---------- Forwarded message ---------
Da: mopando <moreno.pandolfi@???>
Date: sab 14 ago 2021 alle ore 14:30
Subject: COMUNICATO DEL COLLETTIVO DI FABBRICA DELLA GKN
To: CdP Settignano <settignanocdp@???>
[La parola al Collettivo Di Fabbrica - Lavoratori Gkn Firenze
<
https://www.facebook.com/coordinamentogknfirenze/?__cft__[0]=AZVac7piLV4EBI1Knm1g8A7P9yN4A_ctaecWDzW4QegN1JBVZDmH1QbdyCCU-e29IJckTh-nzBUrSrzfIHSV-6CxnsjHh7pKKLi70hKDjetMG4i-z2UoTc0c-KBWdocD5KySkOQKVEK6CkkfK_t5gJFWcN12iJmbm6aD7bTNxtzabt8AttdnEdPp5fE5t4TJjgjx0G30_tOFwvI4taU-uPUh&__tn__=kK-y-R>.
Un testo lungo, ma necessario.]
Abbiamo letto di tutto dopo l'incontro al Mise del 4 agosto. Abbiamo atteso
la manifestazione di mercoledì 11 agosto per tornare a fare il punto della
situazione. Questo testo, lungo ma necessario, è stato approvato
dall’assemblea dei lavoratori e si affianca a quanto già detto dal
comunicato della Fiom ieri.
1. Sono ormai nove giorni che Gkn-Melrose si è presa qualche ora per
valutare. Valutare cosa non si sa, visto che ha passato l’intero incontro
con il Mise (Ministero dello Sviluppo Economico) del 4 agosto a ribadire
che lo stabilimento di Firenze deve chiudere e i licenziamenti sono
irreversibili. Il tavolo ministeriale ha quindi concesso tempo a chi
problemi di tempo non ne ha.
Siamo noi ad avere sulla testa il conto alla rovescia della procedura di
licenziamento: 75 giorni totali che si concludono il 22 di settembre.
Procedura attivata dalla stessa Melrose, in un modo che riteniamo
illegittimo (su questo la Fiom ha giustamente fatto un articolo 28).
Melrose userà questo tempo per fare quello che fa da almeno un anno:
dissimulare ed elaborare la prossima tattica. Il loro scopo è chiaro e lo
perseguiranno in ogni modo, costi quel che costi: lo smantellamento e la
distruzione di 500 posti di lavoro, di uno stabilimento efficiente,
produttivo e con commesse.
2. Il nostro obiettivo è diametralmente opposto: far ritirare i
licenziamenti, salvaguardare la continuità produttiva dello stabilimento,
l’intero patrimonio professionale e 500 posti di lavoro per il territorio.
Per questo sono inaccettabili i licenziamenti ma lo è anche la cassa
integrazione per cessazione d’attività. La morte è morte, anche quando è
preceduta da una lunga agonia, magari con morfina.
3. Lo stesso Governo ha offerto a Melrose di valutare l’utilizzo di tredici
settimane di cassa integrazione ordinaria. In questo caso, ci sarebbe il
ritiro dei licenziamenti e non verrebbe accettata la cessazione d’attività.
Per chi come noi ha la spada di Damocle della procedura di licenziamento,
sarebbero una momentanea boccata d’ossigeno. Con alcune specifiche, però:
la cassa integrazione deve essere integrata economicamente dall’azienda,
estesa a tutte le ditte in appalto, il presidio e l’assemblea permanente
devono continuare. Tuttavia, non possiamo non rilevare come 13 settimane di
cassa siano una proposta contraddittoria e insufficiente in bocca a un
Governo.
Questa non è un'azienda in crisi. E l’ammortizzatore sociale dovrebbe
servire a sostenere i cali di lavoro. Qua siamo invece di fronte a un fondo
finanziario che ha deliberatamente organizzato la delocalizzazione dei
volumi. La beffa è poi che queste settimane di cassa sarebbero
completamente gratuite per Gkn. Altri soldi pubblici, quindi…
4. Non ci convince che queste tredici settimane siano state associate,
nella narrazione del Governo e giornalistica, alla ricerca di un compratore
privato.
Ciò che andrebbe invece scritto, narrato, spiegato è come in questo nostro
paese il “compratore privato” e la “reindustrializzazione” si siano quasi
sempre rivelati miraggi, bolle di sapone o peggio operazioni opache e
perfino di dubbia legalità. Tra di noi ci sono diversi operai già
licenziati dalla Electrolux di Scandicci nel 2005. Ricordano perfettamente
la storia dell’immobiliarista che si presentò per un produttore di pannelli
solari. Ricordano le fanfare sulla reindustrializzazione green dello
stabilimento. Si potrebbe parlare di Ilva, Blutech (Fiat di Termini
Imerese), Trw, Acciaierie di Piombino, Bekaert ecc. ecc. In alcuni casi i
“nuovi proprietari” hanno intascato soldi pubblici, senza poi dare vita a
nessuna ripresa produttiva.
Anzi, invitiamo tutti i giornalisti a ricontattare le lavoratrici e i
lavoratori di queste vertenze e a farsele raccontare nuovamente.
Se il compratore privato c’è, esso deve essere nominato in maniera chiara e
precisa ai tavoli tecnici. E anche in quel caso lo Stato dovrebbe fare da
ponte con un intervento diretto, per tutelare la continuità produttiva
dello stabilimento in caso il privato si smaterializzi. Cosa che è già
successa decine e decine di volte.
