Autor: Accattone Datum: To: hackmeeting Betreff: Re: [Hackmeeting] presentazione di "Comment Homo devint Faber"
On 2/13/24 00:11, Giacomo Tesio wrote: > [...]
>
>> Da cui è ragionevole supporre un ruolo attivo dell'attrezzo nella speciazione umana.
>> perciò l'autore sostiene provocatoriamente che è l'attrezzo a fare l'umano, e non l'opposto.
>> direi che si fanno insieme, co-evolvono, si selezionano reciprocamente.
> "Come mossa artistica è meglio di altre", ma come teoria a me (come sai) sembra una pericolosa
> forma di animismo, che antropomorfizza cose, proiettando su di esse caratteristiche che non
> possono avere (e non potranno mai acquisire).
>
> Pericolosa perché antropomorfizzando le cose, si finisce inevitabilmente a oggettificare le persone.
Non è affatto inevitabile.
Io non vedo pericolosità nella teoria delle Tecnologie Conviviali, così
come in nessuna teoria che - come questa - non pretende affatto di
essere Vera con la "v" maiuscola, ontologicamente, ma piuttosto utile,
ossia che ha dei riscontri e produce benessere. Essa è utile a vivere il
rapporto con la tecnologia in modo soddisfacente, sia individualmente
che collettivamente, e ciò le basta per essere attraente.
> Qui temo purtroppo di averti attratto critiche di antropocentrismo che non meriti con la
> mia prima risposta: è stato però molto divertente osservare come diverse urgenze politiche
> sentano il bisogno di fare proprio un tema prettamente tecnico.
Non c'è niente di più antropocentrico dell'Umanesimo.
Parlare di quanto noi sapiens siamo uniche, inimitabili, superiori alle
macchine, è francamente noioso e non apporta chissà quali benefici alla
discussione sulla pericolosità dell'Intelligenza Artificiale. O almeno
io non ce li vedo.
Invece parlare di interdipendenza tra esseri umani e macchine ha
analogie con i pensieri ecocentrici che riconoscono l'interdipendenza
tra esseri umani e ambiente. Trovo interessante questo parallelismo tra
natura e tecnologia nella ricerca di un rapporto olistico con l'umano.
Nel libro "Cosmotecnica", Yuk Hui lo utilizza per riformulare processi
di sviluppo della tecnologia auspicabilmente meno problematici di quelli
imperanti dalle nostre parti (e non solo dalle nostre, ormai). Chissà
che non ci sia qualcosa da imparare smettendo di vedere homo sapiens
come prometeicamente separato dalla natura/dalla tecnologia.