Cari Roberto e Michele,
innanzi tutto vorrei ringraziarvi per essere ritornati su quello che è il tema, in definitiva, della tendenza alla guerra. Un tema questo che è abbastanza negletto, forse perché fa paura anche solo pensarci. Eppure è importante rifletterci sopra e costruire iniziative per contrastarla. Prima di tutto, però, è necessario chiarirsi le idee al proposito e cercare di capire le varie sfaccettature di questa tendenza alla guerra. Per questa ragione mi viene di fare alcune riflessioni su certe questioni che apre l’intervento di Michele.
- Il problema di fondo è il modo di produzione capitalistico. Questo è caratterizzato dalla ricerca del più alto profitto possibile. Per questa ragione ogni frazione nazionale del capitale mondiale è caratterizzata da una tendenza continua all’espansione, cercando di estendere i mercati di sbocco delle merci e dei capitali in eccedenza e di controllare le aree di provenienza delle materie prime. Questo induce una competizione tra Stati che si fanno portatori degli interessi specifici del loro capitale. Uno degli strumenti di questa competizione è quello militare.
- Una caratteristica decisiva del modo di produzione capitalistico è, da una parte, la crescita ineguale dei principali Stati ed economie capitalistiche. I paesi che di volta in volta sono al vertice del sistema mondiale e che sono più avanzati tendono a rallentare la propria crescita. Viceversa altri Stati, più arretrati, tendono ad aumentare la propria crescita. In questo modo, il sistema è sempre instabile, perché caratterizzato dal mutare dei rapporti di forza economici tra Stati e frazioni di capitale.
- La guerra è, quindi, un elemento connaturato al sistema capitalistico non solo perché naturale sbocco della competizione tra Stati ma anche perché il modo di produzione capitalistico incorre ciclicamente in crisi economiche profonde e la spesa militare offre una boccata d’ossigeno per i profitti delle aziende, mentre, dall’altra parte, le distruzioni causate dalla guerra permettono di ricostruire, offendo così altre occasioni di profitto. Gli Usa uscirono dalla crisi del ’29 grazie alle enormi spese in armamenti in occasione dello scoppio della Seconda guerra mondiale.
- Oggi, quello che sta accadendo è il mutamento dei rapporti di forza economici tra Usa, Ue e Cina. In particolare, è messa in seria discussione l’egemonia mondiale degli Usa a causa della crescita prorompente della Cina. Gli Usa sono la principale minaccia alla pace, perché si trovano in decadenza e cercano di ovviare alla perdita dell’egemonia economica facendo leva sullo strumento militare. Gli Usa sono un Paese necessariamente imperialista perché poggiano sul dominio del dollaro, che, essendo moneta di riserva e di scambio internazionale, permette agli Usa di finanziare il loro enorme doppio deficit, quello statale e quello del commercio estero, semplicemente stampando dollari. In pratica gli Usa sono una nazione parassitaria rispetto all’economia mondiale.
- L’egemonia del dollaro riposa non più sull’egemonia economica ma sempre di più sulla enorme forza militare degli Usa. Da qui la tendenza alla guerra che è tipica degli Usa, la cui economia dipende, molto più delle altre, dal complesso militare-industriale e la cui spesa militare annua è senza paragoni a livelli mondiali, essendo pari a 778 miliardi (2020), cioè una cifra superiore alla spesa cumulata dei primi dieci Stati che seguono gli Usa nella classifica mondiale della spesa militare. Gli ultimi decenni sono stati caratterizzati da una serie quasi ininterrotta di guerre americane: Iraq, Afghanistan, Libia, ecc.
- Al momento del dissolvimento dell’Urss gli Usa avevano promesso alla Russia che la Nato non avrebbe esteso i suoi confini, inglobando i Paesi dell’Europa dell’est. In effetti, non solo la Nato, sorta in opposizione all’Urss, ha continuato ad esistere dopo che il suo nemico si è dissolto, ma è successo l’esatto contrario con l’estensione dei suoi limiti fino alla Russia, che si ritrova le basi Nato e i soldati americani a ridosso dei suoi confini. La tensione attuale tra Usa e Russia è data dalla possibilità di ingresso dell’Ucraina nella Nato. Ricordiamo quello che successe quando l’Urss provò a inviare suoi missili a Cuba, a pochi chilometri dalle coste americane, e gli Usa minacciarono una guerra mondiale.
