Questa settimana, giovedì sera, parte la rassegna cinematografica che
organizziamo presso i giardinetti del NEI di Monza.
https://boccaccio.noblogs.org/post/2023/07/01/cinema-del-nei-2023/
Qui di seguito invece alcune riflessioni in merito all'inaugurazione
della "Casa della Montagna" presso la nostra vecchia sede di via Rosmini
11.
UNA DISCOTECA NELLA CASA DELLA MONTAGNA.
Via Rosmini 11: epilogo di una storia già scritta.
https://boccaccio.noblogs.org/post/2023/07/05/una-discoteca-nella-casa-della-montagna/
Molt* ci chiedono notizie sul destino della nostra vecchia occupazione
di via Rosmini 11: l'inaugurazione di oggi della "Casa della montagna"
da parte del CAI di Monza ci offre l'occasione di fare chiarezza su
qualche novità realativa all'area.
LA TRUFFA DEL CAI E I SOLDI DEL MOSS
Tre anni fa un gruppo di affaristi con esperienza nel mercato
immobiliare cittadino, per conto della MOSS srl (impresa di
ristorazione), acquistava a un prezzo stracciato dalla FIGC metà
dell'area di Via Rosmini 11. Le stesse persone offrivano al CAI di Monza
la possibilità di buttarsi nell'affare e acquisire la restante metà
dell'area, per aprirvi la nuova sede del Clup Alpino o "Casa della
Montagna". L'inedito sodalizio permise di ammantare di un presunto
risvolto "sociale" il meccanismo che portò nel luglio 2021 allo sgombero
della FOA Boccaccio, che quell'area la faceva vivere da ormai 10 anni.
Intanto sempre le stesse persone fondavano la CAMPO MAURO srl, società
invece dedita a costruzioni ed edilizia e si comperavano anche l'area di
via Rosmini 13, ampliando il raggio d'azione dell'investimento (e della
propria speculazione).
Subito mettemmo in evidenza le grandi contraddizioni interne a questa
operazione: cosa c'entrava un locale patinato, frequentato dalla Monza
bene, con il Club Alpino Italiano? Quali interessi muovevano questa
collaborazione alquanto strana? Forse i soci del CAI avevano voglia di
"un'oasi fresh 'n tasty" per rinfrescarsi dopo lunghe scalate? O forse
la MOSS srl, mossa da impegno civico, aveva l'intenzione di recuperare
l'area occupata "mediante progetti di utilità
pubblica/sociale/sportiva"?
CASA DELLA MONTAGNA O REBEL CLUB?
A due anni di distanza dello sgombero del Boccaccio di via Rosmini 11,
possiamo affermare che l'affare sta rivelando, a poco a poco, il suo
aspetto più autentico. Esattamente come avevamo predetto a suo tempo.
Di tutto il faraonico progetto "Casa della Montagna" resta una sala di
poche decine di metri quadri (e questa, se vogliamo, è una buona
notizia, perché i rendering che il CAI ha venduto alla stampa raccontano
di un progetto che sventrerebbe il campo da calcio, cementificando tutto
il manto erboso per i cosiddetti "spazi polifunzionali").
Con "grande sorpresa" invece, da qualche mese a questa parte, dal
cosiddetto "Gran Galà di Capodanno" (con ingresso a 30 euro), tra le
stesse mura che ospitavano eventi culturali a prezzi popolari, attività
sportive autorganizzate e accessibili a tuttə, presentazioni di libri e
cineforum, è spuntato il Rebel Club: una discoteca con selezione
all'ingresso, ma che allo stesso tempo si definisce "underground",
"selvaggia", "ribelle".
L'operazione politica e di marketing è chiara: sostituire uno spazio
libero e autogestito con un locale "in", attraversato da un'utenza più
ricca e selezionata; riutilizzare ipocritamente un linguaggio e un
immaginario "underground" e alternativo per portare a termine una
riqualificazione, oltre che strutturale, anche simbolica; infine,
preparare il terreno per la diffusione di una socialità giovanile
piegata al profitto, alla sorveglianza, disinteressata ai bisogni reali
del territorio.
Nonostante ormai le molteplici aperture settimanali, tutto ciò è passato
"stranamente" sotto il silenzio della stampa cittadina, occupata invece
a criminalizzare con decine di articoli squallidi e pieni di falsità le
iniziative che da due anni si svolgono in via Timavo 12.
CONCLUSIONI
In questo scenario, è evidente come la misera "Casa della Montagna"
inaugurata oggi sia stata la leva mediatica per spianare la strada ad
attività a scopo di lucro, che gonfiano le tasche ai soliti palazzinari
e affaristi di turno, in perfetta sintonia con chi governa la città.
La continuità politica tra Allevi e Pilotto si manifesta anche in un
comune modello di città perseguito. Da una parte, celata dietro
all'ambiguità di presunti "progetti per i giovani della città", si
nasconde la volontà politica di legittimare sgomberi, interrompere
l'esperienza di autogestione e organizzazione spontanea e trasformare in
merce relazioni umane e tempo libero. Dall'altra si propone un'idea di
città per pochə privilegiatə, spesso user temporanei o saltuari della
movida che accelerano le logiche di consumo, a discapito della gioventù
monzese sempre più repressa dalla polizia.
Il Rebel Club non è libero, non è selvaggio, non è underground. È al
contrario una triste imitazione, l'ennesimo esempio di un processo
gentrificatore che ha distrutto relazioni politiche e umane autentiche,
nate dal basso per soddisfare i bisogni del territorio e dei suoi
abitanti.
Il Rebel Club non è alternativo e non è ribelle. Con i soldi di padroni
e palazzinari non si fa controcultura, ma soltanto speculazione e
profitto su forme d'intrattenimento standardizzate e conformiste.
Noi continueremo a chiamare le cose con il proprio nome: ciascuno tragga
le proprie conseguenze da questa storia che, a tratti contorta, cela la
lineare strategia di chi, qui come altrove, antepone il proprio
spregiudicato affarismo a tutto.
Continueremo a costruire spazi liberi, autogestiti e aperti alla
collettività. In Via Rosmini 11 è successo per 10 anni e oggi continua a
succedere in Via Timavo 12. La nostra storia non si sotterra con un
pugno di soldi, né si cancella con una semplice riverniciata.
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FOA Boccaccio 003
via Timavo 12
Monza
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