Ciao Massimissimo , paci
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Da: concettomariavalente@??? <concettomariavalente@???>
Inviato: domenica 17 dicembre 2023 05:11
A: guidalberto.bormolini@??? <guidalberto.bormolini@???>
Oggetto: È morto martedì a Roma a 81 anni in un incidente stradale Massimo Scalia, tra i fondatori, con Gianni Mattioli, del movimento ecologista e dell’ambientalismo scientifico in Italia- Il “rinascimento” nucleare italiano è pensato su tecnologie obsolete.
[cid:image003.png@01DA30A7.755E0AA0][cid:image008.jpg@01DA30A7.755E0AA0]Massimo Scalia (Roma<
https://it.wikipedia.org/wiki/Roma>, 27 maggio<
https://it.wikipedia.org/wiki/27_maggio> 1942<
https://it.wikipedia.org/wiki/1942> – Roma<
https://it.wikipedia.org/wiki/Roma>, 11 dicembre<
https://it.wikipedia.org/wiki/11_dicembre> 2023<
https://it.wikipedia.org/wiki/2023>)
è stato un fisico<
https://it.wikipedia.org/wiki/Fisico>, politico<
https://it.wikipedia.org/wiki/Politico> e attivista<
https://it.wikipedia.org/wiki/Attivismo> italiano<
https://it.wikipedia.org/wiki/Italia>, tra i padri dell'ambientalismo<
https://it.wikipedia.org/wiki/Ambientalismo> in Italia.
Il suo nome è legato alle battaglie contro il nucleare e per le fonti rinnovabili<
https://it.wikipedia.org/wiki/Fonti_rinnovabili>.
Il “rinascimento” nucleare italiano è pensato su tecnologie obsolete.
Deputato della Repubblica Italiana<
https://it.wikipedia.org/wiki/Deputato_della_Repubblica_Italiana> GRUPPO MISTO
Durata mandato
2 luglio 1987<
https://it.wikipedia.org/wiki/1987> –
29 maggio 2001<
https://it.wikipedia.org/wiki/2001>
L'ultimo articolo di Massimo Scalia, scomparso ieri. Sulla rivista QualEnergia, appena pubblicata (n. 5/2023), Scalia insieme a Gianni Mattioli spiegava perché sul fronte dell’innovazione nucleare c'è ben poco e perché gli SMR sono nati già vecchi. Insomma, la promessa del “rinascimento” nucleare italiano è pensata su tecnologie obsolete<
https://www.qualenergia.it/articoli/il-piccolo-atomo-e-vecchio/>
Insegnò fisica matematica<
https://it.wikipedia.org/wiki/Fisica_matematica> al Dipartimento di Matematica della Sapienza Università di Roma<
https://it.wikipedia.org/wiki/Sapienza_Universit%C3%A0_di_Roma>.
Fondatore della Lega per l'Ambiente, ora Legambiente<
https://it.wikipedia.org/wiki/Legambiente>,
fu tra i primi parlamentari delle [cid:image003.png@01DA30A7.755E0AA0] Liste Verdi eletti negli anni ottanta<
https://it.wikipedia.org/wiki/Anni_1980>,
poi capogruppo e ancora primo presidente della Commissione bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, la cosiddetta Ecomafia<
https://it.wikipedia.org/wiki/Ecomafia>.
Si deve a [cid:image009.jpg@01DA30A7.755E0AA0] Scalia e a Gianni Mattioli<
https://it.wikipedia.org/wiki/Gianni_Francesco_Mattioli>, con pochi altri, la nascita dell’ambientalismo scientifico in Italia.
Il loro nome rimane legato (libro 2009) [Nucleare. A chi conviene? Le tecnologie, i rischi, i costi - Gianni Mattioli,Massimo Scalia - copertina] alle battaglie contro il nucleare Cosa significherebbe per l'Italia investire sull'energia atomica anziché su fonti rinnovabili come il fotovoltaico e l'eolico? Sappiamo che il nucleare: utilizza come combustibile l'uranio, una risorsa che va comunque acquisita sul mercato estero, scarsa e perciò destinata a divenire sempre più costosa e oggetto di competizione internazionale; utilizza una tecnologia complessa che non mette al riparo da rischi sanitari neppure nel normale funzionamento di una centrale; non ha risolto il problema delle scorie radioattive, lasciando quindi aperti gravi problemi per il futuro; presenta costi di produzione del kWh elettrico difficilmente definibili e comunque superiori rispetto ad altre fonti energetiche realmente pulite e rinnovabili. Il libro propone un'analisi sul tema avvalendosi di dati reali e documentati provenienti da fonti internazionali., per il risparmio energetico e per le energie rinnovabili. Fondatori del “Comitato per il Controllo delle Scelte Energetiche” alla fine degli anni Settanta, furono fra i padri di QualEnergia, che come rivista nacque nel 1981. Il suo ultimo articolo apparve pochi giorni prima della morte, pubblicato sempre insieme a Gianni Mattioli.
