[RSF] I: (ListaNoNato) Due articoli che compariranno sul num…

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Autor: pilar castel quarzell
Data:  
Dla: Poema, eva, donneinnero@listas.nodo50.org, forumroma@inventati.org, adraiana di gianna, adrian.granescu@bjc.ro, m.fratticcioli@libero.it, gina dottor
Temat: [RSF] I: (ListaNoNato) Due articoli che compariranno sul numero di settembre della VOCE DI GAMADI: sulla fuga della NATO dall'Afghanista ed il ruolo dei Talebani; sulle filosofie di Husserl. Heideg


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Da: Paolo D'Arpini <circolovegetariano@???>
Inviato: martedì 24 agosto 2021 08:14
A: Jure Eler <glry@???>
Cc: brandienzo1940@??? <brandienzo1940@???>; nella.ginatempo@??? <nella.ginatempo@???>; comitatocontrolaguerramilano@??? <comitatocontrolaguerramilano@???>; mcspin@??? <mcspin@???>; nowaroma@??? <nowaroma@???>; slavieropaola@??? <slavieropaola@???>; andreamartocchia@??? <andreamartocchia@???>; change@??? <change@???>; maria.heibel@??? <maria.heibel@???>; marina.minicucci@??? <marina.minicucci@???>; patrick@??? <patrick@???>; b.papalia@??? <b.papalia@???>; manliodinucci@??? <manliodinucci@???>; marxventuno.rivista@??? <marxventuno.rivista@???>; giuseppepadovano@??? <giuseppepadovano@???>; zambon@??? <zambon@???>; m.lucii@??? <m.lucii@???>; maal52@??? <maal52@???>; pier.pagliani@??? <pier.pagliani@???>; pilarcastel@??? <pilarcastel@???>; jugoistrijan@??? <jugoistrijan@???>; fulvio.grimaldi@??? <fulvio.grimaldi@???>; maurogemma2005@??? <maurogemma2005@???>; ale.bianchi1982@??? <ale.bianchi1982@???>; palombo.marco57@??? <palombo.marco57@???>; anifi023@??? <anifi023@???>; malikabrandi@??? <malikabrandi@???>; reteromanapalestina@??? <reteromanapalestina@???>; oraprosiria@??? <oraprosiria@???>; carmidia@??? <carmidia@???>; gianmarco.pisa@??? <gianmarco.pisa@???>; nadiaschavecher@??? <nadiaschavecher@???>; steffruta@??? <steffruta@???>; piero.diporto@??? <piero.diporto@???>; monikabrandi@??? <monikabrandi@???>; comitatononato@??? <comitatononato@???>; marzia.guadagnoli@??? <marzia.guadagnoli@???>; mgguidettiy@??? <mgguidettiy@???>; giuseppina.micucci@??? <giuseppina.micucci@???>; carla.brandi1947@??? <carla.brandi1947@???>; annafar@??? <annafar@???>; hobel@??? <hobel@???>; ghitaiacono59@??? <ghitaiacono59@???>; francescosantoianni@??? <francescosantoianni@???>; cicabumrebelde@??? <cicabumrebelde@???>; fil.maone@??? <fil.maone@???>; gilberto.cicconi@??? <gilberto.cicconi@???>; alestecalzabini@??? <alestecalzabini@???>; jugocoord@??? <jugocoord@???>
Oggetto: Re: (ListaNoNato) Due articoli che compariranno sul numero di settembre della VOCE DI GAMADI: sulla fuga della NATO dall'Afghanista ed il ruolo dei Talebani; sulle filosofie di Husserl. Heidegger e Bergson e la figura luminosa di Francesco De Sanctis


I giornaloni del sistema, soprattutto la repubblichina ed il corriere della sega, sparano bordate contro il traffico talebano della droga, però ascoltiamo anche l'altra campana: Afghanistan e la guerra per l’oppio della CIA – Scriveva Finian Cunningham lo scorso anno: “…il business immensamente redditizio del traffico globale di stupefacenti, questa sarebbe la ragione principale per la guerra in Afghanistan. È una fonte vitale per il finanziamento di CIA e altre agenzie d’intelligence statunitensi. Il grande vantaggio del business della droga è che le finanze sono incontrollabili…” – Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2020/08/31/afghanistan-dove-gli-usa-esportano-democrazia-ed-importanto-eroina/


P.S. E se ne parlava già dal 2012: http://paolodarpini.blogspot.com/2012/07/afghanistan-e-la-guerra-per-loppio.html


PPS - A parte che i talebani (prima dell'invasione yankee del 2001) stavano cercando di estirpare la coltivazione della malaerba dell'oppio (favorita invece da CIA e NATO, dopo l'invasione, portando la produzione al 90% mondiale) se inoltre osserviamo la posizione di Russia e Cina, gli unici che non si sono scatenati a criticare i talebani, e che continuano a svolgere un proficuo lavoro diplomatico a Kabul, nonché di osservazione dello svolgimento degli eventi (non partecipando all'isteria dell'accoglienza dei collaborazionisti NATO), possiamo capire da che che parte sta la moderazione e la capacità di risolvere i problemi...

