Re: [Hackmeeting] al Forte ieri

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Auteur: Giada La Gala
Date:  
À: HackMeeting
Sujet: Re: [Hackmeeting] al Forte ieri
Ciao,
Che bello leggere una mail tua Salvatore e di Oriana.
Vi seguo e stimo di nascosto da un po'.
Non ero presente ieri, quello che posso dire però è che mi sembra di
riconoscere una situazione già percepita, simile a quella in cui mi
ritrovai io allo scorso hackmeeting.
In un 10 min talk avevo cercato di mostrare il lavoro di GYOC, per spiegare
come lo speculative design può portare discussioni su temi etici. GYOC è un
progetto di speculative design che immagina lo stoccaggio di dati digitali
nel dna delle piante.. vincitore di qualche ars electronica price,
repairing the present starts grant e altro...molto probabilmente lo
conoscete.
Diciamo che in quell'occasione il popolo di hackmeeting si era disordinato
un po', il che rendeva uno spaccato culturale un po' troppo univoco e
uniforme per quella che voleva essere una mia personale "user interaction
research" per usare un termine tecnico... nella fattispecie testare e
imparare dalle reazioni del "pubblico" che interagisce con un opera del
genere.
Mi ero sentita un po' triste nel vedere le solite dinamiche conservatrici
di movimento. Lo scetticismo senza critica.. gli insulti etc, tra cui le
mie intenzioni erano invariabilmente sbiadite e immediatamente soppiantate
dal pregiudizio degli altri (perfino riguardo i miei vestiti). In una
parola: discriminazione.
Ero stata molto contenta di aver rotto un po' le fila per far pensare... ma
si, delusa dal clima generale.
Tra l'altro per me era un esperimento. Da fisica praticante e non
professionista dell'arte e del design per me l'autoorganizzazione e i
contesti politici di movimento sono un laboratorio libertario fondamentale
per sperimentare e imparare quello che amo. Non so però ultimamente trovo
sempre più rigidità e resistenza nei movimenti, non so se è vi è un trend
effettivamente oppure I have outgrown my own culture...
Amerei incontrarvi di persona. Cari saluti!

Giada



On Sun, 13 Feb 2022, 09:52 xDxD.vs.xDxD, <xdxd.vs.xdxd@???> wrote:

