[Hackmeeting] proposte su come evolvere (Was: polemica sulla…

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Autore: karlessi
Data:  
To: hackmeeting
Oggetto: [Hackmeeting] proposte su come evolvere (Was: polemica sulla locandina)
Ciao

è dalla fine dell'assemblea non finita al Cartella che penso a se e come
contribuire alla faccenda ML ecc., approfitto di questo scambio per
qualche considerazione e per avanzare alcune proposte,

questa è una mail lunga quindi puoi anche smettere di leggere qui se
preferisci lo stile X (ex Twitter), nn te ne voglio in caso è lo
Zeitgeist, lo disse un filosofo alquanto nazi, puoi leggerne ampi
estratti online ma è in tedesco, ach, tedesco tutto suo inventato da lui
medesimo, e in ogni caso di tecnica non capiva un accidenti, vedi "die
frage nach der technik" (in minuscolo a favore di bell hooks), per
quanto ispiri quasi tutti i filosofi che si spacciano per esser di
sinistra che straparlano di tecnica. auguroni!

ora che solo chi ha voglia di leggere continua a leggere,


come ho detto durante l'assemblea, come CIRCE ci farebbe piacere dare
una mano a facilitare la discussione, ho seguito il dieci minuti di come
scrivere mail perciò forte dell'esperienza formativa fingo di sapere del
markdown che scrivo a caso su thunderbird, per facilitarvi ecco l'indice:

## [vai al SUCCO](#succo)
## [vai alla PRECISAZIONE](#posizionamento)
## [vai a fastidiologia](#fastidio)
## [vai a RTFM come allegoria](#RTFM)

## Precisazione {#posizionamento}

preciso che:

- assumo un punto di vista pedagogico, in primo luogo nei miei
confronti. Ritengo che si possa imparare qualcosa da altre persone,
cose, esseri animati e non, ed evolvere insieme, non necessariamente in
maniera armoniosa. Sono consapevole che può risultare un atteggiamento
irritante, ma lo considero una parte fondamentale della cultura hacker.

- IMHO le cose possono sempre andar meglio, non c'è da fare applausi e
distribuire pacche sulle spalle come se fosse il migliore dei mondi
possibili, che non è, però le cose evolvono in maniera a me più
congeniale rispetto al passato. La ML è pubblica. Guardate di cosa si
parlava vent'anni o dieci anni fa. Non è una ricaduta ombelicale: è che
le persone esigono di più, anche maggiore gentilezza (non ossequiosa,
non di maniera: GENTILEZZA), e ciò è OK. Sennò sembra che prevalgano il
disastro e lo schifo, cosa che assolutamente non è! da Lao Tze nn è
cambiato granché, continua a far più rumore un albero che cade rispetto
a una foresta che cresce. Insomma ci sta di "rimanere con la turbolenza"
(*Staying with the trouble*, DH), senza fustigarsi però. O solo in
maniera consensuale, grazie.

## fastidiologia {#fastidio}

leggendo ilfautquiltombe, grazie per lo sbattimento, mi è necessario
sapere e capire cosa infastidisce, sciocca, indispone altre persone, e
perché

sì, mi ritrovo nel fastidio per la locandina, la maglietta, che non ho
espresso prima per mancanza di attenzione e, anche, per non aggiungere
pesantezza (ma questa è un po' una scusa)

mi domando: come avrei potuto esprimere il mio disagio? cosa mi crea
disagio? mi piacerebbe sapere cosa sciocca altre persone, non è facile
sentirsi liberie di esprimersi su quel che sciocca. A me, a dire in
pubblico ciò che mi sciocca, mi sembra di rischiare la figura del
borghesuccio, perché si dice: "épater les bourgeois", anticonformismo
d'accatto se posso tradurre malamente. cosa che va superata, ne
convengo. come? domanda non retorica. Come si esprime disagio senza
giudizio verso l'altrui comportamento, con ragionevole certezza di
vedere accolto il proprio disagio?

dunque, la locandina ecc.: per me, forse se la figura avesse avuto enne
seni (enne diverso da due), meno evidenti, mi avrebbe infastidito meno,
forse. Forse di più, nn so.

una IA non me la immagino così, senz'altro non femminilizzata, né
antropomorfica. forse ci vorrebbero laboratori di immaginazione
costruttiva (chi ne sa? i laboratori ci aiutano!) per tirar fuori
immagini in cui ci ritroviamo? Con tutto che chi ci mette la grafica si
espone particolarmente, a interpretazioni e sovrainterpretazioni.

grazie a voi che ci provate.

