[Pacifistat] programma di Romana Mancini

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Autore: Romana Mancini
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To: pacifistat
Oggetto: [Pacifistat] programma di Romana Mancini
Cari colleghi,
ho scritto alcune idee per chiarire il mio programma, sono l'unica giurista del gruppo di candidati e mi piace cogliere questa occasione per fare qualche precisazione.

Condivido le proposte degli altri candidati soprattutto per quanto riguarda la comunicazione continua con il candidato che sarà eletto e mi impegno a mantenere un contatto diretto con gli altri candidati nel caso in cui venissi eletta, il clima di fiducia e condivisione della responsabilità di questo incarico è veramente molto gradevole e merita una particolare attenzione.
Difendere l’autorevolezza e l’autonomia dell’ Istat “ça va sans dire”  ed allo stesso modo condivido il rilievo dei progetti a forte valenza locale, (Crescenzi) alcuni anni fa scrissi un titolo per l’apertura delle sedi provinciali in tutta Italia, perché ero e sono fortemente convinta, che solamente, con una presenza capillare del nostro Istituto, sul territorio potremo sensibilizzare l’opinione pubblica ai dati, a volte inquietanti, del nostro Paese (ad esempio, il Sarno è il fiume più inquinato d’Europa, ma questo dato locale dovrebbe essere d’interesse nazionale). Il Sistan ha avuto un ruolo importante nella diffusione della cultura statistica, ma dovrebbe essere integrato dall’apertura di sedi Istat in ogni provincia, perché le caratteristiche del nostro Paese sono particolarissime (si pensi al fenomeno delle fiumare, che si studiavano nelle camere di commercio alla fine del secolo scorso e che ancora oggi distruggono il territorio calabrese, ma i nostri dati non ci sono, perché è un dato, ritenuto, a torto, poco rilevante a livello nazionale) invece, l’Istat potrebbe svolgere un ruolo trainante degli altri enti e dei media nello sviluppo della prevenzione (inondazioni,terremoti,inquinamento,desertificazione,ecc.)
Ridurre le consulenze esterne è un altro obiettivo che condivido, come diffondere il questionario sul benessere organizzativo, ogni anno (Mazziotta) queste scelte sono doverose perché contenute in alcune norme di legge e legate nel secondo caso al rischio dell’ente che è medio, (la legge impone per questo un questionario annuale)  mentre aumentare l’esposizione mediatica costituisce una “best practice” che è espressione di un’evoluzione del sistema democratico. La valorizzazione professionale e la trasparenza nelle modalità di acceso agli incarichi (Prisco) sono, anche  per me un valore irrinunciabile per un ente che crede nella meritocrazia e nella crescita di tutto il capitale umano.
Favorire la mobilità periodica dei ricercatori verso l’Università (Montella) è uno dei principi della Carta dei ricercatori che condivido e che deve essere attuato pienamente.
Fatta questa premessa vorrei precisare che il mio programma è, leggermente, diverso dagli altri.
1)    La prima  proposta riguarda un aspetto relativo alle carriere delle donne, io vorrei ridurre il gap economico e giuridico di sviluppo delle carriere, consentendo alle donne di presentare la documentazione relativa all’anticipo di fascia ogni anno, invece, che ogni due.


2)    L’eliminazione del precariato negli altri enti. Ritengo doveroso provvedere ad estendere questo diritto, io ho lottato insieme ai precari dell’Istituto per l’eliminazione del precariato in Istat  e vorrei che il Consiglio dell’Istat si facesse promotore dell’eliminazione del precariato negli altri enti. Questo ritardo nel riconoscimento di un diritto fondamentale, com’è un lavoro dignitoso e proporzionato alle proprie capacità ed aspirazioni, costituisce uno degli esempi più gravi di mancata attuazione della nostra Costituzione e di una miriade di leggi ed è alla base della fuga dei cervelli, che neanche una legge “ad hoc” per il rientro, è riuscita ad arginare. Il motivo del rifiuto di molti giovani ricercatori e tecnologi di rientrare in Italia è la sostanziale differenza economica ed anche, una maggiore autonomia nella gestione del lavoro, che all’estero è loro riconosciuta.



