[RESS Roma] Messaggio collettivo Scup - Cena Sociale 25 marz…

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Author: ressroma
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To: res-roma
Subject: [RESS Roma] Messaggio collettivo Scup - Cena Sociale 25 marzo per chiusura SEDE VIA DELLA STAZIONE TUSCOLANA 82-84
Giriamo questo messaggio da parte del collettivo Scup , uno dei protagonistici storici del percorso della Ress Roma . Proviamo ad esserci tutti/e …meritano il nostro sostegno !!



CHIUSURA SEDE VIA DELLA STAZIONE TUSCOLANA 82-84

Vi scriviamo per comunicarvi che entro il mese di maggio lasceremo la sede di via della Stazione Tuscolana 82-84.

Lo faremo senza avere alternative. Dovremo quindi occuparci dello sgombero e smaltimento dei materiali.



Due sono le date che abbiamo individuato in cui, se volete, potremo salutarci dal vivo e potremo raccontarvi quanto proveremo a fare con questo testo.

Venerdì 25 marzo 2023:

ci sarà una cena sociale con a seguire selezioni musicali

(per la cena è gradita la prenotazione a:

scupsportculturapopolare@???)

Domenica 16 aprile 2023:

seguiranno maggiori dettagli, vorremmo organizzare una giornata dalla mattina al tramonto, sul modello delle giornate di EcoSolPop, ma il programma dipenderà dall’adesione e dal contributo di chi vorrà parteciparvi.



Proviamo a ripercorrere insieme le vicende che ci hanno portato a questa decisione.

Come speriamo sappiate, la sicurezza data dal comodato d’uso gratuito firmato nel 2018 è durata ben poco.

Ben presto infatti, l’area è risultata essere interessata da un ampio progetto di riqualificazione: da un lato il progetto Reinventing Cities, che interesserà tutta l’area limitrofa alla Stazione Tuscolana e lungo via della Stazione Tuscolana; dall’altro altri interventi che riguarderanno, così ci è stato comunicato, la demolizione dell’immobile attuale sede di Scup, per realizzare una strada di servizio per la ferrovia.

Il progetto di Reinventing Cities interesserà il piazzale e l'area adiacente alla Stazione Tuscolana; annunciato come una "rivoluzione verde", e come un processo di rigenerazione urbana partecipato, porterà, se mai partirà, altri 3,4 ettari di cemento in un quadrante già altamente urbanizzato e residenziale.

Poche le parole alla cittadinanza, nessun coinvolgimento nella partecipazione alla definizione degli obiettivi della rigenerazione.

Chi abita i quartieri? Chi li vive? Ancora una volta la risposta della politica è il cemento, la privatizzazione, l'incapacità di riuscire ad immaginare una città a misura di persona, di socialità, di dialogo, di cultura , sport e servizi.

Con una crisi climatica e ambientale che rende le estati invivibili, la siccità, i fenomeni estremi, non possiamo accettare che le nostre città vedano un ulteriore sviluppo indiscriminato, non si può edificare altro suolo, non se vogliamo provare a bloccare un processo di degenerazione ambientale che già è in atto e condiziona le nostre vite.

Nuove case ad un prezzo inaccessibile, quando a Roma quasi 60 mila nuclei familiari sono in emergenza abitativa; si contano quasi 5000 sfratti ogni anno e circa novemila sono le persone senza fissa dimora.

Quando una persona giovane e le studentə non riescono ad accedere al mercato degli affitti, quando un lavoratorə precariə spende il suo stipendio per avere un tetto , la politica ancora una volta sceglie il profitto.

In città come Roma questo si pone ancora in più forte contraddizione alla luce del numeroso patrimonio pubblico in disuso.

In attesa che partano i cantieri, sono oltre due anni che procediamo di proroga in proroga, senza possibilità di programmare le attività, senza avere concretezza sul futuro.



IL TAVOLO CON LE ISTITUZIONI



Da oltre un anno si è aperto un dialogo con le istituzioni per trovare una soluzione, che riconoscesse il valore dell’esperienza di Scup, e ne consentisse una continuità territoriale.

E’ con queste premesse e questi impegni che si è aperto all’inizio del 2022 un tavolo istituzionale i cui lavori furono inaugurati dall’Assessorato al Patrimonio del Comune di Roma, la Presidenza del Municipio VII, l’Assessorato alla Mobilità della Regione Lazio, l’Assessorato all’Urbanistica del Comune di Roma, e la proprietà RFI e Sistemi Urbani.

L'ultimo incontro del tavolo a cui abbiamo partecipato è stato il 15 febbraio 2023; in quella sede veniva valutata l’ipotesi del trasferimento in un locale messo a disposizione dalla proprietà RFI presso Via Castelguidone nel quartiere di Casal Bertone.

L’immobile richiederebbe una importante ristrutturazione, incluso il rifacimento del tetto e la messa a norma degli impianti elettrici e idraulici, per un totale di circa 200mila euro, e il suo affidamento in comodato d’uso gratuito.

Gli oneri e la tipologia di contratto, che offre scarse garanzie di stabilità, ci hanno portato a rifiutare questa ipotesi.

Non ci saremmo sottratti a questo impegno, ma avremmo voluto maggiori garanzie, che la proprietà non poteva assicurarci.

Una eventuale vendita, o affidamento con un contratto di locazione con diritto di prelazione su una futura vendita dell’immobile non era possibile per la politica dell’azienda, a meno che il soggetto acquirente non fosse stato un ente pubblico.

