone che si radunano spesso intorno a una casa editrice, a una libreria, a un centro sociale, a un locale notturno, anche a un festival appunto. Le case editrici spesso ne sono l’epicentro, il collante, forniscono le idee, i temi, le parole d’ordine. Ogni quartiere ha il suo ambientino culturale, la sua casa editrice di riferimento, il suo tatuaggio-cult, il suo autore-cult, la sua birretta ipa-cult. Trastevere, Pigneto, Testaccio, Monti, Prenestino. Gli ambientini culturali sono l’equivalente della morte cerebrale. Sono la Digos del pensiero. Il libertarismo che millantano si frantuma non appena all’ingresso del locale-libreria-pub-circoloarci dove fanno il concertino o la presentazione chiedono carta d’identità, tessera sanitaria, patente e Isee per poter fare la tessera. I frequentatori degli ambientini culturali sono pieni di tessere di posti con loghi brutti. Hanno 15 tessere Arci. Perché la tessera Arci ha tipo un potere di contrazione spazio-temporale. Appena la fai è già scaduta. La tessera Arci ti fa sentire 77 anni invece di 28, perché scade una volta l’anno ma a te è scaduta 49 volte. E una volta entrato quei 77 anni te li senti tutti addosso.

Un gruppo di ricercatori dell'Università della strada, ha affermato che nella storia dell'umanità nessuno è mai riuscito a utilizzare la propria Tessera Arci, nell'arco di un anno solare, almeno 2 volte.

Della miseria degli ambientini culturali ne parlano, in modo molto più acuto di noi, quelli del collettivo di anarchici francesi che prende il nome di Comitato Invisibile, ex Tiqqun, nell’omonimo libro pubblicato da Nero Editions (casa editrice e insieme esempio plastico di ambientino culturale). Libro splendido, reazionario, snob, gomezdaviliano al massimo, esattamente il contrario di quello che gli editori e il loro ambientino vorrebbero leggerci dentro, ma che pure osannano inconsciamente nel tentativo di espiare le proprie colpe, i propri limiti esistenziali. Qui leggiamo infatti dei passi bellissimi:

«Non aspettarsi nulla dalle organizzazioni. Diffidare di tutti gli ambienti esistenti, e rifiutarsi di diventarne uno. Nel corso di una disaffiliazione conseguente non è raro imbattersi nelle organizzazioni - politiche, sindacali, umanitarie, associative, e così via. Può persino darsi che lì dentro vi si trovino individui sinceri ma disperati, oppure entusiasti ma astuti. Il fascino delle organizzazioni sta nella loro apparente consistenza: hanno una storia, una sede, un nome, dei mezzi, un capo, una strategia e un discorso. E però restano architetture vuote, abitate a fatica dal rispetto dovuto alle loro origini eroiche. In ogni ambito e a tutti i livelli, si occupano innanzitutto della propria sopravvivenza in quanto organizzazioni, e di nient'altro. I ripetuti tradimenti hanno alienato loro l’attaccamento della base. Ed è per questo che ogni tanto vi si incontrano persone degne di stima. Ma la promessa contenuta in quell'incontro non potrà che realizzarsi al di fuori dell’organizzazione, e necessariamente contro di essa. Ben più temibili sono gli ambienti, con la loro struttura elastica, i loro pettegolezzi e le loro gerarchie informali. Gli ambienti vanno accuratamente evitati, poiché tutti sono in qualche modo preposti alla neutralizzazione di una verità. Gli ambienti letterari hanno la funzione di soffocare la forza degli scritti; gli ambienti libertari quella dell'azione diretta; gli ambienti scientifici servono a inibire quello che le loro ricerche potrebbero significare per la maggior parte della popolazione; gli ambienti sportivi a contenere nelle loro palestre le diverse forme di vita che dovrebbero generare diverse forme di sport. Da evitare in particolar modo sono gli ambienti culturali e quelli militanti, i due mortori in cui tradizionalmente vanno ad arenarsi tutti i desideri rivoluzionari. Il compito degli ambienti culturali è di recuperare le intensità nascenti per annullare, a furia di spiegazioni, il senso di ciò che fate; il compito degli ambienti militanti è di togliervi l'energia per farlo. Gli ambienti militanti estendono le loro reti diffuse sulla totalità del territorio francese, intralciando il cammino di ogni divenire rivoluzionario. Tutto quello che portano è il fardello dei loro fallimenti e dell'amarezza che ne consegue. La loro consunzione e l'eccesso della loro impotenza li hanno resi incapaci di cogliere le possibilità del presente. Del resto, vi si parla troppo, al fine di abbellire una passività infelice - e ciò li rende poco sicuri dal punto di vista poliziesco. Ma così come è inutile riporvi delle speranze, stupido sarebbe sentirsi delusi per la loro sclerosi. Basterà lasciarli alla loro putrefazione. Tutti gli ambienti sono controrivoluzionari, perché indaffarati a preservare soltanto la loro cattiva comodità».

