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Oggetto: [peer_to_peer] Strasburgo approva la sorveglianza di massa di tutti i essaggi, i commenti e le email

Strasburgo approva la sorveglianza di massa di tutte le email
Stefano Bocconetti
https://ilmanifesto.it/strasburgo-approva-la-sorveglianza-di-massa-di-tutte-le-email/

*Privacy.*
Con la scusa della pedofilia, l'Ue straccia le sue norme a tutela della
privacy e consente per tre anni il controllo di massa di tutti i
messaggi, i commenti e le email. Un'intelligenza artificiale controllerà
tutto e in casi sospetti girerà la segnalazione agli organi di
vigilanza. Critiche tutte le ong e gli specialisti di lotta alla pedofilia


Una *deroga* ai principi generali. Di fatto uno “strappo” che nega quei
principi generali. Regalando un’altra legge a chi sogna un controllo di
massa più invasivo, ancora più invasivo.

Accade in Europa, che pure fino a ieri era considerata la parte più
avanzata del mondo in materia di tutela della privacy. Invece martedì 6
luglio – con una votazione passata un po’ sotto silenzio – il parlamento
di Bruxelles ha varato, a stragrande maggioranza, una controversa
normativa che permetterà ai provider di setacciare ogni mail, ogni
commento, ogni messaggio scritto. In deroga, appunto, all’avanzatissimo
(non più?) Gdpr, il regolamento europeo per la protezione dei dati.

Il *pretesto?* Sempre lo stesso, sempre quello che anche al di là
dell’Oceano giustifica le norme che violano la privacy: la lotta alla
pedofilia.

La *“deroga”*– cioè la validità di questa legge – durerà tre anni. Nel
senso che i 537 eurodeputati che hanno votato sì (appena 133, invece,
quelli contro: [https://mepwatch.eu/9/vote.html?v=134463] la sinistra, i
verdi e pochissimi obiettori fra le fila dei socialdemocratici) sanno
benissimo che la norma – proprio perché in contrasto col *Gdpr* – quasi
sicuramente non passerà l’esame di un tribunale, sanno benissimo che i
ricorsi avranno molte possibilità di essere accolti. Anzi, il deputato
tedesco dei pirati (nel gruppo dei verdi) Patrick Breyer, ha già
lanciato una campagna in rete
[https://www.patrick-breyer.de/chatkontrolle-eu-verordnung-zur-flaechendeckenden-und-verdachtslosen-durchsuchung-elektronischer-nachrichten-angenommen-klage-geplant-widerstand-gegen-ausweitung/]
per presentare dieci, cento, mille esposti all’Alta Corte europea.

Quei tre anni di sospensione, la deroga temporanea delle misure a tutela
della privacy dovrebbero servire, quindi, nelle intenzioni dei promotori
ad evitare la bocciatura. Come se si trattasse di una misura
straordinaria, eccezionale e quindi non sanzionabile.

Ma non ci credono tanto neanche loro. Al punto che Sophie in ‘t
Veld,[https://www.politico.eu/article/european-parliament-platforms-child-sexual-abuse-reporting-law/]
eurodeputata liberale olandese – nome che dovrebbe essere conosciuto
anche in Italia, visto che dieci anni fa lei, moderata e conservatrice,
divenne quasi un’icona solo perché aveva denunciato il linguaggio
antifemminile di Berlusconi -; Sophie in ‘t Veld, si diceva, votando a
favore ha aggiunto: “Signor Presidente, diciamoci la verità: sia io che
lei sappiamo bene che le normative europee ci impedirebbero di approvare
questa legge”.

Sophie in ‘t Veld e la stragrande maggioranza degli eurodeputati,
invece, l’hanno fatta passare. Con una fretta che davvero non ha
precedenti nelle vicende legislative del vecchio continente, noto per
iter che in genere durano anni e anni.

Stavolta, invece, la Commissione ha presentato la sua proposta a
settembre. Davanti al coro di no della società civile, non si sono
fermati. E sono cominciate le *pressioni*, le forti pressioni sul
Parlamento per approvarla rapidamente. Pressioni – racconta il
solitamente bene informato politico.eu
[https://www.politico.eu/article/european-parliament-platforms-child-sexual-abuse-reporting-law/]–
che sarebbero arrivate addirittura dall’*America*, probabilmente per
dare un po’ di dignità politica alle loro norme, molto simili.

Pressioni, anche qui, ammesse tranquillamente dalla relatrice, la
socialdemocratica Birgit Sippel: “Sì, ne abbiamo ricevute molte. Per
fare presto”. Unica concessione fatta dai promotori, l’unica modifica al
testo iniziale, è che dal filtraggio saranno esentati i messaggi audio.
Tutto qui.