- La Nato è un modo per controllare l’Europa occidentale, compattandola con gli Usa in funzione anti-russa. In sostanza, la Nato serve a bloccare qualsiasi tentativo dell’Europa di avere una difesa autonoma e di stabilire accordi con la Russia come quello del gasdotto Nord stream 2, che assicurerebbe un abbondante rifornimento di materie prime energetiche all’Europa occidentale. La Russia non è una minaccia diretta per gli Usa, dal momento che la sua economia è molto piccola e arretrata (basata sulle esportazioni di materie prime energetiche), ma è un “nemico” utile a mantenere l’egemonia statunitense sul resto dell’Occidente.
- Tutto questo non vuol dire che gli Stati dell’Europa occidentale, Francia, Germania e Italia, siano “colonie” degli Usa e paesi pacifici. Al contrario, sono Paesi collocati nel centro dominante del sistema economico mondiale e concorrenti degli Usa anche sul piano valutario, dato che l’euro che si è conquistato il ruolo di seconda valuta di riserva mondiale. Inoltre, è in atto un processo di riarmo e di costruzione di una forza militare autonoma europea su cui è impegnata soprattutto la Francia, che, ad esempio, in Africa si fa promotrice di missioni militari europei tese a conservare l’influenza francese ed europea sulle ex colonie. Bisognerà vedere se il tentativo della Francia di costruire una Europa unita sul piano militare avrà successo. In ogni caso, la tendenza al riarmo dell’Europa è preoccupante e va contrastata.
- Se la Russia è un nemico “utile” ma non effettivamente decisivo, la Cina è il vero nemico degli Usa. Infatti, la Cina è l’unico Paese che potrebbe sostituire gli Usa come potenza egemone a livello mondiale sul piano economico, e quindi politico. Decisioni come quella, presa recentemente da Putin e Xi Jinpin, di commercializzare il gas russo diretto in Cina in euro anziché in dollari è una minaccia all’egemonia mondiale del dollaro e quindi degli Usa. Non dimentichiamo che una delle ragioni dell’invasione dell’Iraq fu la decisione di Saddam Hussein di commercializzare il suo petrolio in euro. Per tutte queste ragioni gli Usa hanno sviluppato una politica di contenimento della Cina circondandola di basi militari e di alleanze militari, l’ultima della quali è l’Aukus, tra Usa, Uk e Australia, che mira a controllare l’area dell’indo-pacifico.
- In conclusione, la situazione è più complessa di quello che qualche volta possiamo pensare e le semplificazioni che mettono tutti sullo stesso piano fanno dimenticare le contraddizioni principali su cui dobbiamo insistere. Questo non vuol dire parteggiare per la Russia e la Cina, che fanno i loro interessi, ma vuol dire riconoscere il ruolo svolto dagli Usa come fattore decisivo di destabilizzazione e di tendenza alla guerra a livello mondiale. Questo è importante da precisare, perché l’Italia è nella Nato e nella Ue. Oggi, per noi, la prima minaccia alla pace è rappresentata dagli Usa e la Nato, da una parte, e, dall’altra, dal riarmo e dalla tendenza verso un’unione europea della difesa.
Vi ringrazio dell’attenzione e vi invio un caro saluto.
Domenico
----- Messaggio originale -----
Da: "Roberto Badel" <robadel@???>
A: "Michele Riccio" <michele.riccio@???>
Cc: "Pacifistat" <pacifistat@???>
Inviato: Mercoledì, 16 febbraio 2022 14:28:11
Oggetto: Re: [Pacifistat] Sul filo del rasoio. La guerra sul fronte esterno e su quello interno.
grazie Michele. Condivido la tua analisi
Da: "Michele Riccio" <michele.riccio@???>
A: "Fabrizio Monteleone" <famontel@???>
Cc: "Roberto Badel" <robadel@???>, "pacifistat" <pacifistat@???>
Inviato: Mercoledì, 16 febbraio 2022 14:10:17
Oggetto: Re: [Pacifistat] Sul filo del rasoio. La guerra sul fronte esterno e su quello interno.
