Autore: ginox Data: To: hackmeeting Oggetto: Re: [Hackmeeting] Pandemia. Di tecno-assoluzionismo e di come la
tecnologia non ci salvera'
On Sat, May 09, 2020 at 08:45:12AM -0700, Blackflag wrote: > On 5/9/20 5:14 AM, pinke wrote:
>
> ...
> >
> Ciao, a me queste considerazioni non piacciono proprio, forse perche' le
> ho mal interpretate.
>
mah io non sono un grande fan della scrittura collettiva, penso pero'
che la base stia nel saper fare quello che ha detto pinke nella
prima parte della mail, cioe' che
veramente sia un problena non banale di dinamica di gruppo, di
capacita' di equilibrio tra pensiero del singolo e pensiero
del gruppo, piu' che di numeri di quanti lo scrivono,
quanti lo rivedono, di delega, ecc...
magari il testo a un certo punto trova un equilibrio non so, ma
mi sembra piu' spesso subisca cambiamenti a ondate, a seconda di
quante persone ci metton mano.
la scrittura collettiva e' difficile, piu' difficile che scrivere in solitaria,
e una persona singola che sappia interpretare un sentire collettivo e' possibile
che lo renda meglio del soggetto collettivo narrato. Come e' anche possibile di no.
Pero' appunto non si sa, perche' ci si sta confrontando con una forma
espressiva: la riuscita di un testo non dipende solo dalla buona
volonta'.
io penso che il giudizio di una persona che legge sia in questo senso
piu' interessante del giudizio di chi ha partecipato a scriverlo.
secondo me la cosa interessante di un documento scritto a piu' teste
del giro degli hacklab e limitrofo, sta piu' nelle situazioni coinvolte,
che nel risultato stilistico del testo in se', anche se riuscire anche
a ottenere un testo ben scritto sarebbe bello, ma non scontato. appunto
perche' non e' detto che sia fattibile mettere assieme stili diversi,
linguaggi diversi, capacita' di espressione scritta diverse, senza
che ne esca qualcosa di scomposto.