Dopo l'esperienza nei Verdi<
https://it.wikipedia.org/wiki/Federazione_dei_Verdi> fu tra i fondatori e i dirigenti nazionali degli Ecologisti Democratici e del Movimento Ecologista.
RICORDO
DI MASSIMO SCALIA
[cid:image003.png@01DA30A7.755E0AA0]
https://youtu.be/Z4qnrh--v7A?t=4 https://youtu.be/68ZT_1KKLUM?t=30
da <<IL MANIFESTO>> 14 DICEMBRE 2023
scritto di Ermete Realacci *Il Massimo dell’ambiente | il manifesto<
https://ilmanifesto.it/il-massimo-dellambiente>
Molti ricorderanno Massimo Scalia per l’impegno politico e civile per il suo ruolo infaticabile di maestro e formatore, che lo ha portato ad essere protagonista nei movimenti, nella battaglia antinucleare insieme all’inseparabile Gianni Mattioli, nella nascita di Legambiente e nella fondazione dei Verdi. È giusto e persino dovuto che sia così.
IO PERÒ FACCIO FATICA a separare l’impegno civile dall’amicizia. In tutti questi anni ho continuato, pur cambiando i ruoli, a chiamarlo Boss. Uno scherzo e una specie di parola d’ordine tra di noi, che a lui piaceva. Mi rendo ora conto che questa amicizia, crudelmente interrotta, pur nella diversità di generazioni, dura da cin-
quant’anni. Nata da una condivisione politica e di valori a partire dal 1973 in quello che era il nucleo del Manifesto del Dipartimento di Fisica a Roma, che aveva come nume tutelare Marcello Cini. Cresciuta in frequentazioni comuni, vacanze insieme con la tanto amata e fiammeggiante Adele, scomparsa nel luglio scorso. E poi confronti, incontri in tutta Italia, lunghissime e rissose partite a tennis: Massimo, al contrario del suo carattere nella vita, era un pallettaro, detto da me che non sono mai stato un interprete credibile del serve and volley.
L’APPARENTE CINISMO di Massimo nascondeva una sensibilità e una gentilezza straordinarie. Nel maggio scorso, in risposta a un mio pezzo sulla storia di Legambiente dopo l’incidente di Chernobyl mi scrisse un commento, come sempre autoironico e brillante: «Sto diventando – scriveva Massimo – peggio degli alcolisti anonimi, con un sorso di vino mi commuovo a ogni refolo di epica». E mi inviò un suo articolo apparso su “Nuova Ecologia” sulla nascita di Legambiente nel 1980 e sul ruolo avuto dal Comitato per il Controllo delle Scelte Energetiche guidato da lui e Mattioli.
SCRIVEVA MASSIMO all’inizio di quest’anno e al presente: «Pci e Psi sperano, con l’operazione
Lega per l’ambiente-Arci, di recuperare il dissenso sul nucleare. Poche settimane prima, a gennaio, si è tenuta a Venezia la Conferenza sulla sicurezza nucleare e neanche la “benedizione” di Edoardo Amaldi al “via” al piano nucleare del Governo – i maligni sussurrano ottenuta a patto di non far eleggere Antonino Zichichi alla presidenza del CERN di Ginevra – è riuscita a cogliere l’obiettivo. Addirittura, reduce dalla Conferenza, il sindaco di Montalto ha emesso un’ordinanza di blocco dei lavori della centrale. Una vera patata bollente, e si profila lo scontro anche sulla caccia.
Scelgono come segretario Chicco Testa, che ha dato buona prova di sé nella Fgci. Testa è un mittel-padano, ma, allora non contaminato dall’attuale fissazione nucleare, ha vista lunga. Capovolgerà in poco tempo lo schema classico degli “organismi di massa” – se il segretario è comunista, allora il presidente ha da essere socialista, nella fattispecie Maurizi Sacconi – e, con ancora in mente la grande manifestazione a Roma dell’anno prima (con
40.000 persone in piazza n.d.r.), chiede al Comitato di “prestargli uno bravo”. Dopo un rapido confronto, ci va, volentieri, Ermete Realacci. Le spese per manifesti e volantini, e, soprattutto, l’adesione alla critica dei piani energetici del governo – “I conti falsi del PEN” – sono la contropartita.