Il giorno lun 23 ago 2021 alle ore 23:11 Jure Eler <glry@???<mailto:glry@ngi.it>> ha scritto:

Ci risiamo col nè-nè gorbacioviano di bertinotti. Mi sembra di risentire i guaiti per i poveri albanesi del Kosovo. Quando sei sul muro della diga non c'è spazio per una terra di nessuno sulla quale giocare a pallone: tocca scegliere. Scegliere se aiutare il nuovo governo a rendersi indipendente e libero così da avere spazio per un possibile e auspicabile progresso sociale e politico, oppure stare con i falchi che cercheranno di farlo riprecipitare nel caos. Non c'è qui 'terza posizione', come mai è esistita. Non imparerete mai ma ve lo ripeto: non funziona più il nè-nè, siete trombette, soprattutto per chi non ci è mai cascato.

Jure Eler


Il 23/08/21 11:40, brandienzo1940 via ComitatoNoNato ha scritto:


NÉ CON LA NATO NЀ CON I TALEBANI, PER I DIRITTI DEGLI AFGHANI(*)

La fuga precipitosa e vergognosa delle truppe della NATO dall’Afghanistan, il crollo repentino del governo-fantoccio di Kabul e lo scioglimento del suo esercito fasullo senza un minimo tentativo di resistenza, impongono una riflessione seria ed una ricostruzione precisa degli eventi basata sui fatti accertati. Questo è il metodo “scientifico” e razionale che si è imposta la rivista “La Voce” per la quale l’articolo è scritto, che deve evitare ogni manipolazione dell’informazione ed ogni paravento dovuto a false ideologie.

I fatti salienti risalgono agli anni 70’ del secolo scorso, quando in Afghanistan si impose un governo riformatore guidato da un partito socialista di sinistra, che si pose il compito di far uscire il paese dal feudalesimo e dalle grinfie di esponenti religiosi che si ispiravano ad una mentalità fondamentalista medioevale. Questa situazione spingeva anche la maggior parte delle donne verso una condizione di sottomissione e di ignoranza. Furono pienamente riconosciuti dal nuovo governo per legge i diritti delle donne con il divieto dei matrimoni combinati e l’obbligo di istruzione fino alle scuole superiori; si cercò di mobilitare anche i contadini poveri con un progetto di riforma agraria e l’abolizione dell’usura e delle decime dovute alle autorità religiose; fu incrementata l’industrializzazione. Tutti sanno, o dovrebbero sapere, che questo governo fu abbattuto nel 1992 da bande di fanatici Mujaheddin, divise in varie fazioni tra loro rissose, da cui poi alla fine, dopo feroci guerre civili, emersero nel 1996 i Talebani, cresciuti nelle scuole coraniche dei campi profughi in Pakistan e legati ai servizi segreti del Pakistan, uno dei paesi islamici più reazionari, insieme all’Arabia Saudita. I Talebani riuscirono ad impossessarsi di tutta la parte centromeridionale dell’Afghanistan, mentre nel Nord agiva la loro rivale, l’Alleanza del Nord, basata sulle etnie Tagika ed Hazara.

Ѐ noto, o dovrebbe essere noto, che i Mujaheddin erano stati armati e finanziati dagli USA, dall’Arabia Saudita, e dal Pakistan. Uno degli elementi di spicco di queste azioni fu il ricco saudita Osama Bin Laden, che d’accordo con i servizi segreti statunitensi aveva fondato l’organizzazione Al Qaida e si interessava dell’invio di combattenti “volontari” islamici nel paese in guerra, e delle forniture di armi e denaro ai jhadisti. SI PUO’ QUINDI AFFERMARE CHE USA, MUJHAEDDIN, TALEBANI, AL QAIDA, BIN LADEN FACEVANO PARTE DELLA STESSA SQUADRA, nata per combattere l’Armata Rossa accorsa in aiuto del governo afghano. Questo governo resistette fino al 1992, anche dopo l’improvvido ritiro dell’Armata Rossa ordinato dall’ambiguo Gorbacev nel 1988, finché fu abbattuto da un sanguinoso colpo di stato condotto da un generale, Dostum, corrotto dai servizi statunitensi e pakistani.

