carissim* hacker
siamo contenti di essere tornati dopo... quanti sono... 5 o 6 anni a un
incontro di hackmeeting.
Siamo tornati da poco a Roma per varie vicende di progetti e di salute che
alcuni di voi già conoscono, e quando ci hanno fatto sapere che ci sarebbe
stata l'assemblea per organizzare al Forte, siamo venuti subito.
Oriana e io siamo stati sempre molto tangenziali all'Hackmeeting, ma lo
sosteniamo in tutti i modi che possiamo.
Anche ieri eravamo venuti fondamentalmente per ascoltare.
Poi, viste le cose belle e importanti che si stavano dicendo, e vista la
passione per le culture aperte che ci unisce tutti quanti, non abbiamo
resistito e abbiamo iniziato a intervenire.
Noi veniamo dall'arte e dalle tecnologie: abbiamo un piccolo centro di
ricerca che si chiama HER: She Loves Data, e un'iniziativa associativa che
stiamo tirando su che si chiama Nuovo Abitare. Entrambe agiscono sul
concetto di come le tecnologie entrano nella società, e su come le persone,
per poter godere pienamente e dignitosamente dei propri diritti e delle
proprie libertà, e per potersi esprimere, autorappresentarsi e
relazionarsi, devono progressivamente avere a che fare con strati e strati
di mediazione di dati e computazione.
In questo tipo di processi, ricerche e azioni che conduciamo, noi usiamo
l'arte come forma di conoscenza che combiniamo alla scienza: collaboriamo
con tante università e con tante persone e realtà che conoscete.
Ieri siamo intervenuti quando si è parlato di comunicazione.
Mi dispiace molto se qualcuno si è sentito offeso o infastidito dalle
nostre parole. O se addirittura le ha vissute come una perdita di tempo.
Non era assolutamente nostra intenzione.
Ma proprio Hackmeeting insegna che ci sono tanti modi di essere hacker.
Il nostro hacking ha a che vedere con i linguaggi e con l'estetica (in
senso greco, quindi "l'essere esposto ai sensi") e, quindi, con tutte
quelle cose che possono avere anche modalità proto-politiche, che vengono
ancora prima della politica e che ci fanno "togliere la mano dal fuoco": le
sensibilità e la "sensatilità" (l'essere particolarmente adatto ad essere
esposto ai sensi).
Quindi quando sia io che Oriana abbiamo iniziato a proporre un focus sul
non dare scontato cosa si intenda per "comunicazione", incluso i termini
che si usano e gli effetti che hanno sul modo in cui si immagina di dover
fare le cose (perché si percepisce che "è così che si fa", come se non si
potesse mettere in dubbio), proponevamo né più né meno di ciò che si
propone tutti i giorni nell'Hackmeeting: non dare per scontato che quello
che ti dice Apple, o McKinsey & Partners, o la "scuola" sia l'unica verità
possibile, leggere e conoscere alla perfezione il manuale, per poi poterlo
stracciare e tentare di costruirne un altro in cui i modi in cui creiamo e
usiamo codici, linguaggi, piattaforme e altre tecnologie ci sembri più
giusto, equo e che garantisca la possibilità di esistenza e coesistenza
della diversità.
Tra l'altro, non proponendola come alternativa alle ottime proposte che
sono venute da tutti, ma come altra iniziativa, differente e a più lungo
termine, da avviare.
Questo è il nostro modo di essere hacker: nella comunicazione/informazione
sostituire la "seduzione" alla "guerra".
Si "seduce" principalmente "ascoltando", ovvero predisponendo dei sistemi
in cui le persone si possano esprimere, e rendendosi "sensibili" e
"presenti" a queste espressioni e linguaggi.
Che, se ci fate caso, è l'opposto del diagramma di Shannon (e delle
estensioni di Jakobson etc) su cui si basa la comunicazione per come si dà
per scontata che sia.
Si comunica meglio ascoltando che emettendo.
Peccato che di questa cosa, come sapete tutti, se ne siano accorti prima e
meglio corporation, militari e governi, seppur in maniera estrattiva.
Riuscire a muoversi su questi terreni in maniera generativa invece che
estrattiva, immaginando cosa possano voler dire oggi "ascolto" e "presenza"
oggi, nel contesto che viviamo, e come può cambiare ciò che chiamiamo
sensibilità, è forse tra le sfide più grandi che ci troviamo davanti. E
rende le ricerche su queste modalità della comunicazione ancora più
importanti.
Tanto forse da poter immaginare di prendere i tanti contributi che già
esistono in Hackmeeting su questi temi e sui collaterali, immaginarne altri
e farci qualcosa, per esempio, progressivamente, organizzarci la
comunicazione di Hackmeeting stesso, come caso di studio che potrebbe
ispirare altri.
Come progetto a più lungo termine e a più ampio respiro, come vi cercavamo
di dire ieri.
Sinceramente non capiamo esattamente perché Scarph e altri se la siano
presa: forse non ci (mi, nel caso specifico) siamo espressi in maniera
comprensibile o, visto che in una relazione si è sempre almeno in due, non
avete capito voi, o abbiamo usato linguaggi diversi, o tutte le altre
combinazioni di cose che possono essere successe ieri sera.
Per noi non fa nulla.
Spero di aver chiarito e che questo mio messaggio sia di aiuto per capire
dal nostro punto di vista l'importanza del discorso. Non si tratta solo di
usare un termine alternativo a "target", ma di vivere ed usare linguaggi e
tecnologie per individuare qualcosa oltre il "realismo capitalista", e
riuscire a proporre, tramite le pratiche tecnologiche, nuove "parole" e
differenti "modalità" per parole già esistenti.
Scusate per il messaggio lungo, grazie e a presto
Salvatore
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