La coppia, Chicco presidente Ermete segretario, vanificherà rapidamente gli intenti dei due partiti della Sinistra – niente “cinghia di trasmissione” – e farà della Lega la struttura stabile del movimento antinucleare, ereditando quasi ovunque i comitati per le scelte energetiche, regionali o locali, che erano sorti un po’ in tutta Italia. Col crescere dell’associazione esporterà nel mondo ambientalista il gusto della proposta al di là della protesta, l’“ambientalismo scientifico” e l’attenzione alla società che c’è».
QUESTA LUNGA CITAZIONE di Massimo serve a spiegare un contenuto decisivo: l’ambientalismo scientifico è un ingrediente essenziale della cultura che porta Legambiente ad essere protagonista nella fase calda della battaglia antinucleare. Eravamo dei pervertiti, passavamo nottate a discutere di energia e tecnologia, a fare conti e avanzare proposte, che si sono sempre rivelate più credibili di quelle dell’Enel e dei governi di allora. Era in campo un dream team di persone straordinarie: Pinchera, Cannata, Giovenale, Silvestrini e tanti altri.
MA AVEVAMO ANCHE una cultura di movimento, responsabilità, coraggio e un certo incosciente sprezzo del pericolo. Anche per questo l’Italia fu, su iniziativa di Legambiente, nel 1986, dopo Chernobyl (il 26 aprile) l’unico Paese europeo a portare in piazza il 10 maggio a Roma 200.000 persone e a bloccare tutti gli impianti nucleari il 10 ottobre. Premessa per la vittoria nel referendum antinucleare del 1987. E fu «l’attenzione alla società che c’è» che favorì anche l’incontro con Alex Langer che giustamente diceva: «La conversione ecologica si potrà affermare solo quando sarà percepita come socialmente desiderabile». E questo significa fare i conti con economia e lavoro oltre che con aspirazioni e speranze condivise. Proprio Langer e Scalia furono i primi firmatari del più importante manifesto che porta alla nascita del Verdi.
ANCHE L’IMPEGNO parlamentare di Massimo è stato insieme intelligente e concreto. Penso per esempio alla nascita e alla sua presidenza della prima Commissione Parlamentare sul ciclo dei rifiuti. L’origine di
un percorso che ha portato, grazie alla spinta costante di Legambiente e soprattutto di Enrico Fontana, all’approvazione della Legge sugli ecoreati a mia prima firma.
Avevamo negli ultimi anni preso l’abitudine di vederci ogni tanto e pranzo con Massimo Serafini, amico fraterno, anche lui dotato di spiccata autoironia, talvolta con Fabio Renzi. Non un raduno di vecchie glorie ma un’occasione per parlare di presente e futuro, per coltivare la sana pianta dell’amicizia, quella che dà piacere e scalda il cuore.
IN UNO DI QUESTI incontri ho ricordato la chiusa dell’Ulisse di Tennyson che amo molto: «Noi non siamo ora quella forza che in giorni antichi mosse terra e cieli, ciò che siamo, siamo; un’eguale indole di eroici cuori, fiaccati dal tempo e dal fato, ma forti nella volontà di combattere, cercare, trovare, e di non cedere». Il fato ci ha sottratto Massimo, ma il ricordo di ciò che è stato vive in noi. Ciao Massimo, amico mio.
* Presidente della Fondazione Symbola
Perché tanto silenzio su Massimo Scalia?
AMBIENTALISMO.
Abbiamo perso Massimo Scalia, maestro ambientalista.
Scienza e militanza.
Una grave perdita per tutti noi.
Parlo, ovviamente, anche in prima persona.
Sono stato per tre legislature
Deputato della Repubblica Italiana<
https://it.wikipedia.org/wiki/Deputato_della_Repubblica_Italiana>
Durata mandato
2 luglio 1987<
https://it.wikipedia.org/wiki/1987> –
29 maggio 2001<
https://it.wikipedia.org/wiki/2001>
suo compagno di gruppo […]
Gruppo
parlamentare
misto
Mauro Paissan<
https://ilmanifesto.it/archivio?autore=Mauro%20Paissan> su IL MANIFESTO del 17 dicembre 2023
Abbiamo perso Massimo Scalia, maestro ambientalista. Scienza e militanza. Una grave perdita per tutti noi. Parlo, ovviamente, anche in prima persona. Sono stato per tre legislature suo compagno di gruppo alla Camera dei deputati. Ma prima ancora come tanti altri della mia generazione sono stato “allievo” suo (e di Gianni Mattioli) per tutta la tematica riguardante la questione energetica, aspetto fondamentale della problematica ambientale.
