Buongiorno a tutte,
sono completamente fuori da ogni ambito accademico e non ho alcuna
esperienza nella prassi della pubblicazione scientifica, però ho
studiato (e non ho ancora smesso dopo 25 anni di imparare) e ho
esperienza nelle questioni legate al diritto d'autore per la
pubblicazione del software e delle opere musicali
So per certo che un numero significativo (a naso il 95% della
popolazione) di programmatori e di musicisti ha vaghe idee ben confuse
di /cosa/ siano i diritti dei quali sono titolari in qualità di autori
(già solo il diritto morale, a parte il titolo) e /esattamente/ per
questo - come si dice per non saper né leggere né scrivere - quando
devono pubblicare una loro opera si /affidano/ a un editore [1] anche
quando potrebbero benissimo farne a meno... anche perché poi difendere i
propri diritti d'autore è ESTREMAMENTE oneroso, tanto vale concederli al
pubblico anziché regalarli a un editore (ci sono anche editori che
concedono gratuitamente al pubblico certi diritti, in accordo con gli
autori, chiedere per es. a Simone Aliprandi)
Non è che anche nell'ambito accademico la situazione è analoga?
La cosa più eufemistica che si possa dire attorno alla questione del
diritto d'autore è che è /molto ostica/, specialmente in merito alla
libera utilizzazione delle opere pubblicate (in inglese "fair use"),
oltre che risentire di insostenibili incrostazioni novecentesche del
tipo
--8<---------------cut here---------------start------------->8---
è libera la riproduzione di singole opere o brani di opere per uso
personale [...] o con mezzi di riproduzione non idonei a spaccio o
diffusione dell'opera nel pubblico
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spaccio: ma che stiamo parlando di droga?!?!?
...oppure
--8<---------------cut here---------------start------------->8---
il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di
opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per
uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e
purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica
dell’opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca
scientifica l'utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative e
per fini non commerciali
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quindi riprodurre una pubblicazione scientifica /tra/ laboratori di
ricerca che stanno collaborando allo studio di un fenomeno ancora non
del tutto chiaro (ognuno ci metta il suo, dalle cause dell'Alzheimer
alla natura dell'energia oscura) è vietato perché uno dei laboratori ha
anche fini commerciali? Cosa sono i "fini commerciali"?!?! [2]
"Mario Annunziato via Aisa.circuli" <aisa.circuli@???> writes:
[...]
Prof. Annunziato, mi permetto di porle pubblicamente due domande
> Se la VQR/Anvur vuole comunque obbligare all'open access le opere che ha
> valutato potrebbe benissimo pagare di tasca propria la rivista per
> rendere 'open' l'opera definitiva.
Prima domanda: per favore mi potrebbe spiegare perché i cittadini - tra
cui anche scienziati, studenti o semplici appassionati di scienza -
dovrebbero pagare di tasca propria (i soldi al VQR/Anvur vengono da
finanziamenti pubblici, no?) la rivista per poter /accedere/ (non
ripubblicare per scopo commerciale (commerciale?!?!?)) le opere di cui
hanno bisogno per esercitare il proprio diritto alla conoscenza?
...è un diritto che possono esercitare solo "pagando s'intende"?
Seconda e più importante domanda: è davvero così remunerativo per i
ricercatori pubblicare articoli di ricerca con "Tutti i diritti
riservati" (all'editore, per giunta)?
Lo chiedo perché io so quanto prendono i musicisti (e un po' anche gli
scrittori di narrativa) quando pubblicano un album con "Tutti i diritti
riservati", sia in autonomia che affidandosi a un editore: un'inezia,
mediamente in un anno qualche centinaio di EUR quando va bene [3]... e
anche quando ti chiami Vasco Rossi (per dirne uno famoso) se non fai
concerti rischi di non guadagnare adeguatamente
In ambito accademico, quindi, non sarebbe meglio avere (molti?) più
soldi dedicati al lavoro di chi fa ricerca, pubblicando in cambio i
risultati come opera libera, invece di alimentare questo sistema che a
mio modesto giudizio è perverso?
[...]
> La mia perplessita' principale comunque e' nella coercizione che la
> pubblica amministrazione impone
mi scuso ma sono /troppo/ ignorante in merito: è obbligatorio inserire
le proprie pubblicazioni nel VQR?
https://www.anvur.it/attivita/vqr/ dice:
--8<---------------cut here---------------start------------->8---
I risultati VQR sono utilizzati per l’allocazione della quota premiale
del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO).
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quindi mi pare di capire che sia indispensabile per ambire alla quota
premiale, tipo "Pagare moneta, vedere Cammello"?
> in questo caso, agli autori nel far pubblicare lavori che possono
> essere ritenuti incompleti
Non ho capito: il lavoro è stato pubblicato da un editore ma è ritenuto
incompleto per essere pubblicato nel VQR?
> e con l'onere di verifica delle clausole contrattuali con la rivista .
Mi pare chiaro dalle risposte precedenti che l'onere di legge (procedura
amministrativa) prevale sull'onere contrattuale, o meglio: non sono un
avvocato ma è abbastanza intuitivo supporre che qualsiasi clausola
contrattuale che impedisca l'attuazione di procedura amministrativa
sarebbe automaticamente nulla.
[...]
Cordiali saluti, 380°
[1] specialmente i musicisti, che sono creativi, si annoiano troppo col
diritto e a volte firmano "cose che voi umani..."
[2] non è una domanda ingenua, so /per certo/ che giuristi passerebbero
settimane a /litigare/ per darne una definizione di diritto non ambigua
[3] per non parlare poi del sistema di redistribuzione gestito da SIAE,
che ci porterebbe troppo off-topic
--
380° (Giovanni Biscuolo public alter ego)
«Noi, incompetenti come siamo,
non abbiamo alcun titolo per suggerire alcunché»
Disinformation flourishes because many people care deeply about injustice
but very few check the facts. Ask me about <
https://stallmansupport.org>.