Re: [Hackmeeting] #TRACKHACK MANIFESTO

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著者: arnihacker
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To: hackmeeting, puck
題目: Re: [Hackmeeting] #TRACKHACK MANIFESTO

> Il 21/08/2020 18:08 puck@??? ha scritto:
>
>
> Il 2020-08-21 11:49 ginox@??? ha scritto:
> > On Fri, Aug 21, 2020 at 09:40:17AM +0000, puck@??? wrote:
>
> > pero' a me non convince neanche il manifesto di donna haraway,
> > perche' per superare il dualismo natura/artificiale usa una figura
> > neutra che diviene contenitore del continuum tra le cose,
> > ma solo perche' la definisce in questa maniera. Cioe' se
> > avesse detto siamo "bribrebre", che non vuole dire niente, allora
> > lo avrei capito come esercizio retorico.
> Allora, in realtà si tratta in un certo senso di un esercizio retorico
> (che poi vabè mi pare che lei chiami "esercizio di empietà"). A lei
> serviva effettivamente un'immagine che potesse ""mettere in crisi""
> tutta una serie di confini e divisioni che fanno parte di un pensiero
> binario e principalmente occidentale. Non solo, serve anche per aprire
> un discorso che sia fuori sia da logiche essenzialiste che
> costruttiviste. Il cyborg non le serve solo come "contenitore", nel
> momento in cui si comprende che questi confini sono molto sfumati, e che
> per lo più parlano di relazioni di potere, richiama a una responsabilità
> e a una cura verso questa relazione/continuum/concatenamento/come te
> pare.
> Come dici tu lei scrive in un momento storico in cui c'era molto
> entusiasmo per le tecnologie informatiche e, aggiungo, anche per le
> biotecnologie. La primissima versione del Manifesto cyborg è del 1985,
> siamo nel pieno dell'amministrazione Reagan, di tutta una serie di
> politiche neoliberiste che facevano grandi investimenti sull'innovazione
> tecnologica e soprattutto sulle scienze biologiche (nel 1980 viene
> emesso il primo brevetto su un organismo geneticamente modificato). Il
> cyborg le serve per raccontare anche tutto questo e la nuova faccia del
> capitalismo che lei chiama "informatica di dominio".
>

Il cyborg
> è sicuramente anche una scelta estetica (che a quanto pare non ti piace
> e ci può stare).
> > Sono passati 25 anni credo e l'idea della tecnologia che penetra i
> > corpi
> > non si e' pero' realizzata in questo senso.
> > Non mi torna il ragionamento, perche' se sono cyborg nel 2020 e la
> > tecnologia
> > e' fortemente e indelebilmente in me, io non posso staccarmene mai
> > perche' fa parte di me, ma e' un pensiero che non mi
> > lascia tranquillo e nn mi aiuta a superare il dualismo
> > naturale/artificiale, mi fa solo sentire a disagio e tendenzialmente
> > dominato.
> A parte che si tratta di filosofia e quindi non c'è troppa ansia
> predittiva (e comunque ci stanno le protesi, macchine che respirano al
> tuo posto quando non puoi), la concezione di tecnologia che qui viene
> proposta è molto ampia. Anche il genere è una tecnologia, ad esempio.

Ma questo è quanto l"empatia dovrebbe derivare dal laboratorio, come
nella tesina che ho mandato nella prima e mail: detto così sembra che vanessa ferrari vada a nocera accanto all idraulico:
https://www.uniba.it/ricerca/centri-interdipartimentali/cultura-di-genere/immagini/Post_Filosofie_n_11_2018NelsegnodiAudreLorde.pdf
vabbè ciao