"prompt" non è "comando", certo, ma non è così evidente per chiunque.

comincio a sospettare che la tradizione di comunicare in maniera
esoterica, nota solo a persone iniziate, sia spesso controproducente.
non mi riferisco a sette, massonerie, ecc. parlo di noi. Qualche giorno
fa ho sentito alla TV un altrimenti luminare di storia che apprezzo dire
che le IA attingono a tutte le traduzioni disponibili e fanno una
cernita delle migliori, dunque fanno meglio della media, cioè il
luminare non ha capito che si tratta di sistemi probabilistici, non
hanno un DB realtime in cui pescare. Siamo all'anno zero della
divulgazione dell'ovvio e con questo bisogna fare i conti. Sospiro per
sciogliere l'irritazione che fa affluire sangue utile altrove.

< inciso storico-letterario on >

per me, la lettura della Trilogia degli Illuminati e simili costituisce
una sorta di vaccino letterario rispetto a qualsiasi complottismo; ma
devo riconoscere mio malgrado che le cose si sono evolute diversamente,
il complottismo dilaga un po' ovunque, il vittimismo anche (a partire
dai governanti, più si sono arrampicati in alto nella loro orripilante
gerarchia più si sentono vittime e schiacciano i diversi da loro; spesso
i governati non si distinguono affatto per costumatezza), la permalosità
è più regola che eccezione. Quindi un certo bisogno di chiarezza
espressiva, anche a costo di apporre etichette mi sembra condivisibile.
Per quanto, partizionare le cose mettendo etichette, tu X tu Y, sia cmq
operazione sempre arbitraria. Espressione di puro potere. Me lo accollo
volentieri se è il caso.

</ inciso storico-letterario off >

Sul linguaggio impiegato in ambito informatico-tecnologico molte cose
sono state normalizzate e sono orrende. Server e client, server farm e
factory: cultura della mercificazione, il mercato è ovunque, i servi
servono, l'industrialismo "unica via" dilaga. Destra e sinistra,
democrazia e dittatura, tutti d'accordo sul progresso del PIL.
Ahiahiahia. Master e slave, dischi connessi in maniera gerarchica come
prototipo della struttura del mondo: schiavismo ovvio sottinteso. Fa
figo prodursi in "penetration test" per "sfondare" reti e sistemi [1]:
sessismo lampante, machismo come piovesse, cultura dello stupro
evidente. "Estrarre" dati, "minare" "blocchi incatenati", sfruttare
"laghi di dati": lo chiamano estrattivismo digitale, non mi convince (mi
sa di appropriazione culturale), cmq sia è tossico. Si potrebbe
continuare a lungo. A questi automatismi espressivi bisogna porre
rimedio, il linguaggio è comportamento. Il fascio dei comportamenti
determina la proiezione identitaria nello spettro socio-culturale
condiviso, al di là delle maschere convenzionali. Tradotto
dall'accademichese: se parli e ti comporti in maniera aggressiva, ti
proietti socialmente in maniera aggressiva.

## RTFM come allegoria {#RTFM}

A tal proposito, a me RTFM (trad.: Leggi Il Fottuto Manuale) ha sempre
dato moltissimo fastidio. l'ho scritto anche in qualche libro.
riconoscendomi nell'etichetta "cisgender", per quanto recente e
parziale, oltre che in quella di "maschio", RTFM per me si traduce in
"mostra le piaghe della fatica che hai sofferto, poi ti verrà forse dato
aiuto da qualche buon passante. cmq sei una sega e tale rimarrai".
Faccio parte senza alcun orgoglio di quelli cresciuti con una serie di
detti non-detti ma in fondo detti (soprattutto a scuola e nella
cosiddetta società civile, centri sociali inclusi appieno; meno in
famiglia): non piagnucolare, non mostrare debolezza, soffri in silenzio,
impara a difenderti, petto in fuori e difendi i più deboli che ti
riconosceranno in quanto protettore (quest'ultima è la variante
finto-progressista). RTFM appartiene, almeno in parte, a quella stessa
cultura maschilista patriarcale nonnista-bullistica-wannabemilitaresca
tossica.