Non sono d'accordo con l'analisi portata da Roberto.
Perché è una analisi unilaterale, che vede solo le malefatte degli Stati Uniti e considera i paesi europei succubi degli USA.
Anche gli Europei hanno interessi di espansione verso l'Ucraina, che è sempre stata un territorio di scontro e di massacri tra Europa e Russia.
Però Francia, Germania e Italia hanno anche interesse a mantenere ottimi rapporti con la Russia per gli scambi commerciali e, soprattutto la Germania, per le forniture di gas. Per gli stati europei gli USA rimangono sempre il maggiore alleato, ma è da un pezzo che sgomitano per avere un ruolo paritario con gli USA, per avere una politica di potenza indipendente dagli USA.
Proprio per questo l'Europa sta varando lo Strategic Compass ( [
https://urlsand.esvalabs.com/?u=https%3A%2F%2Feeas.europa.eu%2Fheadquarters%2Fheadquarters-homepage%2F106337%2Ftowards-strategic-compass_en&e=17c5563b&h=025aad78&f=n&p=y |
https://eeas.europa.eu/headquarters/headquarters-homepage/106337/towards-strategic-compass_en ] )
per dotarsi di una forza militare e di armamento indipendente dagli USA, che sia adeguata all'odierno livello di scontro tra le potenze.
Tutti gli stati continentali (Cina, USA, Europa ...) stanno facendo lo stesso: enormi piani di riarmo; perché sanno che prima o poi le guerre non saranno solo commerciali.
E che dire della Russia, ormai è un nano economico, e rischia di finire come ombra della Cina, ma fa leva su quel che sa fare meglio: le azioni militari e contemporaneamente diplomatiche (vedi in Siria e in Libia).
Non credo neanche che la causa di tutto sia il neoliberismo, perché i paesi dirigisti o a capitalismo di stato (URSS e Cina per esempio) non è che fossero pacifici, né che facessero il "Bene" della popolazione, ma solo delle loro aziende.
Non dimentichiamoci che il protezionismo dei mercati nazionali (il contrario del liberismo) è stata la fase preparatoria per entrambe le guerre mondiali.
Quindi il problema è che tutti gli Stati hanno interessi economici, politici e militari opposti a quelli della stragrande maggioranza della popolazione.
Questa stragrande maggioranza sono i lavoratori, i giovani, i pensionati, sono la gente comune che non ha grandi investimenti da far fruttare e da espandere.
Sono la maggioranza nel mondo, sono quelli che producono, ma non contano niente.
Il problema è di unificare e dare consapevolezza a questa maggioranza, anche se di nazioni, religioni, lingue diverse.
Perché un domani sarà l'unica forza che potrà realmente opporsi alle guerre disastrose che si preparano.
Ciao Michele
Da: "Fabrizio Monteleone" <famontel@???>
A: "Roberto Badel" <robadel@???>
Cc: "pacifistat" <pacifistat@???>
Inviato: Mercoledì, 16 febbraio 2022 9:21:53
Oggetto: Re: [Pacifistat] Sul filo del rasoio. La guerra sul fronte esterno e su quello interno.
Che io sappia la Russia e la Cina sono dittature dove chi la pensa diversamente lo avvelenano o lo rieducano fino a ucciderlo.
Che siano vittime del cattivo USA ho seri dubbi.
Aggiungo la Turchia e Iran altre realtà dittatoriali.
Il neoliberismo invece concordo che è il vero male di questo tempo
----- Messaggio originale -----
Da: Roberto Badel <robadel@???>
A: pacifistat <pacifistat@???>
Inviato: Wed, 16 Feb 2022 09:11:14 +0100 (CET)
Oggetto: [Pacifistat] Sul filo del rasoio. La guerra sul fronte esterno e su quello interno.
