-------- Messaggio originale --------
Oggetto: Re: [Aisa.circuli] open access per la VQR
Data: 2022-06-20 22:20
Mittente: Mario Annunziato <mannunzi@???>
Destinatario: 380° <g380@???>
Buonasera,
altri commenti in linea
Il 2022-06-15 21:44 380° ha scritto:
> Buonasera Mario,
>
> grazie infinite per aver condiviso la sua esperienza e i suoi commenti!
>
> Mario Annunziato <mannunzi@???> writes:
>
> [...]
>
>> Il 2022-06-10 12:27 380° ha scritto:
>
...
> un po' come i musicisti quando si sentono dire "vuoi mettere la
> visibilità?!?" (ma nel caso delle pubblicazioni scientifiche c'è la
> grossa questione dei **punteggi** derivanti dalla pubblicazione)
>
>> magari dopo un anno di lavoro dal concepimento dell'idea e la stesura
>> del manoscritto, dopo altri 2 anni di trattativa con i referee e
>> l'editore associato.
>
> un calvario, insomma
>
i tempi di pubblicazione sono molti importanti. E variano dal settore di
ricerca. In passato ho pubblicato su riviste di fisica e le risposte dei
referee
arrivavano molto più velocemente. Sulla prima pagina dell'articolo ci
puoi
trovare: la data di 'submission', ovvero di invio del manoscritto, di
'revision',
di invio della revisione a volte anche più di una, dell'accettazione e
della pubblicazione. Si tiene molto alla paternità di una nuova idea
e talvolta le nuove idee si hanno in concorrenza. Diciamo che la rivista
dovrebbe dare garanzia dei tempi dichiarati per le varie fasi della
revisione
e soprattutto di riservatezza.
L'esempio di sopra può accadere per pubblicazioni di matematica
che sono tendenzialmente più lente, ma non è una regola, talvolta sono
anche più veloci. Però, visto che siamo in tema, possono accadere anche
cose spiacevoli.
Una volta una rivista dopo 9 mesi di silenzio mi ha rigettato il
manoscritto
perché a dire dell'editore non è riuscito a trovare dei referee per la
revisione, in totale
aveva contattato 18 referee che si sono tutti rifiutati!
Quando invii un manoscritto alla rivista, questo di solito va ad un
editor associato
il quale in breve tempo deve nominare dei referee anonimi incaricati
della revisione.
Un'altra volta l'editor associato ci ha tenuto fermo il manoscritto
per 3 mesi senza che fossero nominati i referee, e non rispondendo alle
nostre email
con la richiesta di rinuncia alla pubblicazione,
ho dovuto far intervenire la direzione della Elsevier per far
'sbloccare' il
manoscritto. Dico sbloccare perché quando invii un manoscritto ti
impegni che lo
stesso non venga inviato contemporaneamente ad un'altra rivista,
e intanto il tempo passa e le ricerche vanno avanti.
Tempo fa c'era un ricercatore indiano, mi pare, che aveva messo on-line
un database di riviste in cui invitava gli autori a recensire
pubblicamente
la condotta della rivista nel processo di esame dei manoscritti.
Era molto interessante, non so se esiste ancora.
> beh, il ricercatore dovrebbe /precipitarsi/ a pubblicare, print o
> pre-print che sia, perché solo così ha l'opportunità di confrontarsi
> con
> l'intera comunità scientifica invece che con quattro referee quando va
> bene, con tutti il rispetto per i referee
>
sì è vero in parte però. difatti i referee fanno un minimo di controllo
preliminare
prima della pubblicazione. questo tende a ridurre l'accumulo di
pre-print
o pubblicazioni con errori, imperfezioni o magari privi di innovazione.
Talvolta accetto di fare il referee e ne ho viste tante...
> ...e se poi c'è un errore o l'intera ricerca è /onestamente/
> sbagliata... evviva! Per una imparare a fare una "cosa" giusta bisogna
> sbagliare, a volte tanto.
>
beh... gli errori tendono a propagarsi. Tempo fa come referee incappai
in un teorema
palesemente dimostrato male che si rifaceva ad un altro anch'esso
mal dimostrato di una pubblicazione precedente di anni.
Nelle scienze sperimentali dove sono richiesti finanziamenti questo può
essere un grosso problema.
