著者: Romana Mancini 日付: To: pacifistat 題目: [Pacifistat] L'informazione italiana nelle mani di 5 editori -
imprenditori
La situazione della concentrazione delle testate giornalistiche è peggiorata in modo inverosimile negli ultimi anni.
Questo è un pessimo segnale per la qualità delle informazioni e l'indipendenza dei giornalisti italiani, un post su Linkedin, che allego qui sotto, ha riassunto molto bene la situazione.
Il Direttore del settimanale L'Espresso, Marco Damilano, pochi giorni fa ha dato le dimissioni, perché evidentemente la situazione è insostenibile, ne sono profondamente amareggiata.
Il gruppo Gedi è la società editrice a cui fanno capo (principalmente)
Repubblica, la Stampa, Secolo XIX, tantissime testate locali, Radio DeeJay, Radio Capital, M2O, Huffington Post, una partecipazione di maggioranza su The Economist (ricordate l'articolo uscito qualche mese fa "l'Italia Paese dell'anno?")
La proprietà di GEDI - immagino sappiate - è della famiglia Agnelli-Ellkan con tutto ciò che ne ha conseguito negli ultimi anni. La stampa italiana, finita in mano a 5 editori "industriali" per forza di cose perde oggettività, libertà e trasparenza.
Confindustria, Agnelli/Elkann, Caltagirone, De Benedetti, Cairo/RCS detengono oggi la quasi totalità dell'informazione in Italia e sono tutti imprenditori.
Lo spiega molto bene Marco Damilano che in questi giorni sta lasciando la direzione de L'Espresso, un pezzo di storia del giornalismo italiano (qualsiasi cosa se ne pensi) che il Gruppo Gedi sta svendendo ad una casa editrice (che svelerò qualche riga sotto):
«La stampa in Italia costituisce un enorme problema sia per quanto riguarda il suo ordinamento e sviluppo, sia per quanto riguarda la sua indipendenza... la gestione giornalistica è talmente costosa da essere proibitiva... Il Paese è così dominato da cinque o sei testate. Questi giorni hanno dimostrato come sia facile chiudere il mercato delle opinioni. Non solo non troverai opinioni, ma neppure notizie. Forse è questo un aspetto particolare di una crisi economica, che non può non essere anche una crisi editoriale. Infatti, su 20-25 seri giornali è difficile bloccare; su 5 o 6 sì».
Dopo aver cambiato tre direttori di La Repubblica in meno di cinque anni (Mario Calabresi, Carlo Verdelli - fra l'altro, il licenziamento è stato comunicato lo stesso giorno in cui ha ricevuto minacce di morte - e per ultimo Maurizio Molinari), oggi il Gruppo GEDI svende l'Espresso al gruppo BFC Media, editore di Forbes Italia.
A parte le facili battute sulle classifiche a pagamento di qualche "politico TOP" (già immagino la classifica dei "100 innovatori contrari allo smartworking che cambieranno il mondo" che vedremo comparire sul nuovo Espresso!), invito il mio network a leggere questo articolo di Stefania Zolotti pubblicato stamani su Senza Filtro ed essere sempre più attenti alle fonti da cui si traggono e condividono le notizie, chi sono gli investitori e gli inserzionisti di quelle testate.
I "brand" non sono più una garanzia di oggettività e informazione libera. Questi tempi dovrebbero avercelo ormai fatto capire.