Ecco, quindi, la nostra paura più grande, quella di diventare un ambientino culturale, una setta, una consorteria. «Oh ma allora tu stasera vai all’evento di quelli di Gog?». E sai già che facce aspettarti, che libri aspettarti, che ospiti aspettarti, che parole d’ordine saranno pronunciate, che adesivi di birrerie artigianali abbiamo sui caschi dei motorini. Prima con Stragog, festa del nostro gruppo editoriale, poi con la rassegna di incontri Junkopia, è un attimo che Gog diventi l’ennesimo ambientino pronto a neutralizzare una verità. Necessario è sfuggire a questa logica, al prevalere della sopravvivenza dell’organizzazione sul contenuto che essa veicola. Fondamentale è mantenere l’anonimato, non firmarsi, non presentarsi, non ringraziare. Non stringere troppe mani. Indossare vestiti neutri, privi di simboli, di storia, di appartenenza. Visto però che ogni vestito comunica qualcosa, confondere il più possibile. Non rabbonire, non adulare il proprio pubblico. Non corrispondere alle sue aspettative. Non trattare il pubblico come un pubblico. Non coincidere con i suoi pregiudizi. Essere un lampo. Tuonare a dieci chilometri di distanza da se stessi. Allestirsi e disallestirsi. Riapparire quando sarà l’occasione. Deludere gli amici prima dei nemici, i lettori affezionati prima di quelli distanti e scettici. Il motto di Gog, che abbiamo collocato in esergo a tutti i nostri classici, recita: Habitare in singulis ideis per unmun spatium temporis. Abitare in ogni idea, per un istante. È verbo gomezdaviliano. Perché le idee, come dice sempre Ngd, ci tradiscono se non le tradiamo noi per prime. Dobbiamo essere fedeli solo alla complessità delle cose.

ultime uscite<https://gruppomagog.us3.list-manage.com/track/click?u=e4cb43edb6896c1c159e383a4&id=c1dda9bb6c&e=eadbfcf59e>
Città Cyborg di Adam Greenfield. Il saggio parla del lato oscuro delle Smart City. Vi sembrerà un argomento molto di nicchia, e infatti lo è, per ora. Ma nei prossimi anni se ne parlerà tantissimo. Subito dopo il Covid questo processo ha subito una grande accelerazione. Per fortuna in Italia le amministrazioni locali non hanno alcuna credibilità politica quindi le grandi aziende High Tech sono restie a fare investimenti nelle nostre città, ma essendo il processo irreversibile dobbiamo prepararci al proliferare di telecamere, dispositivi di controllo, patenti di cittadinanza, tracciamento dei consumi e via dicendo. Con la scusa della comodità e delle app gratuite sottrarranno alla vita cittadina qualsiasi forma di spontaneità. Il futuro sarà integralmente pianificato.
[https://mcusercontent.com/e4cb43edb6896c1c159e383a4/images/596cb8e7-f706-d4ab-bd88-b73aa9346bd5.png] <https://gruppomagog.us3.list-manage.com/track/click?u=e4cb43edb6896c1c159e383a4&id=03a8beed31&e=eadbfcf59e>
DISPONIBILE QUI<https://gruppomagog.us3.list-manage.com/track/click?u=e4cb43edb6896c1c159e383a4&id=92e8b7e2e2&e=eadbfcf59e>
«Gran parte di ciò che è interessante e prezioso nella vita urbana avviene proprio alle giunture, alle intersezioni o ai punti di incontro tra diversi stati dell’esistenza. Sono questi i punti in cui ci accorgiamo di ciò che ci circonda, o ci confrontiamo con la realtà delle altre persone e con i loro bisogni e desideri, diventando presenti e disponibili. Ogni intervento tecnologico compiuto con l’intento di appianare l’esperienza urbana ci priva anche dell’opportunità di imbatterci in qualcosa di esterno alla nostra volontà, e così facendo ci toglie l’occasione di un momento in cui potremmo riflettere sulla contingenza dei nostri valori, delle nostre scelte e delle nostre convinzioni. Anche se non lo si può affermare di tutte le seccature quotidiane, alcune cose che sembrano essere fonti di attrito finiscono in realtà per svolgere per noi un servizio significativo, sia come individui che come comunità. Seppure quasi certamente in modo non intenzionale, l’importazione incontrollata nel contesto urbano di obiettivi e valori più tarati sulla user-experience dei consumatori finisce per compromettere alcuni dei meccanismi principali attraverso cui le città generano valore».