Di seguito i rapporti tra Talebani e Statunitensi rimasero ottimi ed improntati ad una continua collaborazione, finché con la scusa dell’attentato dell’11 settembre (un episodio che presenta tuttora elementi molto oscuri, e su cui magari torneremo in un’altra occasione) gli USA dichiarano la “guerra al Terrore”, che portò all’invasione dell’Afghanistan che ospitava Bin Laden , ma anche a quella dell’Iraq che non c’entrava per niente. La successiva occupazione del paese da parte dell’esercito USA e degli alleati della NATO (tra cui l’Italia) è stata giustificata con la motivazione di guerra al terrorismo, ma anche con la necessità di portare la democrazia nel paese e difendere i diritti delle donne, in una riproposizione dell’ideologia colonialista dell’800 della missione civilizzatrice dell’uomo “bianco”. In realtà si è trattato di un’occupazione di carattere geopolitico per il controllo dell’Asia Centrale post-sovietica. Ѐ stato creato un governo fantoccio di facciata e si è fatto ricorso a bombardamenti indiscriminati, che hanno colpito essenzialmente i civili, per contrastare la guerriglia jhadista che si era nuovamente scatenata.

In realtà i contatti sotto banco tra i vecchi compari, USA e Talebani, non si sono mai interrotti e sono sfociati negli accordi di Doha, raggiunti alle spalle del governo-fantoccio. Con questi accordi gli USA si impegnavano a lasciare l’Afghanistan in cambio di una serie di garanzie (che diverranno palesi in futuro). Con questa azione hanno scaricato i loro protetti e tutta la popolazione, specie femminile, che tra le pieghe dell’occupazione e del conflitto era riuscita ad ottenere alcuni risultati positivi e maggiori diritti. Ora questa popolazione dovrà fare i conti con l’aggressività e l’oscurantismo dei nuovi padroni.

A questo proposito risulta incomprensibile il giudizio di alcuni ambienti che, in nome di un antimperialismo schematico e grossolano, paragonano i Talebani ai Vietcong che liberarono Saigon dalla morsa imperialista, o ai partigiani italiani che ci liberarono dal Nazi-Fascismo. Vietcong e partigiani avevano evidentemente una strategia di costruzione di una società nuova più giusta (anche se si può discutere se ci siano pienamente riusciti). I Talebani e le fazioni mujaheddin loro alleate sono solo dei fanatici oscurantisti che vogliono applicare la Sharia in una visione medioevale fondamentalista.

Ci auguriamo che il popolo afghano trovi la forza di lottare ancora per i propri diritti confermando alcuni progressi fatti in passato. Purtroppo in questi casi è fondamentale la questione di chi gestisce il potere, se un governo progressista come quello che ha guidato l’Afghanistan dal 1978 al 1992, o un governo fantoccio come quello degli ultimi 20 anni, o un governo reazionario come quello dei Talebani. Questi ultimi sono fanatici, ma anche furbi e buoni diplomatici. Sicuramente cercheranno di mantenere buone relazioni ufficiose sottobanco con gli USA, e buone relazioni ufficiali con paesi che li sostengono (come il Pakistan) e paesi che non vogliono avere problemi interni con le rispettive minoranze o maggioranze musulmane (come Russia, Cina, paesi dell’Asia Centrale, Iran, ecc.). Il compito dell’opposizione afghana appare oggi molto difficile

20 agosto 2021, Vincenzo Brandi

(*) articolo scritto per il numero di settembre de “La Voce di G.A.MA.DI”.




99.LA<http://99.LA> “FENOMENOLOGIA” DI HUSSERL ED I SUOI SVILUPPI: HEIDEGGER, JASPERS, L’ESISTENZIALISMO. L’IRRAZIONALISMO DI BERGSON. POSITIVISMO ED IDEALISMO IN ITALIA: ARDIGÒ, SPAVENTA, DE SANCTIS(*)

Nell’ambito delle correnti filosofiche sostanzialmente irrazionaliste ed anti-scientifiche, che imperversarono soprattutto nella seconda metà dell’800 e nella prima metà del secolo seguente, grande importanza e sviluppi ebbe la “Fenomenologia” di Edmund Husserl (1859-1938), prima matematico a Berlino, poi filosofo, con interessi verso la logica, e insegnante nelle università di Halle, Gottinga, e Friburgo(1)(2)(3)(4).