Mi chiedo da alcuni giorni perché Massimo è stato così poco ricordato dai media. A parte il manifesto, il sito di Italia libera e qualche testata di nicchia, nessuno ha finora ricordato e riconosciuto l’importanza e il ruolo di quella che è stata una personalità scientifica e politica di grande spessore.
Eppure proprio in questi stessi giorni, sull’onda di Cop28 a Dubai, si parla molto di clima, di nucleare, di destino dei fossili, di fonti rinnovabili. Tematiche di grande attualità, dunque, quelle che hanno interessato e appassionato Scalia nella sua attività scientifica, nel suo agire politico e nella sua opera divulgativa.
Perché dunque questo silenzio?
Massimo, a suo modo, era una figura anacronistica. Molti aspetti della sua personalità e della sua esperienza di vita stridono con l’andazzo prevalente.
Quanto mai rara, ad esempio, è nel panorama attuale l’implementazione di una visione politica in un’approfondita analisi culturale e in un costante aggiornamento scientifico. In Scalia questa qualità, che è il suo marchio di fabbrica, si accompagnava a una radicalità che non diventava mai slogan vuoto.
Il No al nucleare, espresso con grande nettezza, era supportato da un’analisi dettagliata. La lotta alle cosiddette ecomafie (un’altra dimensione della sua attività politica) era sostenuta da una ricerca precisa del fenomeno. La sensibilità verso la situazione internazionale si accompagnava a un’attenta valutazione geopolitica.
Nulla, insomma, appariva in lui superficiale, leggero, non fondato. Anche quando – e questa era un’altra sua qualità – accompagnava i suoi interventi con battute, ironia e talvolta anche qualche parolaccia.
Scalia non ha mai goduto di significativa presenza mediatica. Proprio per questo suo modo di essere. Troppo serio, troppo capace, troppo preparato nel suo campo. E dunque poco incline alla superficialità e alla leggerezza che godono di corso legale assai più significativo nel mercato della politica e dell’informazione.
E qui si manifesta forse anche un problema generazionale. Il linguaggio di Scalia, il suo modo di affrontare i temi, era il nostro linguaggio (parlo dell’ambientalismo un po’ d’antan) e probabilmente meno consono alle fasce più giovani. Ne ho avuto una conferma dalla freddezza e dall’ignoranza con cui è stata accolta martedì sera nelle redazioni la stessa notizia della morte di Massimo in seguito all’incidente stradale.
I giovani redattori che ne hanno letto nelle agenzie il nome, non hanno battuto ciglio, perché non conoscevano e non conoscono che cosa quel nome e cognome ha rappresentato. La morte di uno dei tanti ex-politici, avranno pensato. E, di conseguenza, nessuno ha dato poi avvio a un ricordo-riflessione da parte di qualche collaboratore scientifico o ambientalista dei giornali.
Un’altra caratteristica da ricordare è la sensibilità politico-sociale con cui Scalia innervava la dimensione ambientalista. Ambiente migliore per una società migliore, per un mondo migliore.
Vorrei poi ricordare due episodi un po’ (ma non tanto) personali del mio rapporto con Massimo.
Il primo riguarda la mia esperienza di capogruppo verde e consiste in un rammarico. A Massimo avrebbe dovuto, con tutti i meriti, essere assegnata la presidenza di un importante organismo parlamentare (non ne faccio il nome per non implicare altre persone, ora fuori dalla politica attiva). La coalizione dell’Ulivo, di cui facevamo parte, scelse invece l’esponente di un altro partito. Non ce la feci (non ce la facemmo) a far prevalere il nostro candidato. Massimo non ne fu certo felice, ma non fece mai emergere la sua delusione.
Il secondo episodio avvenne anni dopo: un incontro casuale, tra di noi, nel parcheggio de La Sapienza, la sua università. Io stavo andando a fare lezione per il mio corso sul giornalismo, lui stava portando via le sue carte da Fisica. Era finita per raggiunti limiti di età la sua esperienza di docente e questo gli conferiva un velo di malinconia negli occhi. Sì, perché Scalia – oltre a tutto il resto – amava l’università, amava l’insegnamento, amava la ricerca. E amava la Politica.
Inviato da Posta<
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