Adam Greenfield, Città Cyborg<https://gruppomagog.us3.list-manage.com/track/click?u=e4cb43edb6896c1c159e383a4&id=6e62ea9715&e=eadbfcf59e>
Invita un amica/o a iscriversi a Preferirei di no
deludila/o
25 FEBBRAIO ORE 18.00
IL PROSSIMO EVENTO DI JUNKOPIA (PALAZZO BRANCACCIO,
VIA MERULANA 248)
[https://mcusercontent.com/e4cb43edb6896c1c159e383a4/images/f7260fb0-a098-dd1c-50ec-8de64b303211.jpg]
A proposito di ambientini culturali, vi aspettiamo al prossimo evento della rassegna Junkopia, al Contemporary Cluster, in Via Merulana 248, domenica 25 febbraio alle 18.30. Niente tessere, documenti, isee. Non si respirerà aria di ambientino (se così fosse, chiudiamo tutto). Insieme a noi Dario Fabbri, a cui abbiamo chiesto di sfatare un po' di pregiudizi che giornalisti, accademici, rappresentanti istituzionali faticano a scrollarsi di dosso quando si parla di geopolitica. Se Dario Fabbri ha un merito, infatti, oltre quello di aver scritto "Geopolitica umana", un manuale di realismo politico che mancava da troppo tempo in Italia, dove siamo strattonati tra ideologie fumose e superesperti specializzatissimi che, come insegna Mourinho - («chi sa tutto di calcio non sa niente di calcio») - alla fine non riescono a vedere oltre il loro naso. Il suo merito, dicevamo, è quello di aver messo in difficoltà tutti quegli analisti che tentavano di interpretare gli sconvolgimenti del presente alla luce della sola attualità, dei soli fatti, della sola cronaca. Erano anni che imperversava la scuola attualista, lo storytelling del qui e ora, della notizia calda, della casa bombardata, delle lacrime degli sfollati, di un sensazionalismo che nascondeva la complessità degli eventi. Fabbri ci insegna che l'attualità si può leggere solo attraverso uno sguardo multidisciplinare, che non vuol dire freddo, asettico, ma che deve collocarsi al crocevia tra filosofia, geografia, demografia, scienze politiche, economia, al di là di specialismi inconcludenti, psicologismi, determinismi obsoleti.
Ovviamente troveremo il modo di metterlo in difficoltà, per rimanere fedeli sempre e solo alla complessità delle cose.
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L'IPERTECA #2
video-saggio-post-poetico realizzato da GOG
è disponibile qui sotto<https://gruppomagog.us3.list-manage.com/track/click?u=e4cb43edb6896c1c159e383a4&id=26fa006cfa&e=eadbfcf59e>
SPOILER GEMINGA<https://gruppomagog.us3.list-manage.com/track/click?u=e4cb43edb6896c1c159e383a4&id=b2aafedad9&e=eadbfcf59e>
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Entro la fine del mese arriveranno i nuovi volumi della nostra collana invisibile. Ma chi saranno gli autori delle prossime uscite? Un piccolo spoiler