D'altra parte, apprezzo l'aspetto autogestionario sottinteso a RTFM e
anche la carica sarcastica e liberatoria. Nessuna farà la tua parte al
posto tuo, rimboccati le maniche in base alle tue possibilità: mi sembra
apprezzabile. Sottoscrivo: magari potrei portare lo zaino di qualcun*
per un pezzo, sempreché sia in condizioni di farlo; ma portarmi
chicchessia a spalla anche no, o cmq solo in casi eccezionalissimi, e
l'acqua ce ne vuole un paio di borracce a testa al giorno per
sopravvivere, ergo la delega funziona in maniera assai limitata e in
ogni caso temporanea. Gli orpelli tecnici disposti artificiosamente
possono eludere questa banale considerazione con capziose situazioni
artefatte (un miliardiario con migliaia di servi volontari prezzolati
che va sulla Luna o affanculo altrove, magari), ma per me rimane che non
c'è autogestione senza autoconsapevolezza dei propri limiti e capacità a
livello fisiologico e psicologico e sociologico. Autoconsapevolezza
individuale che si fa collettiva. come soggetti individuali, corporei e
pensanti, partecipi di aggregati sociali.

In RFTM (traduzione dopo un po' che leggi e non capisci: Leggi Sto Cazzo
di Manuale del Cazzo visto che Cazzo dai Cazzo! Ce la fai Cazzo! Cazzo
Dio Subito! c'è cazzismo nell'aria e anche del Divismo...) c'è
senz'altro una parte di "uomo fintosaggio che spiega le cose"
(mansplaining nell'anglicismo). Analogamente, in tante etichette che
proliferano e che mi lasciano insoddisfatto oggigiorno percepisco una
parte di "persone più liberate che spiegano le cose dall'alto della loro
superiore posizione a chi è rimasto indietro" (non ho un anglicismo a
portata di tastiera perché non ho ancora imparato a far parte dell'élite
globish cmq ci lavoro alacremente. blob.). Più che altro lo percepisco
in quello che ho letto, spesso in "inglese" (global english?), spesso
pervaso da un senso di "mo' vi spieghiamo come sta il mondo a voi
trogloditi". Con tutto che forse all'età della pietra certe cose non
erano poi male, anzichenò si lavorava meno, ma certo chi aveva il
diabete moriva, il che nn m'aggrada e mi fa preferire d'offrire il mio
corpo a campo d sperimentazione per il capitalismo biotech, fate pure!
basta che mi date gli ormoni giusti, grazie. grazie anche alla sanità
pubblica. (m'inchino a vossia che la fornite, con moderazione, sempre.
in medio stat virtus. però se qualcun* ha idea di come farsi
dell'insulina nel sottoscala, cerco info in pvt, viele danke).

Talvolta percepisco questa superiorità che spiega cose in maniera
saccente anche in confronti con persone in carne e ossa, intendo su ciò
che è OK e ciò che proprio non è OK nel mondo attuale; intendo rispetto
alla sessualizzazione, al genere e alla razzializzazione, non
diversamente da come fa RTFM nell'ambito nostro.

Per esempio, sono stato accusato più volte (tre. forse quattro.) di
"racial color blindness", cecità nei confronti del colore della pelle
(dell'interlocutrice); esaminando quei casi insieme ad altre persone
affini, mi sembra che la mia cecità fosse volta a ritenere il colore
della pelle un dato secondario rispetto alla lingua (inglese, che mi
affatica molto ed è colonialissimo IMHO; come del resto il francese e il
castigliano, le uniche altre lingue che maneggio), ma soprattutto, un
dato secondario rispetto alla postura aggressiva dell'interlocutore in
questione [1]. è possibile che in quanto maschio bianco debba scontare
cmq la cultura dello stupro coloniale cui appartengo, per almeno altri
cinquecento e rotti anni per andare vagamente a pari, ma rimane il fatto
che le politiche identitarie etichettatorie mi convincono poco [2].

Dalle etichette definitorie alla politica, la riflessione banale è che
una persona trans non bianca può tranquillamente portare avanti
politiche fasciste. Identità non binarie non garantiscono dalle derive
nazionaliste, autoritarie e reazionarie; il fatto di patire
un'oppressione o enne oppressioni non garantisce la capacità di
distribuire il potere per il benessere di tutt* invece di accumularlo
per esercitare dominio. Giusto che sia così: altrimenti la libertà
sarebbe una conseguenza automatica di una situazione fisiologica e/o di
determinate esperienze. Il che non è. Ogni libertà è frutto di scelte e
negoziazioni.