Così in attesa di un giudice a Strasburgo, la norma entrerà in vigore. E
così i *provider* potranno scansionare, visionare e controllare tutti i
messaggi, tutte le immagini sui siti, sui social, addirittura nelle
email alla ricerca di testi e foto “sospette”. Il tutto affidato
all’intelligenza artificiale: se l’*algoritmo “leggerà”* un contenuto
come pericoloso, trasmetterà la segnalazione, senza verifica umana, a un
centro che poi la girerà alle polizie competenti. Senza che gli indagati
siano avvisati di questa strana e improbabile inchiesta virtuale.

Magari non è molto pertinente ma forse vale la pena ricordare che le
*denunce* alla polizia degli utenti verso altri utenti sospettati di
pedofilia – denunce che probabilmente servono ad istruire le
intelligenze artificiali – nel 95 per cento dei casi si sono rivelate
*inaffidabili*.

Non è ancora tutto. Perché ci sarà anche un follow-up, un seguito alla
votazione di martedì scorso.

Di fronte alle proteste di tutte le associazioni per i diritti digitali
– ma proprio tutte-tutte, a cominciare dall’Edri, la istituzionalissima
European Digital Rights
[https://twitter.com/edri/status/1412750322532065285] – i promotori
hanno sostenuto che fra poco un pool di esperti scriverà un documento
per indicare nel dettaglio gli strumenti tecnici per realizzare questo
screening di massa “in equilibrio con la tutela dei diritti”.

*Ossimoro* a parte, il seguito della legge dovrebbe preoccupare ancora
di più. Perché stando al dibattito che l’ha accompagnata, l’Europa
vorrebbe obbligare anche i social che offrono servizi di messaggi
crittografati – *WhatsApp e Signal* per capire – ad adattarsi ai controlli.

Quindi, di fatto, introducendo una *backdoor*, una porticina che
renderebbe violabili gli scambi “end to end”. E non esisterebbe più la
crittografia.

Qualcuno, nel brevissimo dibattito, ha ricordato, ovviamente, che tutto
ciò non ha nulla a che vedere con la lotta alla pedofilia. Visto che chi
prova ad abusare dei minorenni non si propone certo su FaceBook o sui
social tradizionali.

Magari andrebbe potenziata la capacità di infiltrarsi degli agenti nei
gruppi di pedofili, magari andrebbe aumentato il numero di persone che
si occupano di queste inchieste, visto che – sempre per fare il caso
della Germania -, mancando personale, sono ancora da “visionare”
centinaia di hard disk sequestrati agli arrestati.

Forse andrebbe accresciuto il coordinamento fra gli investigatori. Di
più, come ha detto uno psicologo a Bruxelles: “Tutto ciò sarà dannoso
soprattutto per le vittime degli abusi. Chi è colpito da questa violenza
ha un bisogno sopra agli altri: comunicare in modo sicuro e
confidenziale con terapisti, con avvocati, con personale specializzato.
Ha bisogno soprattutto di stanze protette. La possibilità che
un’intelligenza artificiale e poi altri possano leggere quel che
scrivono potrebbe impedire alle vittime la ricerca di aiuto e sostegno”.

Sembrano, sembravano discorsi ragionevoli. Invece è passata la «deroga».
Una «sorveglianza di massa» che ha altri obiettivi, per usare ancora le
parole di Patrick Breyer.

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Sempre su questa votazione

Regolamento *chatcontrol*, cosa prevede e perché rischia di violare i
diritti privacy
In votazione al Parlamento europeo il regolamento chatcontrol, che
prevede una deroga alla Direttiva ePrivacy al fine di consentire ai
provider di controllare i messaggi che transitano sulle piattaforme per
individuare contenuti pedopornografici: un obiettivo lodevole, ma che
mina i diritti di tutti gli europei
https://www.cybersecurity360.it/news/regolamento-chatcontrol-cosa-prevede-e-perche-rischia-di-violare-i-diritti-privacy/

’Ue permetterà alle piattaforme di controllare le chat per prevenire gli
abusi sessuali sui minori
https://www.wired.it/internet/regole/2021/07/07/ue-controllo-chat-minori-abusi/

Il fumoso regolamento “Chatcontrol” approvato dall’Unione Europea
https://www.giornalettismo.com/il-fumoso-regolamento-chatcontrol-approvato-dallunione-europea/



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"Faccio un lavoro che di fatto non è un lavoro, direi che è un modo di
vivere" L. Bertell

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