Autore: FOA Boccaccio 003 Data: To: Boccaccio Oggetto: [foa_Boccaccio003] A molto presto
Dopo lo sgombero di martedì 26, mercoledì sera abbiamo portato i nostri
corpi e le nostre voci nel centro di Monza, fuori dal palazzo del
Comune. Con rabbia e determinazione un’assemblea di quasi 150 persone si
è espressa sull’impronta repressiva che Giunta e Polizia hanno dato al
governo del territorio, sulle esigenze e i desideri di chi vive
realmente questa città e sulla volontà di cambiare radicalmente lo stato
di cose presente.
Per iniziare abbiamo smontato le ridicole “giustificazioni” della
Questura sull’urgenza dello sgombero di via Val d’Ossola per “motivi di
sicurezza”: sappiamo che “l’ammaloramento” delle strutture è un pretesto
con cui Polizia e Giunta Pilotto si liberano di ogni responsabilità
politica riguardante lo sgombero, relegato a una questione “tecnica“.
Tante persone hanno poi raccontato di come abbiano trovato nel Boccaccio
un luogo accogliente per dare forma ai propri progetti e a nuove forme
di vivere insieme. La parte più giovane della città ha preso parola
sull’inesistenza di spazi di socialità libera, di espressione artistica,
di cultura, di possibilità di fare politica in prima persona, di luoghi
sicuri per le persone LGBTQ+. Al contrario, si è messa in risalto la
totale incapacità della Giunta, in tutte le sue articolazioni, di
realizzare quel “cambio di ritmo” di cui si era riempita la bocca in
campagna elettorale. Deserto sociale e culturale, speculazione edilizia,
cementificazione, polizia: questa è Monza sotto le Giunte di
centro-sinistra come di centro-destra.
Abbiamo sottolineato che gli ultimi due sgomberi del Boccaccio si devono
inquadrare nella più ampia cornice politica nazionale: il governo
Meloni, dal fantomatico decreto “anti-rave”, sta provando a colpire il
mondo dell’autorganizzazione, con una ostilità particolare verso gli
spazi occupati, come testimonia la circolare di Piantedosi sul tema e il
post social del Ministro degli Interni proprio sullo sgombero del
Boccaccio. Gli spazi occupati sono sotto attacco in tutta Italia, così
come le possibilità di manifestare, scioperare e organizzarsi
politicamente insieme. In un contesto di guerra e di crisi sociale,
economica, ambientale e politica, a questo progetto servirà opporre
tutta la nostra intelligenza e forza strategica da qui in avanti.
Mercoledì abbiamo compiuto insieme un altro passo per rivendicare
collettivamente la necessità di avere spazi sociali liberi e
autogestiti: la loro conquista e la loro difesa avranno bisogno del
sostegno attivo da parte di tuttə. Qualcuno al microfono ha detto che
“Non esistono soggetti passivi nella lotta” ed è nel solco di questa
affermazione che stiamo imparando a conoscerci, costruendo nuove
complicità, riabituandoci alla piazza, a vivere attivamente gli spazi
della città e trasformarli.
Per questo, intervento dopo intervento, l’assemblea è sfociata
spontaneamente in un corteo giovane e ribelle che ha attraversato il
centro fino ad arrivare al NEI, reclamando a gran voce la necessità di
occupare e vivere i pochi spazi di socialità libera rimasti in città.
Alla faccia della repressione sbirresca e della vigliaccheria di questa
Giunta.