Re: [Aisa.circuli] open access per la VQR

Delete this message

Reply to this message
Autor: Mario Annunziato
Data:  
A: 380°
CC: aisa.circuli
Assumpte: Re: [Aisa.circuli] open access per la VQR
Buongiorno,

le ho risposto di seguito in linea.

Saluti

M.A.

Il 2022-06-10 12:27 380° ha scritto:
> Buongiorno a tutte,
>
> sono completamente fuori da ogni ambito accademico e non ho alcuna
> esperienza nella prassi della pubblicazione scientifica, però ho
> studiato (e non ho ancora smesso dopo 25 anni di imparare) e ho
> esperienza nelle questioni legate al diritto d'autore per la
> pubblicazione del software e delle opere musicali
>
> So per certo che un numero significativo (a naso il 95% della
> popolazione) di programmatori e di musicisti ha vaghe idee ben confuse
> di /cosa/ siano i diritti dei quali sono titolari in qualità di autori
> (già solo il diritto morale, a parte il titolo) e /esattamente/ per
> questo - come si dice per non saper né leggere né scrivere - quando
> devono pubblicare una loro opera si /affidano/ a un editore [1] anche
> quando potrebbero benissimo farne a meno... anche perché poi difendere
> i
> propri diritti d'autore è ESTREMAMENTE oneroso, tanto vale concederli
> al
> pubblico anziché regalarli a un editore (ci sono anche editori che
> concedono gratuitamente al pubblico certi diritti, in accordo con gli
> autori, chiedere per es. a Simone Aliprandi)
>
> Non è che anche nell'ambito accademico la situazione è analoga?


forse sì, normalmente dopo che un articolo viene accettato
arriva la richiesta per la cessione dei diritti alla rivista
scritta in 'inglese legalese' che non si va ad approfondire molto.
Già devi riternerti felice di avere un articolo pubblicato, magari dopo
un
anno di lavoro dal concepimento dell'idea e la stesura del manoscritto,
dopo altri 2 anni di trattativa con i referee e l'editore associato.
La tua capacità contrattuale nei confronti della cessione dei diritti è
nulla.

Ho notizie di colleghi che anche solo per aver riprodotto un figura,
magari solo un grafico, hanno ricevuto diffida dalla casa editrice.
Se scrivo un review su miei precedenti lavori pubblicati
le simulazioni ed i grafici li rifaccio daccapo con dati un po' diversi.

Quello a cui tiene maggiormente un ricercatore è la paternità dell'idea
'nuova'
ed il vedere il frutto del lavoro pubblicato nel più breve tempo
possibile.
Cosicché alcuni pubblicano i pre-print (ad es Arxiv) conteporaneamente
all'invio
dello stesso alla rivista, altri preferiscono attendere il responso dei
referee
per prudenza, altri non pubblicano affato il pre-print.


>
> La cosa più eufemistica che si possa dire attorno alla questione del
> diritto d'autore è che è /molto ostica/, specialmente in merito alla
> libera utilizzazione delle opere pubblicate (in inglese "fair use"),
> oltre che risentire di insostenibili incrostazioni novecentesche del
> tipo
>
> --8<---------------cut here---------------start------------->8---
>
> è libera la riproduzione di singole opere o brani di opere per uso
> personale [...] o con mezzi di riproduzione non idonei a spaccio o
> diffusione dell'opera nel pubblico
>
> --8<---------------cut here---------------end--------------->8---
>
> spaccio: ma che stiamo parlando di droga?!?!?
>
> ...oppure
>
> --8<---------------cut here---------------start------------->8---
>
> il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di
> opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per
> uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e
> purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica
> dell’opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca
> scientifica l'utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative
> e
> per fini non commerciali
>
> --8<---------------cut here---------------end--------------->8---
>
> quindi riprodurre una pubblicazione scientifica /tra/ laboratori di
> ricerca che stanno collaborando allo studio di un fenomeno ancora non
> del tutto chiaro (ognuno ci metta il suo, dalle cause dell'Alzheimer
> alla natura dell'energia oscura) è vietato perché uno dei laboratori ha
> anche fini commerciali? Cosa sono i "fini commerciali"?!?! [2]
>
> "Mario Annunziato via Aisa.circuli" <aisa.circuli@???>
> writes:
>
> [...]
>
> Prof. Annunziato, mi permetto di porle pubblicamente due domande
>
>> Se la VQR/Anvur vuole comunque obbligare all'open access le opere che
>> ha
>> valutato potrebbe benissimo pagare di tasca propria la rivista per
>> rendere 'open' l'opera definitiva.
>
> Prima domanda: per favore mi potrebbe spiegare perché i cittadini - tra
> cui anche scienziati, studenti o semplici appassionati di scienza -
> dovrebbero pagare di tasca propria (i soldi al VQR/Anvur vengono da
> finanziamenti pubblici, no?) la rivista per poter /accedere/ (non
> ripubblicare per scopo commerciale (commerciale?!?!?)) le opere di cui
> hanno bisogno per esercitare il proprio diritto alla conoscenza?
>


'L'open access', in molti casi ma non sempre, viene concesso dalla
rivista
dietro pagamento. Per quello che mi è stato riferito la VQR ha richiesto
l'obbligo di pubblicare gli articoli valutati. Quelli che erano già
open access probabilmente i ricercatori avevano già pagato la rivista
con i loro finanziamenti pubblici.