5. Apprendiamo dai giornali che è in discussione una legge
antidelocalizzazioni, sul modello francese, e che questa legge impatterebbe
anche sul caso Gkn. Non sappiamo quanto la notizia sia vera o precisa. Se
fosse confermata, consideriamo questo fatto un risultato delle lotte di
questi giorni. Sarebbe anche un’ammissione implicita della necessità di un
intervento legislativo di cui possano beneficiare tutti i lavoratori.
Ma proprio per questo questa legge non può essere scritta SULLE nostre
teste. Deve essere scritta CON le nostre teste. E, se necessario, siamo
pronti a scriverla nelle piazze.
Il modello francese, da quel che possiamo capire, non impedisce le
delocalizzazioni ma semplicemente le procedurizza. Di certo non le
fermeranno le sanzioni monetarie (e se sanzioni devono essere, non un
misero 2% del fatturato...).
Anzi, si rischia di indicare come monetizzare le delocalizzazioni.
La vera sanzione per chi delocalizza è rendere indisponibile lo
stabilimento e garantirne la continuità produttiva. La vera sanzione per
Melrose è imporre intanto il ritiro della procedura di licenziamento e
lasciare i lavoratori a carico dell’azienda.
6. Proprio per questo invitiamo tutti i singoli, associazioni,
organizzazioni appartenenti all’area della giurisprudenza democratica a
iniziare una discussione che ci aiuti a tradurre in linguaggio legislativo
quanto questa nostra lotta va rivendicando. Siamo anche disponibili a
organizzare una assemblea nazionale dell’area della giurisprudenza
democratica qua davanti ai cancelli.
7. Ribadiamo la richiesta che il Consiglio regionale toscano si riunisca di
fronte alla fabbrica con una sessione specifica, aperta alla cittadinanza e
a nostri interventi di proposta, dove approfondire la mozione di indirizzo
che lo stesso Consiglio regionale ha approvato il 20-7-‘21.
8. Per quanto già detto, riteniamo altamente ambiguo il termine
“reindustrializzazione”. Per reindustrializzazione spesso si tende a
indicare un processo di vendita del capannone vuoto e la ricerca di un
privato che faccia ripartire la produzione qualsiasi sia il prodotto, con
una completa riprofessionalizzazione del personale. Qua noi abbiamo linee
nuove e potenzialmente le commesse. Ed è inverosimile che alla dispersione
di un patrimonio industriale e storico di questa portata, possa subentrare
un privato che da zero rifonda un’industria di tutt’altra natura. Per
questo preferiamo il termine “riconversione” del prodotto. Abbiamo noi
stessi progetti di miglioramento ambientale dello stabilimento, possiamo
prototipare semiassi per la costruzione di mezzi pubblici per progetti di
reale mobilità pubblica ed ecologica. Dotare lo stabilimento di pannelli
fotovoltaici, sviluppare un centro di soluzioni ergonomiche da proporre
alle aziende del settore o della zona, potenziare il nostro reparto
costruzione macchinari: abbiamo sviluppato negli anni una visione nostra e
dinamica di questo stabilimento. Fino a poco tempo fa il mondo accademico è
stato a disposizione della proprietà aziendale: spesso sviluppando
gratuitamente progetti i cui brevetti oggi rimangono a Gkn Melrose.
Facciamo appello ora, invece, allo stesso mondo accademico ad aprire un
canale con noi per trasformare in progetti concreti tutte le intuizioni
della nostra assemblea operaia.
9. Chiediamo che Stellantis torni ad assegnare allo stabilimento di Firenze
le commesse che ci sono state sottratte. Chiediamo che metta in lista nera
Gkn e che si esprima pubblicamente sul vantaggio competitivo di avere un
fornitore provvisto di uno stabilimento a Firenze. Gkn Firenze, infatti, ha
sempre avuto una posizione strategica nel servire gli stabilimenti italiani
di Fiat, poi di Fca e poi di Stellantis. Il timore è che oggi venga meno lo
stabilimento di Firenze perché l’intero gruppo Stellantis si prepara a un
ulteriore disimpegno dall’Italia. I segnali non mancano: a Melfi si passa
da due linee produttive a una, sembra che in Polonia venga costruito uno
stabilimento in grado di replicare la produzione Sevel ed è notizia di
questi giorni che Stellantis si è divincolata dal prestito pubblico che la
impegnava a non chiudere stabilimenti o a delocalizzare la produzione. Il
futuro di Gkn Firenze è la prova del nove del futuro dell’intero automotive
in questo paese.
A coloro che obiettassero che oggi l’automotive va ridimensionato per
ragioni di natura ambientale, vista la necessaria transizione all’elettrico
rispondiamo che nel caso di Gkn Firenze la transizione all’elettrico non
impatta direttamente la produzione, visto che i semiassi continuano ad
esistere anche nelle macchine elettriche. In ogni caso, proprio perché
siamo di fronte a una transizione complessiva del settore, questa va
pianificata con un intervento pubblico e politico generale.
10. Il nostro è un invito a insorgere. Solo se cambiano i rapporti di forza
generali nel paese, noi possiamo sperare di salvarci. E se noi vinciamo,
cambiano i rapporti di forza a favore di tutto il mondo del lavoro. Questo
nostro invito oggi si irradia da Firenze al resto del paese.
E’ un invito rivolto innanzitutto alle nostre organizzazioni sindacali e a
tutti coloro che sono oppressi. Che il nostro “Insorgiamo” si trasformi in
un moto generale di indignazione che vada oltre la nostra stessa vertenza e
che si allarghi all’intero mondo del lavoro. Di una cosa siamo certi: Gkn
Firenze non cadrà senza aver fatto di tutto per convocare una mobilitazione
nazionale direttamente a Roma.--
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Casa del Popolo di Settignano