Il mondo di ChatGPT. La sparizione della realtà
di Giovanna Cracco
Cosa sarà reale nel mondo di ChatGPT? Per i tecnici di OpenAI, GPT-4 produce più false informazioni e manipolazione di GPT-3 ed è un problema comune a tutti gli LLM che saranno integrati nei motori di ricerca e nei browser; ci attendono l’“uomo disincarnato” di McLuhan e la “megamacchina” di Mumford
Nel giro di breve tempo, la sfera digitale cambierà: l'intelligenza artificiale che abbiamo conosciuto sotto la forma di ChatGPT sta per essere incorporata nei motori di ricerca, nei browser e nei programmi di largo utilizzo come il pacchetto Office di Microsoft. È facile prevedere che, progressivamente, i ‘modelli linguistici di grandi dimensioni' (Large Language Model, LLM) (1) - ciò che tecnicamente sono i chatbot AI - saranno inseriti in tutte le applicazioni digitali.
Se questa tecnologia fosse rimasta circoscritta a utilizzi specifici, l'analisi del suo impatto avrebbe riguardato ambiti particolari, come quello del copyright, o la definizione del concetto di ‘creatività', o le conseguenze occupazionali in un settore del mercato del lavoro ecc.; ma la sua incorporazione nell'intera area digitale investe ciascuno di noi. Quella con i chatbot AI sarà un'interazione uomo- macchina continua. Diventerà un'abitudine quotidiana. Una ‘relazione' quotidiana. Produrrà un cambiamento che avrà ripercussioni sociali e politiche talmente estese, e a un tale livello di profondità, da poterle probabilmente definire antropologiche; andranno a colpire, intrecciandosi e interagendo fra loro, la sfera della disinformazione, quella della fiducia e la dinamica della dipendenza, fino a configurarsi in qualcosa che possiamo chiamare la ‘sparizione della realtà'. Perché gli LLM “inventano fatti”, favoriscono la propaganda, manipolano e traggono in inganno.
“La profusione di informazioni false da parte di LLM - a causa di disinformazione intenzionale, pregiudizi della società o allucinazioni - può potenzialmente mettere in dubbio l'intero ambiente informativo, minacciando la nostra capacità di distinguere i fatti dalla finzione”: ad affermarlo non è uno studio critico verso la nuova tecnologia ma la stessa OpenAI, società creatrice di ChatGPT, in un documento tecnico rilasciato insieme alla quarta versione del modello linguistico.
(continua)
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