[inquieto] Citta' - Campagna, trasversalismo, civilta'

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Author: ca_favale_mlist
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Subject: [inquieto] Citta' - Campagna, trasversalismo, civilta'
Allego uno stralcio di una discussione a mio avviso centrale, tra
soggetti <1> e <2>, discussione da riprendere che negli anni da
sempre ha suscitato scalpore (nei contesti urbani dove e' avvenuta).
Scalpore che ne ha, nei fatti, minato la legittimita'. Una questione
irrisolta che, fino a che non verra' affrontata con intelligenza e
sensibilita', rimarra' margine invalicabile allo sviluppo di una
coscienza condivisa tra metropolitani e rurali.

<1>
Ciao a tutti. Ho letto dell'incontro in Francia. Spero ci sara'
possibilita' di far girare in lista una riflessione su quanto sia
uscito li'.l'unico percorso orientato all'autogestione in ambito rurale
a cui ho partecipato direttamente (sul finire del secolo scorso),
ovvero le Corrispondenze ed Informazioni Rurali, e' finito malamente
una ventina di anni or sono. Ci sono, e' vero, realta' come Genuino
Clandestino. Non le conosco tuttavia, probabilmente perche vivo in
liguria, dove tutto, a partire dal territorio, richiede una maggior
radicalita' nella scelta rurale e dell'autogestione. Sostanzialmente,
in una regione lasciata a se stessa, nel totale abbandono, senza alcun
supporto esterno, tocca partire proprio da zero. E quando devi partire
da zero, ti fanno un po' sorridere coloro che, all'ombra dei sussidi
statali, fanno dell'autogestione una bandiera. Come, da racconti, pare
sia il caso di molti compagni d'oltralpe. Senza intento polemico, dico questo solo
per chiarire un po' come stanno le cose...

<2>
Se parli di questo guarda che non tratta di "autogestione in
ambito rurale" ma sugli aspetti umani del collettivo... E cita alcuni
esempi. Conosco anch'io "Genuino Clandestino" ho partecipato a diversi
incontri e fiere con loro ma credo sia altro o magari una parte del
discorso, la trasversalità delle lotte deve applicarsi anche in questo
senso, non c'è più distinzione neanche tra mondo rurale e urbano, la
cacca è dappertutto e puzza uguale ovunque.

<1>
E' che sono fissato con la questione citta' / campagna, che penso che
sia il nodo piu' scomodo da sciogliere volendo ragionare di
autogestione...
Beh che non ci sia piu' distinzione non e' vero: Sara' vero solo quando
non ci si porra' piu' nell'ottica di porre un freno a questa
civilizzazione in rapidissima espansione

<2>
il mio è un auspicio e la trasversalità è d'obbligo
applicarla, voglio dire che il mondo rurale è urbano sono abitati da
esseri umani che comunque sono sempre più poveri, oppressi, malati per
l'aria, l'acqua e il cibo che ci obbligano a produrre e mangiare, il
sistema appiattisce le differenze, ci uniforma nelle problematiche per
la sopravvivenza fisica e spirituale, morale. Non vedo mondi antiteci
tra il rurale e l'urbano e quindi vorrei trovare un linguaggio comune
per poter costruire una resistenza alla tecknodittatura che ci sta
divorando. Ti ricordo che tra agricoltori e allevatori francesi tra il
2015 e 2017, se non erro, ci sono stati oltre 3000 suicidi, cosa di cui
non si è parlato molto, e che comunque dalle campagne francesi, dalla
provincia sono poi iniziate le prime azioni di protesta nei rondò o
manifestazioni altre, e da lì che sono giunti poi alle grandi città,
quindi il filo conduttore c'è lì come in Italia p altrove se lo si vuol
tessere e vedere, personalmente combatto ogni tipo di frammentazione,
di demarcazione territoriale o culturale, come giustamente è anche
nello spirito di questi fratelli con cui abbiamo iniziato questo
discorso, credo che non è più il tempo di cercare motivi per dividerci
o lottare separatamente, oggi siamo davvero tutti dalla stessa parte,
siamo noi contro i poteri globali e contro il sistema, contro il
capitalismo predatori ecc. ecc. e se queste cose non le abbiamo chiare
tra noi difficilmente potremo spiegarle ai dormenti.

<1>
La ricerca della trasversalita' e' compatibile con un disegno sociale
volto all'orizzontalita', al mettersi in discussione, al ricercare vie
d'uscita, al rifiuto della subordinazione e del sistema. Trovo
difficile immaginare in un percorso che voglia delineare altri
orizzonti il mantenimento dell'idea di civilta' attuale, totalmente
imperniato sulla figura della citta' e parallelamente sull'assunto che
per mantenere in vita popolazioni urbane sia necessario il ricorso a
sempre piu' agricoltura ed allevamento industriali. Da dati dell'ETC
group, che si occupa da decenni della questione, parrebbe che il 70%
delle risorse alimentari del pianeta provengano da agricoltura su
piccola scala per un consumo del 25% delle risorse totali. L'esigenza
di agricoltura ed allevamento industriali e' sovrastimata
nell'immaginario del cittadino medio. Se non si mette in discussione la
cura dell'ambiente a partire dalle scelte individuali e di comunita,
sara' dura andare oltre questa civilta'. Scardinare lo status quo
dell'urbanizzato mi pare operazione imprescindibile, come riprendere in
mano il concetto di cultura sequestrato da secoli di civitas. Le
comunita' urbane del futuro dovranno per forza imparare a relazionarsi
con chi gli garantisce la sussistenza. Altrimenti, saranno sempre
relegate nel ruolo di consumatori. E "consumare risorse" non mi pare
una buona base di partenza...