“Il Ponte sullo Stretto costituisce un’infrastruttura fondamentale rispetto alla mobilità militare, tenuto conto della presenza di importanti basi NATO nell’Italia meridionale”. Ad affermarlo è [
http://documenti.camera.it/leg19/pdl/pdf/leg.19.pdl.camera.1067.19PDL0031640.pdf | il disegno di legge (convertito in decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35) ] presentato dalla premier Giorgia Meloni e dai ministri Salvini e Giorgetti . A confermare l’esistenza di una dimensione militare nel progetto del ponte, che esula dal senso strettamente civile dell’infrastruttura, è anche l’UE.
Il progetto, infatti, rientra nel Trans-European Transport Network (TEN-T), il cui scopo, tra gli altri, è quello di creare una rete in grado di soddisfare “un [
https://defence-industry-space.ec.europa.eu/system/files/2022-11/Action%20plan%20on%20military%20mobility%202.0.pdf | piano d'azione sulla mobilità militare 2.0 ] ”. A sostenerlo economicamente ci pensa l’UE con i finanziamenti provenienti dal Connecting Europe Facility (che finanzia progetti di infrastrutture di trasporto a duplice uso) e dal Fondo Europeo per la Difesa (che sostiene lo sviluppo di sistemi logistici e digitali interoperabili).
Il Ponte sullo Stretto, dunque, continua a far parlare di sé. Questa volta, però, non a causa delle possibili - per non dire “sicure” - ingerenze delle organizzazioni mafiose, come Cosa nostra e ‘Ndrangheta, che da sempre intravedono nell’infrastruttura un investimento per riciclare denaro e guadagnare consensi. A far discutere è la presenza della NATO dietro “l’opera più green del secolo”, come l’ha più volte battezzata il ministro per le Infrastrutture e i Trasporti Matteo Salvini , soprattutto in un periodo storico in cui l’Europa si avvia velocemente verso l’escalation militare.
Le parole del giornalista Antonio Mazzeo:
https://www.antimafiaduemila.com/home/primo-piano/96674-gli-sporchi-interessi-della-nato-dietro-al-ponte-sullo-stretto.html