Autore: ca_favale_mlist Data: To: Mailing List del circolo, ca_favale_mlist--- via Ca_Favale_mlist Oggetto: [inquieto] Homo homini lupus
Mi piace pensare che millenni fa, in una situazione per alcuni versi
analoga alla presente, umani di razze differenti sull'orlo
dell'estinzione ebbero la necessita' di fondare una nuova simbologia,
un nuovo linguaggio, una nuova tecnologia, una nuova alchimia per far
fronte al comune desiderio di resistere all'ineluttabile. Si narra che
da questa fusione nacque una particolare razza umana, sapiente non una
ma ben due volte: c'e' chi dice che addirittura dovrebbe ancora
trovarsi - da qualche parte, in questo stanco pianeta, ancor oggi -
qualche raro esemplare.
Quando tutto pare perso, e le greggi smarrite si cacciano a testa bassa
giu' dal dirupo seguendo le indicazioni dei loro pastori, la metafora
dell'homo homini lupus con incredibili inversioni semantiche mostra una
molteplice valenza.
Il campo confuciano del pastore ha chiuso il gregge nel lager per
proteggerlo dal lupo mannaro. Ordine e disciplina vengono chiamati alla
causa del buon governo, la xenofobia nasce fomentando paura e
ossessione per un nemico rigorosamente esterno ed estraneo alle
tradizioni tramandate, l'occhio sempre rivolto fuori del se, il nemico
interno sepolto da strati di etica civile, consuetudine e folklore.
Il vecchio lupo anarchico mannaro taoista, dal canto suo, osserva oltre
il filo spinato il gregge impaurito. Diversamente dal pastore, la sua
preoccupazione non e' il governo del bestiame. Cerca sempre
instancabilmente l'alchimia selvaggia del licantropo e sa che nella
trasformazione da uomini in lupi anarchici mannari taoisti non ha
bisogno di pecore, bianche nere o rosse che siano. La sua e' una vera
ossessione per il nemico interno che cerca di far uscire fuori dalla
notte dei tempi. Non e' una storia tramandata, e non ha nulla a che
fare con la tradizione. E' la sua natura.