Ciao Vania, come va'? ho provato a chiamarti diverse volte sul numero di Sabri, ma non squilla nemmeno, fatti sentire, un abbraccio, Inti
> Il 27/08/2020 01:00 ca_favale_mlist@??? ha scritto:
>
>
> Allego uno stralcio di una discussione a mio avviso centrale, tra
> soggetti <1> e <2>, discussione da riprendere che negli anni da
> sempre ha suscitato scalpore (nei contesti urbani dove e' avvenuta).
> Scalpore che ne ha, nei fatti, minato la legittimita'. Una questione
> irrisolta che, fino a che non verra' affrontata con intelligenza e
> sensibilita', rimarra' margine invalicabile allo sviluppo di una
> coscienza condivisa tra metropolitani e rurali.
>
> <1>
> Ciao a tutti. Ho letto dell'incontro in Francia. Spero ci sara'
> possibilita' di far girare in lista una riflessione su quanto sia
> uscito li'.l'unico percorso orientato all'autogestione in ambito rurale
> a cui ho partecipato direttamente (sul finire del secolo scorso),
> ovvero le Corrispondenze ed Informazioni Rurali, e' finito malamente
> una ventina di anni or sono. Ci sono, e' vero, realta' come Genuino
> Clandestino. Non le conosco tuttavia, probabilmente perche vivo in
> liguria, dove tutto, a partire dal territorio, richiede una maggior
> radicalita' nella scelta rurale e dell'autogestione. Sostanzialmente,
> in una regione lasciata a se stessa, nel totale abbandono, senza alcun
> supporto esterno, tocca partire proprio da zero. E quando devi partire
> da zero, ti fanno un po' sorridere coloro che, all'ombra dei sussidi
> statali, fanno dell'autogestione una bandiera. Come, da racconti, pare
> sia il caso di molti compagni d'oltralpe. Senza intento polemico, dico questo solo
> per chiarire un po' come stanno le cose...
>
> <2>
> Se parli di questo guarda che non tratta di "autogestione in
> ambito rurale" ma sugli aspetti umani del collettivo... E cita alcuni
> esempi. Conosco anch'io "Genuino Clandestino" ho partecipato a diversi
> incontri e fiere con loro ma credo sia altro o magari una parte del
> discorso, la trasversalità delle lotte deve applicarsi anche in questo
> senso, non c'è più distinzione neanche tra mondo rurale e urbano, la
> cacca è dappertutto e puzza uguale ovunque.
>
> <1>
> E' che sono fissato con la questione citta' / campagna, che penso che
> sia il nodo piu' scomodo da sciogliere volendo ragionare di
> autogestione...
> Beh che non ci sia piu' distinzione non e' vero: Sara' vero solo quando
> non ci si porra' piu' nell'ottica di porre un freno a questa
> civilizzazione in rapidissima espansione
>
> <2>
> il mio è un auspicio e la trasversalità è d'obbligo
> applicarla, voglio dire che il mondo rurale è urbano sono abitati da
> esseri umani che comunque sono sempre più poveri, oppressi, malati per
> l'aria, l'acqua e il cibo che ci obbligano a produrre e mangiare, il
> sistema appiattisce le differenze, ci uniforma nelle problematiche per
> la sopravvivenza fisica e spirituale, morale. Non vedo mondi antiteci
> tra il rurale e l'urbano e quindi vorrei trovare un linguaggio comune
> per poter costruire una resistenza alla tecknodittatura che ci sta
> divorando. Ti ricordo che tra agricoltori e allevatori francesi tra il
> 2015 e 2017, se non erro, ci sono stati oltre 3000 suicidi, cosa di cui
> non si è parlato molto, e che comunque dalle campagne francesi, dalla
> provincia sono poi iniziate le prime azioni di protesta nei rondò o
> manifestazioni altre, e da lì che sono giunti poi alle grandi città,
> quindi il filo conduttore c'è lì come in Italia p altrove se lo si vuol
> tessere e vedere, personalmente combatto ogni tipo di frammentazione,
> di demarcazione territoriale o culturale, come giustamente è anche
> nello spirito di questi fratelli con cui abbiamo iniziato questo
> discorso, credo che non è più il tempo di cercare motivi per dividerci
> o lottare separatamente, oggi siamo davvero tutti dalla stessa parte,
> siamo noi contro i poteri globali e contro il sistema, contro il
> capitalismo predatori ecc. ecc. e se queste cose non le abbiamo chiare
> tra noi difficilmente potremo spiegarle ai dormenti.
>
> <1>
> La ricerca della trasversalita' e' compatibile con un disegno sociale
> volto all'orizzontalita', al mettersi in discussione, al ricercare vie
> d'uscita, al rifiuto della subordinazione e del sistema. Trovo
> difficile immaginare in un percorso che voglia delineare altri
> orizzonti il mantenimento dell'idea di civilta' attuale, totalmente
> imperniato sulla figura della citta' e parallelamente sull'assunto che
> per mantenere in vita popolazioni urbane sia necessario il ricorso a
> sempre piu' agricoltura ed allevamento industriali. Da dati dell'ETC
> group, che si occupa da decenni della questione, parrebbe che il 70%
> delle risorse alimentari del pianeta provengano da agricoltura su
> piccola scala per un consumo del 25% delle risorse totali. L'esigenza
> di agricoltura ed allevamento industriali e' sovrastimata
> nell'immaginario del cittadino medio. Se non si mette in discussione la
> cura dell'ambiente a partire dalle scelte individuali e di comunita,
> sara' dura andare oltre questa civilta'. Scardinare lo status quo
> dell'urbanizzato mi pare operazione imprescindibile, come riprendere in
> mano il concetto di cultura sequestrato da secoli di civitas. Le
> comunita' urbane del futuro dovranno per forza imparare a relazionarsi
> con chi gli garantisce la sussistenza. Altrimenti, saranno sempre
> relegate nel ruolo di consumatori. E "consumare risorse" non mi pare
> una buona base di partenza...
> _______________________________________________
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