[Lecce-sf] sabato 25 luglio

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Aihe: [Lecce-sf] sabato 25 luglio
"Alla caduta del Fascismo, il 25 luglio del 1943, fu grande festa a Casa
Cervi, come in tutto il Paese. Una gioia spontanea di molti italiani che
speravano nella fine della guerra, nella morte della dittatura. La
Liberazione verrà solo 20 mesi dopo, al prezzo di molte sofferenze. Ma quel
25 luglio, alla notizia che il duce era stato arrestato, c'era solo la
voglia di festeggiare."

SABATO 25 LUGLIO a <https://www.facebook.com/masseria.miele.lecce/>
Masseria Miele CircoloArci festeggeremo, come in quel 25 Luglio di 77 anni
fa, in ricordo dei F.lli Cervi e anche noi doneremo pastasciutta (GRATIS) a
tutti i partecipanti.

Durante la serata musiche e canti di lotta con il nostro
<https://www.facebook.com/andrea.cataldo.94> Andrea Cataldo (chitarra e
voce)


INGRESSO LIBERO E GRATUITO CON TESSERA ARCI
Info & Prenotazioni: Tel. 3884474496 - 3298291620

La serata è organizzata con il patrocinio di
<https://www.facebook.com/arci.lecce.7/> Arci Lecce e
<https://www.facebook.com/anpi.lecce/> Anpi Lecce

Partecipazione consentita solo ad un pubblico consapevole ed
antifascista...per una volta siate coerenti!





CONVIENE PRENOTARE, VISTA LA SITUAZIONE! Chi non ha la tessera ARCI deve
farla (5 euro), altrimenti l’Agenzia delle entrate potrebbe castigare con
multe esose il circolo ARCI. Per chi volesse e ancora non ha la tessera
ANPI, porteremo un po’ di tessere 2020.







«Papà, offriamo una pastasciutta a tutto il paese. […] Facciamo vari
quintali di pastasciutta insieme alle altre famiglie. Le donne si mobilitano
nelle case intorno alle caldaie, c’è un grande assaggiare la cottura, e il
bollore suonava come una sinfonia. Ho sentito tanti discorsi sulla fine del
fascismo ma la più bella parlata è stata quella della pastasciutta in
bollore. Guardavo i miei ragazzi che saltavano e baciavano le putele, e
dicevo: – beati loro, sono giovani e vivranno in democrazia, vedranno lo
Stato del popolo. Io sono vecchio e per me questa è l’ultima domenica».

In casa Cervi il 25 luglio del 1943 esplode la contentezza quando si viene a
sapere che Benito Mussolini era stato arrestato: Alcide Cervi racconta così
quella giornata nella sua opera I miei sette figli.

Quel giorno la famiglia porta la pastasciutta nei bidoni del latte in piazza
per festeggiare: la notizia si sparge in breve tempo e tutta la cittadinanza
di Campegine accorre per mangiare un piatto di maccheroni con burro e
formaggio (un lusso, in tempo di guerra). Niente ragù – che non c’era né nei
giorni normali né nei giorni di festa, ormai -, la pasta e basta, con burro
e parmigiano: «Ma pasta per tutti, nessuno escluso, nemmeno il maresciallo
che immediatamente arrivò a controllare quella insolita e improbabile
“tavolata”».

Un evento spontaneo, la “Pastasciutta antifascista”, sorto per festeggiare
tra le vie del paese quella che si considerava la fine del fascismo (Alcide
Cervi lo chiama «funerale del fascismo»), anche se dovettero passare circa
altri venti mesi per il crollo vero e proprio della dittatura. E la offrono
a tutti, ma proprio a tutti.
«La pasta divenne la dichiarazione aperta e senza mezzi termini
dell’antifascismo dei Cervi. Era un urlare a tutti che i Cervi erano di
parte, erano già partigiani», si racconta in Partigiani a tavola- storie di
cibo resistente e ricette di libertà. Poi lo divennero veramente,
partigiani: ascoltavano Radio Mosca ed organizzarono le prime lotte di
Resistenza prima della nascita del Comitato di liberazione nazionale.
Distribuirono la stampa clandestina e in clima di clandestinità, la sera,
parlavano con le famiglie del paese di politica e «speranze per un futuro
migliore».

Infatti, la famiglia Cervi, di origine contadina e stanziata a Campegine
(provincia di Reggio Emilia), animata da forti ideali democratici e
cattolici, nel corso della Seconda Guerra Mondiale ha preso parte alla
Resistenza partigiana. Alcide Cerri aveva sette figli, tutti combattenti
partigiani che avevano dai quaranta ai vent’anni: Gelindo, Antenore, Aldo,
Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore.

Una famiglia di contadini “anomali”, che da mezzadri hanno acquistato una
terra per lavorarla in autonomia. I figli di Alcide, autodidatti e assetati
di conoscenza, si sono impegnati molto per raggiungere l’avanguardia nel
campo agricolo, adottando e sperimentando nuove tecniche nel loro podere
“Campirossi”, come il trattore.

Il loro attivismo politico marcatamente antifascista, però, li espone
troppo, tanto che la famiglia viene isolata. Dal momento in cui iniziò
l’occupazione nazista dell’Italia, e quindi anche la Resistenza, il governo
tedesco prese in mano la gestione del settore alimentare italiano. Sottrarre
al Terzo Reich del grano o del latte era Resistenza: i prodotti “salvati”
dall’ammasso potevano essere donati ai partigiani, che sui monti soffrivano
la fame. Dunque, i Cervi, dal settembre del ’43 trasformarono la loro casa
in una fabbrica alimentare, producendo più pane e attuando stratagemmi per
tenere in casa il latte e trasformarlo in burro: «Il burro bisognava
mandarlo in montagna, ai partigiani, perché ai partigiani gli manca sempre
il burro», racconta Cervi nel suo libro. Poi boicottarono, insieme ad altre
famiglie, l’approvvigionamento del cibo imposto dal regime. Tutta la
famiglia prese parte attivamente alla Resistenza partigiana: i sette
fratelli formavano la Banda Cervi, mentre le donne preparavano il pane per i
partigiani e lo mandavano in montagna, ospitando poi chiunque, tra i
prigionieri latitanti russi ed inglesi, avessero bisogno di accoglienza e
cure. Tutto questo fino alla cattura di tutti i fratelli Cervi, insieme al
padre, il 25 novembre 1943.



La tradizionale Pastasciutta Antifascista è nata così, una sera di luglio
del ’43: un po’ improvvisata, un po’ smaniosa di festeggiare una guerra che
si pensava arrivata al suo termine, un po’ affamata di vita. E si continua a
festeggiare così, in molte città italiane, grazie all’Istituto Cervi e alla
Rete associativa attiva in tutta Italia e vicina alla fondazione dei sette
fratelli. Nel 2018 si è arrivati ad avere ben 130mila manifestazioni di
Pastasciutte Antifasciste in tutta Italia.

«Quei maccheroni che uscivano dai bigonci del latte erano Campegine, la
Bassa, l’Emilia, l’Italia che ritornava a sorridere. Che sperava fosse tutto
finito. Mentre la lotta di Resistenza era appena cominciata».





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