Cosa va abbandonato di RTFM per evolvere in maniera liberatoria,
emancipatoria?

## Succo della faccenda {#succo}

A mio avviso il **sarcasmo** è OK, così come l'ironia, specie quando
viene dichiarato al di là di ogni ragionevole dubbio; ma ci servirebbe
più **l'umorismo**. **L'umorismo** è solidale, l'umorismo è il
riconoscimento che siamo sulla stessa barca a prescindere dalle
differenze e che le affinità sono un modo per riconoscersi nelle
diversità; il sarcasmo e l'ironia no, denigrano e degradano l'altro, più
o meno sottilmente. Può andar bene quando l'altro è gerarchicamente
sovraordinato, ma le gerarchie sono molteplici, e trasversali. Il mondo
è sempre più complesso. A volte si è sottomessi in un ambito e
contemporaneamente dominanti in un altro. Invece, l'umorismo è la risata
che li seppellirà, senza essere interessata a farlo, indifferente alle
pochezze, perché per conseguenza logica nel suo procedere fa saltare gli
schemi delle relazioni di potere e rivoluziona l'esistente.

**Far fatica** anche è OK, ma dev'essere una fatica sensata, altrimenti
è come scavare trincee e poi riempirle, e allora tanto vale andare a
fare lo sbirro di frontiera in un paese neutrale. curre curre uagliò.
grazie 99 posse (a buon diritto ritenuti maschilisti. si può sempre far
meglio). bisogna venire incontro alle difficoltà una volta che vengono
espresse, assumendo come dato di fatto la buona fede, almeno qui, in
questo ambito. la malafede ne parliamo un'altra volta nn saprei che dire.

**Discutere per ore** è OK, specie per il piacere di farlo a chi piace.
C'è a chi piace strano. A me non piace molto, mi annoia, ma de gustibus.
Però mi pare acclarato che **discutere per ore che NON funziona bene per
deliberare**, cioè per prendere decisioni condivise, specialmente con
centinaia di persone presenti e ancora di più assenti. Questo perché la
discussione per deliberare in cerchio molto ampio (con microfono tanto
peggio) tende a riprodurre le dinamiche esistenti, a rinforzare le
asimmetrie esistenti (letteratura immensa in merito posso fornire
scrivere pvt); tranne se si vuol procedere per acclamazione più o meno
plebiscitaria, che, ricordo, è pratica anch'essa militaresca e a me mi
ripugna.

Per me un modo di procedere, mutuato da quello che proponiamo come
"pedagogia hacker", è portare l'attenzione sulla propria esperienza
concreta e sulle reazioni fisiche ed emotive.

Ad esempio, ho visto una persona al Cartella durante HM gettare un
mozzicone per terra, di sigaretta industriale. La cosa mi ha
indispettito. Osservando la noncuranza che ho letto nel gesto, come di
abitudine consolidata, mi è salito il sangue alle tempie. Avrei voluto
affrontare la cosa civilmente, ma mi venivano solo insulti. Ehi, non è
niente! Non è così importante, pensavo. ma anche pensavo insieme: ma
porcoiddioscusalporco, dai però! Facciamocela! Cmq. Ho aspettato e,
discretamente, ho raccolto il mozzicone e cercato un posto adeguato dove
buttarlo. Avrei potuto raccoglierlo platealmente di fronte alla persona
in questione, dopotutto peso oltre ottanta chili e non mi sento quasi
mai fisicamente in pericolo, a differenza di quasi tutte le donne che
conosco (faccio sempre fatica a ricordare e comprendere questa cosa, ma
è la realtà che mi circonda, ed è terribile). Oppure potevo lasciar
perdere. Oppure potevo andare a cercare qualcun* di fidato e
spiattellare la cosa chiedendo lumi. Oppure... facciamo come se
all'opposto fossi stato nei panni altrui. Facciamo che io avessi buttato
la cicca per terra, e una persona X mi avesse visto, in che modo avrebbe
reagito? Come si sarebbe sentita? Perché nessuno da vicino è normale,
nessuno è uguale a nessun altro, e poi dipende dalla situazione, magari
ero alterato, ubriaco, neurodivergente, capo del mondo che non puoi far
sentire una merda (scusallamerda), e l'altra persona come avrebbe
reagito? Come avrebbe potuto reagire, dato il rapporto di forze in
campo, più o meno esplicito? Personalmente avevo molte alternative. Temo
che molte persone in una situazione analoga avrebbero avuto molte meno
alternative di me. Il che le avrebbe rese meno libere di me, il che
rappresenta il vulnus, il problema fondamentale a cui porre rimedio.
Libertariamente parlando.