Dopo aver criticato negli anni ’90 dell’800 la logica matematica - sostenendo l’origine psicologica ed empirica del numero, ed assumendo quindi una posizione psicologica e realista - Husserl successivamente cambiò completamente posizione: infatti nelle “Ricerche Logiche” del 1900-1901 criticò il pensiero scientifico empirico-positivista secondo cui da iniziali aggregazioni di fatti psichici (provenienti dall’esperienza) deriverebbero per astrazione i concetti. Bisognerebbe invece, attraverso un’intuizione non sensibile, risalire alle pure “essenze ideali” (“eidos”), cioè a fenomeni psichici depurati da ogni contesto spazio-temporale. Bisogna mettere tutto in discussione (come l’esistenza di un mondo esterno e la distinzione tra soggetto ed oggetto) perché l’oggettività dell’esperienza sensibile è solo un’illusione naturalistica. Il “residuo” fenomenologico ultimo è l’autocoscienza, che però è anche coscienza dell’altro e del “mondo della vita”. La crisi della ragione coincide con la credenza che il mondo sia l’oggetto della Scienza. La verità è nello spirito che conosce se stesso ed il mondo.

Gli aspetti chiaramente irrazionalisti ed anche platonici contenuti nella filosofia di Husserl (i cui influssi – a parere di scrive - anche sul pensiero empirio-criticista di Mach ed Avenarius non può essere sottovalutato), furono recepiti nel ‘900 da altri filosofi. Martin Heidegger (1889-1976), che fu allievo di Husserl a Friburgo, poi professore e rettore, sostenitore del Nazismo, infine dimissionario, affermò che la coscienza dell’Uomo è sempre propositiva e progetta i modi di esistere per dare un senso all’Essere, che è costruzione dell’esistenza nel tempo. La verità è disvelamento dell’Essere che tuttavia è connesso al Nulla. Siamo ossessionati dall’angoscia che è anticipazione della morte e della contemplazione del Nulla. La tecnica è un dominio totalitario. Solo l’Arte ci accosta all’Essere.

Tematiche analoghe furono sviluppate dal medico e filosofo Karl Jaspers (1883-1969), che nello scritto “Filosofia della Crisi” e altri scritti parlò della finitudine e dell’angoscia dell’Uomo singolo, che avrebbe bisogno, non di scientismo, ma di una “chiarificazione dell’esistenza”, in quanto libero di scegliere la via da seguire.

Da queste premesse è nato nel ‘900 anche il variegato movimento che ha preso il nome di “Esistenzialismo”, diffuso in Italia dal filosofo Abbagnano, che si interessa della crisi e del destino dell’uomo singolo. Questo movimento assunse in Francia sia indirizzi religiosi – con Gabriel Marcel (1889-1973) - sia filo-marxisti ed umanisti con Jean-Paul Sartre (1905-), che afferma che l’Uomo deve scegliere la propria via in relazione alla propria libertà, ma anche a quella degli altri. Anche nelle sue varianti di “sinistra” l’esistenzialismo – oltre tutto ormai passato di moda – rimane una filosofia irrazionalista e sostanzialmente moralista ed individualista.

In Francia, a cavallo dei due secoli XIX e XX, ebbe grande eco anche un’altra filosofia irrazionalista: quella sviluppata da Henri Bergson (1859-1941), prima matematico nei licei e poi libero docente. Nel suo scritto “Sui Dati immediati della Coscienza” del 1988 il filosofo afferma che esiste una percezione soggettiva del tempo nella nostra coscienza che prescinde da qualsiasi misura. Ne prende spunto per una critica al concetto di quantizzazione dei fenomeni tipico del sapere scientifico, che secondo lui è rappresentato dalle misure spaziali. Nella successiva opera del 1996 “Materia e Memoria” parla della memoria come dimensione propria della coscienza che non avrebbe nulla di materiale e non si identificherebbe con l’attività del cervello. Nell’opera del 1928 “L’Evoluzione creatrice” il filosofo, spostatosi su posizioni sempre più misticheggianti (che lo portarono dall’originario ebraismo verso posizioni cattoliche) parla di un presunto slancio vitale che continuerebbe la creazione nel tempo, anche della materia. Egli critica anche la conoscenza data dall’intelletto razionale come superficiale ed illusoria, in quanto solo l’intuizione (irrazionale) ci fa vedere la realtà, mentre la tecnica ci renderebbe “prigionieri”. Bertrand Russell critica apertamente il pensiero di Bergson. Il filosofo positivista italiano Ardigò lo definì “evanescente”. In effetti è sorprendente il successo conseguito in passato di questa filosofia, spesso confusa ed oscura, per fortuna ormai quasi dimenticata.