[
https://urlsand.esvalabs.com/?u=https%3A%2F%2Fcoordinamenta.noblogs.org%2Fpost%2F2022%2F02%2F15%2Fla-parentesi-di-elisabetta-del-16-febbraio-2022%2F&e=17c5563b&h=def6fa74&f=n&p=y |
https://urlsand.esvalabs.com/?u=https%3A%2F%2Fcoordinamenta.noblogs.org%2Fpost%2F2022%2F02%2F15%2Fla-parentesi-di-elisabetta-del-16-febbraio-2022%2F&e=17c5563b&h=def6fa74&f=n&p=y ]
Gli Stati Uniti hanno intrapreso la via della guerra (veramente non l’avevano mai lasciata) in un’escalation di provocazioni nei confronti della Russia gratuite e dense di tremendi presagi. La Nato si palesa sempre di più, se mai ce ne fosse bisogno, come macchina di aggressione programmata. E gli alleati più fedeli fanno la loro parte, Italia compresa.
D’altra parte noi viviamo su una polveriera.
Sul nostro territorio le basi americane e la basi Nato sono una miriade e riguardano gli aspetti più svariati dell’organizzazione militare. Aviano in Friuli Venezia Giulia è una base aerea molto avanzata e un deposito nucleare come anche Ghedi in Lombardia che ha un deposito sempre di bombe nucleari, oppure Camp Ederle, dove si trova il quartier generale della Nato, per le forze di combattimento terrestri e importante centro di telecomunicazioni e poi Oderzo, famoso centro radar Usa. A La Spezia in Liguria è attivo il centro antisommergibili di Saclant e a San Bartolomeo c’è uno dei più grandi centri per le ricerche sulla guerra sottomarina. A Capo Teulada in Sardegna si trova il poligono di tiro per le esercitazioni aeronavali ed aeree della Sesta Flotta americana e della Nato. La base militare aerea italiana di Sigonella in Sicilia ospita un importantissimo avamposto Nato. Da qui per la sua posizione strategica nel mediterraneo sono partiti spesso gli aerei Usa impegnati nelle così dette <guerre umanitarie>, per non parlare del MUOS della vicina Niscemi…e sono solo le più importanti che vengono immediatamente in mente.
Quando il Senato e la Camera votavano il governo Draghi, il ministro della Difesa Guerini, del Pd tanto per dire, partecipava al Consiglio Nord Atlantico e confermava l’impegno dell’Italia ad aumentare la spesa militare, chiaramente con i nostri soldi. Tanti soldi, con buona pace degli abiti strappati sul debito pubblico: da 26 miliardi all’anno si è arrivati a 36. In più quelli destinati a fini militari dal Ministero dello sviluppo economico e parliamo di 30 miliardi più 25 miliardi del Recovery Fund. E queste spese sono in continuo aumento di anno in anno, senza nessuna opposizione da parte di nessuno. Però si fanno finti dibattiti in parlamento sulla difficoltà economica della gente, sul caro bollette, sui sussidi, sull’Italia che riparte. Una ignobile farsa.
La guerra è sempre stata una grande risorsa per il capitale. Si può dire che gli Stati Uniti abbiano risolto veramente la crisi del’29 soltanto con la seconda guerra mondiale e attualmente l’economia statunitense è arrivata ad un punto di non ritorno. Se gli Usa finora hanno avuto una qualche pelosa remora è stato solo perché sanno che allo stato attuale una guerra coinvolgerebbe direttamente il loro territorio e la loro popolazione civile e non ci sarebbero zone franche in cui rifugiarsi. Anche se hanno abbondantemente dimostrato senza soluzione di continuità di non avere nessuno scrupolo nei confronti della loro stessa gente a cominciare dagli esperimenti atomici nel deserto del Nevada. Forse questa volta i potenti della terra temono direttamente per la loro pelle. Perché non ci sarà un fronte, non ci sarà nessuna possibilità di sottrarsi a niente. I dottor Stranamore però sono numerosi e il presidente Biden altrettanto guerrafondaio. Sanno anche che dovranno tenere conto dell’alleanza che per necessità Cina e Russia hanno stretto dopo l’esperienza della Libia. Forse per questo stanno cercando di provocare la Russia su una questione limitata e territoriale, come quella ucraina, nella speranza che la Cina non dia seguito al patto di alleanza. Ma è una vana speranza, ormai i meccanismi messi in atto dagli Usa sono evidenti anche ai bambini. La Russia dovrebbe accettare il fiato sul collo della Nato proprio lì ai suoi confini ma non può schierare le sue truppe sul suo territorio. Ma pensa un po’!.Gli americani hanno la memoria a rotelle volutamente spanate, si sono dimenticati del putiferio per i missili sovietici a Cuba?