3)    Lo smart working è una  forma flessibile dell’impiego che da decenni è molto usata all’estero, anche, per  consentire al personale meno giovane, ultrasessantenne che sta per andare in pensione, di affiancare i  colleghi più giovani nella formazione e al contempo consentire un graduale passaggio al pensionamento, alternando i giorni in smart working con giorni a carico degli istituti di previdenza, a qualche  rientro in ufficio ed anche  a forme di part-time, realizzando, soprattutto, in prossimità della pensione una maggiore flessibilità.


4)    L’apertura di sedi Istat a Bruxelles e a Washington.
Ritengo che sia doveroso, se vogliamo realizzare un Paese moderno, agevolare i contatti tra ricercatori e tecnologi all’estero. La nostra  presenza negli USA costituirà uno spunto prezioso  per la metodologia statistica ed un elemento di attrattività dei giovani talenti italiani.
Le  caratteristiche del nostro Paese, che  è un territorio fragile, ma ha molti siti Unesco,nel quale i cittadini  hanno la speranza di vita più alta al mondo (dopo il Giappone)  e al contempo, il più alto tasso di denatalità in Europa,maggiore frequenza di fenomeni catastrofici legati ai cambiamenti climatici ed alla sollecitazione delle placche terrestri, devono essere evidenziate dal Consiglio nelle sedi istituzionali estere. Noi  lavoriamo su una miriade di dati e dobbiamo sottoporli all’attenzione dei decisori di  Bruxelles,dove si decidono le sorti di tutti i Paesi europei, ad esempio,  siamo secondi contributori in Europa, dopo la Germania, ma utilizziamo poco i fondi dell’Unione Europea, spesso, (lo diceva anche il Presidente Sassoli, qualche giorno fa, in un webinar organizzato dall’Asvis)  restituiamo gli importi che hanno stanziato, perché non siamo in grado di spenderli,in quanto, abbiamo procedure troppo lente rispetto ai ritmi europei (che del resto non devono contrastare possibili infiltrazioni mafiose) e per questo veniamo  multati, subiamo com’è noto molte procedure d’infrazione. Per questo motivo, il Consiglio deve evidenziare all’Unione Europea che il debito pubblico italiano non è mai stato ridotto dagli altri partner, come è accaduto alla Germania, che per due volte (nel 1953 e nel 1990) ha risolto gravi crisi economiche, chiedendo ed ottenendo senza alcuna penalizzazione, non la riduzione, bensì il dimezzamento del suo debito pubblico ed ha tratto da questo assenso degli altri partner, un beneficio economico rilevantissimo, tale da consentirle di diventare la “locomotiva europea”.


5)    Un altro  aspetto  è un principio che, secondo me, è incostituzionale  e che consiste nel fatto che la 14ª viene erogata, solamente, ai livelli 4°/8°questa scelta sarà stata accettabile una decina di anni fa, quando è stato approvato un contratto collettivo nazionale di lavoro che  voleva consentire alle fasce più deboli di recuperare la differenza stipendiale, ma oggi, a distanza di anni, non è più accettabile, in quanto,  per il blocco delle carriere e degli stipendi, noi 1°/3°  abbiamo subito un mancato introito rilevante. Questa disposizione, che abbiamo accettato per solidarietà con gli altri livelli e per senso di responsabilità nei confronti dei contribuenti, non è più condivisibile, in quanto la disposizione è sia sotto il profilo della non manifesta infondatezza che del “fumus boni juris” sottoponibile alla Corte Costituzionale. Sono stata giudice tributario per ventitré anni ed ho sostenuto due  incidenti di costituzionalità, nei quali la Corte Costituzionale condividendo le mie motivazioni, ha approvato i ricorsi, chiedendo le relative modifiche legislative. Ritengo, pertanto, che dobbiamo agire per l’attribuzione della 14ª  ai livelli 1°/3°.


