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Aihe: [Hackmeeting] critica della tecnologia [era: Re: intelligenza artificiale (Andrea Collina)]
Per Karlessi..
Mi ha stimolato la tua replica e colgo l'occasione per un tentativo di chiarimento che penso possa essere utile in generale..

Condivido le tue perplessità quando parli di
"accademici con trascorsi più o meno funzionali alla loro carriera in attivismi vari, che impiegano un gergo postmarxista, operaista e/o postoperaista, spesso fantasioso, con categorie e concetti "nuovi", tipo https://extractivism.online/

come mossa artistica è meglio di altre; come metodo critico, invece, non capisco a cosa si riferisca, in pratica. O meglio, è un gergo che funziona bene, perché immaginifico, ma non aiuta molto, almeno non aiuta me a capire come fare. cioè leggo e da una parte mi rimane sempre il sospetto di non aver capito fino in fondo; dall'altra mi sento un po' preso in giro, non trovo appigli pratici."
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Gli accademici vivono vendendo le loro parole e a volte le infiocchettano troppo, gli piace inventarne di nuove o usarne di esoteriche ( per far capire di appartenere a questa o quella tribù).
Hai citato l'"estrattivismo", parola che anche io ho usato forse in maniera vaga. La parola in sè ha il significato che gli si attribuisce, quindi gli si può dare qualunque significato tipo "attrattore dell'intelligenza e imbuto della umanità"...  ma nel gergo post marxista, operaista, estrarre valore significa semplicemente appropriarsene senza averlo prodotto.
Se con una macchina produco una merce, questa avrá un valore che è maggiore dei prodotti(merci) impiegati per produrla. Il processo è composto da capitale fisso ( macchine, conoscenza, progettazione, vendita..) e capitale variabile ( materie prime e lavoro socialmente necessario).
Nel capitalismo classico, industriale, che ancora esiste, il valore viene estratto dal lavoro, il plusvalore originato dal plus-lavoro. 
Nella maggior parte delle economie avanzate, però, non è più il lavoro la misura del valore ( perché  è una infinitesima parte) e il capitale estrae il valore dalla enorme potenza del capitale fisso, dal vantaggio di possedere una tecnologia ( che può  essere anche una rete di vendita e pubblicità) che altri non possiedono.  Il profitto diventa quindi una rendita "estratta" per essere " i proprietari dei mulini",  per questo ci si riferisce anche ad un neofeudalesimo tecnologico.
Questa trasformazione è dimostrata dal bassissimo rapporto fra dipendenti e fatturato delle principali aziende tecnologiche che difatti non producono quasi nulla ma vendono accessi, transazioni, licenze o pubblicità, servizi che non richiedono un aumento di lavoro per ogni unità di servizio erogata ( e qui l'agettivo immateriale).

Le fantasiose accezioni del vocabolario post-marxista, tipo il termine estrattivismo, vengono dalla incapacità di far fronte alle nuove relazioni sociali incorporate nella tecnologia.
Mentre prima il ruolo del lavoratore generico era fondamentale per produrre il valore, adesso è del tutto incidentale perché relegato a settori marginali e produttivi a basso valore aggiunto e a forte sfruttamento ( agricoltura, allevamento, industria, servizi a bassa efficienza: ristorazione, assistenza, pulizia, manutenzione).
Gli accademici balbettano paroloni per sopravvivere nel loro ruolo sacerdotale  che è rassicurare la classe egemone che nulla è cambiato, che tutto è riferibile al prima e che i rapporti sociali non verranno stravolti.. difatti a parte qualche disadattato tipo noi, chi li legge i libri degli accademici?  Notare le case editrici di questi testi..
;-)

Abbracci,

A.C.