Re: [Aisa.circuli] Spain wants to change how it evaluatess…

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Autor: Enrico Nardelli
Datum:  
To: aisa.circuli
Alte Treads: Re: [Aisa.circuli] Spain wants to change how it evaluates scientists—and end the ‘dictatorship of papers’
Betreff: Re: [Aisa.circuli] Spain wants to change how it evaluatesscientists—and end the ‘dictatorship of papers’
Mi è venuto in mente, dalla citazione di Calvino, questo passo della
"Lettera a Turing" di Giuseppe Longo

Tuttavia, l'aver tanti vicini, come suggerisce la fisica del campo
medio, puo' anche forzarci a divenir tutti “medi”, tutti uguali o quasi.
La sfida è aperta. La gestione della scienza ne è una prima vittima: la
bibliometria, su cui ho scritto un articoletto scaricabile dalla mia
pagina web (come è bello avere una pagina web accessibile da chiunque ed
in cui render pubblici i proprio scritti!), contando le citazioni in
tempo reale, spinge a lavorare in filoni dominanti, dove anche un
piccolo progresso puo' essere citato da molti. Le invenzioni come le tue
hanno richiesto dieci, venti, trenta anni, per essere apprezzate:
l'impact factor delle riviste è invece calcolato da macchine sulla base
delle citazioni degli articoli nei due anni successivi alla
pubblicazione. In matematica, in fisica … ci vogliono dieci anni solo
per capire un risultato difficile in una pista originale, che viene
quindi ignorato a lungo, a meno che non sia una risposta difficilissima
a problemi aperti da decenni. Macchine in rete che contano
immediatamente le citazioni uccidono a priori ogni tentativo di
avventurarsi, come hai fatto tu, su sentieri del tutto nuovi.

http://www.di.ens.fr/users/longo/files/Lettera-a-TuringIt.pdf

Un articolo che vale la pena di leggere e rileggere...

