[Hackmeeting] Hacker e coscienza di classe

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Auteur: Giacomo Tesio
Date:  
À: hackmeeting
Sujet: [Hackmeeting] Hacker e coscienza di classe
Salve P@sKy,

scusate se mi intrufolo in un discorso estrapolandone un passaggio,
ma mi ha colpito perché su questo tema rifletto da tempo. [1][2][3]

On Mon, 3 Oct 2022 12:13:29 +0200 P@sKy via Hackmeeting wrote:

> per non parlare dello sfruttamento sul lavoro,
> notizia di ieri della morte di un altro "rider" che è il nuovo
> protelatiato, ma lo siamo anche noi peccato che non abbiamo più
> quella coscienza di classe aggiornata al 2022.
>
> Parliamone.


Qualcuno ce l'ha ancora. ;-)

Qualcuno ha piena coscienza del potere e della responsabilità che
abbiamo e si riconosce come parte della prima classe sociale della
storia ad avere il pieno controllo dei mezzi di produzione
fondamentali per la propria epoca, saldamente ancorati sul collo.

La coscienza di classe però non è diffusa.


In parte perché, seppur marginalizzate in vario modo, siamo spesso
"persone di successo" dal punto di vista economico, per cui molti
si chiudono in un élitarismo spocchioso ed individualista.

E d'altro canto, i nostri valori non sono completamente sovrapponibili
alle categorie che hanno caratterizzato il novecento:

- il valore della Comunione strumentalizzato dal comunismo
- il valore della Libertà strumentalizzato dal capitalismo

a noi servono entrambi!

Ma questi valori trovano una sintesi dinamica attraverso la Curiosità
che è il vero fondamento della nostra etica.

Noi vogliamo conoscere e per conoscere abbiamo bisogno di essere liberi
di esplorare qualsiasi strada che ci piaccia ma anche che le scoperte
altrui vengano condivise con noi.


La Curiosità è un valore instabile... strambo... e dunque non
totalizzante: sarebbe ridicolo giustificare una guerra con la
curiosità, mentre le guerre combattute in nome della libertà
o della comunione sono state innumerevoli.


Ma c'è una ragione più subdola (e secondo me più rilevante): il potere
da sempre ha bisogno di noi [1] ma non può controllarci.

Così applica la più semplice ed antica delle strategie: divide et
impera. Fin tanto che restiamo individualisti e centrati esclusivamente
in noi stessi o nei nostri giocattoli, finché non ci organiziamo per
lottare insieme, siamo utili e sostanzialmente innoqui.

Ma se iniziassimo ad organizzarci ed usare le nostre conoscenze per
finalità politiche potremmo fare grandi cose!


E d'altro canto, la Curiosità potrebbe costituire un valore capace di
fornire una sintesi dinamica ai valori che si sono scontrati nel 900.


Dovremmo solo riuscire ad uscire dalle baggianate della propaganda
o-reilly [4] e dalle stronzate diffuse da ESR... nonché dagli errori
di RMS che (da statunitense brillante ma cresciuto a pane e propaganda
antisovietica da guerra fredda [5]) ha sbilanciato il software libero
su un valore totalizzante come la libertà, pur dovendone difendere la
comunione.

Così il software libero è diventato un miscuglio di elementi opposti
invece di un vettore di sintesi fra tesi ed antitesi.


E così noi hacker, isolati, siamo deboli.
Quando diamo fastidio ci calunniano, ci arrestano o ci perseguitano
(vedi Assange, RMS, Snowden o, molto più in piccolo, Monitora PA).


Mi scuso per la lunga premessa e giungo alla domanda:
che potremmo fare per risvegliare questa coscienza di classe?

Che potremmo fare per impedire che la nostra curiosità venga sfruttata
e strumentalizzata, che entri a far parte del rinnovato ciclo di
oppressione del capitalismo (oggi sempre più basato sulla sorveglianza)?

Come possiamo impedire che ci sterilizzino, che ci scoraggino, che
nascondano a noi stessi il potere che sfruttano per opprimere tutti?



Non pretendo risposte (anche se mi farebbero un gran bene).

Ma se volevi parlarne, sono felice di ascoltare.


Giacomo

[1]: http://www.tesio.it/2020/09/03/not_all_hackers_are_americans.html
[2]:
http://www.tesio.it/2020/10/02/la_lotta_informatica_per_la_democrazia_cibernetica.html
[3]: http://www.tesio.it/2022/02/12/I_Dati_della_Discordia.odt
[4]: https://thebaffler.com/salvos/the-meme-hustler
[5]:
https://newleftreview.org/issues/ii113/articles/richard-stallman-talking-to-the-mailman