A queste richieste non c’è stata risposta da parte dell’amministrazione; per questi motivi abbiamo deciso di rinunciare e non proseguire.



Prima di considerare l’ipotesi dell’immobile di Via Castelguidone, nell’ambito del tavolo si è lavorato al vaglio di ipotesi che mantenessero una continuità territoriale, in considerazione dei tanti esempi di patrimonio pubblico inutilizzato e abbandonato presenti nel quadrante su cui insistono da oltre dieci anni le attività e le richieste di Scup all’amministrazione su investimenti in progetti di sport e cultura.

Specifichiamo che il tavolo si è protratto in questi mesi con appuntamenti in orari lavorativi, senza verbali, a cui abbiamo partecipato, sforzandoci nel seguire i tempi di una politica che ha ignorato completamente le difficoltà a cui si costringeva una realtà associativa no profit nel protrarsi di proroghe che non lasciavano spazio alla programmazione delle attività, né che lasciavano intravedere soluzioni concrete.

Ad ottobre 2022, tutte le opzioni che abbiamo posto all’attenzione dell’amministrazione sono state ritenute dall’Assessorato al Patrimonio non percorribili.

Gli spazi su cui abbiamo posto l’attenzione risultano tutt’ora inutilizzati e senza progettualità (Ex circolo degli artisti, ex init, palestra comunale di via sannio, cinema airone di via lidia, locali all’interno del deposito di piazza Ragusa, immobili abbandonati in via Assisi).

Abbiamo proceduto allora alla verifica di altri immobili del patrimonio comunale indicati dall’Assessorato al Patrimonio, in altri quartieri del municipio VII e in altri municipi: nessuno di questi avevi caratteristiche idonee ad ospitare anche parzialmente la progettualità di uno spazio polifunzionale come è il progetto Scup, seppur ridotto nelle metrature, seppur ripensato nelle sue funzionalità per andare incontro a questo stato emergenziale.

E’ così che siamo arrivati all’immobile di via Castelguidone.

Risultato non regolare dal punto di vista catastale, e completamente da ristrutturare, tetto incluso.

E’ a questo punto che abbiamo deciso che si era giunti al limite; che non potevamo più andare avanti; il tavolo istituzionale non solo non ha trovato soluzioni, ha anche esaurito la nostra capacità di immaginare la possibilità di dare continuità a questa esperienza.

Nell’ambito del tavolo, la questione è sempre stata trattata come una concessione dell’amministrazione a interessarsi a una “questione tra privati”, l’associazione aps di Scup e RFI, e anche l’ultima proroga ottenuta a marzo, che ci concede ulteriori 6 mesi per aspettare una soluzione che in un anno e mezzo non si è nemmeno abbozzata, è vista come una grande successo.

Siamo qua a dirvi che non è così.

Questa ennesima proroga, questa volta, non l’abbiamo chiesta.

Ci è stata data, sarà utile ad avere il tempo per chiudere le attività nell’attuale spazio.

La proroga non può essere sbandierata dal Comune come una vittoria, non è un successo di mediazione politica.

Non è ciò che noi definiamo una soluzione, continua a rendere più precarie le nostre esistenze e la nostra esperienza, che è quella di creare in uno spazio abbandonato la progettualità di un punto stabile di aggregazione, stabilità lavorativa, di servizi per il territorio e di partecipazione politica.

A questo tavolo non abbiamo più nulla da dire, da consegnare da proporre né da ragionare.

Accettiamo la proroga, è quella che ci porterà fuori da Via della stazione Tuscolana e chiuderà l'esperienza associativa di SCuP, il tentativo di dire e affermare nelle pratiche che anche in questa parte di Roma c’è spazio per lo sport e la cultura accessibile a tutt*.



Perché siamo stanchi e stanche di stare a questo gioco politico, che rende le esperienze sociali autoreferenziali, isolate, che toglie tempo ed energia a quelle battaglie che vorremmo sostenere.

Questo rifiuto a continuare il tavolo è un rifiuto al compromesso, perché non vogliamo "favori" né farne ad un'amministrazione che cerca spudoratamente una spilletta da mettere davanti alle realtà sociali, ma è incapace di leggere le trasformazioni urbane in una critica radicale allo sviluppo capitalistico e di depauperamento dell'ambiente.



Nessun* ci ha salvato; soprattutto nessun* dà risposte alle domande che poniamo con la nostra esperienza all’amministrazione: dove è la politica nella gestione del patrimonio e dei territori? Quali le politiche di welfare? Dove è lo sport e la cultura accessibile? Come sopravvivono realtà no profit? Come sopravvive il lavoro artistico? Come non si snaturano in dinamiche commerciali le attività sociali e culturali? Dove è la politica al di là dei rapporti clientelari? Come partecipano le comunità territoriali alle scelte sui territori da loro abitati?

Ciò che avremmo voluto e che continuiamo a desiderare e credere è che la rigenerazione passa attraverso i "corpi e i desideri" delle persone.

Pensiamo che sia ancora possibile; lo abbiamo visto le settimane scorse con la nuova occupazione della laboratoria Berta Caceres , presso la Stazione Prenestina, un non luogo, che è ora uno spazio liberato, che potrà generare quanto dieci anni di progetti dall'alto non sono mai riusciti a costruire.