6)    Sostengo  il rimborso delle spese per la mobilità in sicurezza, ora particolarmente necessaria. Nel  settore privato  da anni hanno il rimborso del garage, questo benefit  non è una richiesta fatta per  snobismo o per difesa di casta, perché non siamo una casta, siamo dipendenti come gli altri che lavorano anche più degli altri, ma perché questa si è dimostrata una misura molto efficace per contrastare lo stress, che nel caso dei livelli 1/3 è molto consistente, in quanto, il maggior stress lo sopportiamo noi  tecnologi e ricercatori, poiché abbiamo scadenze da rispettare, legate alla pubblicazione di  dati, soluzione di  problemi o avvio di  procedure,frequentemente, senza poter contare su nessun gruppo di impiegati.Questa situazione a  lungo andare è dimostrato che genera ictus, infarti o che peggiora le malattie croniche e quindi la mobilità in sicurezza, con la propria auto ed un  parcheggio pagato dall’ente riduce questi problemi.


7)    Reputo i parcheggi rosa (con gli stalli vicini all’entrata riservati a tutte le  dipendenti) veramente importanti e questa è una scelta che sosterrò, quando si realizzerà la sede di via Pietralata, che è vicina ad  un’area degradata. (Lo stabilimento Angelini che da decenni è occupato da immigrati ed ora, anche  da italiani, purtroppo, diventati nullatenenti). 



8)    Un  altro aspetto del mio programma è  l’opportunità di consentire, a chi ha lavorato per molti anni in Istituto, rinunciando all’esercizio della professione, superato un certo periodo di anni come direttivo (dopo 20 25 anni), di poter esercitare, facendo abolire quel limite che oggi è previsto. Questo servirebbe a migliorare la professionalità dei dipendenti, che hanno maggiori stimoli attraverso il contatto con altri ambienti: forensi ed accademici.


9)    Propongo l’abrogazione della legge Fornero, anacronistica e contraria ai più elementari criteri di giustizia sociale, fondata su ingiustificate pretese di Paesi stranieri e basata su calcoli non esatti. Il nostro ente  ha il dovere, nei confronti dei cittadini italiani, di evidenziare i gravi limiti di questa legge, in particolare, che il legame tra l’innalzamento della speranza di vita e l’età pensionabile è sbagliato, poiché  in Italia ci  sono 14.000 ultracentenari,  ma questo non significa, che per questa caratteristica, tutti gli altri cittadini debbano essere penalizzati. L’istituenda  sede Istat, a Bruxelles, deve evidenziare agli altri Paesi europei, questa caratteristica.


10)    La stessa situazione, ancora più grave, si verifica per la cd “Quota 100” che consente di andare in pensione alle persone che hanno lavorato quarant’anni e compiuto 62 anni d’età, ma con gravi limiti. Gli altri europei francesi, inglesi ecc. vanno in pensione a 62 anni, senza penalizzazioni utilizzando per anni, simultaneamente le forme flessibili dell’impiego, non come facciamo noi separatamente e  quindi il peso in termini di stress è molto diverso (queste misure sono state prese per evitare le morti premature) da quello che noi poniamo sui  nostri lavoratori. Ritengo,   profondamente ingiusto  che al raggiungimento del 62º , noi dipendenti pubblici italiani dobbiamo aspettare la finestra di sei mesi (non di tre mesi come i privati) dobbiamo essere penalizzati economicamente e ora dopo il Coronavirus con una  penalizzazione molto più rilevante ed inoltre  non possiamo  svolgere altre attività, per tre anni, se non per un importo minimo (€ 5.000 l’anno).


Con l’augurio di essere votata, invio a tutti cordiali saluti.

Tecnologa
Romana Mancini.

DCAP/AST Benessere organizzativo,/Attuazione e proposte per la modifica del codice degli appalti/Green New Deal