Autor: pinke Data: Para: hackmeeting Asunto: Re: [Hackmeeting] Pandemia. Di tecno-assoluzionismo e di come la
tecnologia non ci salvera'
On 09/05/20 09:02, caparossa wrote: > "Uso" (fortinianamente parlando ;) questa email per spandere i miei 2cents:
>
> non mi è piaciuto il testo proposto, m'è sembrato rabberciato e tirato
> via, MA!
>
> ma va bene così, è il "meglio" che ho visto in giro da un bel po', è un
> bel punto di PARTENZA e sono contento.
grazie che hai risposto ;)
anche a me alla fine il testo non soddisfa: il termine rabberciato penso
sia il piu' calzante, ma in generale quello che mi manca e' uno stile
lineare che guidi la lettura e la renda semplice e piacevole.
cioe': i concetti espressi vengono secondo me depotenziati (a volte
perfino fraintesi) dall'italiano rabberciato e dall'accozzaglia di stili.
pero' tutto cio' non diminuisce la mia grande contentezza di esserci
riuscite. e' stata una gran fatica, a tratti un inferno, ma era lampante
che ne avevamo tutti una gran voglia.
forse mi sbaglio, ma penso di ricordare che gli hacklab & affini non
prendessero parola tutti insieme dal g8 di genova.
vorrei buttare la' delle riflessioni, non tanto sui contenuti, quanto
sulla forma e sul metodo che potremmo darci per organizzare le prossime
scritture. che spero, a partire da martedi', seguiranno.
di metodi di scrittura collettivi ce ne sono milioni, ognuno di noi ha
le sue esperienze e i suoi fallimenti. sarebbe bello riuscire a trovare
i nostri (di metodi, di fallimenti, e di cose riuscite).
---
[considerazioni sparse]
- quando si inizia a scrivere dobbiamo avere molto chiaro i concetti di
cui vorremo andare a parlare. le idee si possono espandere, correggere,
evolversi, ma una volta avviato il processo di scrittura non si puo'
ripartire continuamente da capo.
- quando si elabora qualcosa insieme si operano necessariamente una
serie di compromessi.
come in tutte le situazioni collettive costruttive, bisogna essere
capaci di calmare il proprio ego e permettere che le nostre idee vengano
invece potenziate dall'incontro con quelle degli altri.
banalmente: a volte bisogna saper rinunciare ai nostri preziosissimi e
imprescindibili pareri.
in cambio gli altri devono saper valorizzare il contributo di tutte.
- ci deve essere un meccanismo di fiducia per cui a un certo punto
qualcuno (e io insisto perche' sia una sola persona) cucia il tutto in
uno stile piacevole da leggere. il piacere non e' un concetto da poco, e
si porta dietro anche quello di semplicita' e chiarezza.
- credo che dietro al pensiero "io l'avrei scritto meglio" (che
probabilmente abbiamo avuto tutte leggendo questo testo) ci sia una dose
di convincimento egotico del "saperne di piu'", ma anche una dose di
voglia di vedere quel testo migliore. bisogna fare in modo che la
seconda parte abbia piu' modo di esprimersi e la prima sia smussata
dall'autodisciplina di ognuna di noi.
[tentativi di metodo]
vi proporrei di provare una cosa del genere:
1) si parte da una discussione a voce. ci si confronta tutto il tempo
che serve, si chiacchiera, si discute, ognuna mette sul piatto le
proprie considerazioni. si decide cosa vorremmo venisse detto, come e
per chi.
2) una persona si prende la briga di tirare giu' una bozza di partenza.
deve essere una bozza che tenga conto della discussione appena avvenuta
e la interpreti nella sua interezza, sapendone fare una buona sintesi.
3) ci diamo un periodo di tempo x per brutalizzare la bozza. ognuno
scrive, corregge, integra, commenta, taglia, cuce, devasta, come gli
pare. sempre tenendo conto della faccenda dell'ego, e della cura per gli
altri.
4) scaduto il tempo x, la bozza viene congelata. nessuna ci puo' piu'
mettere il becco, basta.
una persona (magari non la stessa di prima) si prende la briga di
trasformare tutto questo in un testo coerente e leggibile. questa
persona deve avere la sensibilita' di saper dare valore al contributo di
ognuna senza penalizzare e depotenziare l'interezza del testo.
se non interferiamo, questa cosa si puo' fare e viene bene.
5) rivediamo tutte il testo e lo correggiamo SOLO in caso di refusi o
fraintendimenti gravi.
non e' piu' il momento di aggiungere o di cambiare o di reintrepretare
da capo.