[RESS Roma] 15 febbraio ore 18.00 L'acquacoltura, un modell…

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Autore: ressroma
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To: 'Lista di organizzazione della RESS Roma', food-policy-roma
Oggetto: [RESS Roma] 15 febbraio ore 18.00 L'acquacoltura, un modello produttivo insostenibile per ilpianeta?
NE PARLIAMO AL MAXXI: L’acquacoltura, un modello produttivo insostenibile
per il pianeta?

Aumento delle temperature, inquinamento da rifiuti industriali, plastiche:
sono tutte parole che avvertono della pressione a cui sono sottoposti gli
ecosistemi marini, ormai da decenni. Tra attività umane e cambiamenti
climatici, molte specie marine che popolano gli oceani stanno lottando per
sopravvivere e sono più minacciate che mai. Ma una delle ragioni del
collasso degli ecosistemi marini e del declino di tante specie marine, viene
ancora troppo poco menzionata: la pesca intensiva e gli allevamenti
industriali.

Gli allevamenti di pesci sono ancora poco conosciuti rispetto al loro
equivalente sulla terraferma, gli allevamenti di carne (polli, bovini,
ecc.). Eppure, il settore dell’acquacoltura (attività di allevamento di
specie destinate al consumo) è in piena espansione; i pesci sono esposti a
trattamenti simili e gli impatti ambientali non sono di poco conto. Se
l’acquacoltura è l’industria alimentare che cresce più rapidamente (con un
aumento quasi raddoppiato nell’ultimo decennio: 91.3% secondo SoMFi), è
perché l’Unione Europea ha puntato sul suo sviluppo per aumentare la
produzione di cibo. Questa logica di rivolgersi agli animali acquatici per
produrre di più ha portato l’acquacoltura a diffondersi più della pesca
libera; secondo la FAO, nel mondo vengono allevati tra i 40 e i 120 miliardi
di pesci.

La tendenza non fa che confermarsi attorno al Mediterraneo e al Mar Nero;
nel 2021, la produzione proveniente dall’acquacoltura ha raggiunto 3.299.000
tonnellate (FAO, 2023). In questo fenomeno di portata globale, l’Italia ha
rappresentato l’11.5% -dell’acquacoltura mediterranea nel 2021, collocandosi
al quarto posto con una produzione di 95.424 tonnellate (FAO, 2023). Va
aggiunto che l’Italia è leader nella molluschicoltura a livello europeo.
Circa 800 impianti sono presenti sul territorio italiano e contribuiscono al
40% della produzione ittica nazionale. Vengono prodotte principalmente
cinque specie diverse: trota, spigola, orata, mitili e vongole veraci, anche
se le specie prodotte in Italia sono una trentina in totale.

Nonostante ciò, la maggior parte del pesce consumato in Italia è proveniente
dall’estero. Questo “nuovo” modello produttivo che mira a intensificare
l’acquacoltura sostenibile in linea con l’approccio della “Blue
Transformation” delle Nazioni Unite, purtroppo non permette di contrastare
la pesca eccessiva, dal momento che la pesca industriale – che non tiene
conto degli stock ittici necessari alla

riproduzione – punta anche alla produzione di mangimi a base di farina di
pesce.

Concentrare una densità troppo elevata di specie rispetto alla superficie
non è privo di pericoli: perdita della biodiversità, catena alimentare
turbata, inquinamento. La buona salute dei pesci è a repentaglio a causa
dell’aumento del rischio di contaminazione. L’inquinamento cresce a causa di
una sovrabbondanza di mangimi e di rifiuti ittici che
finiscono nel mare circostante, degradando il fondale marino. Gli esempi non
mancano e lo squilibrio degli ecosistemi marini è in pericolo. Le
ripercussioni non sono solo ambientali: con il settore dell’acquacoltura che
esige sempre più mangimi, intere economie locali rischiano di essere
distrutte, portando i pescatori disoccupati a emigrare.

Molti fattori mettono quindi in discussione la sostenibilità di questi
allevamenti industriali, in particolare proprio la produzione massiccia di
farine di pesce per produrre mangimi da destinare agli allevamenti
industriali. Se non vogliamo correre il rischio di vedere gli oceani
svuotarsi della loro fauna, è importante interrogarsi sulle possibili
pratiche distruttive dell’acquacoltura, ma anche sulle nostre scelte
alimentari, che devono essere più rispettose dell’ambiente per meglio
preservare le risorse marine. In tale contesto e nell’ottica di capire se
questo modello di produzione vada di pari passo con l’implementazione di un
sistema alimentare più sostenibile, Francesco De Augustinis ha realizzato
“Until the end of the world”, un documentario che indaga l’industria
dell’acquacoltura attraverso il mondo. “L’idea del documentario è di
raccontare e mettere in collegamento le vicende di diverse comunità che in
diverse parti del mondo stanno combattendo contro l’espandersi degli
allevamenti di pesce”, racconta De Augustinis.

Slow Food ha preso in carico il tema della tutela dei mari, organizzando a
partire dal 2005 Slow Fish a Genova, l’unica manifestazione dedicata al mare
e ai pescatori della piccola pesca e ha incluso tra il progetto Presidi
alcune comunità che
proprio dal sistema della pesca industriale, sarebbero state cancellate per
sempre.

Il documentario “Until the end of the World” di Francesco De Augustinis
verrà proiettato in anteprima giovedì 15 febbraio presso l’Auditorium del
MAXXI – Museo Nazionale delle arti del XXI secolo di Roma alle ore 18:00 a
cura di Slow Food Roma. Segue riflessione con il regista, Fabio Ciconte
(presidente Consiglio del Cibo di Roma) e Francesca Rocchi di Slow Food.

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https://comune-info.net/appuntamento/lacquacoltura-un-modello-insostenibile-
per-il-pianeta/