Le notizie sui media mainstream si susseguono con una propaganda allarmante e terrorizzante su quanto la Russia sia sorda agli appelli di pace degli Usa e su quanto questi ultimi siano per una soluzione diplomatica a tutti i costi per cui se dovranno entrare in guerra lo dovranno fare proprio tirati per i capelli . La stessa modalità di propaganda messa in atto per il covid e la relativa emergenza.
La propaganda di Stato sistematizzata ed <eufemizzata> nelle modalità della <comunicazione> e <dell’informazione> mira a soggiogare la popolazione a vantaggio dell’ordine stabilito sia che si parli di guerra interna a chi non si allinea alle norme imposte sia che si parli di guerra esterna contro chi è sgradito o di intralcio all’<asse del bene>.
Nel momento in cui il discorso pubblico non serve che a mascherare i veri intenti di un pensiero unico a cui tutti si adeguano o devono adeguarsi, ad affermare con disinvoltura argomenti speciosi o spudoratamente falsi, a vestire di una parvenza di buon senso il rifiuto di ogni logica razionale, a rendere ammirabili e onorevoli atti o idee ignobili e disprezzabili, quando parlare e scrivere non sono più sostanzialmente mezzi per comunicare idee o verità o giustizia ma forme di seduzione e menzogna, quando il linguaggio e la comunicazione diventano vettori di manipolazione demagogica e strumenti di dominio fra gli altri, allora bisogna necessariamente fare una scelta netta di verità che si esprime in una netta collocazione di campo. Bisogna scegliere da che parte stare. Non ci sono terze vie o <democratici confronti>. D’altra parta questa scelta viene messa in atto esplicitamente dal potere quando invita ai suoi falsi dibattiti persone contrarie al posizionamento dominante e non le fa praticamente parlare e/o le irride.
Il capitalismo neoliberista guarda alla guerra come soluzione ai problemi come il capitalismo ha sempre fatto, ma ha imparato a imbellettarsi. Il mondo digitale modernissimo e sviluppato non conosce la pace né la prosperità, né la libertà per tutti se non nella falsa apparenza, nei privilegi delle minoranze dominanti. Si è messo la maschera del <bene per tutti> per coprire una realtà di violenza, ineguaglianza e oppressione. Quello che il potere è riuscito ad ottenere attraverso questo meccanismo di comunicazione è l’incapacità della gente di leggere razionalmente la realtà e di trarne le conseguenze. Il processo di abbrutimento dovuto alla scomparsa della riflessione critica, al martellamento di slogan che esaltano l’impulso immediato provocato dalla riduzione del linguaggio al livello dell’imbonimento pubblicitario e all’impoverimento intellettuale che lo accompagna ha profondamente penetrato l’insieme della cultura e della vita sociale provocando guasti terribili.
E così succede che la gente tremi al pensiero di un potenziale infetto da covid, leggi un non vaccinato , che le passa accanto o che entra in ascensore e porti avanti per conto del potere una guerra interna contro chi si pone domande, rifiuta il controllo, esercita pensiero critico. E così succede che la democratica Francia prepari blindati e mezzi corazzati per opporsi alla marcia dei camionisti da Nizza a Parigi. E così succede che i militari nelle strade da anni ormai siano visti come parte del paesaggio urbano e nessuno si scandalizzi più. L’abitudine a scenari quotidiani militarizzati riesce a narcotizzare la popolazione anche rispetto alla prospettiva tremenda di una guerra.
Guerra esterna e guerra interna poggiano su un comune denominatore sociale: assuefazione al controllo letto in termini di sicurezza, aggressività contro il diverso, contro il nemico individuato in chi non obbedisce e letto come un pericolo per il bene comune, affidamento allo Stato e incapacità di pensare in autonomia.
Ci sono dei segnali di risveglio, un po’ qua e un po’ là, un’insofferenza serpeggiante, un malessere condiviso seppure non bene definito. E succede una cosa curiosa, chi si sta svegliando lo fa come nel castello della favola de La bella addormentata guardandosi intorno senza capire bene cosa sia successo e come mai siamo finiti qui.
Ma dobbiamo svegliarci in fretta.
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