Fino ad una decina di anni fa che un autore dovesse pagare la rivista
per la pubblicazione di un articolo sembrava una bestemmia.
L'autore fa tutta la fatica di preparare il 'manoscritto'
al computer, i referee fanno la fatica di correggerlo a gratis, e la
rivista
che fatica fa sull'articolo (marketing, assistenza legale,... boh!)
visto che ormai il processo di pubblicazione è
tutto automatizzato ?
Certo che se pago 2600 € per l'open access e la rivista mi garantisce
la risposta dei referee in 30 gg anziché 12 mesi, sai com'è ... c'è
convenienza!

Adesso posso vedere nel bilancio del Dipartimento già un decina di
migliaia di euro
spesi per l'open acess e vedere nello stesso bilancio alcune decine di
migliaia di euro provenienti dai TOLC (i test obbligatori per l'accesso
all'università) delle matricole che non sono neanche ancora iscritti
all'università.






> ...è un diritto che possono esercitare solo "pagando s'intende"?
>
> Seconda e più importante domanda: è davvero così remunerativo per i
> ricercatori pubblicare articoli di ricerca con "Tutti i diritti
> riservati" (all'editore, per giunta)?
>


ma non saprei, ma ormai siamo obbligati anche a pubblicare
sulle riviste indicizzate da Scopus/WOS altrimenti non si possono
calcolare gli 'indicatori' per l'avanzamento di carriera e
anche per la ripartizione dei pochi fondi di ricerca.


> Lo chiedo perché io so quanto prendono i musicisti (e un po' anche gli
> scrittori di narrativa) quando pubblicano un album con "Tutti i diritti
> riservati", sia in autonomia che affidandosi a un editore: un'inezia,
> mediamente in un anno qualche centinaio di EUR quando va bene [3]... e
> anche quando ti chiami Vasco Rossi (per dirne uno famoso) se non fai
> concerti rischi di non guadagnare adeguatamente
>
> In ambito accademico, quindi, non sarebbe meglio avere (molti?) più
> soldi dedicati al lavoro di chi fa ricerca, pubblicando in cambio i
> risultati come opera libera, invece di alimentare questo sistema che a
> mio modesto giudizio è perverso?


concordo con lei. la domanda andrebbe rivolta ad altri.

>
> [...]
>
>> La mia perplessita' principale comunque e' nella coercizione che la
>> pubblica amministrazione impone
>
> mi scuso ma sono /troppo/ ignorante in merito: è obbligatorio inserire
> le proprie pubblicazioni nel VQR?
>
> https://www.anvur.it/attivita/vqr/ dice:
>
> --8<---------------cut here---------------start------------->8---
>
> I risultati VQR sono utilizzati per l’allocazione della quota premiale
> del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO).
>
> --8<---------------cut here---------------end--------------->8---
>
> quindi mi pare di capire che sia indispensabile per ambire alla quota
> premiale, tipo "Pagare moneta, vedere Cammello"?
>
>> in questo caso, agli autori nel far pubblicare lavori che possono
>> essere ritenuti incompleti
>
> Non ho capito: il lavoro è stato pubblicato da un editore ma è ritenuto
> incompleto per essere pubblicato nel VQR?


ci possono essere delle differenze.
Se si tratta della copia accettata per la pubblicazione
le differenze sono minime, se invece il manoscritto pre-print
le differenze possono essere così grandi da costituire due opere
diverse.

>
>> e con l'onere di verifica delle clausole contrattuali con la rivista .
>
> Mi pare chiaro dalle risposte precedenti che l'onere di legge
> (procedura
> amministrativa) prevale sull'onere contrattuale, o meglio: non sono un
> avvocato ma è abbastanza intuitivo supporre che qualsiasi clausola
> contrattuale che impedisca l'attuazione di procedura amministrativa
> sarebbe automaticamente nulla.
>
> [...]
>
> Cordiali saluti, 380°
>
>
>
> [1] specialmente i musicisti, che sono creativi, si annoiano troppo col
> diritto e a volte firmano "cose che voi umani..."
>
> [2] non è una domanda ingenua, so /per certo/ che giuristi passerebbero
> settimane a /litigare/ per darne una definizione di diritto non ambigua
>
> [3] per non parlare poi del sistema di redistribuzione gestito da SIAE,
> che ci porterebbe troppo off-topic