> carissim* hacker
>
> siamo contenti di essere tornati dopo... quanti sono... 5 o 6 anni a un
> incontro di hackmeeting.
>
> Siamo tornati da poco a Roma per varie vicende di progetti e di salute che
> alcuni di voi già conoscono, e quando ci hanno fatto sapere che ci sarebbe
> stata l'assemblea per organizzare al Forte, siamo venuti subito.
>
> Oriana e io siamo stati sempre molto tangenziali all'Hackmeeting, ma lo
> sosteniamo in tutti i modi che possiamo.
> Anche ieri eravamo venuti fondamentalmente per ascoltare.
> Poi, viste le cose belle e importanti che si stavano dicendo, e vista la
> passione per le culture aperte che ci unisce tutti quanti, non abbiamo
> resistito e abbiamo iniziato a intervenire.
>
> Noi veniamo dall'arte e dalle tecnologie: abbiamo un piccolo centro di
> ricerca che si chiama HER: She Loves Data, e un'iniziativa associativa che
> stiamo tirando su che si chiama Nuovo Abitare. Entrambe agiscono sul
> concetto di come le tecnologie entrano nella società, e su come le persone,
> per poter godere pienamente e dignitosamente dei propri diritti e delle
> proprie libertà, e per potersi esprimere, autorappresentarsi e
> relazionarsi, devono progressivamente avere a che fare con strati e strati
> di mediazione di dati e computazione.
> In questo tipo di processi, ricerche e azioni che conduciamo, noi usiamo
> l'arte come forma di conoscenza che combiniamo alla scienza: collaboriamo
> con tante università e con tante persone e realtà che conoscete.
>
> Ieri siamo intervenuti quando si è parlato di comunicazione.
>
> Mi dispiace molto se qualcuno si è sentito offeso o infastidito dalle
> nostre parole. O se addirittura le ha vissute come una perdita di tempo.
>
> Non era assolutamente nostra intenzione.
>
> Ma proprio Hackmeeting insegna che ci sono tanti modi di essere hacker.
>
> Il nostro hacking ha a che vedere con i linguaggi e con l'estetica (in
> senso greco, quindi "l'essere esposto ai sensi") e, quindi, con tutte
> quelle cose che possono avere anche modalità proto-politiche, che vengono
> ancora prima della politica e che ci fanno "togliere la mano dal fuoco": le
> sensibilità e la "sensatilità" (l'essere particolarmente adatto ad essere
> esposto ai sensi).
>
> Quindi quando sia io che Oriana abbiamo iniziato a proporre un focus sul
> non dare scontato cosa si intenda per "comunicazione", incluso i termini
> che si usano e gli effetti che hanno sul modo in cui si immagina di dover
> fare le cose (perché si percepisce che "è così che si fa", come se non si
> potesse mettere in dubbio), proponevamo né più né meno di ciò che si
> propone tutti i giorni nell'Hackmeeting: non dare per scontato che quello
> che ti dice Apple, o McKinsey & Partners, o la "scuola" sia l'unica verità
> possibile, leggere e conoscere alla perfezione il manuale, per poi poterlo
> stracciare e tentare di costruirne un altro in cui i modi in cui creiamo e
> usiamo codici, linguaggi, piattaforme e altre tecnologie ci sembri più
> giusto, equo e che garantisca la possibilità di esistenza e coesistenza
> della diversità.
>
> Tra l'altro, non proponendola come alternativa alle ottime proposte che
> sono venute da tutti, ma come altra iniziativa, differente e a più lungo
> termine, da avviare.
>
> Questo è il nostro modo di essere hacker: nella comunicazione/informazione
> sostituire la "seduzione" alla "guerra".
>
> Si "seduce" principalmente "ascoltando", ovvero predisponendo dei sistemi
> in cui le persone si possano esprimere, e rendendosi "sensibili" e
> "presenti" a queste espressioni e linguaggi.
>
> Che, se ci fate caso, è l'opposto del diagramma di Shannon (e delle
> estensioni di Jakobson etc) su cui si basa la comunicazione per come si dà
> per scontata che sia.
>
> Si comunica meglio ascoltando che emettendo.
>
> Peccato che di questa cosa, come sapete tutti, se ne siano accorti prima e
> meglio corporation, militari e governi, seppur in maniera estrattiva.
>
> Riuscire a muoversi su questi terreni in maniera generativa invece che
> estrattiva, immaginando cosa possano voler dire oggi "ascolto" e "presenza"
> oggi, nel contesto che viviamo, e come può cambiare ciò che chiamiamo
> sensibilità, è forse tra le sfide più grandi che ci troviamo davanti. E
> rende le ricerche su queste modalità della comunicazione ancora più
> importanti.
>
> Tanto forse da poter immaginare di prendere i tanti contributi che già
> esistono in Hackmeeting su questi temi e sui collaterali, immaginarne altri
> e farci qualcosa, per esempio, progressivamente, organizzarci la
> comunicazione di Hackmeeting stesso, come caso di studio che potrebbe
> ispirare altri.
>
> Come progetto a più lungo termine e a più ampio respiro, come vi cercavamo
> di dire ieri.
>
> Sinceramente non capiamo esattamente perché Scarph e altri se la siano
> presa: forse non ci (mi, nel caso specifico) siamo espressi in maniera
> comprensibile o, visto che in una relazione si è sempre almeno in due, non
> avete capito voi, o abbiamo usato linguaggi diversi, o tutte le altre
> combinazioni di cose che possono essere successe ieri sera.
>
> Per noi non fa nulla.
>
> Spero di aver chiarito e che questo mio messaggio sia di aiuto per capire
> dal nostro punto di vista l'importanza del discorso. Non si tratta solo di
> usare un termine alternativo a "target", ma di vivere ed usare linguaggi e
> tecnologie per individuare qualcosa oltre il "realismo capitalista", e
> riuscire a proporre, tramite le pratiche tecnologiche, nuove "parole" e
> differenti "modalità" per parole già esistenti.
>
> Scusate per il messaggio lungo, grazie e a presto
> Salvatore
>
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