Ciao,

Enrico

Il 11/12/2023 14:38, Daniela Tafani via Aisa.circuli ha scritto:
> Buongiorno, 380°.
>
> Le questioni cruciali sono state appena richiamate da Maria Chiara.
>
> Ricordo solo una questione di fondo, con le parole di Italo Calvino in Cibernetica e fantasmi:
>
> "Nel modo in cui la cultura d’oggi vede il mondo, c’è una tendenza che affiora contemporaneamente da varie parti: il mondo
> nei suoi vari aspetti viene visto sempre più come discreto e non come continuo. Impiego il termine «discreto» nel senso che ha in
> matematica: quantità «discreta» cioè che si compone di parti separate. Il pensiero, che fino a ieri ci appariva come qualcosa di
> fluido, evocava in noi immagini lineari come un fiume che scorre o un filo che si sdipana, oppure immagini gassose, come una specie di
> nuvola, tant’è vero che veniva spesso chiamato «lo spirito», – oggi tendiamo a vederlo come una serie di stati discontinui, di
> combinazioni di impulsi su un numero finito (un numero enorme ma finito) di organi sensori e di controllo."
>
> "Al posto di quella nuvola cangiante che portavamo nella testa fino a ieri e del cui addensarsi o disperdersi cercavamo di renderci conto descrivendo
> impalpabili stati psicologici, umbratili paesaggi dell’anima, – al posto di tutto questo oggi sentiamo il velocissimo passaggio di segnali sugli intricati circuiti che collegano i relé, i diodi, i transistor di cui la nostra calotta cranica è stipata."
>
> "Potrei dire anche che la numerabilità, la finitudine, stanno avendo la meglio sull’indeterminatezza dei concetti che non possono essere
> sottoposti a misurazione e a delimitazione, ma questa formulazione rischia di dare un’idea un po’ semplicistica di come stanno le cose,
> mentre è vero proprio tutto il contrario: ogni processo analitico, ogni divisione in parti tende a dare del mondo un’immagine che si va via
> via complicando, così come Zenone da Elea rifiutandosi d’accettare lo spazio come continuo finiva per aprire tra la tartaruga e Achille
> una suddivisione infinita di punti intermedi."
>
> Entro questa impostazione, non è strano che, a disagio con gli effetti di una valutazione numerica affidata a monopoli,
> si pensi a una nuova valutazione numerica, in cui si conti anche qualche altro ente e sia qualcun altro a contare.
> Per parafrasare Paul Watzlawick, siamo in una di quelle situazioni in cui la soluzione è il problema.*
>
> Un saluto,
> Daniela
>
> *https://archive.org/details/Paul_Watzlawick_-_Wenn_die_Loesung_das_Problem_ist_1987
> ________________________________________
> Da: Aisa.circuli<aisa.circuli-bounces@???> per conto di 380° via Aisa.circuli<aisa.circuli@???>
> Inviato: domenica 10 dicembre 2023 15:07
> A:aisa.circuli@???
> Oggetto: [SPAM]Re: [Aisa.circuli] Spain wants to change how it evaluates scientists—and end the ‘dictatorship of papers’
>
> Buongiorno,
>
> "Daniela Tafani via Aisa.circuli"<aisa.circuli@???> writes:
>
>> Spain wants to change how it evaluates scientists—and end the
>> ‘dictatorship of papers’
> quindi la soluzione sarebbe quella di passare da un sistema di
> valutazione deficiente, ovvero la ‘dictatorship of papers’ misurata da
> aziende private tipo Clarivate...
>
> [...]
>
>> overhauled under new proposals from the country’s National Evaluation
>> and Accreditation Agency (ANECA).
>>
>> The reforms, announced earlier this month, would for the first time
>> see researchers at Spain’s public universities evaluated on a range of
>> outputs besides papers,
> alla valutazione (meno?) deficiente basata su parametri stabiliti da una
> commissione nazionale di valutazione, una specie di "ordine
> professionale degli scienziati"?
>
> Andiamo bene.
>
> [...]
>
>> To win a modest salary increase and be eligible for promotion,
> Ecco appunto: tutto ciò per litigarsi le **briciole** delle scarse
> finanze riservate dai /magnanimi/ alla ricerca scientifica. Scarsità
> (molto) artificiosa, tra l'altro.
>
>> researchers must show that they have published a minimum of five
>> papers during that period in high-impact journals indexed in Journal
>> Citation Reports (JCR), a database produced by the publishing
>> analytics company Clarivate. Meeting the goal also enables scientists
>> to supervise doctoral students and be listed as principal
>> investigators at their universities, which gives them access to a
>> larger budget.
> Appunto: una serie di regole basate su valutazioni che dipendono da
> misurazioni, e:
>
> --8<---------------cut here---------------start------------->8---
>
> La misurazione è una riduzione di complessità che produce perdita di
> informazione e dipende da scelte arbitrarie – tanto più quando,
> spacciata come rappresentazione di attività variegate e
> multidimensionali come quelle universitarie, è esito di una combinazione
> di criteri molteplici, selezionati arbitrariamente, arbitrariamente
> associati a indicatori numerici, e a loro volta arbitrariamente
> aggregati e pesati.
>
> --8<---------------cut here---------------end--------------->8---
>
> Che differenza fa se la valutazione (di cosa?!?) è basata su criteri
> molto deficienti o un po' meno deficienti?!?
>
> Qualsiasi sia il sistema di valutazione, /quindi/ di misurazione,
> all'interno di quel sistema si creerà un *mercato*, il "mercato della
> ricerca", che sia liberista o statalista il risultato non cambia,
> cambiano solo i modi di "fare mercato": in ogni caso la ricerca verrà
> valutata solo sulla base del proprio valore /di scambio/.
>
>> Continua qui:
>> https://www.science.org/content/article/spain-wants-change-how-it-evaluates-scientists-and-end-dictatorship-papers
> l'executive summary di tutto il cinema della valutazione è questo:
>
> --8<---------------cut here---------------start------------->8---
>
> The Spanish government introduced this system in 1994 in an effort to
> increase the productivity of the country’s researchers.
>
> --8<---------------cut here---------------end--------------->8---
>
> Se l'obiettivo è quello di aumentare la /produttività/ dei ricercatori,
> allora l'unico modo è quello di applicare un sistema più o meno
> deficiente di valutazione della produttività.
>
> Domanda da un miliardo di dollari: cos'è la produttività della scienza?
>
> L'articolo prosegue:
>
> --8<---------------cut here---------------start------------->8---
>
> ANECA wants assessments to consider a broader range of research outputs,
> including “publications, patents, reports, studies, technical works,
> artistic works, exhibitions, archaeological excavations, [and the]
> creation of bibliographic records.”
>
> --8<---------------cut here---------------end--------------->8---
>
> Tutte attività lodevoli (tranne i brevetti, ma non andiamo OT) per
> carità, ma come si /misurano/?!?
>
> --8<---------------cut here---------------start------------->8---
>
> Assessors will no longer consider only the impact factor of the journals
> in which scientists publish, but also details such as whether the
> research reaches nonacademic audiences through news reports or
> government documents.
>
> --8<---------------cut here---------------end--------------->8---
>
> Ah fantastico, aggiungiamo anche la misurazione dell'impact factor su
> "Donna moderna" e "For men", oltre che nei documenti _governativi_ :-O
>
> Perché quindi i ricercatori non dovrebbero sottomettersi alle
> classificazioni commerciali e farlo invece con quelle statali?!?
>
> https://aisa.sp.unipi.it/utrecht-e-noi-perche-continuare-a-sottomettersi-alle-classificazioni-commerciali/
>
> --8<---------------cut here---------------start------------->8---
>
> Perché ballare alla musica altrui, secondo coreografie disegnate da
> altri, e con una giuria il cui scopo è vendere classifiche – e
> posizionamenti – che “dal punto di vista delle scienze sociali sono
> spazzatura”?
>
> [...] Ma come faranno gli studenti a scegliere presso quale università
> frequentare un corso di laurea o di dottorato, e i ricercatori non
> locali a decidere con che collaborare? A Utrecht rispondono così:
> guardando i contenuti e l’organizzazione dei corsi, e considerando la
> qualità della ricerca – cosa, questa, possibile, contro l’alchimia delle
> valutazioni aliene, commerciali o statali che siano, solo in virtù
> dell’adozione delle pratiche della scienza e della didattica aperta.
>
> --8<---------------cut here---------------end--------------->8---
>
> Detto in atre parole: /siccome/ «la misurazione è una riduzione di
> complessità che produce perdita di informazione», l'unico modo per
> uscire da quella /trappola/ è smetterla di misurare (la misura avviene
> sempre "da fuori" e la valutazione è aliena per definizione) e
> **ingaggiare** la ricerca sulla base dell'analisi della sua /qualità/.
>
> Pare troppo semplice.
>
> Happy hacking! 380°
>
> --
> 380° (Giovanni Biscuolo public alter ego)
>
> «Noi, incompetenti come siamo,
> non abbiamo alcun titolo per suggerire alcunché»
>
> Disinformation flourishes because many people care deeply about injustice
> but very few check the facts. Ask me about<https://stallmansupport.org>.

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Prof. Enrico Nardelli
Presidente di "Informatics Europe"
Direttore del Laboratorio Nazionale "Informatica e Scuola" del CINI
Dipartimento di Matematica - Università di Roma "Tor Vergata"
Via della Ricerca Scientifica snc - 00133 Roma
home page: https://www.mat.uniroma2.it/~nardelli
blog: https://link-and-think.blogspot.it/
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