Una buona rivista, che poi significa un buon 'editorial board', può
aggiungere
valore ad una ricerca. Il pre-print dà subito la visibilità, ma un
deposito pubblico
di pre-print è in grado di 'difendere' i diritti dell'autore ?
Non so magari si potrebbe depositare il pre-print in uno studio notarile
prima di renderlo pubblico.
La libera dialettica può incentivare la creazione di nuove
idee, però ad esempio può tendere ad oscurare la paternità delle stesse.
Una buona rivista, se capace di scegliere il meglio, anch'essa potrebbe
incentivare
in questo senso la diffusione dell'innovazione, il prezzo
della pubblicazione è un ostacolo, però come
premiare il lavoro di una buona selezione da parte della rivista ?
Ci sono opposte tendenze nelle due possibilità.
> in che modo la rivista riesce a garantire la risposta dei referee in
> 30gg considerato che i referee lavorano gratis? Mi sfugge qualcosa?
che ne so!
>> ma non saprei, ma ormai siamo obbligati anche a pubblicare sulle
>> riviste indicizzate da Scopus/WOS altrimenti non si possono calcolare
>> gli 'indicatori' per l'avanzamento di carriera e anche per la
>> ripartizione dei pochi fondi di ricerca.
>
> OK grazie: quindi si fa perché costretti a pubblicare su riviste che
> impongono il trasferimento dei diritti (gratis?), non pagano i referee
> e
> impediscono agli autori di riutilizzare il proprio lavoro, ho capito
> bene?
>
> sono solo io che intravedo del diabolico in tutto questo?
>
> [...]
>
>>> In ambito accademico, quindi, non sarebbe meglio avere (molti?) più
>>> soldi dedicati al lavoro di chi fa ricerca, pubblicando in cambio i
>>> risultati come opera libera, invece di alimentare questo sistema che
>>> a
>>> mio modesto giudizio è perverso?
>>
>> concordo con lei. la domanda andrebbe rivolta ad altri.
>
> ammesso e NON concesso che un sistema (para)meritocratico sia
> necessario
> per determinare le carriere lavorative e distribuire i fondi di ricerca
> agli enti, se la ratio di tale sistema fosse davvero quella di
> incentivare la buona ricerca allora i punti andrebbero dati sì a chi a
> pubblica "en plein air" e anche a chi revisiona (sempre "en plein air",
> pubblicando la review)... ma soprattutto (il doppio dei punti!) a chi
> trova "un bug" in quello che è stato pubblicato
>
ma chi li assegna i punti ?
i bug ce ne sono e nella ricerca dovrebbe essere sacrosanto metterli in
evidenza.
Ma se l'autore del bug è un ricercatore affermato che magari fa parte
dell'editorial board di una importante rivista, o è membro di una
commissione
per l'assegnazione di fondi di ricerca o di concorso, magari ci pensi un
po' su.
Il problema maggiore nella valutazione della ricerca è
come assegnare il valore ad una nuova scoperta.
La dimostrazione del teorema di Pitagora è fondamentale non solo per la
geometria, ma
anche per il pensiero umano.
Se, diciamo, esistono 122 dimostrazioni diverse del teorema di Pitagora
e 'scopro' la 123-esima che valore ha questa scoperta?
Che valore hanno le leggi di Newton, o la scoperta della penicillina ?
Ed il transistor ?
> non sono un ricercatore, ma se tanto mi da tanto anche nella ricerca
> scientifica così come nello sviluppo del software il lavoro di
> debugging
> è quello più oneroso (a volte noioso?) e meno riconosciuto: male!
>
> certo, per poter fare debugging seriamente sarebbe necessario che la
> ricerca (e il software) fosse pubblicata con tutti i criteri di
> riproducibilità [1]... e questo a mio avviso /implica/ non tanto che la
> ricerca sia "Open" ma che sia "Free" (Free as in Freedom, not as in
> beer)
>
anch'io concordo che il criterio della riproducibilità di una ricerca
o di un esperimento tenda ad essere disatteso.
> ...a meno che ci siano ancora dubbi sul fatto che è in atto una
> sistematica science crisis (in modo diverso in funzione delle
> discipline)
>
così pare, troppa fretta ad innovare.
cordiali saluti
M.A.
> [...]
>
> cordiali saluti, 380°
>
>
> [1] c'è un interessante dibattito attorno alla confusione tra i termini
> "Reproducibility" e "Replicability", si veda:
> https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5778115/