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«Poiché gli occhi, in ltalia, anche quelli dei preti, son fatti per guardare, soltanto per guardare, e gli italiani hanno occhi bellissimi, avidi e vivi, che succhiano il miele che è nelle immagini, come fanno le api. Direi che gli italiani si nutrono con gli occhi: ed è forse per questa ragione che non muoiono di fame. Ma succhiano solo il miele, non il succo amaro, non il sangue e la carne che son dietro le immagini. Non penetrano nelle corolle, dentro le cose. Poiché il proprio degli italiani è veder soltanto quel che appare: l'immagine delle cose, non la sostanza. Sono, per questa ragione, impropri alla filosofia, e ad ogni specie d'introspezione. Il mondo segreto, l’interno, o meglio, l'inferno delle cose, è sconosciuto agli italiani. Non che sia loro precluso: non lo vedono, e non lo vedono perché non ha per loro alcun interesse. Questa loro incapacità di penetrare nelle cose oltre lo schermo dell'immagine, è la ragione che li fa così facili al delitto passionale: ammazzano I'essere amato perché l'ammazzare è il solo modo consentito agli italiani di penetrare oltre l'immagine. Dove non possono penetrare con gli occhi, penetrano col ferro. Frugano col ferro nelle viscere della vittima, quando gli stranieri frugano con gli occhi della mente. Gli italiani vedono, e capiscono, soltanto quel che vedono: e di questa loro cecità son paghi».

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8 libri l'anno a scatola chiusa
non vi riveleremo titoli, autori, copertine

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Tu ti fidi di Gog?

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è ora di abbonarsi<https://gruppomagog.us3.list-manage.com/track/click?u=e4cb43edb6896c1c159e383a4&id=b1aee1b8f2&e=eadbfcf59e>
Libri al buio Feltrinelli is for boys.
Geminga is for men
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SANREMO, GEOLIER E L'EGEMONIA NAPOLETANA. NE DISCUTEVAMO IN UN'ALTRA NEWSLETTER<https://gruppomagog.us3.list-manage.com/track/click?u=e4cb43edb6896c1c159e383a4&id=620dbc56cb&e=eadbfcf59e>
POESIE A BUFFO
Vorrei vivere così
il resto del tempo
che mi è concesso:
solo, straniero a tutti quanti
nella metropoli enorme
- con quella libertà
maldestra e feroce
che hanno solo gli orfani
o i figli dei portieri
di Roma.
Vivere così
Parlando solo ai passanti
e sfuggire a ogni conversazione
che superi il minuto
a ogni obbligo
che non abbia
la morte
come eventualità,
da ogni passione
che non possa essere
soddisfatta nel tempo
di un giorno.

E tutti i giorni avranno il sapore
dei primi giorni
delle domeniche di festa
tutte le notti d’amore
saranno violente e disperate
come lunghi addii.
Vivere così
sulla superficie di tutto
da tutto calpestati
imparentati al bene e al male
che ogni cosa si porta dentro
disposti a perdonare
l’imperdonabilità
di ciò che è bello
ma non dura.
E quando la morte ci troverà
dovrà prendere una scopa
per portarci via,
perché noi
saremo una lingua
di polvere d’oro.

H.B.
«Tutti credono di poter comprare un libro se si ha il denaro sufficiente. Ma i libri sanno molto bene che non è così.»

Nicolás Gómez Dávila, Notas<https://gruppomagog.us3.list-manage.com/track/click?u=e4cb43edb6896c1c159e383a4&id=1d93cec5e3&e=eadbfcf59e>
[https://mcusercontent.com/e4cb43edb6896c1c159e383a4/images/1d8db5f2-05d1-7823-bdbb-61bf69717622.png]
[https://mcusercontent.com/e4cb43edb6896c1c159e383a4/images/8db58ab4-2f03-43ee-8fe9-43b2dbdf2aae.png]
Preferirei di no è una newsletter gratuita realizzata settimanalmente dalla redazione di Gog Edizioni. Quest'anno abbiamo stracciato il contratto con il distributore-sanguisuga, siamo fuori da Amazon e dalle librerie di catena in catene e pubblichiamo libri senza fretta, senza eccessi, senza codici Isbn, senza alimentare la macchina ingorda dell'editoria. Viviamo in clandestinità, senza dover rendere conto a nessuno se non ai nostri lettori, ma siamo pronti a deludere anche loro. A guidarci un solo monito: dimorare in ogni idea, per un istante. Ci trovate sul nostro sito o nelle piccole librerie con cui collaboriamo.
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