sono in autobus verso l'ufficio e provo a mettere in fila i pensieri di
questi ultimi giorni.
Come è emerso nella partecipata assemblea del 5 maggio, convocata di
sollecitazione di un gruppo di colleghi interessati dalla vicenda assurda
della soglia per l'idoneità al concorso da III, la situazione nel nostro
istituto è particolarmente grave.
Siamo di fronte a un disastro (annunciato) della governance
Blangiardo-Camisasca su praticamente tutti i fronti:
- reclutamento dolosamente lento, insufficiente nei numeri e nelle
modalità. Il concorso da VI Cter è una specie di lotteria per 17mila
candidati a cui la partita si gioca in 60 minuti, con un test su almeno tre
materie diverse e che presuppongono l'onniscienza su statistica,
informatica, materie giuridiche, amministrative/gestionali/organizzative.
Del reclutamento da III livello ancora non sappiamo nulla, a distanza di 4
anni dagli ultimi bandi, oggi incriminati per la questione della soglia e
che si capisce come andrà a finire. I bandi da II hanno generato un forte
malcontento: nel profilo da tecnologo il personale in forza nelle direzioni
della dgen è stato in larga parte silurato ed è rimasto senza prospettive
di avanzamento. Su art. 15 un'altra mareggiata è in arrivo con la
riapertura dei bandi e la modifica dei punteggi attribuiti all'anzianità
(di cui si stenta a capire la ratio e la legittimità).
- carriere al palo con l'aggravante di un disegno diabolico il cui una
delle parti (lese) in causa (chi aspira a un passaggio di livello) viene
individuato come il problema: se i concorsi in Istat li vincono gli interni
allora andiamo a pescare dalle graduatorie di altri enti, così vi levate di
torno. Art. 54 e 53 sono procedere ai limiti della decenza: le risorse
dedicate sono inconsistenti a offrire una concreta opportunità di crescita
(professionale ma anche salariale) e il potere discrezionale dei direttori
è esercitato senza pudore condizionando pesantemente gli esiti e la vita
degli interessati.
- democrazia: l'istituto sta attraversando la fase più buia a memoria di
tuttə (vecchio e "nuovo" personale). Il presidente governa da remoto, senza
mai mettere la faccia di fronte al corpo dell'Istituto. Le scelte
strategiche sono prese senza un coinvolgimento di nessuno, nemmeno della
dirigenza intermedia. La costituzione della 3I spa è stata decisa senza
discuterne in alcun luogo istituzionale deputato: il consiglio non ne ha
mai avuto all'odg questo tema e non ha mai affrontato l'argomento. Ci
domandiamo quando, dove, perché, chi è con quale legittimità abbia
deliberato un progetto con profondi impatti sulle funzioni core dell'ISTAT
(il trattamento dei dati e il settore IT). È di qualche giorno fa la
notizia della probabile collocazione dello stadio della Roma nella stessa
area dove, da 50 anni, l'ISTAT ha in animo di costruire la propria sede
unica. Ci domandiamo se anche su questo progetto strategico (oramai
esecutivo) ci sia una marcia indietro e ancora una volta chi sta decidendo
e dove.
Queste le questioni più rilevanti che mi sovvengono, senza la pretesa di
essere esaustiva.
Il punto che vorrei sollevare è un altro.
Che stiamo facendo concretamente per opporci a questo stato di cose?
Questa settimana, dopo l'imbocco nella stanza di Camisasca, doveva tenersi
un'assemblea in cui era stata richiesta la presenza del presidente e del
DG. Le loro disponibilità sono venute meno e le ooss, dopo un silenzio
sospetto, hanno deliberato di annullare l'appuntamento e di comunicarlo
solo dopo che in molti avevano cominciato a chiedere conto di cosa stesse
succedendo e del perchè non arrivassero notizie. Nel frattempo hanno però
firmato gli accordi sul salario accessorio, con lo sblocco - vivaddio! - di
questioni appese da anni ma che contengono anche elementi preoccupanti:
l'apertura alla valutazione individuale della performance (al momento con
poche risorse dedicate che potranno crescere in futuro e quindi impattare
significativamente sulle nostre buste paga). Sull'aumento della IOS
(indennità per il personale di I-III livello) di cui finalmente si parla di
un aumento che però è molto lontano dalle cifre erogate in altri enti (si
parla di portarla dagli attuali 18 ero a 30 euro, una miseria insomma).
Sulla questione della 3I Spa, i lavoratori dcit hanno chiesto alla RSU la
convocazione di un'assemblea per fare il punto della situazione e
confrontarsi sull’organizzazione di una mobilitazione sacrosanta per
provare a opporre resistenza.
L'assemblea era stata fissata per il 17 maggio ma anche su questo abbiamo
dovuto registrare il retrofront delle ooss rappresentative che stanno
tentando in seno alla RSU di negare la copertura e quindi la possibilità a
questi lavoratori di organizzare l'assemblea (aperta a tutto il personale).
La motivazione è la mancanza di informazioni ufficiali che renderebbe
sterile il dibattito. Ma è proprio la mancanza di queste informazioni a
motivare l'esigenza di riunirsi subito e decidere che fare!
Infine, è stato finalmente redatto l'atto di indirizzo per il rinnovo del
CCNL di comparto. La trattativa sui contenuti è stata condotta in
solitudine e in silenzio dalle ooss rappresentative e fino a qualche giorno
fa sembrava fossero riusciti a strappare importanti avanzamenti sia sul
lato giuridico sia economico.
Oggi si scopre che nel documento (che non sono ancora riuscita a reperire e
non mi pare sia stato allegato ai comunicati sindacali sulla materia) pare
non abbia trovato spazio nessuna delle richieste avanzate. Adesso siamo
alle fasi finali della trattativa, i tempi stringono e la base della
contrattazione è compromessa. Forse sarebbe stato opportuno comunicare di
più con i lavoratori e organizzare iniziative di mobilitazione a supporto
della negoziazione, per rafforzarla ed evitare che andasse come
effettivamente rischiava di andare?
Insomma, la questione su tutti i fronti è una: perché non coinvolgere il
personale e avvalersi della sua partecipazione nella definizione delle
piattaforme rivendicative? Perché tenere tutto sotto il tavolo fino a
quando la situazione diventa disperata?
E soprattutto, di fronte a questa situazione disperata perché continuare a
rinviare i momenti collettivi di confronto ed espressione del dissenso?
A me pare che sia una strategia miope. Un atteggiamento evidentemente e
dolosamente perdente che si abbatterà su tuttə noi.
Per queste ragioni credo sia necessario organizzarsi dal basso.
Anzitutto unifichiamo le mailing-list di discussione (sono costretta a
inviare questa mail a 4 diverse liste per provare a raggiungere tuttə, non
possiamo continuare così!), auto-convochiamoci a stretto giro per ragionare
insieme su come uscire da questo cul de sac.