Ludovico Geymonat dà una spiegazione, forse schematica, ma contenente certamente importanti elementi di verità, sulle ragioni di questa ripresa di irrazionalismo anti-scientifico, che l’autore di queste note integra con proprie considerazioni. La grande stagione della scienza moderna parte dal ‘600 e, attraverso l’esperienza dell’Illuminismo razionalista del ‘700, giunge al grande sviluppo scientifico del secolo successivo. Questa crescita straordinaria è legata alla crescita della borghesia che è rivoluzionaria fino ai moti del 1848, partendo dalle due rivoluzioni inglesi del ‘600 e passando per la grande rivoluzione del 1789.

Il successivo consolidamento conservatore dei regimi borghesi porta, da un lato, a forme di positivismo superficiale (come quello espresso da Spencer), dall’altro ad un ripiegamento su filosofie irrazionaliste ed individualiste che non sono più interessate a conoscere la realtà oggettiva per trasformarla; anzi la temono, spaventate anche dalla crescita di movimenti socialisti. A parere di chi scrive, anche l’attacco frontale al meccanicismo materialista newtoniano e galileiano, verificatosi nella seconda metà dell’800, risente di questo nuovo clima.

Accanto alla crescita di filosofie irrazionaliste, fenomenologiche, pragmatistiche ed indeterministe, vi fu anche una ripresa dell’idealismo. Ne fu massimo esponente l’inglese Francis Herbert Bradley (1846-1924), autore in cui l’idealismo si volge in teologia attraverso la presunta presenza di un Assoluto. Anche negli USA vi fu una temporanea ripresa della filosofia idealista con Josiah Royce (1846-1916).

In Italia Roberto Ardigò (1828-1920), professore a Padova, aveva contribuito a sprovincializzare la cultura italiana (legata a figure come Rosmini e Gioberti, con la sola luminosa eccezione del grande poeta materialista Giacomo Leopardi). Il suo positivismo antimetafisico e ricco di suggestioni psicologiche (riteneva che nella nostra mente si procede dalle sensazioni verso idee sempre più distinte) lo portò a studiare la fisiologia di Helmholtz. Sullo stesso piano culturale materialista ed ateo operò Cesare Lombroso (1833-1907) che svolse studi sull’epilessia e sull’antropologia criminale, che - pur con alcune forzature positiviste – lo portarono a sviluppare il concetto dell’irresponsabilità dell’individuo anormale e ad anticipare alcune tematiche freudiane.

Il neo-hegelismo idealistico italiano fu invece sviluppato da Angelo C. De Meis (1817-1891), da Salvatore Tommasi (1803-1888), che poi ritornò verso una filosofia più sperimentale e naturalista, e soprattutto dalla Scuola Napoletana di Bertrando Spaventa (1817-1883) che prese posizione a favore dell’a-priori kantiano, della fenomenologia, e criticò l’attitudine troppo sperimentalista e meccanicista di molti ricercatori, privilegiando le scienze “umanistiche” su quelle “esatte” (come farà anche Benedetto Croce).

Su posizioni opposte a quelle di Spaventa (che assunse anche, coerentemente, posizioni politiche conservatrici e reazionarie) troviamo il più luminoso prodotto della Scuola Napoletana: Francesco De Sanctis (1817-1883). Pur partendo da posizioni hegeliane, questo filosofo, che dette un importante contributo al rinnovamento della cultura italiana, criticò il platonismo dell’estetica hegeliana, in cui l’arte è opposta alla scienza, ed apprezzò il materialismo di Leopardi. Nella sua famosa “Storia della Letteratura Italiana” del 1870 prese posizione a favore di Galilei, Bacone e Cartesio, dichiarando che “l’Idealismo piace alla borghesia perché si dà veste laica e scientifica, ma rifiuta il materialismo come ispiratore di moti rivoluzionari”.

(1) Geymonat, “Storia del Pensiero Filosofico e Scientifico”, Garzanti ed. 1970-1972

(2) W. Adorno e altri, “Storia della Filosofia”, Laterza 1987

(3) B. Russell, “Storia della Filosofia Occidentale”, TEA 1995, originale 1945

(4) N. Abbagnano, “Storia della Filosofia”, Ed. L’Espresso, 2005

(*) Quest’articolo è tratto dal libro di V. Brandi “Conoscenza, scienza e filosofia” recentemente pubblicato e ordinabile in libreria, o presso la casa editrice Petite Plaisance, o con richiesta all’autore.




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