Quindi, mi domando, se qualcun* in questa lista offende la mia
sensibilità, come procedo? Come posso procedere (potere reale)? Come
vorrei procedere ma non mi sento di poter fare (potere desiderato)? A
chi mi rivolgerei eventualmente, in che modo, perché proprio a quella
persona/e (procedure esistenti)? Cosa consiglierei a qualcun* che
venisse da me e mi confidasse di non voler più sentirsi scioccato dalla
lista? Quali procedure vorrei mettere in opera per affrontare situazioni
analoghe?

E poi queste riflessioni, distillate, andrebbero raccolte in pratiche da
passarsi, in manuali che non siano RTFM ma codici condivisi di come si
fanno le cose ammodo nostro. Il che si può fare, epperò richiede sforzo
assai, soprattutto per il dettaglio, e pazienza per gli anziani che non
capiscono dove sta il problema se ti urlo in faccia, siamo compagni e
succede nell'impeto poi tanto ci beviamo/fumiamo sopra (ma anche è un
problema se la dinamica diventa un automatismo comportamentale); e
richiede pazienza per i giovani che scalpitano per altre vie e sembra
che solo loro fanno cose OK (ma diventa problematico se automaticamente
si comportano come se fossero le prime/uniche persone sensate sul
pianeta); e richiede pazienza per tutte le persone e cose e così via che
si sentono completamente altrove e hanno la loro da portare.

Queste non sono domande oziose, sono elementi che cercano di mettere in
luce, definire e rendere comunicabili idiosincrasie, vulnerabilità, ecc.
e, messe insieme, costituiscono una mappa (parziale, come ogni mappa)
delle relazioni di potere: chi può, chi non si sente di potere ma
vorrebbe, chi vorrebbe aiutare a potere, e come fare per evolvere a modo
nostro.

Se vi sembra un esercizio inutile, che tanto noi persone evolute
discutiamo serenamente faccia a faccia, prendiamo le cose di petto, non
ci nascondiamo dietro a un dito né tanto meno abbiamo bisogno di
giochetti psicologici per tirar fuori ciò che non va e risolverlo,
perché una comunità è capace di agire (queste sono alcune delle reazioni
che ho raccolto di fronte alla proposta di cui sopra, espressa con
alcun* compagn* a Gallico), mi permetto di dissentire da voi.

La ML che non funziona (ammesso che non funzioni) secondo me è un
sintomo di difficoltà relazionali; non sarà cambiando strumento che
"risolveremo" questioni relazionali, atteggiamenti
sgraditi/aggressivi/rinunciatari/giudicanti ecc.

nn so se riuscirò a esserci a Perugia, dipende da quando sarà, penso cmq
che sia necessario un lavoro di autoformazione sul come affrontare cose
concrete, nel dettaglio, non sulle questioni tecniche generali.

Per arrivarci senza riproporre un'assemblea che potrebbe reiterare
frustrazioni déjà vu

mie due lire, pardon per la lunghezza ma son cose complesse, grazie a
chi ha avuto l'ardimento di arrivare fin qui

ciao

k.


[1] in un caso, la cosa è finita con un "con voi anarchici dovevamo
finirla a Kronstadt!", il che chiarisce per me definitivamente la
secondarietà del colore della pelle rispetto al posizionamento politico

[2] i primi libri che ho tradotto mi convincono ancora in merito al
funzionamento basilare dell'identità:
https://eleuthera.it/risultati.php?find=laplantine

[3] dei cattivi, s'intende. sempre più difficile capire chi sono, i
cattivi. evito la facile digressione sulle attuali guerre nell'est
Europa, nel frattempo i nazionalismi s'impongono come ovvia risposta a
domande che nessuno ha formulato. nessuno che io conosca, il che non
vuol dir molto. Ma come, ero un maschio privilegiato, cazzo! Mi avete
ingannato, non conto nulla!

--
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